Tutti gli articoli relativi a: partito democratico

"La tregua può fare il gioco della destra", di Elisabetta Gualmini

È tornato, a quanto pare per rimanere, almeno un anno, il governo di servizio. Ieri alla direzione del Pd, Matteo Renzi ha ricondotto il Letta-Alfano alla sua natura e alla sua misura. Un governo anomalo, speciale, frutto della paralisi successiva alle elezioni del 2013, di cui il Pd è diventato l’azionista di gran lunga maggiore, di cui continua ad essere il sostenitore più leale, ma che non può riconoscere come il «suo» governo. In questo quadro, al presidente del Consiglio spetta la gestione del personale (con eventuale rimpasto) e l’ordinaria amministrazione. Al Pd il compito di dettare, passo dopo passo, un’agenda sufficientemente ambiziosa. Enrico Letta, fa buon viso a un gioco che al tempo stesso gli concede il tempo richiesto e lo ridimensiona. Parla del partito-comunità, di un gioco di squadra, implicitamente riconoscendo a Renzi la fascia del capitano. Lo scambio è chiaro. Innanzitutto il Pd confida di incassare la riforma del sistema elettorale, scongiura il baratro proporzionalista predisposto dai giudici della Corte Costituzionale, ristabilisce le condizioni minime per un ritorno al voto (in qualsiasi …

"Il giorno del giudizio", di Massimo Giannini

NON serviva il genio della lampada, per capire che la difficile «coabitazione» tra Letta e Renzi non avrebbe retto alla prova dei fatti. Non serviva la malizia dei «disfattisti», per immaginare che la pazienza del premier temporeggiatore non sarebbe stata compatibile con l’urgenza del segretario riformatore. E infatti si avvicina il giorno del giudizio. Il 20 febbraio si capirà se il governo ha la forza per andare avanti, o se il Pd ha la forza per «cambiare schema». Cioè per «traslocare» il suo leader da Palazzo della Signoriaa Palazzo Chigi. Questa, dunque, è ormai la posta in gioco. Più ancora, forse, delle elezioni anticipate, che pure restano sullo sfondo. I «duellan-», per la prima volta riuniti l’uno di fronte all’altro in direzione, hanno provato a troncare le polemiche e a sopire i conflitti. Fino a un certo punto, hanno cercato di parlare d’altro, riducendo il dibattito al Nazareno a una surreale rimpatriata tra dorotei. Renzi e Letta sembravano Andreotti e Forlani, ricongiunti in una riunione di corrente che offende le intelligenze del partito e le …

"Renzi: «Lo schema può cambiare». La discussione sul governo rinviata al 20", di Rudy Francesco Calvo

Matteo Renzi non chiude la porta a nessuna ipotesi. Anzi, nel suo intervento conclusivo alla direzione del Pd di ieri, ha proposto addirittura di riconvocare quell’organismo il 20 febbraio con un unico, chiaro punto all’ordine del giorno: la scelta tra continuare a sostenere questo governo, dar vita a un Letta bis o portare lo stesso Renzi a palazzo Chigi. «Io – ha chiarito il segretario dem – non mi sono mai allontanato dallo schema che ci ha posto il presidente del consiglio: un percorso di 18 mesi per uscire dalla crisi finanziaria e approvare un pacchetto di riforme. Vogliamo cambiare schema? Parliamone». Non è arrivato, quindi, quel “no” chiaro di Renzi all’ipotesi della staffetta a palazzo Chigi, l’unica risposta che avrebbe definitivamente archiviato quella soluzione. E quel “no” non è stato pronunciato nemmeno da Graziano Delrio, nell’incontro mattutino con il capo dello stato, che certamente ha segnato anche l’andamento della direzione. Giorgio Napolitano ha chiesto al ministro, con il quale ha un buon rapporto, un chiarimento rispetto ai tanti articoli dedicati dai giornali a questa …

"Città metropolitane, riforma necessaria", Graziano Delrio scrive al Direttore de La Stampa

Gentile Direttore, Se il nostro Paese manca di competitività una delle ragioni è nell`assetto istituzionale superato contro cui si scontra la capacità di reagire e di investire della società. Questo accade in modo vistoso nelle aree in cui si concentrano le migliore energie: le aree urbane. Proprio là dove il Paese ha le maggiori risorse – fintanto che resistono – cioè imprese, università, creatività, popolazione, nodi infrastrutturali, là l`impotenza si sente in modo più amaro. Con tutta la buona volontà delle istituzioni locali e del virtuoso tessuto sociale italiano, pur avendone le potenzialità Milano non riesce a competere con Francoforte, né Roma con Parigi, e Marsiglia e Lione sembrano su un altro pianeta rispetto alle nostre Genova e Napoli. Sono trent`anni che sí discute della riforma delle città metropolitane e in queste settimane, con il voto al Senato, c`è la possibilità di farla decollare. In questi ultimi due anni e ultimi mesi i sindaci di Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze e altri ancora hanno costruito con le imprese, le università, le professioni, il mondo del …

"Nessun condono per gli interventi di bonifica ambientale", a cura del gruppo PD in Commissione Ambiente

Contrariamente a quanto circolare in rete in questi giorni, l’art. 4, comma 1 del decreto-legge “Destinazione Italia”, non prevede alcun condono tombale né finanziamenti per l’attuazione di interventi di bonifica da parte dei responsabili della contaminazione. L’ambito oggettivo di applicazione della norma riguarda siti di interesse nazionale contaminati da eventi risalenti nel tempo nei quali gli interventi di risanamento procedono faticosamente per carenza di risorse pubbliche, per gli elevati oneri che i privati devono sostenere, per l’incertezza degli obblighi ambientali a carico di soggetti estranei alla contaminazione che avrebbero interesse ad insediare nuove iniziative economiche in detti siti, per le difficoltà delle azioni giudiziarie di risarcimento del danno ambientale. L’obiettivo prioritario che la norma intende conseguire infatti, é di favorire investimenti per nuove iniziative economiche in siti nazionali contaminati da parte di soggetti del tutto estranei ad ogni responsabilità per danno ambientale, e di garantire che l’utilizzo di queste aree avvenga in condizioni di sicurezza ambientale e sanitaria, limitando e prevenendo l’ulteriore consumo di suolo e di aree di pregio ambientale o a destinazione agricola …

"L’eterno rito della Prima Repubblica", di  Aldo Cazzullo

La parola è oscura, ma il significato è certo: quando si comincia a parlare di «verifica», vuol dire che un governo è messo male, se non malissimo. 
Sommo «verificatore» fu considerato Andreotti, che si esibì nel rito per l’ultima volta nel 1991, alla vigilia del crollo finale. La liturgia in effetti rimanda alla Prima Repubblica, quando l’usanza si concludeva con un riequilibrio di sottosegretariati e con la pronuncia dell’immortale formula coniata da Rumor: «Molto è stato fatto, molto resta da fare». Ma anche la cosiddetta Seconda ebbe le sue verifiche, che di solito coincidevano con i momenti peggiori. Tanto che di volta in volta si cercarono sinonimi, tipo «nuovo inizio», «fase 2» o anche «cabina di regia», inventata da Fini e Follini per far fuori Tremonti nel 2004. 
In realtà, l’esigenza della verifica indica che non solo la coesione tra i partiti, ma soprattutto il legame tra l’opinione pubblica e l’esecutivo è ridotto al minimo. La maggioranza vacilla, le poltrone traballano, i ministri barcollano, e si cerca di tenere tutto insieme «aprendo un tavolo», «cercando …

"La sinistra conservatrice e la pazza idea ventilata a Renzi", di Jacopo Iacoboni

Dopo una settimana tutta assurda, mentre accennano a placarsi le follie – ma non l’ansia dei media di stigmatizzare, un’ansia che fa il pendant e il gioco di quelle follie – conviene fermarsi un istante a chiedersi a che punto sia la battaglia politica di Matteo Renzi. A neanche due mesi dall’insediamento, e di fatto in un solo mese di lavoro, il nuovo segretario del Pd sta probabilmente per incassare (salvo sorprese sempre possibili) una legge elettorale che si voleva da anni, e un pacchetto di riforme che altri leader del centrosinistra hanno cercato (ma le cercavano davvero?) invano per quasi due decenni. Sulla legge si può discutere: brutta l’assenza delle preferenze, ed è un problema che peserà; discutibili, assai, anche le liste corte, evidente soluzione di compromesso; ma non è un Porcellum per un ragione di fatto: il Porcellum assicurava ingovernabilità certa, questa legge un governo dovrebbe riuscire a darlo. Le soglie sono state decorosamente riallineate per evitare uno squilibrio eccessivo nella rappresentanza. L’obiezione di aver dialogato con Berlusconi appare del tutto sballata (specie …