Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"La politica si fa in tre" di Michele Ciliberto

La politica, nonostante le apparenze e tante chiacchiere, ha leggi precise, «obiettive», perché fondate su interessi che, prima o dopo, si fanno sentire. È bene che Grillo e Casaleggio se ne siano resi conto, anche se è stato necessario il duro «farmaco» della loro sconfitta elettorale nella quale ha, certamente, inciso il modo duro, violento, con cui si sono mossi, prima del voto. Di fronte a un linguaggio minaccioso (si pensi all’evocazione di tribunali popolari sulla Rete) molti hanno preferito altre strade ritenute altrettanto innovative, ma più certe, più sicure e comunque lontane dalla violenza per fortuna solo verbale dei due capi del Movimento. Un indizio che ci fosse una resipiscenza rispetto ad atteggiamenti e a giudizi del passato, era stata la dichiarazione con cui Grillo aveva riconosciuto che il presidente del Consiglio aveva ottenuto, con il 40.8%, una legittimazione di carattere popolare sanando con il voto la ferita che aveva inferto alla democrazia facendo cadere il governo presieduto da Enrico Letta. Posizione, questa, che in effetti non sorprende se si tiene conto che nella …

"La vera partita dell’Europa", di Paolo Guerrieri

Si svolgerà oggi e domani un Consiglio europeo che si annuncia sotto molti aspetti decisivo, tanto sul fronte delle nomine ai vertici delle rinnovate istituzioni europee che sull’agenda delle cose da fare in Europa in vista del prossimo semestre a guida italiana. L’Italia, anche per l’entità della vittoria elettorale del Partito democratico, potrà giocarvi un ruolo assai importante. Ma l’esito del Vertice è incerto e tuttora aperto. Dopo lo choc del voto europeo del 25 maggio si è formata un’ampia convergenza sulla necessità che l’Europa fornisca risposte politiche nuove che siano all’altezza delle grandi sfide da fronteggiare, soprattutto sul terreno economico. La situazione della maggior parte delle economie dell’area euro, fatta salva la ritrovata stabilità dei mercati finanziari – un fatto certa- mente positivo – , continua a essere a dir poco preoccupante. La ripresa in corso è fragile e per il futuro si profila il rischio di un prolungato ristagno economico unito a una strisciante deflazione, che potrebbe durare per tutto il decennio in corso. Sono pertanto necessari profondi cambiamenti nelle politiche di rigore …

"La svolta tripolare", di Piero Ignazi

L’incontro tra Pd e M5S porta tre novità nella politica italiana. Offre un’immagine meno decisionista e più dialogica ad un Pd che sembrava voler procedere nelle riforme con un passo da Blitzkrieg. Mostra un Movimento 5Stelle lontano anni luce dall’arroganza post-elezioni politiche . Modifica, in prospettiva, le dinamiche del sistema partitico, fin qui ingessato in una diarchia, a volte conflittuale, a volte consensuale, tra Pd e centro-destra. Il Pd sta prendendo atto, giorno dopo giorno, del peso e della responsabilità conseguenti all’essere diventato il partito di gran lunga maggioritario del nostro Paese. Le pose eccessivamente assertive della leadership democratica dei primi tempi hanno lasciato posto ad una certa ponderatezza, frutto di una maggiore, autentica, sicurezza. L’obiettivo dei mille giorni, cioè di una governabilità di lungo periodo nel corso della quale realizzare il programma riformatore, conferma questo nuovo respiro del governo. Le stesse dichiarazioni di Matteo Renzi all’indomani delle elezioni europee avevano il tono grave di chi è consapevole che, con quel voto, le responsabilità crescevano di scala. Vale a dire che, dopo maggio, non ci …

"Renzi entra in Europa con realismo pensando alle riforme in Italia", di Stefano Folli

Nessuna sfida a Berlino e pochi slogan. Invece un piano per le riforme come chiede l’Unione. Un presidente del Consiglio in versione realista e pragmatica ha in sostanza inaugurato il semestre di presidenza dell’Unione davanti al Parlamento. Lo ha fatto in un giorno sfortunato, poco prima dell’eliminazione della squadra italiana in Brasile, con un discorso in cui non c’era traccia della spavalderia che di solito egli riserva ai messaggi via “Twitter” o agli interventi televisivi. Renzi stavolta ha parlato da presidente dell’Unione più che da politico italiano. Per cui nessun accenno alla revisione dei Trattati, uno dei cavalli di battaglia mediatici della vigilia. E nemmeno sollecitazioni esplicite ad attenuare il patto di stabilità. Un discorso concreto e abile, sotto questo aspetto. Una parola di troppo e il premier avrebbe corso il rischio di indispettire qualcuno in Europa. Ovviamente in primo luogo Angela Merkel. Ieri mattina i giornali davano giustamente parecchio risalto alle cosiddette “aperture” della Cancelliera sulle politiche economiche. Sembrava quasi che si trattasse di una vittoria lampo del nostro Renzi, prima ancora di cominciare …

"Il tempo giusto delle riforme", di Emilio Barucci

Nel suo discorso alla Camera sul semestre europeo il Premier Renzi ha battuto su due tasti: la necessità di «fare l’Europa» uscendo dal luogo comune che la vede come un soggetto esterno che concede autorizzazioni e vidima i conti pubblici; dare maggior respiro all’azione riformatrice interna con un ampio orizzonte temporale (1000 giorni) per fare le riforme. Da più parti è stato osservato che i due temi si tengono tra di loro. È vero, vediamo perché. Partiamo dall’Europa. Il semestre italiano di presidenza europea può essere un’occasione importante ma non risolve i problemi, il premier ha tutte le intenzioni di far cambiare verso all’Europa ma ancora non è chiaro cosa si possa ottenere realisticamente anche perché l’azione dei diversi paesi appare essere poco coordinata. Renzi ha fatto asse con Hollande e con gli altri partiti del Pse per ottenere un allentamento dei vincoli sulla finanza pubblica e per mettere il lavoro e la crescita al centro dell’azione europea piuttosto che confermare l’attenzione ossessiva sulla convergenza dei conti pubblici. Affinché non si tratti di un cambiamento …

"Meno burocrati e più computer. Così si cambia", di Mario Deaglio

Nonna Angela si è lasciata davvero convincere dalle parole del nipotino Matteo e dalla necessità di una maggiore flessibilità e di obiettivi più ambiziosi perché l’Europa non avvizzisca? Forse sì: se Angela Merkel è saldamente alla guida del più potente Paese europeo da quasi nove anni è perché ha saputo riconoscere i segni del cambiamento, li ha forse talora smorzati ma non si è mai messa per traverso. Si può quindi supporre che non si lascerà troppo tirare per la giacca dal suo eccellente ministro delle Finanze, Wolfgang Schauble che ha subito messo le mani avanti per dire un giustificato «no» a un allentamento puro e semplice delle regole sul debito pubblico. Nella sua costante ricerca di soluzioni pragmatiche, Angela Merkel non può non tener conto del peso sopportato dai bilanci famigliari di centinaia di milioni di europei, e in particolare dagli oltre trenta milioni di disoccupati e sottoccupati, per rimettere deficit e debito su una carreggiata sostenibile. E’ quindi ragionevole che guardi senza preclusioni all’impostazione del giovane primo ministro italiano e all’accattivante prospettiva di …

"Riforme e pregiudizio", di Massimo Adinolfi

Premessa per intendere in maniera pacata i fatti odierni. L’immunità parlamentare sta nella Costituzione italiana dal 1948. Non basta, si potrebbe tornare ancora più indietro: all’epoca medievale, per esempio, e alle prerogative riservate ai membri dei parlamenti in ragione della loro alta funzione. Non c’era ancora la democrazia, non c’era ancora il suffragio universale, non c’era ancora il costituzionalismo, e però si poneva comunque il problema di come tutelare i componenti delle assemblee elettive. Questa tutela si chiamava allora e si chiamerà in seguito – udite udite – «privilegio parlamentare», e si chiamava così, in assenza di grillini agguerriti che elevassero sdegnati la loro protesta. Ma ora i grillini ci sono, e si sdegnano e co- me: se uno vale uno, come recita il loro finto iperdemocraticismo – finto perché trova un’applicazione piuttosto altalenante, a se- conda delle circostanze -, qualunque privilegio è inammissibile. Lo dice (lo direbbe) la parola stessa. E invece la parola racconta la lunga storia con cui le istituzioni parlamentari si sono fatte largo contro la prevaricazione di altri poteri, conquistando …