Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Un simpatico cacciaballe? Già visto, grazie", di Stefano Menichini

Alla domanda se Beppe Grillo l’altra sera da Vespa abbia o no sfondato in un altro elettorato, ognuno dà la risposta che crede. Molto spesso, la risposta che gli conviene di più. Dovessi dire, però, il mio primissimo pensiero d’impulso, sul fotogramma finale di Grillo e Vespa che si stringono la mano complici e felici, è andato altrove. È andato a Silvio Berlusconi. Perché quella immagine, e quella intera puntata di Porta a Porta, sono soprattutto il sigillo alla marginalizzazione irrecuperabile di colui che in quel salotto tv e davanti a quel pubblico ha celebrato i propri trionfi. Berlusconi escluso dalla contesa elettorale a due è come se fosse escluso tout court: un ruolo da terzo attore, con distacchi abissali, semplicemente non può recitarlo. Perfino Giorgia Meloni può intimargli di lasciare il campo, dovesse rimanere sotto il 20 per cento. I ragionamenti che si fanno sugli scenari post-europee sono tutti assennati, e giustamente tengono in gran conto le scelte di Forza Italia. Ma i sorrisi forzati di Berlusconi nelle sue apparizioni televisive sono ormai come …

Napolitano: «No a populismi e sterili nazionalismi», da l'Unità

Il presidente della Repubblica, in visita di Stato in Svizzera, non riserva più che una battuta all’attacco continuo di Beppe Grillo a lui, che per l’ex comico dovrebbe lasciare il Quirinale e andarsene a casa, e alla legislatura che dovrebbe finire subito dopo le europee, nel caso di una vittoria dei Cinquestelle, data la scontata caduta del governo. Da sincero democratico il Capo dello Stato ha ricorda che «c’è libertà di parola». Nient’altro. Dato che i suoi pensieri e il suo impegno Napolitano ancora una volta li ha riservati alla situazione dell’Italia che «vive una fase complessa e cruciale» e all’ormai prossima consultazione elettorale europea che dovrà insediare i nuovi rappresentanti in un Parlamento che si troverà a fare i conti con problemi vecchi e nuovi. Problemi europei alla cui soluzione non giova, certo, il limitare la competizione nell’ambito nazionale. «Su questo sapete come la penso» ha chiosato il presidente, che solo qualche giorno fa aveva sottoscritto con i suoi omologhi di Germania e Polonia un appello al voto per un’Europa sempre più indispensabile, se …

"Una speranza per l'Unione", di Martin Schultz

Carissimo Scalfari, è stata per me una sorpresa e un grande piacere leggere il suo lucido editoriale domenicale. Condivido pienamente le sue riflessioni sulla politica italiana ed europea. Negli ultimi cinque anni, l’Europa è stata nelle mani di una maggioranza conservatrice al Parlamento e al Consiglio dei Ministri. E ha impostato una politica di austerity a senso unico per Stati e cittadini. Nel corso degli ultimi anni, l’Unione europea si è trasformata da progetto di pace e prosperità a insieme di regole. Un’Unione di sole regole ha perso la capacità di raccontarsi, di entusiasmare e di far guardare al futuro con ottimismo. L’obiettivo del nostro progetto comune non è un’Unione burocratica, ma un’unione politica ed economica. Eppure, negli ultimi anni, nel mezzo della crisi, l’Europa ha risposto aggrappandosi alle regole, senza una vera leadership politica. I trattati europei, e la mancanza di competenze esplicite, sono stati utilizzati come giustificazione all’inazione. La gestione puramente amministrativa e la deriva inter-governativa hanno acuito la crisi economica, ma soprattutto quella politica. Nei trattati non c’è scritto come uscire dalla …

"Un voto contro la crisi", di Massimo D'Antoni

Il dato sulla crescita del Pil italiano nel primo trimestre 2014 è arrivato come una doccia fredda sulle speranze di ripresa, alimentate nei mesi scorsi dall’inversione del ciclo in Europa e dal clima di fiducia portato dall’attivismo del nuovo governo. Quel – 0,1%, una sostanziale crescita zero per l’Italia, deve farci riflettere, ma dobbiamo anche evitare di trarne conclusioni sbagliate. La prima considerazione da fare è che ancora non ne siamo fuori. Va sottolineato a questo riguardo che il dato dell’Italia non è isolato. È vero che ancora una volta facciamo peggio degli altri, ma l’eurozona, con una crescita dello 0,2%, se la passa solo marginalmente meglio di noi. Anche i dati della Germania (+ 0,8%) e della Spagna (+ 0,4%), vanno correttamente compresi. Sarebbe ad esempio un errore concludere che, siccome la Germania va bene, il problema della bassa crescita è un problema nazionale e non europeo. Il problema resta quello più volte denunciato: l’attuale sistema europeo di governo dell’economia non è attrezzato ad affrontare quello che in gergo viene definito uno «shock asimmetrico»; …

"Così l’Europa ha migliorato la nostra vita", di Vladimiro Zagrebelsky

L’appello rivolto dal presidente Napolitano insieme ai Presidenti di Germania e di Polonia a «Votare e Votare per l’Europa», non ha trovato l’attenzione che merita, travolto nel gorgo di insulti, sciocchezze e battute di spirito che avvelenano la campagna elettorale. E invece quell’appello è importante. È innanzitutto importante perché viene dai Presidenti di tre grandi Paesi dell’Unione europea, che, pur rappresentando storie e caratteri diversi, chiamano all’unità d’Europa. A prova che il motto della Unione europea, Uniti nella diversità, risponde ad una realtà ancor viva, che i vari stereotipi di contrapposizione (primo fra tutti quello dei Paesi del Nord opposti a quelli del Sud) non riescono ad annullare. è poi fondamentale il contenuto dell’appello, perché finalmente attira l’attenzione su temi diversi da quello, importante ma non esclusivo, della politica economica e della relativa crisi. La pace nella grande area dell’Unione viene data per scontata. La maggior parte delle attuali generazioni non ha visto la guerra, non ne conosce l’orrore, non sa che per secoli gli europei si sono combattuti in un’infinita guerra civile europea, che …

"Nuove imprese e lavoro con i fondi Ue", di Giuseppe Chiellino

Più di 47mila posti di lavoro creati in Italia grazie ai fondi europei. E poi 3.700 nuove imprese; banda larga estesa a più di 940mila persone; sostegno per 26mila Pmi. Il bilancio della Commissione europea sull’efficacia della politica di coesione nel periodo 2007-2013 è ancora provvisorio. Non solo perché si ferma al 2012 ma anche perché molte regioni sono ancora indietro nella realizzazione dei progetti cofinanziati dalla Ue. All’attivo ci sono anche 1.500 chilometri di ferrovie, costruite o ricostruite, e progetti di depurazione delle acque reflue per un milione di persone. Queste cifre si riferiscono solo agli interventi del Fesr (Fondo per lo sviluppo regionale) che rappresenta circa la metà delle risorse europee disponibili, considerando anche il Fondo sociale (Fse) e il Fondo per l’agricoltura e le aree rurali (Feasr). Servono a dare concretezza alla politica di coesione dell’Unione e ai fondi europei, troppo spesso associati nell’immaginario collettivo all’idea di spreco e malagestione. Non che non ci siano – purtroppo – episodi di truffa o corruzione, ma come sempre un albero che cade fa più …

"La ricetta di Stiglitz agli italiani incerti", di Mario Pirani

Pochi giorni fa il premio Nobel americano Joseph Stiglitz — noto per le sue posizioni anti austerità — ha svolto, nell’Aula Magna dell’Università Luiss di Roma, una Lezione — dedicata ad uno dei più importanti Presidenti di Confindustria del dopoguerra, Angelo Costa — dal titolo: “L’euro può essere ancora salvato?”. La sua risposta ha quanto mai colpito un pubblico, quello italiano, non abituato a un linguaggio così tagliente quando si tratta di parlare dell’economia europea. Per anticipare la risposta, se è vero che i Paesi non lasceranno l’euro, vi è un altro pericolo all’orizzonte: quello di una “sindrome giapponese” in cui si fa il minimo necessario per preservare la valuta comune, ma ci si condanna a sopportare costi enormi, danneggiando le capacità di lungo periodo dell’economia europea di crescere e generare occupazione. La sindrome giapponese, è il caso di notare, fu fatta di deflazione e crescita pressoché nulla per quasi un ventennio: due fenomeni che si rafforzano a vicenda tenendo conto che la riduzione dei prezzi è figlia della crisi da domanda e che quest’ultima …