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Quota96, elusa la risposta sulle sentenze dei tribunali – di Manuela Ghizzoni 18.12.14

Ecco la risposta del Governo alla mia interrogazione del 18 novembre sulle sentenze emesse dai tribunali locali sui ricorsi dei cosiddetti “Quota96” e su quali misure si intendessero approntare per garantire parità di diritto e di giustizia a questi lavoratori della scuola esclusi dal pensionamento. Quella che abbiamo ricevuto è una risposta da muro di gomma, che elude l’oggetto dell’interrogazione non entrando nel merito dell’andamento delle sentenze. Rimane poi l’amarezza di un ulteriore rinvio ad un atto futuro, quando il futuro ormai è poco. Se si fosse veramente voluto ricucire lo strappo avvenuto l’estate scorsa, l’ambito era quello della legge di stabilità, dove si sarebbero potuto gettare le basi per agire poi all’interno de “la buona scuola”. Di fronte a questo esito, peraltro quasi scontato, continuo a portare avanti le nostre obiezioni: c’è ancora un’interrogazione sui costi sociali ed economici del mantenimento in servizio di personale ultrasessantenne. In quanto alla questione delle sentenze giudiziarie, chiederò una risposta precisa, che non ritengo ci sia stata. Lo abbiamo detto tante volte, ora non è più prorogabile: il governo si pronunci chiaramente e definitivamente sulla questione, senza aleatori rinvii a futuri provvedimenti.

Di seguito la risposta all’interrogazione

 

QUOTA 96

Il bando (forse) ritrovato, di Manuela Ghizzoni 17.12.14

In un passaggio della risposta (che integralmente pongo in calce) alla mia interrogazione sul bando SIR – che avevo definito “perduto” – si legge: “E’ prevedibile che i risultati del bando possano essere resi noti entro il mese aprile 2015. L’intera procedura potrebbe concludersi, quindi, in soli sei mesi dall’ insediamento dei CdS, con una tempistica equiparabile a quella dei bandi del Consiglio Europeo della Ricerca“. Si può essere ottimisti? Credo che dipenda dai punti di vista e certamente non può esserlo quello dei ricercatori coinvolti perchè 16 mesi per definire i vincitori di un bando non rappresentano esattamente tempi olimpionici, pur tenendo conto dei 5 mesi perduti nell’attesa della risposta, peraltro negativa, dell’ERC in merito alla indicazione dei commissari (magari la disponibilità dell’ERC andava verificata prima di emanare il bando).
In merito alle nuove modalità di individuazione dei componenti dei Comitati di Selezione abbiamo segnalato che gli esperti sorteggiabili e poi selezionati dal CNGR non coprono tutte le aree scientifiche a cui si riferiscono i 5000 progetti presentati. Sulla questione ci riserviamo di presentare un altro atto di sindacato ispettivo o di indirizzo.
La prima fase del SIR non è stata una prova esaltante. Speriamo si recuperi con la seconda. Resta il problema, drammatico, delle risorse, su cui la legge di stabilità purtroppo non interviene nonostante le nostre richieste e sollecitazioni. I 60 milioni del First per il 2015, di cui la metà sarà destinata alla ricerca di base – grazie all’approvazione di un nostro emendamento – sono una somma risibile rispetto alle necessità.

RISPOSTA ALLA INTERROGAZIONE N. 5-03801, GHIZZONI
L’Onorevole interrogante chiede notizie sui tempi per l’assegnazione dei finanziamenti del programma SlR 2014 e sulla rinnovata procedura di valutazione dei progetti del relativo bando. Inoltre chiede di conoscere la situazione in cui versa attualmente il Consiglio nazionale dei Garanti per la ricerca, con riferimento specifico
alla durata in carica di alcuni componenti, e quali siano le prospettive per i finanziamenti 2015 a favore della ricerca.
Il decreto direttoriale n. 197, richiamato dall ‘on.le interrogante, con cui veniva bandito il programma SIR 2014, stabiliva che la valutazione dei progetti fosse affidata a tre comitati di selezione (CdS), uno per ognuno dei tre macrosettori dell’ European Research Council (ERC). i cui componenti dovevano essere designati dal Comitato Nazionale dei Garanti della Ricerca (CNGR), nell’ambito di rose di nominativi proposte dal consiglio scientifico dell’ERC.
Interpellato, quindi, nel febbraio 2014, il Consiglio Europeo della Ricerca, per acquisire i nominativi, in data 16 luglio 2014 questo comunicava la propria indisponibilità a fornirli. Si rendeva di conseguenza necessaria una modifica del bando, avvenuta nel settembre 2014. Da una parte, quindi, si procedeva a deliberare che la rosa dei nominativi cui attingere per la formazione di ogni Comitato di Selezione fosse sorteggiata, con procedura informatica, dall’albo esperti del MIUR, dall’altra si stabiliva l’aumento del numero di componenti degli stessi Comitati allo scopo di corrispondere alle necessarie competenze richieste dai diversi settori scientifici dell’ERC.
Per quanto concerne le modalità di designazione dei membri dei CdS, si è trattato di una scelta obbligata, a seguito del rifiuto dell’ERC di fornire le rose di nominativi, per quanto riguarda la composizione degli stessi è convinzione di questo Ministero che
l’aumento del numero di componenti porti ad una sensibile accelerazione delle procedure di valutazione, contribuendo, in tal modo, a recuperare i ritardi dovuti all’inutile attesa (da febbraio a luglio 2014) di una risposta da parte dell’ERC.
Ciò posto, nel mese di ottobre sono stati designati i componenti dei CdS e si è perfezionato il loro insediamento. Immediatamente è quindi iniziata la procedura di valutazione degli oltre 5.000 progetti.
E’ prevedibile che i risultati del bando possano essere resi noti entro il mese aprile 2015. L’intera procedura potrebbe concludersi, quindi, in soli sei mesi dall’ insediamento dei CdS, con una tempistica equiparabile a quella dei bandi del Consiglio Europeo della Ricerca.
Del resto, la procedura di valutazione messa in atto rispecchia quella adottata dallo stesso Consiglio Europeo della Ricerca (ERC): prima fase di valutazione sulla base di abstract, seconda fase, riservata ai progetti che hanno superato la prima, sull’intera
proposta.
Come previsto dall’art. 7 co. 2 del bando, per la valutazione dei progetti i Comitati si avvalgono di revisori esterni anonimi (in numero di tre per ogni progetto), scelti nell’ambito della comunità scientifica internazionale di riferimento. Si tratta quindi in
buona sostanza di modalità procedurali ormai testate da anni.
L’unica significativa differenza nelle procedure valutative previste dal bando SlR, rispetto ai bandi ERC, consiste nellanonimato non solo dei revisori esterni, ma anche dei componenti dei Comitati, i cui nominativi -corne da bando- verranno resi noti solo al termine delle procedure. Si tratta effettivamente di una novità del bando SIR, mai sperimentata precedentemente, che si ritiene possa consentire a tutti i CdS di svolgere il loro lavoro con la massima serenità possibile. Ogni considerazione in merito all’opportunità di mantenere questa scelta per il futuro sarà rimessa agli esiti del bando in corso.
Per quanto concerne poi l’attuale composizione del Comitato Nazionale dei Garanti della Ricerca (CNGR), come detto nell’atto parlamentare, esso è composto da sette esperti scienti fici di li vello internazionale, nominati dal Ministro attingendo ad una rosa
di 15 nominativi fornita -secondo quanto prevede la legge n. 240 del 20 IO – da un apposito Comitato di Valutazione -“search committee”. In data 27 aprile 2012 è stato emanato il primo decreto di nomina.
La legge istituti va, pur prevedendo la triennalità del mandato, stabiliva inoltre che, in sede di prima applicazione, due dei componenti, individuati per sorteggio, avessero un mandato ridotto a due anni e altri due aumentato a quattro anni. Attualmente è in corso la procedura per la definizione del nuovo “search committee”. E’ pertanto di tutta evidenza che entro aprile del 2015 sarà definita la nuova rosa di 15 nominativi dai quali saranno
scelti i nuovi componenti del Comitato Nazionale dei Garanti della Ricerca.
In conclusione, questo Ministero è ben consapevole di quanto attese siano dai giovani ricercatori le risorse relative alla ricerca di base. Per questo sta attuando ogni possibile sforzo, anche nell’ambito delle proprie risorse, per prevederne in futuro un incremento.

"Cosa mangeremo fra 20 anni? Il cibo del futuro si studia all’università", di Carlotta De Leo – Corriere.it 17.12.14

Cosa mangeremo tra vent’anni? Come produrremo il cibo? E quali saranno le tecnologie che influenzeranno di più i diversi settori, dala distribuzione alla sicurezza? In vista di Expo 2015, si arricchisce l’offerta di corsi universitari che focalizzano l’attenzione degli studenti sul futuro dell’alimentazione. Sono appena partite le iscrizioni per il primo master Master in Food Innovation, in collaborazione con l’Institute for the Future di Palo Alto (Stati Uniti) che inizierà in primavera all’Università di Modena e Reggio Emilia.

Ripensare alla catena dell’alimentazione attraverso le tecnologie

Il cibo nutre e connette le persone attraverso gli oceani, le culture e le economie in modi sempre più complessi. Ma la rete alimentare mondiale è pericolosamente squilibrata, con milioni di persone che soffrono la fame nei paesi in via di sviluppo e gravi problemi d’obesità in quelli più sviluppati. L’alimentazione poi si intreccia con la questione ambientale e di accesso alle risorse – la scarsità di acqua e di energia – che minacciano di erodere ulteriormente la sicurezza alimentare e la sostenibilità di tutto il sistema. Il cibo è quindi una delle maggiori sfide per l’umanità e le tecnologie sono un alleato fondamentale per il futuro. Ed è proprio su questo terreno che si è aperta la collaborazione con l’Istitute for the Future di Palo Alto che nel 2013 ha elaborato la ricerca «Seeds od Disruptions»: un approccio innovativo, molto critico, per ripensare le strategie nei diversi settori dell’alimentazione attraverso le tecnologie più avanzate.

Tra teoria e laboratori

Cibo, tecnologia e innovazione: queste le tre direttrici su cui si orienterà lo studio degli studenti italiani e internazionali che si ritroveranno a Reggio Emilia da marzo a novembre. La didattica a tempo pieno sarà suddivisa tra parte teorica e laboratori. La parte teorica – al Food Innovation Space nel cuore di Reggio Emilia – vedrà in cattedra docenti di fama internazionale come Caleb Harper fondatore di MITCityFarm, il progetto che raccoglie ingegneri, economisti, scienziati, architetti e urbanisti al fine di sviluppare un’agricoltura urbana ipertecnologica ed ecosostenibile che riduce l’impiego di pesticidi e di acqua. La seconda fase del master si basa su laboratori della durata di 5 mesi sviluppati nell’ «Offi-cucina» dove gli studenti potranno creare prototipi innovativi di prodotti o servizi.

"Sono 28 i cervelli italiani al top nell’Ue, ma oltre la metà sceglie un altro Paese per fare ricerca", di Marzio Bartoloni – Scuola24 16.12.14

Ci risiamo. Il nostro Paese si conferma tra i migliori “produttori” di cervelli in Europa, ma non il posto giusto per fare ricerca. Nell’ultimo bando Ue «starting grant» che ha messo in palio 485 milioni per premiare l’eccellenza della scienza europea i nostri ricercatori si sono piazzati al terzo posto con ben 28 progetti. Ma solo una decina di questi faranno ricerca nel nostro Paese, gli altri lo faranno all’estero portandosi dietro anche i finanziamenti, con Inghilterra e Germania tra le destinazioni preferite. Fin qui nulla di strano perché la mobilità dei cervelli è fondamentale. Peccato però che quasi nessuno dall’estero scelga un laboratorio italiano per “spendere” i suoi fondi per fare ricerca: in questo ultimo bando 2014 solo un giovane ricercatore promettente ha scelto infatti l’Italia.

Italiani tra i migliori, Italia scelta da pochi 
Con uno stanziamento complessivo di 485 milioni, 328 ricercatori europei potranno realizzare i loro progetti, ciascuno con un fondo fino a due milioni, tanto valgono questi starting grant destinati a giovani scienziati che abbiano alle spalle dai 2 ai 7 anni di esperienza dal conseguimento del proprio titolo di dottorato . I vincitori, selezionati fra 3.273 giovani ricercatori in gara, lavorano in 180 centri di ricerca di 38 Paesi. Inoltre il 40% dei ricercatori non è di origine europea: numerosi gli americani e gli asiatici, ma anche australiani, neozelandesi e russi. Con 28 premiati, gli italiani sono terzi fra i vincitori, dopo tedeschi (68) e francesi (36) . L’Italia però come Paese che “ospita” le ricerche in uno dei suoi laboratori scivola, con solo 11 progetti, al nono posto della classifica, dominata da Germania (70), Regno Unito (55) e Francia (43). E con la Spagna che quasi ci doppia ospitando 20 ricercatori nei suoi laboratori. Queste invece le mete degli 11 grant che faranno ricerca da noi: 3 progetti saranno svolti presso il Consiglio nazionale delle Ricerche, due al Politecnico di Torino, 2 all’università Federico II di Napoli e poi uno rispettivamente all’Istituto italiano di tecnologia, all’ università di Trento, allo European University Institute e allo Humanitas Mirasole. Gli altri 17 italiani premiati effettueranno invece le loro ricerche in Gran Bretagna (7), Germania (3), Olanda (2), Francia (1) e Spagna (1). Tra questi c’è Emanuela Cristiani, laurea e dottorato di ricerca in Italia alla Sapienza di Roma, un periodo negli Stati Uniti, di nuovo in Europa grazie ad una borsa Marie Curie e poi l’università britannica di Cambridge.
Cristiani aveva presentato il suo progetto in Italia due anni fa sulla “dieta” dei primi europei nel Paleolitico e nel Mesolitico ma, nonostante la buona valutazione riportata, tutto era rimasto sulla carta. Ora potrà realizzarlo in Gran Bretagna, grazie al finanziamento di un milione e mezzo assegnatogli dalla Ue.

I settori della ricerca 
Dai computer indossabili ai robot che imparano a interagire fra loro nella società degli uomini, fino ai segreti della materia oscura che occupa il 25% dell’universo e alla verità sulla dieta degli antenati degli europei: sono solo alcuni dei temi proposti dai 328 giovani vincitori del finanziamento complessivo di 485 milioni. Tra i campi di ricerca premiati, fisica e ingegneria sono al primo posto con 143 progetti, seguite da scienze della vita (124) e scienze umane (61). Per l’Europa l’assegnazione di questi fondi per i giovani è un passo fondamentale: «Per favorire la crescita e l’innovazione del domani, è indispensabile puntare sulle ricerche più innovative», ha osservato il commissario Ue per la ricerca, Carlos Moedas. «Il Consiglio europeo della ricerca – ha aggiunto Moedas – promuove la prossima generazione di eccellenze, permettendo loro di seguire le loro curiosità scientifiche». «Per essere all’avanguardia – ha concluso – l’Europa ha bisogno di una mentalità coraggiosa e di investire nei giovani talenti». Soddisfatto anche il presidente del Consiglio europeo della Ricerca, Jean-Pierre Bourguignon: «Con due terzi del budget complessivo dell’Erc investito in giovani menti brillanti, diamo loro la possibilità di rafforzare le possibilità di carriera e la libertà di azione per realizzare le loro idee più creative».

Carpi, Ghizzoni “La partecipazione, vero strumento di democrazia” – comunicato stampa 13.12.14

 

Domenica 14 dicembre la deputata modenese del Pd Manuela Ghizzoni sarà ospite al congresso del Circolo Pd Santa Croce di Carpi, convocato per l’elezione del nuovo segretario comunale Pd. Ecco la sua dichiarazione:   

 

«In un momento delicato che riguarda la crisi di rappresentanza dei partiti e mentre a Roma si svolge l’Assemblea nazionale del Pd per discutere sulla complessa situazione attuale – da Mafia capitale alle tensioni interne e nel Paese – noi facciamo la nostra parte, partendo dalla base. Se il fango sembra aver invaso tutto il sistema, come sempre in caso di calamità c’è chi spala. Non sono marziani: sono iscritti, volontari, amministratori, tutte le forze sane, e spesso silenziose, di chi rivendica la voglia e la necessità di fare una buona politica. Diamogli voce, forza e possibilità di lavorare, perché rimangono gli anticorpi più importanti per debellare l’inquinamento e le frustrazioni che ne derivano. Come rappresentanti dei nostri iscritti dobbiamo fare un grande sforzo per non disperdere la partecipazione, strumento fondamentale della democrazia, e ritrovare lo spirito di partito così come lo intende la nostra Costituzione».