Tutti gli articoli relativi a: partito democratico

"Telemaco è un punto di partenza", di Paolo Di Paolo

Il discorso di ieri del premier Matteo Renzi a Strasburgo mi ha colpito moltissimo. Non vorrei osservarlo da una prospettiva strettamente politica, e vorrei anche, per una volta, che i cinici di turno – che trovano difetti in tutto e hanno tradotto il sarcasmo in una visione del mondo – tacessero un istante. Abbiamo chiesto a lungo agli uomini politici di dire qualcosa in più, di usare altre parole, di spostare l’orizzonte da un piano soltanto pratico (o, quando va peggio, utilitaristico) a qualcosa di diverso e più alto. Se questo accade, anziché esserne soddisfatti, lo liquidiamo come retorica. A me pare che le parole di Renzi ieri fossero diverse, e perciò importanti. Partiamo dall’aspetto più esteriore: ha citato il mito classico, la letteratura, la grande tradizione culturale europea. Non è scontato. Non mi sembra nemmeno che fosse citazionismo fine a sé stesso: parlando della staffetta Grecia-Italia, Renzi ha spostato l’asse dalle difficoltà economiche di entrambi i Paesi alla loro centralità nella storia d’Europa. E parlando più in generale di Europa ha toccato il nodo …

"Quel dialogo tra finti sordi", di Andrea Bonanni

Matteo Renzi a Strasburgo ha parlato per venti minuti. Eppure i discorsi sono stati almeno quattro, uno più importante dell’altro. Il primo è stato il discorso con cui il premier ha cercato di ricordare all’assemblea che l’Europa non è solo un braccio di ferro sui soldi. Ma è anche e soprattutto la ricerca di una identità e di «un’anima». Il secondo discorso è stato quello, mai effettivamente pronunciato, a cui però ha ritenuto di dover rispondere polemicamente il capogruppo dei Popolari, il tedesco Manfred Weber, invitando perentoriamente l’Italia a rispettare il Patto di Stabilità, che peraltro Renzi non ha mai detto di voler disattendere. Il terzo è stato la risposta giustamente secca del presidente del Consiglio sui «pregiudizi» anti-italiani di cui Weber aveva appena dato ampia prova. Il quarto discorso non l’ha pronunciato Renzi ma il neo-eletto capogruppo dei socialisti europei, Gianni Pittella, quando ha ricordato al Ppe che, senza un accordo sulla flessibilità, sarebbe saltato anche il consenso del Pse sulla nomina di Juncker. Ci sarebbe poi addirittura un quinto discorso, quello che Renzi …

Generazione Telemaco: il dovere di meritare l'eredità", di Matteo Renzi

Se oggi l’Europa facesse un selfie che immagine verrebbe fuori? Posso dirlo con estrema preoccupazione? Emergerebbe il volto della stanchezza, in alcuni casi della rassegnazione. Se dovessi dirlo in modo sintetico, l’Europa oggi mostrerebbe nel selfie il volto della noia. Questa mattina si è chiuso il semestre greco, con un passaggio di consegne. Se in tutto il mondo ci si chiede qual è il testimone tra Grecia e Italia, si pensano cose straordinariamente affascinanti: qualcuno pensa al rapporto tra Anchise ed Enea, tra Pericle e Cicerone. Grecia e Italia sono agorà e foro, il tempio e la Chiesa, il Partenone e il Colosseo. E invece non pensiamo a questo quando parliamo di Grecia e Italia, e neanche al senso della vita, nonostante Aristotele e Dante, Archimede e Leonardo. Pensiamo alla crisi, allo spread, alle difficoltà finanziarie, perché è molto forte nel nostro corpo la ferita lasciata dalla recente difficoltà congiunturale economica. La grande sfida del semestre europeo non è elencare una serie di appuntamenti che pure ci saranno, la grande sfida del nostro continente è …

Riforme: lettera del PD al Movimento 5 Stelle

Il testo della lettera che Alessandra Moretti, Debora Serracchiani, Matteo Renzi e Roberto Speranza hanno inviato agli onorevoli M5S, Di Maio, Toninelli, Brescia e Buccarella Gentili onorevoli Di Maio, Toninelli, Brescia e Buccarella, vi ringraziamo innanzitutto per la disponibilità al confronto sulla legge elettorale e sulle riforme. E anche per la civiltà del confronto dello scorso 26 giugno. Si possono avere idee diverse ma riuscire a parlarsi ed ascoltarsi serve. Serve sempre. Come forse ricorderete la nuova segreteria del Pd – eletta da un processo democratico che ha coinvolto circa tre milioni di persone – ha immediatamente tentato di aprire un canale di collegamento con voi. L’esito non è stato fortunatissimo, all’inizio. Ma non abbiamo mollato come potete vedere (intervista al “Fatto”, lettera ai partiti). Le vostre posizioni sulla legge elettorale sono state nei mesi molto diverse. Dalla mozione Giachetti in cui avete votato a favore del Mattarellum, al post di Beppe Grillo che si schierava per il voto con il Porcellum, all’altro post in cui il vostro fondatore proponeva di votare con il Consultellum. …

"Populisti senza futuro", di Michele Prospero

La destra estrema di Farage che, in segno di sfida, volta platealmete le spalle, mentre nell’aula di Strasburgo risuonano le note dell’Inno alla gioia, non compie solo un gesto volgare, che stride con quel senso delle istituzioni che sempre dovrebbe scandire la vita dei parlamenti democratici. Annuncia anche che per le accanite forze dell’antipolitica un fronte nuovo si è aperto, ed è dislocato dentro il cuore delle istituzioni europee. Il vecchio Hegel auspicava la pub- blicità dei lavori parlamentari e cele- brava le sedute descritte dalla stampa come una grande occasione per la crescita della società civile. Pensava che il potere, sottoposto alla valutazione dell’opinione pubblica informata, operasse come «un grande spettacolo che educava egregiamente i cittadini». Quel sistema che connetteva il funzionamento degli organi della rappresentanza con la vigilanza critica della sfera pubblica, pare sempre più un paradisiaco mondo fantastico, che stride con le infernali cadenze della antipolitica di esportazione coltivata dalle destre europee. Se per Hegel «la pubblicità è il maggiore mezzo di educazione» (che suppone deputati che parlano tra loro sapendo «che …

"La via d’uscita costituzionale", di Gianluigi Pellegrino

Doccia scozzese per l’immunità. Ieri pomeriggio il voto in commissione che la reintroduce per intero anche nel Senato non elettivo e competenze ridotte. Ma poi a sera la lettera di Renzi ai 5S che riapre a una migliore soluzione. La scorsa settimana era apparsa una commedia degli equivoci. Grottesca, ma anche facile da risolvere. Era avvenuto infatti che negli emendamenti era improvvisamente sbucata lo scudo. E però tutti rinnegavano la norma. Figlia di nessuno. Spuntata come una improvvida Minerva dalla testa di Giove. L’esecutivo ribadiva la sua assoluta contrarietà. Non solo i grillini urlavano allo scandalo ma anche dal Pd a Forza Italia, respingevano sdegnati ogni addebito. I relatori reagivano addirittura offesi. Il cerino girava a velocità vorticosa. Più del proscenio di una importante riforma istituzionale, sembrava, come ha scritto Massimo Giannini, la trama di Agatha Christie dove colpevole è solo il maggiordomo. Nella conseguente rissa surreale, strafalcioni contrapposti si inseguivano. Gli uni gridavano “per Camera e Senato, o per nessuno”. Senza però considerare che a funzioni e investiture diverse ben può connettersi una diverso …

"«Con la flessibilità Ue dieci miliardi l’anno. Si potrà investire di più», intervista al sottosegretario Delrio, di Lorenzo Salvia

L’Italia torna da Bruxelles con la regola del «miglior uso della flessibilità» già prevista. Non è un po’ poco, sottosegretario Graziano Delrio, per parlare di un’Europa che abbandona la linea del rigore e di vittoria del governo Renzi? «No, non è poco perché è proprio dal mancato uso della flessibilità già consentita che sono arrivati i nostri problemi più seri». Quindi, nel semestre di presidenza dell’Unione, l’Italia non chiederà di alzare il tetto del deficit, il famoso 3% del Pil, il Prodotto interno lordo? «Non credo sia una legge scolpita per sempre nella pietra ma non vogliamo essere noi a spostarla sulla sabbia. No, non chiederemo di alzare il 3%. Anche per evitare sospetti e risolini in Europa, anche ricordando che ci sono altri Paesi che sforano quel limite in modo palese e per un certo periodo l’ha fatto persino la Germania». Scusi, ma allora questa maggiore flessibilità cosa vuol dire? «Vuol dire che quando si calcola il deficit non viene considerata, o meglio viene considerata flessibile, una parte della spesa. Di fatto si allenta …