Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Renzi, la stampa europea gli crede", di Raffaella Cascioli

Il ciclone Renzi nei media europei. Nuovo round con i tedeschi previsto per l’autunno quando saranno revisionati i patti di riforma dei bilanci. A Juncker gli italiani proveranno a strappare un impegno sugli investimenti. In Europa è Renzimania. Un ciclone che si è abbattuto su Bruxelles. Svegliando il vecchio continente, lanciando una nuova Odissea europea, sfidando a recuperare l’anima dell’Europa. Il giorno dopo l’esordio del premier italiano davanti all’Europarlamento in occasione della presentazione del semestre di presidenza Ue dell’Italia, Renzi campeggia sulle pagine dei principali quotidiani europei (ma non solo) che tra apprezzamenti e critiche scoprono un nuovo protagonista della scena europea. Se i toni più entusiastici emergono da una lettura dei principali quotidiani francesi (da Le Figaro a Le Monde passando per Liberation), sono i giornali tedeschi – e non poteva essere diversamente visto lo scontro avuto dal premier italiano con il tedesco Manfred Weber, capogruppo Ppe nel parlamento europeo – ad usare il chiaroscuro nel dipingere Renzi. E così la Sueddeutsche Zeitung, che solo qualche giorno fa aveva dedicato un lusinghiero articolo al …

"Telemaco è un punto di partenza", di Paolo Di Paolo

Il discorso di ieri del premier Matteo Renzi a Strasburgo mi ha colpito moltissimo. Non vorrei osservarlo da una prospettiva strettamente politica, e vorrei anche, per una volta, che i cinici di turno – che trovano difetti in tutto e hanno tradotto il sarcasmo in una visione del mondo – tacessero un istante. Abbiamo chiesto a lungo agli uomini politici di dire qualcosa in più, di usare altre parole, di spostare l’orizzonte da un piano soltanto pratico (o, quando va peggio, utilitaristico) a qualcosa di diverso e più alto. Se questo accade, anziché esserne soddisfatti, lo liquidiamo come retorica. A me pare che le parole di Renzi ieri fossero diverse, e perciò importanti. Partiamo dall’aspetto più esteriore: ha citato il mito classico, la letteratura, la grande tradizione culturale europea. Non è scontato. Non mi sembra nemmeno che fosse citazionismo fine a sé stesso: parlando della staffetta Grecia-Italia, Renzi ha spostato l’asse dalle difficoltà economiche di entrambi i Paesi alla loro centralità nella storia d’Europa. E parlando più in generale di Europa ha toccato il nodo …

"Alla ricerca di una visione coraggiosa", di Elisabetta Gualmini

Ha sparigliato di nuovo le carte ieri il presidente del Consiglio italiano nel suo discorso di insediamento alla guida del Semestre europeo. Ha scelto il registro della passione, dell’ispirazione e dell’emozione, al posto dell’elenco minuzioso dei punti programmatici che scandiranno i prossimi sei mesi. Non si è fatto imbrigliare da un discorso paludato. E ha preferito relegare ogni dettaglio tecnico sulla politica economica e le altre sfide europee a una misteriosa cartellina distribuita ai parlamentari per i compiti a casa. Come a dire, i dettagli e i tecnicismi ve li studiate dopo, io sono qui per parlare di «politica» e scaldare i cuori. E così Matteo Renzi anche stavolta parla a braccio, con il consueto esile canovaccio, guarda a destra e a sinistra con grande sicurezza, gli scappa la solita mano in tasca, che poi cerca di riportare saldamente ad afferrare il leggio come per impedirsi di lasciarla andare, e si muove con massimo agio tra citazioni massime (Aristotele e Dante, Pericle ed Enea, il Colosseo e il Partenone) e citazioni minime: se facessimo un …

"La missione di Telemaco", di Massimo Recalcati

Intanto perché Telemaco — o il suo complesso come ho titolato un mio libro di due anni fa — , diversamente da Edipo, non vive nell’antagonismo mortale e sterile nei confronti dei padri come è accaduto per le generazioni del ‘68 e del ‘77. Telemaco si configura piuttosto come l’immagine del figlio giusto, cioè del giusto erede. Essere figli giusti, essere giusti eredi, significa riconoscere il debito simbolico con chi è venuto prima di noi. È entrare in una relazione generativa con i nostri avi. Questo ha fatto Renzi nei confronti dei padri costituenti dell’Unione Europea. Il riconoscimento del debito è la condizione necessaria per essere giusti eredi. Ma Telemaco e con lui le nuove generazioni, sa bene che l’eredità non è acquisizione passiva di rendite, di beni o di geni. Piuttosto — come ricordava nell’ultima frase scritta di suo pugno il padre della psicoanalisi citando Goethe — per possedere davvero quello che i padri hanno lasciato devi riconquistarlo. È questo il movimento più autentico dell’ereditare. Ecco perché Telemaco non è solo una figura della …

"Quel dialogo tra finti sordi", di Andrea Bonanni

Matteo Renzi a Strasburgo ha parlato per venti minuti. Eppure i discorsi sono stati almeno quattro, uno più importante dell’altro. Il primo è stato il discorso con cui il premier ha cercato di ricordare all’assemblea che l’Europa non è solo un braccio di ferro sui soldi. Ma è anche e soprattutto la ricerca di una identità e di «un’anima». Il secondo discorso è stato quello, mai effettivamente pronunciato, a cui però ha ritenuto di dover rispondere polemicamente il capogruppo dei Popolari, il tedesco Manfred Weber, invitando perentoriamente l’Italia a rispettare il Patto di Stabilità, che peraltro Renzi non ha mai detto di voler disattendere. Il terzo è stato la risposta giustamente secca del presidente del Consiglio sui «pregiudizi» anti-italiani di cui Weber aveva appena dato ampia prova. Il quarto discorso non l’ha pronunciato Renzi ma il neo-eletto capogruppo dei socialisti europei, Gianni Pittella, quando ha ricordato al Ppe che, senza un accordo sulla flessibilità, sarebbe saltato anche il consenso del Pse sulla nomina di Juncker. Ci sarebbe poi addirittura un quinto discorso, quello che Renzi …

"Buone domande cattivi pensieri", di Michele Ainis

Diceva Craxi: quando non è possibile risolvere un problema, si nomina una bella commissione. Oggi invece s’indice una consultazione. È più trendy, e almeno in apparenza trasforma ogni elettore in un legislatore. Sarà per questo che gli ultimi tre governi ne hanno profittato a mani basse. Con la consultazione di Monti, nel 2012, sul valore legale della laurea. Con quella battezzata nel 2013 da Letta su «Destinazione Italia» , per attrarre investimenti dall’estero. O dal suo ministro Quagliariello sulle riforme costituzionali (131 mila risposte online). Infine con le consultazioni promosse da Renzi sul Terzo settore (che ha incassato meno di 800 email), nonché sulla riforma della pubblica amministrazione.  Adesso tocca alla giustizia: 12 punti sottoposti al verdetto telematico, che spaziano dal divorzio breve al processo lungo, dalla carriera dei giudici a quella dei cancellieri, e via via intercettazioni, prescrizioni, informatizzazioni, buone intenzioni. E allora, dove sta il problema? Non nel metodo, ci mancherebbe: è sempre cosa santa e giusta testare gli umori del popolo votante. Dopotutto, in Francia la legge Barnier del 1995 stimola il …

"Populisti senza futuro", di Michele Prospero

La destra estrema di Farage che, in segno di sfida, volta platealmete le spalle, mentre nell’aula di Strasburgo risuonano le note dell’Inno alla gioia, non compie solo un gesto volgare, che stride con quel senso delle istituzioni che sempre dovrebbe scandire la vita dei parlamenti democratici. Annuncia anche che per le accanite forze dell’antipolitica un fronte nuovo si è aperto, ed è dislocato dentro il cuore delle istituzioni europee. Il vecchio Hegel auspicava la pub- blicità dei lavori parlamentari e cele- brava le sedute descritte dalla stampa come una grande occasione per la crescita della società civile. Pensava che il potere, sottoposto alla valutazione dell’opinione pubblica informata, operasse come «un grande spettacolo che educava egregiamente i cittadini». Quel sistema che connetteva il funzionamento degli organi della rappresentanza con la vigilanza critica della sfera pubblica, pare sempre più un paradisiaco mondo fantastico, che stride con le infernali cadenze della antipolitica di esportazione coltivata dalle destre europee. Se per Hegel «la pubblicità è il maggiore mezzo di educazione» (che suppone deputati che parlano tra loro sapendo «che …