Tutti gli articoli relativi a: politica italiana

"Lettera Ue bacchetta l’Italia “Non avete una strategia” a rischio 40 miliardi di fondi", di Valentina Conte da La Repubblica del 13.08.14

Indispensabile per sbloccare i singoli programmi, nazionali e regionali. Senza l’assenso di Bruxelles su questo particolare Accordo si ferma tutto, non arrivano i soldi e non si inizia a spendere. Una partita che vale per l’Italia 41 miliardi e mezzo in sette anni. Cifra che raddoppia con il cofinanziamento nazionale. E che ora dunque si congela. Con lo svantaggio per l’Italia di partire male e in ritardo sui fondi strutturali, pure stavolta. Ma Bruxelles è categorica. Senza un piano e una strategia chiari ed efficaci, appunto, l’assenso non c’è. Anche perché – ed è questa la critica più forte – l’Italia ha gravi problemi di governance. La sua pubblica amministrazione non è efficiente e ben funzionante. E quando il motore è inceppato, non si può sperare che la linfa europea contribuisca a rivitalizzare il paese. Anzi i fondi rischiano di imboccare di nuovo la via, biasimata, degli incentivi a pioggia. Se non è una bocciatura, poco ci manca. CAPACITÀ ISTITUZIONALE In 249 punti e 37 pagine, la Commissione europea analizza passaggio per passaggio tutto il …

"È lo Stato che deve innovare", di Filippo Astone

Per uscire dalla crisi la ricetta è semplice: il settore pubblico deve trainare l’economia negli ambiti più all’avanguardia. Così è anche in Usa e Gran Bretagna, patrie del liberalismo «Dio salvi gli Stati!». Sì, perché senza la mano pubblica sarebbero impossibili quasi tutte le grandi innovazioni tecnologiche. E quindi ci sarebbe solo declino. A dimostrarci che le cose stanno davvero così è l’ultimo libro di Mariana Mazzucato, docente di Economia dell’innovazione all’Università del Sussex. Questo lavoro – a chi abbia orecchie per intendere – pone le fondamenta teoriche per politiche industriali assolutamente indispensabili. Il volume, originariamente The Entrepreneurial State. Debunking Public vs Private Sector Myths (2013, Arthem Press), è stato recentemente tradotto in Italia da Laterza con il titolo Lo Stato innovatore. Si tratta di uno dei libri più importanti pubblicati nel mondo, negli ultimi anni, in tema di politiche industriali. E certo non piacerà a chi strepita di Stati e di Unioni di Stati come se fossero solo ingombri e costosi intralci al libero dispiegarsi della impresa privata (che per definizione del mainstream andrebbe …

"Eterologa, la politica che diserta: decreto mancato e i rischi del fai da te", di Isabella Bossi Fedrigotti

Il ministero della Sanità ha sospeso il decreto che avrebbe autorizzato la fecondazione eterologa. Tutto rimandato al Parlamento che dovrà legiferare, ma chissà quando Sarà colpa dell’agosto e del desiderio di chiudere per ferie o della materia complessa e delicata? Probabilmente un po’ di tutte e due. Fatto sta che il decreto del ministro della Sanità concernente l’autorizzazione della tanto discussa fecondazione eterologa è stato sospeso, perché, come ha scritto Beatrice Lorenzin ai gruppi parlamentari, siano le Camere ad affrontare gli «evidenti profili etici che attingono la materia», oltre che, come sembra, per la richiesta di compatibilità di colori e gruppo sanguigno tra genitori e figlio avanzata dai medici e dalle associazioni di aspiranti padri e madri tramite inseminazione. Richiesta sulla quale la stessa Lorenzin, e non soltanto lei, si è pronunciata in disaccordo. Sul tema, è perciò stato deciso all’unanimità, dovrà legiferare il Parlamento, chissà quando, però. Giusto che si discuta, ancora e ancora, e che, eventualmente, non si proceda per decreti, poiché l’argomento – se così si può dire – del contendere è …

"Più vicini all'Europa, il nodo delle Regioni", di Roberto D'Alimonte

I festeggiamenti sono ancora prematuri. L’approvazione del disegno di legge di riforma costituzionale in prima lettura al Senato è solo la prima tappa di un percorso ancora lungo. Ma da ieri si può dire che l’Italia ha fatto un primo importante passo verso l’Europa. Le polemiche – spesso pretestuose – che hanno accompagnato l’iniziativa del governo non hanno permesso di valutare con serenità la portata delle innovazioni introdotte. L’opinione pubblica è ancora confusa. Le accuse di autoritarismo hanno seminato dubbi e impedito una attenta valutazione dei fatti. In realtà, la riforma proposta razionalizza molti aspetti del nostro assetto costituzionale in tema di rapporti tra esecutivo e legislativo, tra cittadini e istituzioni rappresentative, tra Stato e Regioni. Il Senato perderà i poteri che ha oggi e non sarà più eletto direttamente dai cittadini. Non darà la fiducia e non avrà un potere di veto su gran parte della legislazione. Ma questo è quello che avviene nella grande maggioranza dei Paesi europei in cui da anni il processo legislativo è imperniato sulla supremazia della camera bassa. Ma …

"Radiografia di un declino", di Federico Fubini

FORSE il problema non è tanto l’ennesima recessione, ma il fatto che tutto ritorni così simile a se stesso in questo Paese. Nel giugno del ‘44, già pensando al dopoguerra, Luigi Einaudi scrisse al direttore dell’ Economist una supplica agli alleati di non forzare l’Italia a diventare un’economia moderna. Non perché le riforme non fossero necessarie, spiegò, ma per non creare una reazione di rigetto in un’Italia dove il fascismo era morto, ma lo sciovinismo restava vivo e vegeto. «I NOSTRI rappresentanti verrebbero banditi come traditori e agenti dei poteri finanziari plutocratici stranieri», scrisse Einaudi. Questa sembra di averla già sentita, più di recente. Altrettanto familiare suona anche la previsione formulata allora dal futuro presidente e i successivi esiti. Einaudi promise agli angloamericani che gli italiani sarebbero stati felici di fare le riforme da sé, se solo fosse stata lasciata loro la sovranità (oggi diremmo: niente troika). Non successe. Lo Stato corporativo cambiò nome o bandiere ma non la sua struttura, che ancora oggi si perpetua. L’Iri sopravvisse e oggi il virus dell’invadenza della politica …

"C’è dietro la mano dell’uomo", di Mario Tozzi

Colpa di una balla di paglia? Se fosse stata sul serio colpa solo di una balla di paglia, che ha fatto da tappo al torrente Lierza, la cosiddetta bomba d’acqua che si è abbattuta sulla festa degli Omeni al Mulino di Croda sarebbe stata comunque interamente causata dagli uomini. Uomini che, certamente in buona fede, ignorano le leggi della dinamica fluviale e che non volevano davvero provocare vittime e danni. Ma, purtroppo e ancora una volta, le cose potrebbero essere andate in modo diverso e quella balla di paglia, ammesso che abbia contribuito, al massimo è stata una delle concause minori in un territorio che dire strapazzato dalle costruzioni, dagli sbancamenti e dagli stravolgimenti è dire poco. E certo c’entra molto poco con la scarsa memoria degli abitanti del luogo, già dimentichi dell’alluvione del febbraio scorso (mica di un secolo fa) che aveva messo in pericolo uomini e cose. E ancora meno c’entra con la scarsa propensione che abbiamo, soprattutto nel nostro Paese, a comprendere il cambiamento climatico che è drammaticamente in atto e che …

"La squadra di Renzi nel Vietnam dei superburocrati", di Antonella Baccarouo

La battaglia su «quota 96», la norma su 4 mila docenti contenuta nel decreto sulla pubblica amministrazione, ora all’esame del Senato dopo l’approvazione alla Camera, segna il punto di massima esplosione dei rapporti tra strutture tecniche dello Stato. Schematicamente, da una parte c’è Palazzo Chigi, dall’altra la Ragioneria, in mezzo il Parlamento. Ma altri soggetti invadono la scena, come il commissario alla spending review , Carlo Cottarelli, e la nuova squadra tecnico-economica di Renzi, che sta per essere istituzionalizzata. A fare da detonatore, uno dei provvedimenti più esplosivi dell’attuale esecutivo: il decreto pubblica amministrazione. Tanto per citare due delle norme che fanno fibrillare la burocrazia, l’articolo 6 prevede che le p.a. non possano conferire incarichi dirigenziali o direttivi a dipendenti pubblici e privati a riposo, se non gratis e per un solo anno. Una norma che spazza via i tanti superpensionati richiamati in ruoli apicali dei ministeri. L’articolo 8 invece rende più stringente la disciplina sull’obbligo di collocare «fuori ruolo», e non più in semplice aspettativa, i magistrati e gli avvocati e procuratori dello Stato …