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Sisma, deputati Pd “Chiediamo proroga per i mutui delle imprese” – comunicato stampa 20.01.15

 

 

I deputati modenesi del Pd Manuela Ghizzoni, Davide Baruffi e Matteo Richetti hanno depositato quattro emendamenti al decreto Milleproroghe che riguardano direttamente l’area del cratere sismico. Sono previste proroghe che riguardano le imprese (per l’inizio della restituzione del mutuo acceso per pagare le tasse), i cittadini (per l’esenzione dal pagamento dell’Imu sulle case danneggiate) e per le pubbliche amministrazioni (proroga per il rinnovo dei contratti a termine dei dipendenti e per l’esercizio associato dei Comuni di funzioni fondamentali).

Proroghe per la restituzione del debito acceso dalle imprese per pagare le tasse, per l’esenzione dal pagamento dell’Imu sugli immobili danneggiati, per i rinnovi da parte delle Pubbliche amministrazioni dei contratti di lavoro a tempo determinato e, per i Comuni, per l’esercizio associato di funzioni: sono le misure contenute nei quattro emendamenti che i deputati modenesi del Pd Manuela Ghizzoni, Davide Baruffi e Matteo Richetti hanno depositato, nella giornata odierna, al cosiddetto decreto Milleproroghe e che riguardano direttamente anche i Comuni del cratere sismico alle prese con la ricostruzione. Si tratta, in maniera evidente, di provvedimenti coerenti con il tipo di decreto in discussione, ovvero proroghe di termini, ma, comunque, particolarmente sentiti da amministratori, imprenditori e cittadini. “Per quanto riguarda la restituzione da parte delle imprese dei finanziamenti contratti a seguito del sisma – spiegano gli on. Ghizzoni, Baruffi e Richetti – puntiamo a prorogare il termine iniziale della restituzione al 30 giugno 2016 anziché al 30 giugno 2015 come è stabilito al momento. Proponiamo anche di rimodulare il periodo del rimborso per cui, nel caso in cui il contratto di mutuo preveda un ammortamento in quattro rate semestrali si passi a un piano di ammortamento in sei rate semestrali, mentre nel caso di un piano di ammortamento che già prevedeva le sei rate semestrali si passi a un piano che preveda otto rate semestrali. Nella norma che vogliamo introdurre, inoltre, sono state emendate anche le criticità applicative che ci erano state segnalate dalla Cassa depositi e prestiti”. Per quanto riguarda, invece, gli immobili inagibili o danneggiati, la legge di stabilità, proprio grazie al lavoro dei parlamentari modenesi del Pd, già aveva stabilito una proroga dell’esenzione dal pagamento dell’Imu fino al 30 giugno di quest’anno. “La legge di stabilità – confermano gli on. Ghizzoni, Baruffi e Richetti – prevede, inoltre, che venga fatto entro il 30 marzo 2015 un monitoraggio degli immobili danneggiati per verificare l’entità e la copertura della disposizione vigente. E’ necessario, quindi, prevedere che, a seguito di questo monitoraggio, scatti una proroga automatica del termine dell’esenzione”. Infine i due emendamenti che riguardano direttamente le Pubbliche amministrazioni dell’area del cratere sismico. Si prevede, da una parte, la possibilità di prorogare o rinnovare i contratti di lavoro a tempo determinato fino al massimo di ulteriori tre anni oltre il termine dello stato di emergenza, per far sì che non si debba rinunciare al personale proprio quando ha acquisito quelle competenze necessarie ad affrontare in maniera celere le pratiche relative alla ricostruzione e, dall’altra, si chiede una proroga del termine ultimo per l’esercizio associato da parte dei Comuni di tutte le funzioni fondamentali. “Ancora una volta – concludono i deputati Pd – abbiamo lavorato in stretto raccordo con i Comuni, la Regione e le organizzazioni economiche e sociali in modo da poter fornire risposte concrete alle esigenze più stringenti della fase della ricostruzione. Siamo convinti che, anche in questo caso, solo il lavoro di squadra, e non i soliti vuoti proclami delle forze di opposizione, potrà portare i risultati auspicati”.

Alluvione, Ghizzoni alla Camera “Non abbiamo dimenticato” – comunicato stampa – 20.01.15

 

 

Attorno alle ore 21.00, alla fine dei lavori della giornata come vuole il regolamento interno, anche l’Aula della Camera dei deputati, lunedì sera, ha ricordato il primo anniversario dell’alluvione del gennaio 2014 grazie all’intervento della deputata modenese del Pd Manuela Ghizzoni. Ecco il testo del suo intervento:

 

«Troppo spesso, spenti i riflettori delle cronache, ci si dimentica degli eventi, anche se hanno avuto effetti devastanti. Ma noi non abbiamo dimenticato l’alluvione che ha colpito il territorio di Modena un anno fa. Non abbiamo dimenticato il sacrificio di Oberdan Salvioli, travolto dalla forza dell’acqua: ha perso la vita mentre portava soccorso. Non abbiamo dimenticato la disperazione dei cittadini che di nuovo perdevano tutto, proprio mentre provavano a rialzarsi dalle conseguenze del terremoto del maggio 2012, e che in quelle zone colpì fortissimo. Due eventi tragici dalla portata devastante, che però non hanno piegato i modenesi. E tutti, davvero tutti, hanno fatto la propria parte perché il modenese riemergesse dal fango. E a distanza di un anno cominciamo a raccogliere qualche frutto del lavoro comune grazie anche al sistema locale che si è coordinato nei suoi diversi livelli istituzionali, si è messo in ascolto continuo delle istanze dei cittadini ed è stato in costante rapporto con i rappresentanti del territorio e con il governo nazionale. Il DL n. 74 cosiddetto “Modena” del maggio 2014 ha messo a disposizione 210 milioni per la messa in sicurezza degli argini, per risarcire i danni subiti dalle imprese e per il ripristino delle opere pubbliche. Di questi, 50 milioni sono stati destinati al risarcimento dei danni subiti dai privati. Un decreto legge emanato nella consapevolezza che mai nessun territorio aveva dovuto affrontare le conseguenze del sisma, dell’alluvione e delle trombe d’aria. Certo, molto resta comunque da fare per sanare una ferita che segnerà per sempre questo territorio. Ma giovedì prossimo poseremo una pietra importante per la ricostruzione del modenese e dei tanti territori colpiti dalle calamità. Giovedì prossimo, comincia infatti l’iter per dotare il nostro Paese di una legge, proposta dal Pd a prima firma Chiara Braga, su come affrontare le fasi di emergenza e della ricostruzione. Una legge nazionale affinché alle conseguenze delle calamità naturali si diano risposte organiche e uguali su tutto il territorio nazionale. E’ il modo migliore per ricordare Oberdan Savioli e le tante vite, troppe, che le calamità ci hanno rubato».

“Il tweet dell’infamia”, di Natalia Aspesi – La Repubblica 19.01.15

E noi paghiamo!». Povero Gasparri: cosa mai gli sarà venuto in mente di credere proprio alla voce offensiva e scema di un sito ignoto contro Vanessa e Greta, e soprattutto di servirsene per fare l’ennesima brutta figura?
CON un suo tweet volgarissimo, «sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo! », ha confermato come a una certa categoria di maschi dia ancora fastidio che la drammatica avventura abbia riguardato due donne, che in quanto tali dovrebbero stare in cucina a casa loro e non praticare solidarietà soprattutto tra derelitti stranieri e ancora peggio islamici.
Donna e sesso sono inscindibili per i tipi come Gasparri, per i quali è impossibile pensare che i rapitori, essendo maschi, non stuprino le prigioniere che sono donne. Purtroppo è vero che troppo spesso gli uomini, non solo i terroristi e non solo in Siria, ma parecchio anche in Italia, usino violenza alle donne, così in tanti al ritorno delle due ragazze le hanno subito guardate per misurare il loro stato di prostrazione e quindi di possibili violenze subite: loro hanno sostenuto di non essere state toccate, e per rispetto e comprensione bisogna crederci, che sia vero, che lo dicano per non umiliarsi, per dimenticare o obbligate dai rapitori. Ma è la loro vita che difendono, il loro diritto di non svenderla alla curiosità dell’informazione e della gente.
Già vedendo i loro volti diventati quasi infantili, gli occhi bassi e per ora nessuna felicità, si può immaginare la sofferenza quotidiana, la paura, la solitudine di quegli interminabili giorni, ma non necessariamente gli stupri. Ma loro sono donne, e per i dubbiosi quella disperazione paziente e muta non basta a giustificare il peso della prigionia. Ma poi c’è un altro problema: se i guerriglieri hanno cercato di stuprarle, e per tanti è impossibile che le abbiano rispettate anche solo per avere il riscatto, perché Vanessa e Greta, novelle Maria Goretti, non hanno scelto di farsi ammazzare, come sarebbe stato esemplare? Va bene, non sono morte, ma neanche sono sante, e la loro sopravvivenza è costata allo Stato, che poteva anche lasciar perdere. Infatti al povero Gasparri gli è venuto questo terribile dubbio: e se le due ragazze non solo tacciono su una possibile violenza, ma addirittura se la son goduta? Forse prima bisognava informarsi, chiedere ai rapitori se le signorine c’erano state e con quanti, e certo ormai rottamate, si poteva anche risparmiare, lasciandole là.

Legge sulle calamità, una pietra importante per la ricostruzione – Manuela Ghizzoni – intervento alla Camera 19.01.15

Troppo spesso, spenti i riflettori delle cronache, ci si dimentica degli eventi, anche se hanno avuto effetti devastanti. Ma noi non abbiamo dimenticato l’alluvione che ha colpito il territorio di Modena un anno fa. Non abbiamo dimenticato il sacrificio di Oberdan Silvioli, travolto dalla forza dell’acqua: ha perso la vita mentre portava soccorso.
Non abbiamo dimenticato la disperazione dei cittadini che di nuovo perdevano tutto, proprio mentre provavano a rialzarsi dalle conseguenze del terremoto del maggio 2012, e che in quelle zone colpì fortissimo.
Due eventi tragici dalla portata devastante, che però non hanno piegato i modenesi. E tutti, davvero tutti, hanno fatto la propria parte perché il modenese riemergesse dal fango.
E a distanza di un anno cominciamo a raccogliere qualche frutto del lavoro comune grazie anche al sistema locale che si è coordinato nei suoi diversi livelli istituzionali, si è messo in ascolto continuo delle istanze dei cittadini ed è stato in costante rapporto con i rappresentanti del territorio e con il governo nazionale .
Il DL n. 74 cosiddetto “Modena” del maggio 2014 ha messo a disposizione 210 milioni per la messa in sicurezza degli argini, per risarcire i danni subiti dalle imprese e per il ripristino delle opere pubbliche. Di questi, 50 milioni sono stati destinati al risarcimento dei danni subiti dai privati.
Un decreto legge emanato nella consapevolezza che mai nessun territorio aveva dovuto affrontare le conseguenze del sisma, dell’alluvione e delle trombe d’aria.
Certo, molto resta comunque da fare per sanare una ferita che segnerà per sempre questo territorio.
Ma giovedì prossimo poseremo una pietra importante per la ricostruzione del modenese e dei tanti territori colpiti dalle calamità. Giovedì prossimo, comincia infatti l’iter per dotare il nostro Paese di una legge, proposta dal PD a prima firma Chiara Braga, su come affrontare le fasi di emergenza e della ricostruzione. Una legge nazionale affinché alle conseguenze delle calamità naturali si diano risposte organiche e uguali su tutto il territorio nazionale. E’ il modo migliore per ricordare Oberdan Savioli e le tante vite, troppe, che le calamità ci hanno rubato.

Calamità naturali, “Giovedì comincia l’esame del progetto di legge” – comunicato stampa – 19.01.15

Calamità naturali, “Giovedì comincia l’esame del progetto di legge”
Inizia giovedì prossimo, in coincidenza con il primo anniversario dell’alluvione, l’esame in Commissione Ambiente della Camera dei deputati del progetto di legge di riordino di tutto il sistema di protezione civile in occasione di calamità naturali. Il progetto di legge, che vuole dare risposte alle richieste delle comunità colpite da terremoti, alluvioni, trombe d’aria e smottamenti, porta la firma anche dei deputati modenesi del Pd Davide Baruffi, Manuela Ghizzoni, Edoardo Patriarca e Matteo Richetti. Ecco la loro dichiarazione:

“Gli imprenditori che si riconoscono in Rete imprese Italia hanno ragione. Nel primo anniversario dell’alluvione del gennaio 2014 tante cose sono già state fatte, ma quello che ancora manca è una legge nazionale sulle calamità naturali. Questa è una richiesta pressante che era arrivata anche dai sindaci dei Comuni del cratere sismico prima e, poi, da quelli che avevano dovuto affrontare le altre calamità naturali che hanno colpito la nostra provincia, come l’alluvione, ma anche le trombe d’aria che si sono succedute. Come parlamentari del Pd dicemmo che ci saremmo fatti carico di questa richiesta e così è stato. Giovedì prossimo 22 gennaio comincia in Commissione Ambiente della Camera l’esame della proposta di legge, a prima firma della responsabile nazionale Ambiente Pd Chiara Braga, che prevede la delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale e coordinamento della protezione civile. In questi anni, l’esperienza ha dimostrato che a calamità simili sono state date risposte disorganiche e anche assai differenziate. La penisola è un territorio naturale a rischio, reso ancora più fragile da speculazioni, abusi e consumo di suolo. E’ urgente disporre di una normativa quadro omogenea per tutto il Paese. Giovedì, insomma, inizia l’esame di un provvedimento a lungo atteso, in grado di predisporre uguali risposte non solo nella prima fase dell’emergenza, ma anche in quella della ricostruzione e dell’avvio delle normali condizioni di vita”.

“I satelliti di Francesco & Co. Liceali campioni del mondo”, di Marisa Fumagalli – Corriere della Sera 18.01.15

Campioni del mondo. Sport? No, qui lo sport non c’entra, anche se «nelle briciole di tempo sottratte all’Informatica, qualche tiro in campo lo faccio e soprattutto a una bella corsa non rinuncio», dice Francesco Mikulis Borsoi, 17 anni, nonno di origini greche, mamma statunitense, papà di Conegliano Veneto. È lui il caposquadra dei cinque studenti del Liceo «Brocchi» di Bassano del Grappa che dalla provincia di Vicenza sono volati in Olanda, a Nordwijk, e lì, nella sede del centro europeo di ricerca spaziale (Estec), si sono aggiudicati la finalissima di «Zero Robotics»: il concorso, ideato dal Mit di Boston con il patrocinio di Nasa ed Esa, che ha visto ragazzi di tutto il mondo impegnati nella programmazione di satelliti in miniatura.
In gara giovani arrivati da tutta Europa, Stati Uniti, Messico. Hanno vinto gli italiani di un Istituto di provincia che vanta «docenti e ragazzi di valore», afferma il preside Giovanni Zen, puntualizzando che l’insegnante di Informatica del liceo è precaria, ha 37 anni, lavora al Brocchi da sei e lui ha fatto di tutto pur di non perderla. La prof Marta Corà è alle stelle come i suoi ragazzi. «Li seguo al meglio — racconta — ma il merito è tutto loro. Sono bravi, appassionati, studiosi. Hanno spinto per partecipare al concorso internazionale, lavorando giorno e notte».
Il gruppo dei talenti di Bassano è composto da sei allievi («in Olanda sono andati in cinque, uno si è fatto infortunato il giorno prima»): cinque hanno 17 anni e frequentano la IV liceo, indirizzo Scienze Applicate; uno, più grande di un anno, la V. I concorrenti di «Zero Robotics» dovevano programmare satelliti in miniatura. Per la finalissima, che vedeva in collegamento con l’Olanda tre giudici/astronauti — Olegovna Serova (Roskomos), Samantha Cristoforetti (Esa) e Barry E. Wilmore (Nasa) — la vittoria era subordinata alla creazione del miglior codice per satelliti artificiali.
Un trionfo per i ragazzi di Bassano. Ma tutta l’Italia si è fatta onore: in terza posizione si sono classificati gli studenti dello scientifico «Cecioni» di Livorno. «Questa è la buona scuola di cui andare fieri», commenta il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. «Mi auguro che questi giovani non vengano bruciati ma valorizzati nel nostro Paese», aggiunge il preside Zen, elencando i nomi della squadra: Francesco Mikulis Borsoi, Leonardo Cattarin, Andrea Cracco, Massimiliano Mocellin, Carlo Zen, Giacomo Zonta. Il futuro? Qualcuno li vedrebbe astronauti. Ma i loro progetti sono più stanziali. Francesco confida che gli piacerebbe, dopo la laurea in Ingegneria informatica, metter su un laboratorio in proprio. «Così — spiega — potrò assecondare i miei ritmi, conciliare lavoro e privato». Andrea si immagina ricercatore. Dopo il liceo, si iscriverà a Bio-Informatica a Verona. Per inciso, è Medaglia d’Argento alle Olimpiadi di Informatica. E la professoressa Corà svela: «I miei allievi non staccano mai, stanno già pensando alla prossima competizione».

“Versi ispirati dalle trincee”, di Gennaro Sangiuliano – Il Sole 24 Ore 18.01.15

«Assisto la notte violentata. L’aria è crivellata come una trina, dalle schioppettate degli uomini, ritratti nelle trincee come le lumache nel loro guscio». Sono i primi versi di una poesia di Giuseppe Ungaretti, Immagini di guerra scritta in una trincea di Valloncello di Cima, nella zona del monte San Michele, che fu uno dei teatri più duri della Grande Guerra, un’autentica fornace di vite umane. «Non dire alla povera mamma che io sia morto solo», scrive, invece, Corrado Alvaro, giovane ufficiale, che definisce le sue poesie dal fronte «grigio-verdi», come la divisa dei militari.
Quella di «poeta soldato» è una formula ricorrente. La Prima guerra mondiale è certamente quella dei contadini scaraventati in un «inutile massacro», secondo la definizione che ne dette papa Benedetto XV, il primo conflitto di massa, la guerra della modernità. Ma è anche il momento a cui scrittori, poeti, giornalisti, accademici, non possono sottrarsi, perché dopo tante parole appare chiaro il “dovere” come osservò Gaetano Salvemini.
Le trincee, il fango, il freddo, le mitragliatrici, e soprattutto la morte di tanti commilitoni si riveleranno il banco di prova per una generazione di intellettuali, molti dei quali quella guerra l’avevano agognata come forza rigeneratrice. I mesi che precedono l’ingresso dell’Italia nel conflitto (maggio 1915) sono quelli dello scontro dialettico tra interventisti e neutralisti, dove i primi, inizialmente una minoranza, riescono a imporre a una nazione titubante la partecipazione al conflitto.
«Badate», scrive in una lettera privata Benedetto Croce a Giuseppe Prezzolini, «che la grande maggioranza della nazione non sente la guerra; e se di quella tedesca è stato detto (a torto) che era la guerra degli ufficiali, questa nostra (a ragione) dovrebbe dirsi guerra dei giornalisti». E aggiunge: «Tutti i giornalisti (e mi dispiace, anche voi!) esortano ora a prepararsi e fare presto; ma ahimè, oportet studuisse, non studere, come si dice ai ragazzi negligenti che vogliono superar gli esami con la preparazione degli ultimi giorni!».
Croce, nonostante il grande prestigio, è voce dissonante tra gli intellettuali. La minoranza a cui piace l’intervento, è quella delle élite culturali, delle avanguardie, che si sono formate nella stagione delle riviste sostanziando quello che gli storici definiranno come il primo «partito degli intellettuali». D’Annunzio e i suoi seguaci, gli eredi del «Marzocco» del «Leonardo», «La Voce», «Il Regno», «Lacerba», l’«Unità» di Salvemini, i futuristi e i sindacalisti rivoluzionari.
Sono quei giovani che si erano raccolti attorno al motto di Giovanni Amendola, il futuro leader dell’antifascismo dell’Aventino, «L’Italia come oggi è non ci piace». L’auspicio di una guerra assume per questi intellettuali un significato che va ben oltre il contesto internazionale, il completamento del Risorgimento, la conquista di terre irredente; le ragioni che spingono a chiedere un «lavacro di sangue» sono la ricerca di un grande fatto dinamico nazionale, capace di cementare lo spirito indentitario del Paese. Giuseppe Prezzolini, il fondatore della «Voce», è il più chiaro: «Il principale interesse è questo che l’Italia è fatta, ma non è compiuta. E soprattutto che l’Italia non essendosi fatta da sola aspetta finalmente l’atto che la dimostrerà capace di fare da sé… Si tratta di sapere se siamo una nazione».
Gaetano Salvemini, anche lui, come Amendola, destinato a essere un fiero oppositore del fascismo, aveva scritto: «Ma per quanto la guerra sia un fatto orribile e odioso a causa dei milioni di ricchezza che essa distrugge e delle migliaia di vite umane che maciulla in pochi giorni, io non posso non riconoscere che vi sono paci più orribili e più odiose della guerra: sono le paci che consumano a fuoco lento i popoli».
Nelle trincee, la baldanza interventista lascerà il posto ai dubbi, alla percezione diretta della tragicità di una guerra. Tocca a un giovane intellettuale, Renato Serra, indicato da Croce come una delle menti più brillanti della gioventù italiana, esprimere, meglio di altri, questo cambiamento di umore. Serra scrive Esame di coscienza di un letterato, un’analisi dell’io di fronte alla tragicità del conflitto, un testo che la critica, a cominciare da Carlo Bo, giudicherà tra i più penetranti testi sul rapporto tra guerra e individuo. «La guerra non cambia niente», avverte Serra, «Non migliora, non redime, non cancella; per sé sola. Non fa miracoli. Non paga i debiti, non lava i peccati. In questo mondo, che non conosce più la grazia. Il cuore dura fatica ad ammetterlo». A trentuno anni, nel 1915, dopo aver concluso il suo testo, Renato Serra morirà in combattimento sul monte Podgora, nell’Esame di coscienza aveva citato il francese Charles Péguy, l’inventore della rivista «Cahiers de la Quinzaine» che più di altri aveva influenzato la generazione dei giovani scrittori italiani. Anche Péguy muore in una trincea.
Carlo Emilio Gadda ridefinirà se stesso alla luce della guerra, dicendosi «poeta-filosofo-soldato» perché l’esperienza del fronte lo ha segnato irreversibilmente come Emilio Lussu che narra il duro conflitto sulle montagne con Un anno sull’Altipiano. Giosué Borsi scrive una toccante lettera alla madre e Ungaretti nota come «quel contadino soldato si affida alla medaglia di Sant’Antonio» sottolineando gesti comuni come il conforto della fede che si ripetono in ogni trincea.
Ogni pagina di questi autori è una foto capace di raccontare un universo di vite, sentimenti, dolori. A pagare con la vita saranno in molti. E anche coloro che sopravvivono sfatano il mito della bella guerra, romantica ed entusiastica.
Il centenario della Grande Guerra può essere soprattutto questo, la ricerca di una letteratura che fu grande nella narrazione dei sentimenti e dei fatti, lasciando pagine irripetibili.