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La Giornata della memoria travolta dal turismo di massa, le denunce degli artisti, il dilemma degli studiosi

Ad ogni anno, quando si avvicina la Giornata della memoria, diciamo che quello dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz è un anniversario che non guarda al passato, ma al presente e al futuro. Ma anno dopo anno, cresce il dubbio che possa davvero essere così. Ora che stanno rapidamente scomparendo i testimoni diretti dell’Olocausto e delle deportazioni politiche e razziali volute dai regimi nazi-fascisti, ci si interroga su come sia possibile mantenere viva la Memoria, storicamente corretta, e non una simil-memoria, mediata dalle ideologie e dalle retoriche dell’oggi. E ogni anno, in realtà, scopriamo che il tema non si esaurisce, che nuovi stimoli, nuove letture, nuovi fenomeni vengono ad arricchire, e diversificare, quello che pensavamo fosse un dato acquisito. Ad esempio, grazie anche all’opera di artisti sensibili e dotati che hanno saputo renderci partecipi del fenomeno, cresce la riflessione pubblica sul turismo di massa nei luoghi della memoria: luoghi di tragica sacralità, come i campi di concentramento o i memoriali, che vengono visitati da centinaia di migliaia di persone. E questo è certamente un bene per …

27 gennaio, La memoria che non sappiamo coltivare – Comunicato stampa 26.01.2016

“I testimoni diretti dell’Olocausto se ne stanno andando. Molti di loro hanno espresso la preoccupazione che la loro assenza possa rendere la trasmissione della memoria più complessa e meno efficace, affidata a una pagina scritta o a un documento filmato, poiché perfino il racconto diretto forse non è in grado di fare immaginare all’ascoltatore ciò che è stato definito “indicibile”. Lo stesso timore che il protagonista de “La notte più buia”, sopravvissuto ad Auschwitz, affida ai giudici del processo ai suoi aguzzini: “Fra la vostra immaginazione e la nostra esperienza non ci sono punti di contatto”. Ecco perché la Giornata della Memoria deve essere, anno dopo anno, uno snodo responsabile della nostra capacità di trasmettere quanto accaduto, consapevoli del rischio in agguato della vuota retorica, ma soprattutto di una ormai generalizzata perdita di memoria. E forse abbiamo già archiviato – magari senza sdegno – quella puntata di un noto quiz televisivo nel corso della quale nessuno dei concorrenti, tutti al di sotto dei 40 anni, ha saputo indicare, almeno per esclusione rispetto a date irrealistiche, …