Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Il Mibact cambia verso, arriva la rivoluzione di Franceschini. Il Mibact cambia verso, arriva la rivoluzione di Franceschini", di Paola Fabi

Parla il ministro Dario Franceschini: «Amministrazione efficiente per valorizzare il nostro patrimonio». E ai privati dice: «Ora non ci sono più alibi» Non è un piccolo cambiamento ma «una grande rivoluzione». Lo aveva annunciato già da tempo il ministro Dario Franceschini e ieri la sua riforma per la riorganizzazione del sistema culturale e turistico italiano ha preso forma. Un cambiamento profondo che consentirà «di investire sull`incredibile patrimonio culturale che possediamo». L`obiettivo è arrivare a un`amministrazione efficiente e meno costosa attraverso sei passaggi fondamentali: rinnovamento della struttura centrale e semplificazione di quella periferica; integrazione tra cultura e turismo; valorizzazione dei musei italiani; rilancio delle politiche di innovazione e formazione; valorizzazione delle arti contemporanee; semplificazione delle procedure per ridurre i contenziosi tra amministrazione centrale e periferia ed il taglio delle figure dirigenziali (37 dirigenti in meno). Uno snellimento che, secondo Franceschini, «porterà dei vantaggi sia per i cittadini che per il territorio». Ministro Franceschini, la riorganizzazione del ministero delle attività dei beni e delle attività culturali e del turismo è una vera e propria rivoluzione. Ma come …

"Quel vuoto nelle riforme", di Claudio Sardo

Alle riforme che dovrebbero darci un nuovo sistema politico manca un capitolo decisivo: l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione. Ne parlano in pochi. E sono voci inascoltate. Il tema è stato fin qui escluso dalle sedi in cui si negoziano le modifiche al bicameralismo e la nuova legge elettorale. Definire invece le norme che possano garantire ai cittadini la democraticità della vita interna ai partiti e la trasparenza dei loro bilanci è fondamentale per rigenerare la politica e dare equilibrio alle istituzioni. Di questo parla l’art. 49, parole dimenticate della Costituzione italiana. «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Checché ne dicano i filosofi del nichilismo, senza partiti non c’è democrazia: basta guardare il mondo. Ma senza democrazia interna i partiti creano ferite, squilibri all’intero sistema. La storia della nostra democrazia difficile ha impedito per decenni di dare seguito a questo dettato costituzionale. Ora però, un quarto di secolo dopo la caduta del Muro, non ci sono ragioni plausibili per giustificare l’inerzia. La …

"Primo affondo di Cantone commissariata l’impresa dello scandalo Expo", di Alessia Gallione

È per trovare una soluzione a quell’appalto di Expo su cui si era allungata l’ombra della corruzione che, in fondo, è stato scritto il decreto del governo che ha affidato a Raffaele Cantone il compito di vigilare su tutte le gare future. E quel nuovo potere. Che, adesso, per la prima volta è stato utilizzato. Perché, con l’ultima firma ufficiale del prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca, dopo più di due mesi dagli arresti dell’inchiesta sulla cosiddetta “cupola degli appalti” di Expo e della sanità lombarda, i lavori dell’impresa Maltauro finiti nella bufera sono stati commissariati. E, d’ora, in poi, i cantieri da 55 milioni per costruire tutte le strutture di servizio — dai bar agli spazi comuni — del sito espositivo finiranno sotto la “tutela” di un amministratore straordinario esterno. È una storia tormentata, quella dell’appalto delle architetture di servizio di Expo. Una commessa che, secondo la procura di Milano, sarebbe stata “pilotata”. Con questa accusa l’ex amministratore delegato della Maltauro, Enrico Maltauro, era stato arrestato lo scorso 8 maggio. Cosa fare? È stato …

"Il vero nodo della partita", di Andrea Bonanni

SAREBBE suggestivo credere che l’intera Europa sia rimasta appesa alla cerimonia della campanella, all’ormai celebre passaggio di consegne a Palazzo Chigi che ha fissato nell’immaginario collettivo il gelo insanabile tra Matteo Renzi ed Enrico Letta. Sarebbe suggestivo, ma non è così. La partita delle nomine che si è aperta ieri sera a Bruxelles è in realtà un durissimo braccio di ferro tra i due grandi schieramenti europei, Ppe e socialisti, sulla ripartizione delle due poltrone di vertice che restano dopo la nomina del popolare Juncker alla guida della Commissione. I SOCIALISTI, che in Parlamento hanno solo una manciata di seggi meno del Ppe, vogliono tutte e due: quella del presidente del Consiglio europeo e quella dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue. I popolari ne vogliono concedere solo una. Il vero nodo, dunque, è il colore politico da attribuire ai «top jobs» europei. I nomi di Enrico Letta e di Federica Mogherini sono tra le molte variabili di un’equazione a due incognite che per ora i leader europei non riescono a risolvere. A complicare una …

"Super municipalizzate e pochi investimenti così sta morendo il capitalismo italiano", di Federico Fubini

In un rapporto Roland Berger i numeri che fotografano il declino del nostro sistema. Boom di fusioni e acquisizioni nel mondo, ma le imprese italiane sono solo prede   Cambia il controllo di Frette, il produttore di biancheria di lusso che fornì le lenzuola all’Orient Express e al Titanic, ma la notizia non è che ora apparterrà a un investitore straniero. Era già così. L’antica casa milanese viene infatti ceduta da un fondo di San Francisco a uno di Londra. La notizia è che non c’era un investitore italiano disposto o capace di presentare un’offerta o un progetto industriale migliori. È già successo negli ultimi anni, in vari settori. Dall’alimentare con Parmalat acquisita dai francesi di Lactalis, alla Ducati passata al gruppo Volkswagen, alle conquiste del gruppo transalpino Lvmh su Bulgari, Loro Piana o la pasticceria Cova, fino alla recente cessione del controllo di Indesit agli americani di Whirlpool. Difficile spiegare ai dipendenti delle società vendute che ciò sia un male, se ora vedono più investimenti, nuove competenze e la conquista di mercati prima irraggiungibili. …

"Un'occasione da non perdere" di Paolo Soldini

Un buon inizio. Se alle parole saprà far seguire i fatti, Juncker potrebbe segnare la svolta di cui la Ue ha bisogno per fare pace con i cittadini. I parlamentari europei gli hanno dato un’ampia maggioranza e lo hanno fatto dopo aver ascoltato un discorso che conteneva tre o quattro punti impegnativi. La grosse Koalition, popolari e socialisti ma anche liberali e Verdi, sarà pure insidiata da contraddizioni, però ha apprezzato una dichiarazio- ne d’intenti che lascia intuire uno scheletro di programma. Le defezioni che ci sono state sono quelle che ci dovevano essere perché erano state annunciate ed erano una bandiera, ma sostanzialmente, e a ragionar sui grandi numeri, il voto di ieri si è piazzato sul crinale tra chi crede nel futuro dell’Europa e delle sue istituzioni, a cominciare dalla moneta comune, e chi lo rifiuta. E il rapporto di forza è confortante, come s’è visto. Anche mettendo nel conto, e dalla parte giusta, un certo numero di parlamentari critici da sinistra su Juncker e l’alleanza che lo porta al potere, ma schierati …

"Il ritorno della politica", di Andrea Bonanni

LE DODICI cartelle del discorso con cui Jean-Claude Juncker ha ottenuto ieri la nomina a presidente della Commissione da parte del Parlamento europeo segnano una svolta. Non perché la vecchia volpe lussemburghese abbia enunciato concetti rivoluzionari o promesso riforme epocali. Ma perché, per la prima volta nella storia europea, il presidente della Commissione ha parlato non come uomo di fiducia dei governi nazionali ma come capo di una coalizione politica che in aula e a voto segreto gli ha dato la fiducia. E questa è, in effetti, la reale natura di Juncker: il referente di una complessa Grosse Koalition che si avvia a governare l’Europa. Egli non deve la sua poltrona ad accordi sottobanco tra le cancellerie, ma al fatto di essersi presentato come candidato di riferimento del Partito popolare europeo, di aver vinto le elezioni che hanno fatto del Ppe la forza di maggioranza relativa in Europa, e di aver saputo cucire un accordo tra i maggiori gruppi politici nel Parlamento di Strasburgo su un programma di governo. Neppure il veto britannico e la …