Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Voti gonfiati al referendum veneto", di Davide Lessi

Per citare Dostoevskij si potrebbe dire che la famiglia degli indipendentisti veneti è infelice a modo suo. «Il referendum è stato una truffa», tuona dal suo blog il venetista Loris Palmerini. E giù statistiche e diagrammi per spiegare che al voto i partecipanti non sono stati «più di 100 mila». Un numero infinitamente più basso rispetto a quello riecheggiato venerdì sera a Treviso. «Con oltre 2 milioni di voti è rinata la repubblica veneta», aveva annunciato con toni trionfali Gianluca Busato, leader del comitato Plebiscito.eu. La consultazione, sull’onda di quella in Crimea, è rimbalzata sui media internazionali pur non avendo alcun valore legale. Le preferenze correvano sul web, è proprio partendo da internet che le cifre non tornano. Nessuna «secessione da clic», insomma. Secondo i dati di quattro contatori (Trafficestimate, Calcusta, Semrush e Alexa), che monitorano il traffico in entrata e in uscita in un sito, la media degli accessi quotidiana a Plebiscito.eu è stata di 22,5 mila. Moltiplicando il dato per i sei giorni di voto online si arriva a 135 mila. Cifra che …

"Province addio, 160 sì", di Claudia Fusani

La campagna delle riforme parte. Ma le serve una bella spinta per non restare inchiodata ai blocchi di partenza. La legge che svuota le Province, in attesa che la riforma costituzionale le abolisca, strappa la fiducia al Senato e torna alla Camera per la terza e definitiva lettura. Ma i numeri pronunciati ieri sera alle sette dal presidente Grasso non sono una festa per il premier. Su 296 presenti, votano 193 senatori e il ddl Delrio passa con appena 160 sì. I no sono 133. Sono ventidue voti di differenza. Per chi ha in mente gli equilibri numerici del Senato, è subito chiaro che senza i venti voti di Popolari e Scelta civica la prima delle tante invocate riforme sarebbe stata bocciata. Ed è inevitabile chiedersi cosa sarebbe successo se Forza Italia fosse stata presente al gran completo. Il leghista Roberto Calderoli si frega le mani, a modo suo: «Questo governo è fermo a 160, non ha la maggioranza che è 161. In queste condizioni non potrebbe neppure eleggere il Presidente del Senato ». Calderoli …

"L’Europa vista da sinistra", di Silvano Andriani

In un suo recente articolo Martin Schulz, candidato per il Pse alla presidenza della Commissione europea, ha fatto alcune affermazioni importanti che vanno oltre la generale ripulsa della politica dell’austerità e centrano il punto chiave della differenza fra destra e sinistra in politica economica. Secondo Schulz la politica macroeconomica dell’Unione ha puntato sull’austerità «senza dall’altra parte creare uno strumento per rilanciare una domanda interna depressa e investimenti al palo» giacchè «l’Unione si è focalizzata quasi totalmente sul lato dell’offerta». La conclusione è che «la creazione di una vera politica economica a livello europeo deve essere uno dei temi centrali della prossima legislatura e di conseguenza uno dei temi centrali delle prossime elezioni europee di maggio». Come abbiamo detto, è proprio qui che si comprende la differenza fra destra e sinistra in politica economica. Tale differenza non riguarda infatti la necessità di politiche strutturali: riguarda piuttosto il modo di in- tendere le politiche strutturali, la necessità di includere fra di esse la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, il buon funziona- mento dell’amministrazione pubblica e politiche …

“La Ue cambi su crescita e occupazione”, di Massimo Giannini

Voglio un’Italia che cresca di più, e in modo sostenibile. Voglio una crescita che sia molto più alta di quella che abbiamo conosciuto negli anni che hanno preceduto la Grande Crisi. E soprattutto voglio una crescita che sia ricca di lavoro, di nuova e buona occupazione, in un Paese che sia finalmente in grado di far funzionare l’economia e lo Stato in modo di gran lunga più semplice rispetto al passato. Abbiamo tre anni di tempo per cambiare l’Italia: possiamo e dobbiamo farcela». Nel solito ufficio che fu di Quintino Sella, Pier Carlo Padoan riassume così la sua «visione» dell’Italia che, renzianamente, «cambia verso». Un’Italia stretta tra i vincoli europei, «che rispetteremo tutti», e le resistenze corporative, «che non possono e non devono fermarci». Il ministro dell’Economia non nasconde le difficoltà, «che sono tante», ma si concentra sulle «opportunità», «che ci sono e vanno colte». Padoan è preoccupato dallo scossone populista che scuote l’Europa. Le elezioni europee sono a un passo, l’onda antieuropeista cresce ovunque. Come si può arginare? Come deve cambiare il paradigma europeo? …

"Privatizzare strada sbagliata", di Laura Pennacchi

Di fronte al rilancio delle privatizzazioni annunciato dal ministro dell’Economia Padoan è bene chiedersi – come fa Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti – se non è opportuno che lo Stato mantenga il controllo delle aziende strategiche (il che renderebbe difficile usare le dismissioni per abbattere il debito pubblico in modo significativo). Ma è bene farsi domande più di fondo, anche tenendo conto che il ministro Padoan ha esplicitamente collegato l’intensificazione delle privatizzazioni a un auspicabile (per lui) ridimensionamento del «settore pubblico» e che nella stessa direzione andrebbe l’eventuale finanziamento dei benefici fiscali promessi a milioni di lavoratori con massicci tagli di spesa (come quelli prospettati con la spending review). La più importante tra queste domande di fondo – di fronte al dilagare di un ribellismo antieuropeo che è contro un’austerità deflazionistica e privatizzatrice – è la seguente: che significato ha il lancio in corso per l’Italia e per l’Europa di una nuova ondata di privatizzazioni, la terza dopo quella della fine degli anni 80-inizio 90 e quella della metà degli anni 90? Per …

"La lobby di Big Pharma", di Michele Bocci e Fabio Tonacci

«Egregio onorevole… ». Comincia così la lettera che deputati e senatori italiani si sono ritrovati nella posta elettronica 24 ore dopo la batosta della maxi multa da 180 milioni di euro inflitta dall’Antitrust a Novartis e Roche per lo scandalo Avastin. «Tengo a condividere con Lei, nell’attesa di poterlo fare di persona, che ci troviamo in forte disaccordo con i presupposti di quell’inchiesta… ». Big Pharma aveva bisogno di parlare, di spiegare, di convincere. E il Parlamento è solo uno dei luoghi dove “premere”. Forse il più importante, ma non l’unico. Corsie degli ospedali, ambulatori, convegni, aule di università: ogni luogo è utile quando si deve promuovere un nuovo flacone, una molecola innovativa, una lozione. Basta individuare le persone o gli enti la cui voce ha un certo peso al momento degli acquisti. Prima di tutto i medici. Dalla borsa di studio pagata per dare uno stipendio al professore associato all’appuntamento scientifico in estate in località turistica. «I dottori vengono tutti studiati e schedati — racconta a Repubblica, con la garanzia dell’anonimato, un dirigente di …

Lavoro, stop alle dimissioni in bianco. Pd e Sel: "E' una norma di civiltà", da repubblica.it

Un piccolo passo per la politica ma un grande passo per i lavoratori. Basta dimissioni in bianco. L’Aula della Camera ha approvato la proposta di legge che pone fine alla pratica sulla base della quale al lavoratore, e più spesso alla donna lavoratrice, si chiede di firmare una lettera di dimissioni al momento dell’assunzione. Una lettera che può essere successivamente utilizzata dal datore di lavoro: il più delle volte in caso di gravidanza, ma anche per una malattia prolungata o per la partecipazione ad uno sciopero. Il testo, approvato a Montecitorio con 300 sì, 101 no e 21 astenuti, passa ora al Senato. Tuttavia il consenso a quella che Pd e Sel salutano come una norma di civiltà non è stato unanime: mentre la Lega si è astenuta, Ncd, M5S e SC hanno votato contro. In base al testo approvato, la lettera di dimissioni volontarie deve essere sottoscritta, pena la sua nullità, dal lavoratore su appositi moduli resi disponibili gratuitamente dalle direzioni territoriali del lavoro, dagli uffici comunali e dai centri per l’impiego. La nuova …