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Renzi sprona il Pd: «Subito le riforme», da L'Unità

«Il tempo delle riforme è adesso». Matteo Renzi alla direzione del Pd alza l’asticella, «dobbiamo avere la forza non soltanto di andare avanti, ma di raddoppiare, tornando al mitico Mike Bongiorno, non è il momento di lasciare ma di raddoppiare». Soprattutto adesso che gli italiani hanno in- vestito il Pd con il 40,8% dei voti a guida- re il processo di cambiamento qui e in Eu- ropa: «Il 40% è un accidente della storia, un colpo di fortuna o un obiettivo stabile?». Per il segretario deve diventare una realtà stabile, quell’approdo a cui pensava Walter Veltroni quando diede vita al Pd. È un treno in corsa il presidente del Consiglio e chiede a tutto il partito di saltare su perché la meta si raggiunge insieme. Non è un caso che prenda le distanze dalle letture perfide di chi ha visto nella foto della notte storica al Nazareno la salita sul carro di tutti, minoranza compresa. «Oggi che ha vinto il Pd è bellissimo pensare che quella foto di gruppo è la foto di un partito …

"Il Pd e l’unità del partito plurale", di Claudio Sardo

Quel 40 per cento segna un passaggio. Una linea di discrimine. Nulla sarà più come prima, per Renzi e per l’intero Pd. Si discuterà ancora se la nuova stagione abbia avuto inizio con le primarie che hanno lanciato Renzi senza però vederlo vincitore, o successivamente con il plebiscito a favore del «cambiare verso», o ancora con l’azzardo della sostituzione di Letta. Ma la verità è che dopo le europee inizia un tempo nuovo anche per il governo. Un capitolo è finito e un altro è stato cominciato dagli elettori. Gran parte degli italiani hanno fatto un investimento, hanno «legittimato» Renzi per una via traversa e lo hanno fatto attribuendogli una forza politica che forse mai era stata concessa ad altri leader nella seconda Repubblica (a dispetto della bolsa retorica sull’elezione diretta del premier). Stando alle cose che ha detto nella conferenza stampa di lunedì e nella direzione Pd di ieri, il premier è ben consapevole delle speranze che ha suscitato e del valore aggiunto che ha portato al suo partito, aprendolo a ceti sociali tradizionalmente …

Quel che Renzi può chiedere a Bruxelles", di Mario Deaglio

Per una singolare coincidenza, pochi giorni dopo una consultazione elettorale che ha cambiato il modo in cui si fa politica in Italia, è stato pubblicato un documento ufficiale che analizza come è cambiata l’Italia. Si tratta del «Rapporto Annuale» dell’Istat, una fotografia ufficiale costruita con statistiche di prima qualità, non con sondaggi frettolosi, una ricognizione di quel che è successo al Bel Paese nel corso della crisi e di come ne sta uscendo. Partiamo dalle famiglie: l’Istat documenta sei anni consecutivi di caduta del loro potere d’acquisto e sin qui si tratta di un’osservazione arcinota. Meno noto è che questo periodo di crisi si può dividere molto chiaramente in due parti. Dal 2008 fino a metà del 2012 le famiglie italiane hanno cercato di mantenere i livelli di consumi ai quali erano abituate e pur di ottenere questo risultato hanno ridotto fortemente il risparmio. Da metà 2012 a fine 2013 è successo l’esatto contrario: i redditi sono, in media, scesi più lentamente oppure hanno smesso di scendere ma questo non si è tradotto in un …

"Il riformismo diventa maggioranza", di Ezio Mauro

Dunque è “un’Italia di pensionati”, si suppone vecchia, impaurita e stanca, che ha sbarrato la strada alla trionfale avanzata di Beppe Grillo e al suo forcone già pronto ad infilzare in un colpo solo Napolitano e Renzi, aprendo così il primo processo del popolo decretato da un comico contro tutta la classe dirigente del Paese, in nome dell’unica rivoluzione al mondo proclamata sui divani bianchi di Vespa: solo che gli italiani, finito lo spettacolo e spaventati dal programma, hanno cambiato canale e la ghigliottina è rimandata. È tipico del populismo autoipnotico dare la colpa agli altri dei propri errori e non saper leggere le ragioni della propria sconfitta. E infatti Silvio Berlusconi nasconde il suo declino dietro una campagna «dolorosa e sofferta per la condizione di uomo non libero», dimenticando che questa riduzione della libertà di movimento (non politica) è causa dei reati che ha commesso, accertati e sanzionati da tre Corti della Repubblica, dunque deriva interamente dalla sua responsabilità, non da una congiura. L’identica reazione spaesata e fuori dalla realtà indica il parallelo declino …

"Eventi storici, ma Renzi non ha tempo", di Stefano Menichini

Dal voto di domenica un’incredibile sequenza di novità clamorose per la sinistra. Eppure il premier non festeggia. Perché sa quanto sia volatile e quanto sarà esigente quel 40,8 per cento. E perché a Bruxelles lo aspetta una responsabilità enorme. In una sola domenica si concentrano più fatti storici che in sette anni di vita del Partito democratico. Ma colui che l’ha resi possibili non ci si ferma su, se non per una breve frase di circostanza, per dichiarare una commozione che non trapela da nessuna parte. È la prima volta nella storia della repubblica che un partito di sinistra sfonda la mitica quota 40. È il più ampio distacco mai registrato fra il primo partito e chi lo segue. È la prima volta che la sinistra è maggioranza in tutte le regioni. Un partito di sinistra torna dopo decenni a insediarsi nel Nord, con cifre da capogiro in una delle aree più industrializzate d’Europa, ritrovando contatto con pezzi di società che parevano irrangiungibili. Appena entrato nel Pse, il Pd ne prende già la guida, col …

"La grande occasione", da L'Unità

Nessuno si aspettava un successo del Pd di queste dimensioni. In nessuno dei grandi Paesi europei il responso elettorale è stato così netto. Si dovrà riflettere ancora su quanto è avvenuto (anche perché i sondaggi sbagliano sempre, e sempre di più). Di certo, è un risultato di portata storica. Basti pensare che nessun partito italiano, dopo la Dc nel 1958, ha più superato la soglia del 40% in un’elezione generale. Il Pd è stato percepito – nel pieno di questa crisi sociale, morale, istituzionale – come il «partito della nazione», il solo in grado di difendere le istituzioni dal rischio di un’azione distruttrice e al tempo stesso di guidare il Paese verso il rinnovamento necessario. ̀ certamente merito di Matteo Renzi aver creato un feeling con settori della società che guardavano alla sinistra con diffidenza. Ma ora sulla sua leadership, e sull’intero partito, c’è il carico di una grandissima responsabilità verso il Paese e verso l’Europa. Suscitare aspettative è un merito di chi fa politica. L’aspettativa contiene dosi di speranza e di fiducia che non …

"Foto di gruppo con sorrisi e vittoria è la Renzi-generation", di Filippo Ceccarelli

Gente allegra, il ciel l’aiuta. La frustrazione non fa prendere voti, e chi mette su il muso o fa l’isterico sembra condannato a perderli — o almeno così sembra. E quindi la vittoria del Pd si rispecchia come meglio non si potrebbe nella foto qui sopra, realizzata in super grandangolo alle ore 1,25 della notte. Boschi, Guerini e Serracchiani hanno appena finito di parlare: «Fino a quel momento — ricorda Giuseppe Lami, dell’Ansa — stavano come delle mummie». Lami è inginocchiato dinanzi al tavolo della sala stampa, inquadratura frontale, obiettivo 17 mm, dietro di lui una rumorosa ed eccitata moltitudine di giornalisti, fotografi e cameramen reclama una foto di gruppo, «come una squadra che ha vinto la Coppa Italia». Altri dirigenti e ministri presenti in sede prendono allora ad accalcarsi sul fondale, che proietta bandiere europee e del Pd. C’è euforia, qualcuno dal mucchio fa notare gridando: «Ohi, manca quello più importante! ». «Sì, però noi ci siamo! — rispondono — e siamo tutti importanti», e sorridono, ridono, battono le mani, e Lami scatta, clic-clic-clic. …