Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Angela e Matteo contro Le Pen e Putin", di Gianni Riotta

Le due Europe, l’Europa dei populisti intenti a disfare l’Ue, e l’Europa che dovrà contrastarli, guidata dalla strana coppia Merkel-Renzi, non fanno in tempo a chiudere con i commenti tv e twitter che da Est si alza, acre, il fumo dei combattimenti. Si muore a Donetsk, in Ucraina, dove durante la II Guerra Mondiale – si chiamava allora Stalino – si batterono divisione Celere, Lancieri di Novara e Savoia Cavalleria. Si parla di oltre 50 morti tra i separatisti filorussi, ma Alexandr Borodai, premier della secessionista Repubblica Popolare del Donetsk rilancia: «Le nostre perdite sono gravi, ma i lealisti han più morti». La Storia non concede tregue. Chi si illudeva che il nuovo Parlamento – dove gli ostili alla vecchia Europa, Farange, Le Pen, Grillo, hanno un quinto dei seggi – avesse tempo per show contro il patto commerciale Usa-Ue, rilancio dei dazi e stucchevoli manfrine per eleggere il solito Juncker, sbatte subito nella guerra ai confini dell’Unione, terra di Gogol, Bulgakov, Grossman, autori europei. A colloquio con il premier Renzi, il presidente russo Vladimir …

"Quel bonus Irpef che sa di sinistra", di Gad Lerner

Con le buste paga di maggio è arrivato il bonus fiscale di cui beneficiano circa dieci milioni di lavoratori dipendenti, più i cassintegrati e i disoccupati. Figura come sgravio Irpef automatico, per un ammontare medio di 80 euro al mese. E NE usufruisce chi ha un reddito annuo lordo che non superi i 26 mila euro. Il varo di questo provvedimento ha segnato una svolta decisiva nel rapporto fra il governo Renzi e il popolo del lavoro dipendente, cioè l’elettorato storico della sinistra. Per la prima volta dall’inizio della lunga recessione economica, un governo si è assunto la responsabilità di effettuare una sia pur parziale ridistribuzione per fronteggiare le ingiustizie sociali rese più acute dalla crisi. Difatti lo sgravio Irpef è stato accompagnato da ulteriori riforme ispirate alla medesima filosofia di perequazione dei redditi: l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie e sugli utili delle banche; il tetto di 240 mila euro agli stipendi dei manager pubblici. Si è trattato, quindi, di una precisa scelta politica, non a caso operata da un esecutivo guidato dal segretario …

"Pd primo partito tra gli under 40", da L'Unità 28.05.14

Giovane chiama giovane? Avrà contato «l’entusiasmo giovanile di Renzi», per dirla con il sociologo Piergiorgio Corbetta, sta di fatto che il voto degli under 45 nel 2014 cambia verso. E regala al Pd un primato che gli sfuggiva «da qualche lustro», in due fasce elettorali determinanti per un Paese che guardi al futuro. Un fronte su cui, ancora una volta, la sfida diretta era quella con i 5 stelle. I provvedimenti del governo, un nuovo modo di comunicare a colpi di tweet, i toni informali del segretario Pd: è presto per dire cosa abbia fatto più presa nell’elettorato under 40 e dintorni. Intanto ci sono numeri. Quelli di Ipsos, secondo cui il partito scalato da Matteo Renzi oltre a sfondare il muro del 40% conquista anche la vetta delle preferenze tra i 18 e i 24 anni: lo ha scelto il 35,5% dei giovanissimi, contro il 25,4% che si affida a Grillo e il 15,2% che punta su Forza Italia. Tecné analizza un segmento differente, tra i 18 e i 29 anni: il Pd raccoglie …

«La mossa decisiva a favore dei deboli», di Jean-Paul Fitoussi

«Quella conseguita da Matteo Renzi è una doppia, straordinaria, vittoria: perché è una vittoria italiana e al tempo stesso perché è una vittoria europea, in quanto aumenta fortemente il peso obiettivo dell’Italia in Europa e il suo peso negoziale nel vertice europeo». A sostenerlo è Jean-Paul Fitoussi, Professore emerito all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi e alla Luiss di Roma. È attualmente direttore di ricerca all’Observatoire Francais del Conjonctures Economiques, istitu- to di ricerca economica e previsione, autore di numerosi saggi, tra i quali l’ultimo è «Il teorema del lampione. O come mettere fine alla sofferenza sociale» (Einaudi, 2013). Quanto al successo, sia pur diversificato da Paese a Paese, del variegato fronte antieuropeista, Fitoussi annota: «I partiti antieuropeisti hanno intercettato il malessere della gente che dice no all’Europa dei sacrifici. Questo non significa, però, che la gente dice all’Europa. Vorrebbe vedere una Europa con un “viso più gradevole”». Professor Fitoussi, quale Europa emerge dal voto? «Un’Europa un po’ malata, ammaccata da sciagurate politiche iper liberi- ste che non solo hanno frenato la crescita ma hanno incrementato …

"Il riformismo diventa maggioranza", di Ezio Mauro

Dunque è “un’Italia di pensionati”, si suppone vecchia, impaurita e stanca, che ha sbarrato la strada alla trionfale avanzata di Beppe Grillo e al suo forcone già pronto ad infilzare in un colpo solo Napolitano e Renzi, aprendo così il primo processo del popolo decretato da un comico contro tutta la classe dirigente del Paese, in nome dell’unica rivoluzione al mondo proclamata sui divani bianchi di Vespa: solo che gli italiani, finito lo spettacolo e spaventati dal programma, hanno cambiato canale e la ghigliottina è rimandata. È tipico del populismo autoipnotico dare la colpa agli altri dei propri errori e non saper leggere le ragioni della propria sconfitta. E infatti Silvio Berlusconi nasconde il suo declino dietro una campagna «dolorosa e sofferta per la condizione di uomo non libero», dimenticando che questa riduzione della libertà di movimento (non politica) è causa dei reati che ha commesso, accertati e sanzionati da tre Corti della Repubblica, dunque deriva interamente dalla sua responsabilità, non da una congiura. L’identica reazione spaesata e fuori dalla realtà indica il parallelo declino …

"Eventi storici, ma Renzi non ha tempo", di Stefano Menichini

Dal voto di domenica un’incredibile sequenza di novità clamorose per la sinistra. Eppure il premier non festeggia. Perché sa quanto sia volatile e quanto sarà esigente quel 40,8 per cento. E perché a Bruxelles lo aspetta una responsabilità enorme. In una sola domenica si concentrano più fatti storici che in sette anni di vita del Partito democratico. Ma colui che l’ha resi possibili non ci si ferma su, se non per una breve frase di circostanza, per dichiarare una commozione che non trapela da nessuna parte. È la prima volta nella storia della repubblica che un partito di sinistra sfonda la mitica quota 40. È il più ampio distacco mai registrato fra il primo partito e chi lo segue. È la prima volta che la sinistra è maggioranza in tutte le regioni. Un partito di sinistra torna dopo decenni a insediarsi nel Nord, con cifre da capogiro in una delle aree più industrializzate d’Europa, ritrovando contatto con pezzi di società che parevano irrangiungibili. Appena entrato nel Pse, il Pd ne prende già la guida, col …

"La grande occasione", da L'Unità

Nessuno si aspettava un successo del Pd di queste dimensioni. In nessuno dei grandi Paesi europei il responso elettorale è stato così netto. Si dovrà riflettere ancora su quanto è avvenuto (anche perché i sondaggi sbagliano sempre, e sempre di più). Di certo, è un risultato di portata storica. Basti pensare che nessun partito italiano, dopo la Dc nel 1958, ha più superato la soglia del 40% in un’elezione generale. Il Pd è stato percepito – nel pieno di questa crisi sociale, morale, istituzionale – come il «partito della nazione», il solo in grado di difendere le istituzioni dal rischio di un’azione distruttrice e al tempo stesso di guidare il Paese verso il rinnovamento necessario. ̀ certamente merito di Matteo Renzi aver creato un feeling con settori della società che guardavano alla sinistra con diffidenza. Ma ora sulla sua leadership, e sull’intero partito, c’è il carico di una grandissima responsabilità verso il Paese e verso l’Europa. Suscitare aspettative è un merito di chi fa politica. L’aspettativa contiene dosi di speranza e di fiducia che non …