Libertà di pensiero, tesi di laurea, e l’argomentare di Luigi Manconi
Fin dove la mia opinione personale, anche se controcorrente, è espressione della libertà di pensiero sancita dalla Costituzione, e quando, invece, inizia l’apologia di un comportamento considerato reato e, quindi, la connivenza che diventa “concorso morale” nella commissione del reato stesso? Argomento delicatissimo che impegna le coscienze dei singoli, gli studiosi del diritto e l’applicazione della legge da parte dei magistrati. Un caso, in particolare, mi aveva colpito nei giorni scorsi: la condanna, appunto per “concorso morale”, da parte dei giudici piemontesi, di una giovane laureanda in antropologia. Oltre che sulla sua presenza – dichiaratamente da osservatrice – nei luoghi dove era avvenuta la mobilitazione, i giudici hanno ritenuto probante quanto scritto in una tesi di laurea nella cui stesura era stata utilizzata la prima persona plurale. Quel “noi”, da espediente retorico è diventato indizio di connivenza con le ragioni dei manifestanti e, quindi, elemento su cui basare la condanna (per inciso, a due mesi di reclusione). Ammetto, questa sentenza mi ha profondamente turbata. E, ieri, il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani, …