“Si comunica ormai per avere ragione, non per confrontarsi”: nelle parole di Walter Quattrociocchi, riportate oggi in un articolo da Avvenire, c’è tutta la sostanza, e la caparbietà, della comunicazione nell’era dei social. Un argomento all’apparenza per addetti ai lavori che, invece, ieri, grazie anche all’impegno della presidente della Camera Laura Boldrini, ha avuto un palcoscenico d’eccezione. La sala della Lupa di Montecitorio ha ospitato un convegno dal titolo programmatico: “Non è vero, ma ci credo – vita, morte e miracoli di una falsa notizia”. Che questa sia l’era della “post-verità”, intesa come verità soggettiva basata sul sentiment e non oggettiva cioè basata sui fatti, lo ha appena decretato anche l’Oxford Dictionary. Che dietro all’anonimato di una tastiera si nascondano tante pecore travestite da leoni è esperienza quotidiana e comune. Ora anche i professionisti dell’informazione si stanno scoprendo pressoché inermi di fronte alle bufale che, dalla rete trasmigrano, senza colpo ferire, alle agenzie e da lì ai media più titolati che, almeno da mestiere e codice deontologico, dovrebbero verificare le notizie, prima di pubblicarle. Non …