Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"La doppia sfida sull’economia", di Paolo Guerrieri

La posta in gioco del nuovo Governo è davvero alta. Se non riuscirà a riformare il paese il declino dell’Italia potrebbe divenire inarrestabile. La sfida è duplice: le riforme istituzionali e la ristrutturazione dell’economia. Due piani strettamente intrecciati che richiedono al governo Renzi una agenda snella e fatta di chiare priorità. Sul piano economico la strada è obbligata: il problema atavico del nostro indebitamento pubblico va affrontato attraverso il rilancio a pieno ritmo della crescita. Se il ristagno dovesse perdurare, non vi sarà modo di contenere il debito italiano e la sua ristrutturazione (default) diverrebbe inevitabile. E qui c’è un primo problema che il governo e il nuovo ministro dell’economia Padoan dovranno affrontare: l’anemia della ripresa in corso, attestata su dinamiche assai modeste intorno allo 0,5%, molto al di sotto dell’1,1% previsto nella legge di stabilità approvata a dicembre. Per accrescere la flebile ripresa servono due ordini di misure, in qualche modo complementari: fornire sostegno a breve termine alla domanda aggregata (consumi e investimenti), e incidere, nel medio periodo, sulle debolezze strutturali che limitano la …

“Ecco la mia idea di destra e sinistra”, di Matteo Renzi

C’È stato un tempo in cui a sinistra la parola “sinistra” era una parolaccia. Sacrificata al galateo della coalizione di centrosinistra, tanto da giustificare dibattiti estenuanti e buffi sul trattino, ricordate? “CENTRO-sinistra” o “centrosinistra” era la nuova disputa guelfi-ghibellini, tra chi pensava il campo progressista come un litigioso condominio, caseggiato rumoroso di partiti gelosi delle proprie convenienze e confini e chi, invece, vagheggiava il Partito-Coalizione, area politica aperta, il cui orizzonte schiudeva l’universo del campo progressista. In questo incrocio, che ha opposto due linee in parte intente a far baruffa ancora adesso, c’è il Partito democratico, la parola “sinistra” come un laboratorio, sempre in trasformazione, sempre ineludibile. Una frontiera, non un museo. Curiosità, non nostalgia. Coraggio, non paura. Erano quelli gli anni dell’Ulivo, il progetto di Romano Prodi di abbattere gli steccati che separavano gli eredi del Partito comunista da quelli della Democrazia cristiana, di una forza che raccogliesse istanze liberaldemocratiche, ambientaliste, in una nuova unità, una nuova cultura politica semplicemente, finalmente potremmo dire, “democratica”. Erano, nel mondo, gli anni della “terza via”, di Bill …

Bersani: «Anche la politica deve guarire», di Claudio Sardo

Pier Luigi Bersani sta bene. È dimagrito ma l’ho visto mangiare con appetito, rendendo il giusto onore a quegli straordinari tortelli piacentini fatti in casa. Sulla testa sono ormai pallidi i segni dell’operazione che ha bloccato la sua emorragia cerebrale: bisogna cercarli per riconoscerli. Gli sono pure ricresciuti i capelli (dove possono). Da quella drammatica mattina del 5 gennaio non ha più fumato: «Nessuno me lo ha imposto, ma visto che c’ero…». Il suo volto, le reazioni, lo sguardo sono quelli di sempre. E così la voglia di scherzare, che penso sia diventata per lui una sorta di autodisciplina, un modo per darsi un limite, per non prendersi mai troppo sul serio. I collegamenti con Roma tornano a farsi giorno dopo giorno più intensi, soprattutto attraverso il telefonino che ronza nonostante la moglie Daniela fulmini quell’oggetto con gli occhi. La passione per la politica resta per lui una carica vitale. S’arrabbia nel parlare del- le cose che non gli sono piaciute in questi giorni, a partire dai modi con i quali Renzi ha scalzato Letta …

"Capi di Gabinetto e Dirigenti inamovibili il Potere Ombra cresciuto nei Ministeri" di Sergio Rizzo

Non sappiamo ancora se quella lettera partirà mai. Ma che nelle ore precedenti alla formazione del governo fosse circolata l’idea di emanare come primo atto dell’epoca renziana una direttiva per sbarrare la strada verso i vertici dei ministeri ai consiglieri di Stato e ai giudici dei Tar, è garantito. Atto senza precedenti, capace di ribaltare i rapporti fra la politica e un grumo di potere che da decenni ha in mano le leve operative dell’esecutivo con l’egemonia incontrastata sugli incarichi da capo di gabinetto o degli uffici legislativi. Una burocrazia che si sovrappone alla burocrazia, tenendosi per mano e passandosi spesso il testimone da un ministero all’altro. Alcuni casi hanno letteralmente fatto scuola. Uno per tutti, quello di Corrado Calabrò: nel 1963 era già con Aldo Moro a Palazzo Chigi, un trampolino che gli ha consentito in seguito di attraversare tutto l’universo governativo, alla guida dei gabinetti di Bilancio, Mezzogiorno, Sanità, Industria, Agricoltura, Marina Mercantile, Poste, Istruzione, Politiche comunitarie, Riforme… Monumento ineguagliato a una potente stirpe di ministri ombra cresciuta irresistibilmente fino ai giorni nostri, …

"Una sfida da vincere", di Pietro Spataro

Ha fatto in fretta, ma non quanto avrebbe voluto. Ci ha messo quattro giorni per scegliere la squadra di governo e per risolvere le equazioni a più incognite sul programma. Per gli amanti dei numeri: un giorno in più di Enrico Letta. Matteo Renzi ha dovuto toccare con mano in questi primi passaggi la distanza tra le aspettative personali e i tempi della mediazione a cui ti può costringere un governo con una maggioranza troppo «larga». Persino le quasi tre ore di colloquio con Giorgio Napolitano prima di dare il via libera alla lista dei ministri sono la prova che la strada non sarà sempre spianata. Eppure, superata la prova nella quale di solito si scatenano gli appetiti più famelici, bisogna dire che la squadra di Renzi, nonostante alcune fragilità, segna una discontinuità rispetto al governo Letta. Soprattutto nel campo economico che resta il più caldo per il nostro Paese: Pier Carlo Padoan all’Economia e Giuliano Poletti al Lavoro sono due figure di primo piano che fanno prevedere una diversa attenzione al fronte sociale della …

"Il dilemma della leggerezza", di Mario Calabresi

Matteo Renzi voleva che il messaggio fosse chiaro: il suo è il governo più giovane (47,8 anni l’età media dei ministri, 6 anni meno della squadra di Letta, per non parlare del gruppo di Monti più vecchio addirittura di 15), con più donne e tra i più snelli della storia della Repubblica. La scommessa è sulla freschezza, sulla novità e sull’energia, mentre i dubbi non possono che essere sull’esperienza e sulla capacità di incidere sulla peggiore crisi economica che l’Italia abbia conosciuto dal dopoguerra a oggi. Nella lista letta ieri al Quirinale non ci sono colpi di scena, non ci sono quei nomi che fanno rumore che lo stesso Renzi sperava di avere con sé, troppi i no pesanti che ha dovuto ingoiare in questa settimana, figli di un governo nato all’improvviso e non dalle elezioni. Condizioni che devono aver spaventato i compagni di strada del sindaco di Firenze, proprio quelli che erano considerati le colonne del renzismo. Il nuovo premier allora ha scommesso sui volti nuovi, sulla statistica e sulla coesione della squadra. Così …

"A misura di premier", di Ezio Mauro

È un governo Renzi, e poco altro. Molte novità, poche personalità. Molte donne, finalmente, molti giovani. Una qualità politica non troppo diversa da quella del governo Letta, come conferma l’alternanza tra Padoan e Saccomanni. Una piattaforma ministeriale che dopo le avventure carismatiche e tecniche sembra dar vita ad un esecutivo leaderistico. Finita la stagione dei governi del Presidente nasce così un governo del Premier. Il vero sforzo del Presidente del Consiglio è stato quello di non avere un vice, per formare un governo Renzi e non Renzi-Alfano. Questo risultato riduce l’anomalia di un capo della sinistra che guida un ministero con la destra, mentre l’alleanza di necessità proiettandosi sui quattro anni di legislatura diventa quasi una scelta, dunque una contraddizione per il Pd. Ma Renzi sembra puntare tutte le carte su se stesso, sulla sua energia politica, come se affidasse alla promessa di cambiamento il compito di sciogliere i nodi che la politica non sa sciogliere, compresa la scorciatoia scelta per arrivare a palazzo Chigi. Con Padoan e con il pieno appoggio manifestato da Napolitano …