Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Il bivio tra Irpef e Irap", di Stefano Lepri

Irpef o Irap? In pochi giorni, il tempo delle belle parole sta già finendo. Chiarire che cosa in concreto significherà ridurre il «cuneo fiscale» richiede una scelta non facile. Questo tecnicismo arcano ma gradito a molti potrà essere riempito con più o meno soldi per le imprese, più o meno soldi per i lavoratori. Se le risorse sono limitate, ha ragionato il presidente del Consiglio ieri l’altro, meglio concentrarle dove l’effetto è più pronto e più visibile: sull’Irap, ovverosia sulle imprese. Invece il suo partito gli aveva appena consegnato un progetto dove la fetta più grande andava all’Irpef, ossia ai lavoratori. Ieri si è tornato a parlare di un misto. Per preferire l’una o l’altra opzione possono essere invocati motivi ideologici, destra e sinistra. Si possono confrontare calcoli di politica spicciola, quale scelta fa più colpo, quale allarga i consensi al governo. E purtroppo spingono in direzioni opposte differenti scuole di pensiero economico. Una crisi senza precedenti non aiuta a trovare consenso sui rimedi. Chi produce è più danneggiato dalla scarsa competitività, o dalla debolezza …

"Seicento opere incompiute quei quattro miliardi sprecati per costruire l’Italia a metà", di Antonio Fraschilla

È un lungo viaggio, che parte dall’estremo Nord e arriva fino al cuore della Sicilia. Le tappe nel programma dell’itinerario di questo amaro percorso sono le grandi e piccole incompiute d’Italia, quasi seicento opere inutili rimaste a metà o appena abbozzate. Dal nuovo terminal dell’aeroporto di Saint-Christophe ad Aosta allo svincolo di una strada di provincia nell’Ennese, progetti che pesano sulle casse pubbliche per 4,1 miliardi di euro, tra spese già affrontate e fondi impegnati nel tentativo, a volte disperato, di portarli a compimento. L’elenco, in alcuni casi parziale, lo ha appena stilato il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che ha finalmente ricevuto la documentazione presentata dalle Regioni ritardatarie, Sicilia e Sardegna, in forza di una norma voluta dal governo Monti che crea per la prima volta una grande anagrafe delle incompiute. Non c’è regione d’Italia che la faccia franca in questo itinerario dello spreco. Si parte dal nuovo terminal dell’aeroporto di Saint-Christophe: un cantiere a cielo aperto costato già 8,8 milioni di euro. Per ultimare la struttura occorrono altri 3,3 milioni, nel frattempo …

"La riforma impossibile", di Filippo Ceccarelli

Quando il presidente Renzi l’altro giorno ha invocato “una gi-gan-te-sca opera di semplificazione!”, con tutto il rispetto veniva da pensare a Ennio Flaiano, il più italiano degli scrittori moderni e il più moderno degli italiani — come risulta con allegro sgomento nell’acuto saggio di Diego De Angelis su Flaiano e la Pubblica Amministrazione (Rea, 2010). E dunque: «Gli presentano un progetto per lo smaltimento della burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l’assenza del modello H. Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all’ufficio competente, che sta creando». Questo scriveva Flaiano nel 1951. Pochi mesi prima, con il VII governo De Gasperi, era nato il ministero “per la Riforma burocratica”, affidato all’amministrativista ligure Roberto Lucifredi, già fautore dell’abolizione delle province (!). Questi rimase lì per cinque governi di seguito, anche se subito il ministero cambiò nome intitolandosi “Riforma della PA”. Nel 1954 Fanfani ripristinò l’originaria denominazione. Ma quattro anni dopo la burocrazia scomparve per sempre a beneficio della PA. Nel 1960 di nuovo e ancora Fanfani abrogò il pericolante dicastero sostituendolo con un sottosegretariato. Agli albori …

"La scommessa del premier", di Massimo Adinolfi

Se si fossero trovate allineati nella casella di partenza una nuova maggioranza, un nuovo Parlamento, un nuovo Presidente del Consiglio, un nuovo programma, sarebbe stato più semplice: per tutti. Non è andata così. E non poteva andare così, nelle condizioni date. Ma al nuovo giro che comincia oggi, è un fatto che Renzi parte due passi avanti rispetto a tutto il resto. Per l’investimento politico in cui è impegnato: lui e con lui tutto il Partito democratico. E non certo per le mani in tasca al Senato o per il computer tenuto in bella mostra ieri, alla Camera, sul banco del governo. Questi aspetti del personaggio dicono però che una ventata di novità ha investito la politica italiana: in replica alla Camera, Renzi ha parlato ancora a braccio, ma ha impiegato un buon quarto d’ora, e speso parole assai intense, per celebrare la sacralità del luogo. Dunque: non si è trattato di irriverenza o di semplice noncuranza. Anzi: nonostante lo sfoggio di capacità multitasking del premier, che porta il pc in aula, legge, twitta, beve …

"Un governo rosa per iniziare un cambiamento concreto", di Valeria Fedeli

I contenuti e le proposte del discorso tenuto ieri in Senato dal Premier Matteo Renzi sono senz’altro condivisibili. Il premier si è assunto l’onore e l’onere di guidare una sfida che è e deve essere di tutte e tutti. Guardiamo e lavoriamo tutti con fiducia e ottimismo perché finalmente si avvii quel cambiamento per il quale da tanto tempo molti di noi si spendono, nell’impegno politico e sindacale, o nella fatica e nella passione del lavoro e dell’impresa. Finalmente ci sono timidi segnali di ripresa, ma intanto gli effetti della crisi sono ancora tutti presenti. Da quasi un anno una diversa responsabilità, che si è resa necessaria dopo i risultati elettorali e che ha trovato ancora la guida saggia e lungimirante del presidente Napolitano, ha sostituito le sterili contrapposizioni e la forzata costruzione di alleanze che hanno reso il nostro sistema politico fermo, incapace di dare risposte ai problemi reali di persone ed economia, fragile rispetto agli attacchi di forze populiste che giocano allo sfascio.
Ora abbiamo un nuovo governo che ha l’obiettivo vitale di attuare …

"Internet ha cambiato la democrazia. La vecchia politica fa male a resistere", di Sebastiano Maffettone

Adoro il puzzo stantio delle vecchie librerie, e scartabellare tra i volumi, anche in una bancarella, mi riempie di gioia. Tuttavia, compro il novanta per cento dei libri in rete su Amazon. YouTube e simili hanno smantellato l’industria discografica e oramai le canzoni si ascoltano e si acquistano con il computer. Lo stesso sta succedendo negli Stati Uniti, e c’è da giurarlo tra poco anche da noi, con Netflix e il cinema. L’informazione tradizionale e l’università sempre più risentono della concorrenza in rete, così come paghiamo le bollette delle nostre utenze via web e non c’è ditta o attività commerciale che non apra un bel sito da cui acquistare. La finanza poi è addirittura impensabile senza la rete. Persino le religioni oramai ne fanno largo uso: il Papa twitta, e il culto che fa più nuovi proseliti nel mondo, l’Evangelismo, è quella che ha più antica dimestichezza col web. Insomma, sopravvalutare la rilevanza della rete è difficile. Come dubitare allora che una rivoluzione del genere non finisca per cambiare anche la politica? D’altronde casi che …

"Prodi: l'Europa è l'unica cura per guarire il «malato» Italia", di Paolo Bricco

L’Italia – con la forza del suo manifatturiero, il problema del debito, l’instabilità politica e lo strapotere dei mandarini della pubblica amministrazione – va inserita nel quadro comunitario. E, a sua volta, l’Unione Europea va collocata nel contesto internazionale. Romano Prodi, chiamato a discutere a Nomisma del documentario “Girlfriend in a coma” di Annalisa Piras e dell’ex direttore dell’Economist Bill Emmott, preferisce mostrare la complessità del mosaico in cui la piccola tessera italiana trova – non senza fatiche – il suo posto. L’occasione è, appunto, una discussione con Emmott sul tema “Come risvegliare l’Italia dal coma?”, che con i contributi di Giulio Santagata e di Richard Harris si è trasformata in un dibattito né autoconsolatorio (da parte italiana), né segnato da pregiudizi (da parte anglosassone). Emmott descrive un’Italia contraddittoria, complicata e vitale, comunque amata, appunto come una fidanzata. Ma è tutta la mattinata ad assumere il tono del realismo non cinico, del pragmatismo mai disfattista che caratterizza il buon vivere e l’attitudine analitica, la cultura popolare e l’arte di governo dell’ambiente bolognese. Non a caso …