Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Stretta sui compensi dei dirigenti Statali, prepensionamenti e mobilità", di Roberto Petrini

Il ciclone Marianna si abbatte sui grandi burocrati di Stato. Il tetto di tutti gli stipendi e i compensi erogati dalla pubblica amministrazione sarà totale e omnicomprensivo: nessuno potrà riscuotere, per nessun motivo, più di 311 mila euro lordi annui, ovvero la remunerazione del primo presidente della Corte di Cassazione. Il nuovo ministro per la Pubblica amministrazione, Marianna Madia lo ha annunciato a sorpresa, nel corso di un convegno organizzato dalla Bocconi e dalla Eief: «Il tetto per gli stipendi dei manager», ha detto, «è già tarato su quello del primo presidente della Corte di Cassazione: ma io ho firmato una circolare dove si esplicita che in questo tetto debbano essere compresi anche tutti i trattamenti, compresi quelli pensionistici». In altre parole: la circolare trasforma il tetto agli stipendi e agli emolumenti vari dei dirigenti pubblici, già introdotto dai governi Monti e Letta, in un limite «tutto compreso» nel quale vanno computate pensioni, vitalizi, indennità accessorie, collaborazioni occasionali e consulenze. Tirate le somme la nuova regola dice: a nessuno più di 311 mila euro lordi …

"La sinistra deve ritrovare l’anima", di Michele Prospero

Non è una generica politica ad essere graffiata dal populismo, che in molti paesi d’Europa si aggira come un avvoltoio. E al blasfemo lessico della rivolta contro le tecnocrazie, premiato con il successo annunciato delle truppe di Le Pen figlia alle amministrative francesi, non si può rispondere invocando la correttezza della politica normale. Quella politica che con i suoi lumi deve tornare al governo del continente, come se non ci fosse una precisa scelta politica anche dietro l’egemonia dei signori dell’austerità, del rigore, della finanza. Nata urlando a squarciagola la miracolosa parola d’ordine della libera concorrenza dei mercati, come sigillo di una splendida età di progresso illimitato per individui ridotti a imprenditori di loro stessi, e scagliandosi contro le arcaiche clausole costituzionali novecentesche dell’eguaglianza e dell’inclusione sociale, l’integrazione europea non è stata affatto una esperienza senza politica, ma è stata piuttosto un laboratorio succube di una cattiva politica. La battaglia per arginare la deriva cognitiva del populismo, che crea inimicizie di comodo per non attaccare le fonti reali dei conflitti di classe, non è quindi …

"Le sfide dell'Europa dopo il voto francese", di Nadia Urbinati

La vittoria della destra ultra-conservatrice e anti-europeista al primo turno delle elezioni amministrative francesi era annunciata. E non è semplicemente una questione nazionale. Riguarda la sconfitta del Partito socialista francese, un pezzo importante dell’establishment politico continentale. Come non leggere in questa sconfitta il segno dell’erosione di uno degli ideali europei più vitali del ventesimo secolo? E da dove cominciare per comprendere le ragioni di questa erosione? La storia politica del «Nuovo vecchio mondo», come ha definito l’Unione Europea Perry Anderson, è stata caratterizzata da quello che studiosi e opinionisti hanno denominato “deficit democratico”. Ora, fino a tempi recenti, questo deficit ha riguardato le istituzioni comunitarie non il progetto europeo. Infatti, sul piano della rappresentazione di sé ai suoi cittadini e al mondo, l’Europa ha personificato “valori universali” condivisi e si è proposta come un faro per i «diritti umani inviolabili e inalienabili della persona, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto», come recita con orgoglio il Preambolo del Trattato di Lisbona. Su questo nucleo di valori democratici è nata l’utopia europeista di …

"Europa, è arrivato il momento dell’autocritica", di Paolo Soldini

L’avanzata del Front National di Marine Le Pen alle elezioni amministrative francesi non è certo una sorpresa, pur se essa pare aver assunto dimensioni peggiori delle più previsioni più nere. Così come appariva largamente pre- vedibile la stangata elettorale che ha colpito i socialisti del presidente Hollande, i quali hanno affrontato questa tornata elettorale con la zavorra di un malcontento per l’operato del governo che non era mai stato tanto alto. Il segnale che arriva dalla Francia è inquietante. Lo è tanto più perché arriva a due mesi da elezioni europee sul- le quali grava già la minaccia di una affermazione di partiti e movimenti populisti pronti a portare nell’unica istituzione europea diretta espressione della volontà democratica dei cittadini la massiccia testimonianza del rifiuto dell’Europa che si sta facendo strada in larghi settori dell’opinione pubblica in tutti i Paesi dell’Unione. Non è il momento delle recriminazioni, ma la sinistra e più in generale tutte le forze democratiche e europei- ste non possono non riflettere, con urgenza, sui motivi che stanno al fondo di questa deriva. …

"Un new deal contro la medicina amara dell’austerità", di Carlo Buttaroni

Nel 1933, gli Usa avevano il prodotto interno lordo ridotto a due terzi rispetto a quello di quattro anni prima, il tasso di disoccupazione sfiorava il 25% e 15milioni di persone erano senza lavoro. Gli investimenti privati erano crollati del 90% e moltissime imprese stavano fallendo strette dai debiti. Per arrestare la spirale recessiva, il presidente Franklin Delano Roosevelt attuò un programma di interventi economici potentissimi che agivano sul lato dell’offerta e su quello della domanda, cercando di sostenere l’attività industriale e l’occupazione, anche a costo di gravi deficit di bilancio. I primi cento giorni della presidenza Roosevelt rimasero famosi perché il Congresso, stimolato dal governo, approvò, una dopo l’altra, una serie di leggi fra le quali un vasto programma di aiuti ai ceti più colpiti dalla crisi. Furono creati enti federali come la Federal Emergency Relief Admini-tration e la Civil Works Administration, il Civilian Conservation Corps (che assunse 500mila giovani, per impegnarli in opere di rimboschimento e di controllo delle acque), e la Tennessee Valley Authority che diede l’avvio all’industrializzazione degli Stati meridionali e …

"Se l’Italia non crede all’Italia", di Michele Ciliberto

Negli ultimi giorni sono accadute due cose che meritano una riflessione. La prima è una dichiarazione del Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz: «L’Italia è un Paese del G8, ma quando sono in Italia ho l’impressione che gli italiani lo dimentichino. L’Italia è uno dei Paesi industrializzati maggiori al mondo, è la quarta economia: se non ci sarà crescita in Italia, non ci sarà neppure in Europa». La seconda è la polemica che è scoppiata sui giornali italiani su un (presunto) sorrisino del presidente della Commissione europea Barroso e di van Rom- puy a proposito delle posizioni sostenute dal presidente del Consiglio italiano a Bruxelles: è dello stesso tipo di quello di Sarkozy e della Merkel sull’allora premier Silvio Berlusconi, oppure no? E in ogni caso, che giudizio implica sul nostro Paese? Sono due fatti singolari che vanno venire alle labbra la stessa domanda: che idea gli italiani hanno di se stessi? E su questo punto il presidente – tedesco – del Parlamento europeo coglie un aspetto rilevante: gli italiani non sanno chi sono, se …

"Il rilancio passa dall’Europa", di Paolo Guerrieri

L’ultimo Consiglio europeo e gli incontri a Parigi e Berlino del Presidente Renzi se hanno confermato da un lato la dura realtà degli equilibri di potere oggi imperanti in Europa, hanno anche fornito al nostro governo preziose indicazioni per la strategia di politica economica da definire nelle prossime settimane. A condizione che vengano lette correttamente e, soprattutto, si traducano in scelte e iniziative all’altezza delle sfide esistenti. La fiducia europea e dei mercati verso il nostro Paese dipenderanno da queste. Una prima indicazione emersa è la conferma di una situazione di fatto per noi assai rilevante: il rilancio economico dell’Italia ha bisogno della crescita in Europa, ma altrettanto fondamentale per la stabilità e il futuro della moneta unica europea è un’Italia rinnovata, in grado di riprendere un sentiero di sviluppo. Se si parte da qui, si può meglio comprendere la duplice sfida di fronte oggi al nostro Paese: realizzare all’interno le riforme necessarie a aumentare il nostro potenziale di crescita che si è praticamente azzerato negli anni della Grande Crisi, da un lato; poter guadagnare …