Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Stavolta lo Tsunami si chiama PD", di Massimo Giannini

Dunque non tutto è perduto, in questa Italia stremata e fino a ieri sospesa tra il sogno autarchico della “decrescita felice” di Grillo e l’incubo tecnocratico dei commissari della Troika europea. C’è ancora una grande speranza, per smitizzare il primo e scongiurare il secondo. E quella speranza si chiama Pd. Il Pd di Matteo Renzi che, se i risultati della notte saranno confermati, ha conquistato le europee con un plebiscito senza precedenti nella storia repubblicana (se non quello della Dc di De Gasperi negli Anni ’50). Lui stesso aveva caricato questo test di significati politici, trasformando il voto per il Parlamento di Strasburgo in un referendum sulla sua premiership nel governo e sulla sua leadership nel partito, e inseguendo Grillo sul terreno scivoloso di una sfida a due, micidiale e potenzialmente esiziale. Ebbene, in un’Europa dove sfondano tutte le estreme euro-fobiche, e dove i popoli puniscono tutti i governi in carica (ad eccezione della solita Merkel), Renzi questa sfida l’ha stravinta e Grillo, addirittura doppiato dal Pd, l’ha strapersa. INSIEME alle europee, ha vinto il …

Parole e parolacce il catalogo è questo", di Massimo Adinolfi

L’unico ordine al quale è possibile ricondurre la politica italiana è quello alfabetico. Siccome le grandi ideologie sono morte, le tradizioni politiche scomparse, gli scenari geo-politici assenti, in questa squinternata campagna per le europee, meglio, molto meglio procedere secondo l’aureo principio con cui si compilano elenchi, albi, registri. Astensione. È data in aumento. Di molto. L’Istituto Cattaneo ha ipotizzato cifre mai raggiunte finora nel nostro Paese. La base di legittimazione delle istituzioni europee sarà probabilmente molto più ristretta che nel passato. Certo, ci sono quelli che dicono che nei Paesi democraticamente maturi una fascia larga di astensionismo è del tutto fisiologica. Ma il voto di oggi rischia di esprimere ben altro: disaffezione e sfiducia, o forse addirittura una forma di defezione dalla politica come l’abbiamo finora conosciuta. Berlinguer. Ormai lo tirano in ballo tutti. E non solo per via del trentennale della morte. C’entra sicuramente la nostalgia, ma anche una buona dose di spregiudicatezza. Il Berlinguer che finisce nei comizi di Grillo, come in qualche disinvolta pagina di giornale, non ha quasi più nulla del …

"Il sentiero (obbligato) del cambiamento", di Roberto Napoletano

Non possiamo perdere la scommessa di un mondo migliore, bisogna evitare le (troppe) storture italiane e europee, combattere il malaffare in casa, diradare la nebbia che avvolge tutto e tutti e impedisce nei fatti di cambiare davvero. Guai, però, a buttare il bambino (l’euro) con l’acqua sporca. Guai a pensare per un solo momento a fughe nazionaliste che ci farebbero ritrovare con obbligazioni in euro e una lira supersvalutata per pagarle, materie prime (molto) più care e ulteriore caduta del Pil che annullerebbero i benefici per l’export, tassi in rialzo, insolvenze sui bond, probabili default a catena di imprese, banche e enti locali fortemente indebitati sui mercati internazionali, per non parlare dei problemi che avrebbe il Tesoro della Repubblica italiana. Si è persa ancora una volta l’occasione di parlare di Europa e si è lasciata la scena a una bruttissima campagna elettorale giocata tutta sul terreno degli insulti e dell’interesse di bottega per ragioni vere o presunte di supremazia di politica interna. Man mano che si è andato affievolendo il progetto europeo, si è parallelamente …

"La vera posta in gioco", di Paolo Guerrieri

Si è parlato ben poco d’Europa in questa campagna elettorale. Eppure l’esito del voto di oggi potrebbe risultare sotto molti aspetti decisivo per il futuro dell’Europa e della sua economia in particolare. Innanzi tutto perché si voterà una sorta di referendum. Un referendum pro o contro l’Unione europea, per la presentazione di un variegato insieme di liste apertamente antieuropeiste. E, poi, perché si dovrà scegliere quale Europa costruire nei prossimi anni. Dal voto può uscire una chiara indicazione a sostegno di quelle forze progressiste – come il Partito socialista europeo e il Partito democratico in Italia – che propongono per l’Europa, dopo gli anni del rigore fine a se stesso, una decisa svolta verso politiche economiche di rilancio della crescita e dell’occupazione. Una prima sfida decisiva in queste elezioni deriva dal ritorno della minaccia del nazionalismo e del populismo per il futuro dell’Europa. Profondamente eterogenei, i movimenti e partiti di protesta – da noi il Movimento 5 Stelle – hanno un unico punto in comune ed è il sentimento antieuropeo. Una sorta di profonda avversione …

"Europeisti se vogliamo contare", di Gianfranco Pasquino

Agli italiani le elezioni per il Parlamento europeo sembrano interessare molto poco. I dirigenti dei partiti e i loro candidati, fra un insulto e un’offesa, hanno fatto poco per informare gli elettori su quanto utile per l’Italia è l’Unione Europea e su quanto importante è mandare al Parlamento europeo chi crede nell’Unione e chi ha le competenze per fare un buon lavoro. Agli Europei, invece, in particolare alla cancelliera Merkel, come andranno le elezioni in Italia interessa, eccome. Infatti, molti europei, quelli che contano in politica e in economia, desiderano che in Italia ci sia un governo stabile, magari capace di riforme, e affidabile negli impegni che prende. Preferiscono che chi va nel Parlamento europeo intenda non soltanto, com’è giusto, proteggere e promuovere gli interessi italiani, ma che lo faccia convincendo il governo italiano che bisogna adempiere alle direttive europee per avere il potere di chiedere cambiamenti nelle politiche economiche e sociali. I partiti italiani hanno molte poste in gioco in queste elezioni, non tutte particolarmente significative a livello europeo. Matteo Renzi ha la necessità …

"Un voto per ricucire l’Europa", di Mario Calabresi

Con il fiato sospeso aspettiamo tutti il grande botto, l’infrangersi dell’onda populista sulle coste della Sicilia o della Normandia, come sulle scogliere di Dover. Chi con preoccupazione, chi invece con speranza nella convinzione che si debba azzerare tutto per poter ricostruire. Ma non sarà questa la rottura dell’Europa storica, non perché il voto sarà ininfluente, ma semplicemente perché c’è già stata. Quello che accadrà questa sera sarà solo la registrazione dei danni di un terremoto che non è cominciato questa mattina ma almeno cinque anni fa. Un terremoto di cui ognuno già conosce gli effetti: li ha osservati a casa sua, nel suo quartiere, tra gli amici e i parenti. Non abbiamo forse già visto spegnersi le luci di negozi che ci erano cari, di aziende e di uffici in cui lavoravamo? Non abbiamo già visto spegnersi sogni e speranze? Oggi si certificano rabbia, stanchezza e frustrazione. Le motivazioni sono reali e si chiamano disoccupazione, mancanza di prospettive, tagli lineari, corruzione e burocrazia. È tutto terribilmente comprensibile e la rabbia non se ne andrà se …

"L’amaca", di Michele Serra

Un grazie di cuore al Fatto Quotidiano. Non perché abbia intervistato Licio Gelli (ci era riuscito anche Piero Pelù); ma perché, intervistandolo, è riuscito a farmi decidere per chi votare, levandomi da una incertezza che durava da settimane. Il Venerabile (epiteto che ha il pregio di rendere perfettamente ridicola la massoneria mondiale nel suo complesso) è stato uno deiprotagonisti di spicco di quel livello occulto e violento del potere italiano che per più di mezzo secolo ha mestato il mestabile, depistato il depistabile, insanguinato l’insanguinabile con un solo obiettivo strategico, da ottenere con qualunque mezzo: tenere la sinistra lontana dal potere. E ancora oggi, decrepito e sostanzialmente impunito come molti dei suoi compari, lo rivendica, vantando l’ininterrotto rapporto con i servizi segreti nei quali fu introdotto — lo dice lui — da Mussolini in persona. Bene: questo campione di democrazia, che tra le altre cose si augura che “un tributo di sangue” (ancora?) porti a una “rivoluzione” in Italia, parla con spregio e ostilità di Matteo Renzi. È il tassello che mi mancava per decidere …