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“La scuola entra nei musei: studenti e docenti potranno realizzare mostre, guide e laboratori”, di Marzio Bartoloni – Scuola 24 12.02.15

 

Mostre, guide e percorsi per visitatori, aule o laboratori multimediali fino all’elaborazione di libri o materiali illustrativi. Per scuole, università, accademie di belle arti e di danza, conservatori e istituti musicali arriva l’occasione di realizzare progetti didattici per valorizzare musei, siti archeologici e istitutuzioni culturali. È pronto il decreto interministeriale, firmato da Miur e ministero dei Beni culturali, che attua quanto previsto dal decreto Carrozza sulla scuola (Dl 104/2013). In palio ci sono 3 milioni per finanziare i migliori progetti che saranno presentati appena il concorso, già in ritardo rispetto alla tabella di marcia (il decreto Carrozza prevedeva addirittura ottobre 2013), sarà operativo.

Come si partecipa
Il decreto interministeriale che stabilisce criteri e modalità di selezione dei progetti è ora all’esame della Conferenza Stato Regioni che in una delle prossime riunioni dovrebbe sancire il via libera definitivo. I progetti che vedono la partecipazione in prima persona dei docenti con il coinvolgimento degli studenti devono prevedere l’assenso dei musei interessati, che partecipano alla progettazione mediante i rispettivi servizi didattici, con eventuali cofinanziamenti da parte di fondazioni di origine bancaria o di altri enti pubblici o privati. Costituisce titolo di preferenza l’aver già «intessuto esperienze didattiche condivise e consolidate nel tempo con i servizi educativi dei musei, dei siti e delle istituzioni culturali e scientifiche». Così come garantiscono più “punteggio” l’elaborazione del progetto da parte di reti di scuole, il «carattere innovativo» del progetto, la «fruibilità dei contenuti» e infine la scelta di realizzare progetti in musei «minori», simbolo della «memoria storica e della continuità culturale del territorio sia regionale che nazionale». I progetti che saranno ammessi alla selezione per il finanziamento sono divisi in due sezioni: una riservata alle istituzioni scolastiche e l’altra a tutti gli altri istituti ammessi al concorso.

I progetti
L’ammissione al concorso è riservata a progetti che puntano ad alcune attività: si va dall’organizzazione di mostre all’interno degli spazi museali all’elaborazione di testi informativi come guide, didascalie, sgenaletica, pannelli di sala, totem ecc. Oppure è possibile presentare progetti diattici che prevedano l’elaborazione di percorsi «didatticamente interattivi» o che puntino alla creazione di «aree riservate alle attività didattiche e a laboratori multimediali» fino all’elaborazione di libri e materiali illustrativi (cartacei o digitali). La bozza di decreto stabilisce anche il finanziamento massimo ottenbile per ognuna di queste attività: fino a 400mila euro per le mostre; 500mila per l’elaborazione di testi informativi; un milione per attività didattiche e laboratori; 600mila per i percorsi didattici e infine 500mila euro per l’elaborazione di libri, materiali illustrativi, multimediali e audio video. Il decreto chiarisce infine che non potrà essere finanziato più di un progetto per ogni museo o sito interessato.

 

PDFLa bozza di decreto con i criteri per partecipare

Neve, deputati Pd presentano interpellanza urgente al Governo – comunicato stampa 11.02.15

 

 

 

I deputati modenesi del Pd Davide Baruffi, Carlo Galli, Manuela Ghizzoni, Matteo Richetti, Edoardo Patriarca e Giuditta Pini hanno presentato, insieme ai colleghi emiliano-romagnoli del Partito democratico, un’interpellanza urgente in cui si chiede al Governo di verificare le ragioni e le eventuali responsabilità dei disservizi avvenuti in Emilia-Romagna a seguito delle nevicate dei giorni scorsi. Contemporaneamente, sempre su sollecitazione dei deputati emiliano-romagnoli del Pd, programmata a stretto giro anche l’audizione di Enel in decima Commissione alla Camera.

 

Dovrebbe arrivare venerdì prossimo, 13 febbraio, la risposta del Governo all’interpellanza urgente presentata dai deputati emiliano-romagnoli del Partito democratico, fra i quali anche i modenesi Davide Baruffi, Carlo Galli, Manuela Ghizzoni, Matteo Richetti, Edoardo Patriarca e Giuditta Pini, per chiedere conto di quanto accaduto nella nostra regione a seguito delle nevicate della scorsa settimana. “Particolarmente gravi – sottolineano i parlamentari Pd – le conseguenze causate dall’interruzione della fornitura elettrica che, secondo i dati di Enel, avrebbe coinvolto circa 500.000 cittadini. Per questo dunque si chiede al Governo di accertare, con la massima urgenza, le motivazioni e le responsabilità da parte di Enel, Terna ed Hera in merito al blackout nell’erogazione del servizio elettrico e idrico, nonché all’assenza di adeguata informazione e supporto verso amministratori e utenti. Alla luce di quanto accaduto pare inoltre quanto mai opportuno ridefinire un Piano emergenza, ossia eventuali procedure di prevenzione ed intervento, al fine di evitare che tali disservizi possano ripetersi. Così come si ritiene altrettanto urgente accertare l’effettivo stato di manutenzione e il grado di efficienza strutturale della rete elettrica della intera  Regione.” E mentre si attende la risposta del Governo, i deputati modenesi del Partito democratico, di concerto con i colleghi emiliano-romagnoli, hanno sollecitato anche l’audizione urgente di Enel in decima Commissione alla Camera. “I sindaci colpiti dal blackout – sottolineano Davide Baruffi, Carlo Galli, Manuela Ghizzoni, Matteo Richetti, Edoardo Patriarca e Giuditta Pini – hanno denunciato l’impossibilità di mettersi in contatto con Enel, soprattutto nella fase più acuta dell’emergenza, per segnalare i guasti verificatisi sul territorio, ricevere informazioni adeguate, concordare priorità d’intervento, trasmettere informazioni corrette ai cittadini in difficoltà.”

Big snow e black out in Emilia, il Governo chiarisca le responsabilità e sostenga l’emergenza, di Manuela Ghizzoni 11.02.15

Il traduttore automatico in inglese di fenomeni italiani l’ha battezzata “big snow”. Chiamiamola come si vuole, il fatto è che il 6 febbraio, con la grande neve, dalle 3 del mattino più di cinquecentomila persone in Emilia sono rimaste senza elettricità, che significa niente luce, acqua, riscaldamento, niente collegamenti telefonici, servizi in tilt, interruzione della circolazione. Un black out a cui ancora non si è del tutto rimediato, tant’è che dopo quasi una settimana ancora migliaia di persone sono senza fornitura, a cui vanno aggiunti i danni per famiglie e imprese provocati dal maltempo. Un evento straordinario, si dirà, ma altrettanto straordinaria è stata la mancanza di comunicazione da parte di Enel che avrebbe almeno consentito ad amministratori e cittadini di organizzarsi con soluzioni alternative. Black out anche informativo, dunque, che ha costretto i Comuni ad improvvisare sistemi di comunicazione per rispondere alle chiamate e a mettere in atto misure di accoglienza per i tanti cittadini rimasti al freddo. Questa è la situazione ad oggi, in una Regione ormai drammaticamente avvezza ad affrontare emergenze. Ed è stata la Regione ad intervenire, con uno stanziamento immediato di 5 milioni di euro per far fronte agli interventi urgenti necessari. La stessa Regione che chiederà lo stato di emergenza per le calamità naturali una volta che si sarà completato il calcolo dei danni. Come deputati Pd presentiamo un’interpellanza urgente al Governo perché si faccia luce (è il caso di dirlo…) sulle responsabilità di Enel, Terna ed Hera in merito al black out e soprattutto in merito alla mancanza di comunicazioni repentine e precise a utenti e amministratori. Ci chiediamo (e chiediamo al Governo di appurarlo) se le società in questione, concessionarie di servizi di pubblica utilità, abbiano approntato e rispettino un piano di emergenza, perché quel che è accaduto ci sembra dimostri proprio il contrario. Chiediamo inoltre di rivedere il cosiddetto “protocollo neve”, che oggi consente alla società Autostrade di decidere autonomamente il blocco degli accessi ai mezzi pesanti, mettendo in grave difficoltà la circolazione nei comuni a ridosso dell’autostrada. Ci auguriamo che il Governo si faccia partecipe e responsabile di questa nuova emergenza in un territorio che, ancora una volta messo in ginocchio, patisce sempre di più la fatica di rialzarsi.
Di seguito il testo dell’interpellanza

Sassuolo – incontro dei parlamentari PD con i cittadini

Lunedì 16 febbraio alle 20.30 a Sassuolo nella sala della Biblioteca “U.Riccarelli” (messa a dispozione dall’Auser) parteciperò, insieme al collega Davide Baruffi, ad un incontro organizzato dal circolo PD.

E’ uno degli incontri che fanno bene a noi parlamentari. Ci permette di restituire ai cittadini il resoconto della nostra attività e di raccogliere i loro umori e le loro istanze. E’ un incontro che restituisce il senso del nostro lavoro. Arriverò a Sassuolo reduce da una settimana di full immersion alla Camera per la discussione della legge di riforma costituzionale, che sta avvenendo in un clima molto teso e in uno scenario politico dai contorni liquidi. I temi che il circolo ha scelto di affrontare sono impegnativi, perché interpretano la diffusa esigenza di chiarezza su “dove stiamo andando” da parte dei nostri iscritti. Ci sarà molto da spiegare e molto da ascoltare.

“Messaggeri dei libri per risvegliare i lettori «dormienti»”, di Severino Colombo – Corriere della Sera 10.02.15

 Tre, due, uno. Via. La sfida di leggere è partita e non è mai stata così appassionante. Merito del progetto #ioleggoperché presentato ieri a Milano. L’iniziativa proposta dall’Associazione italiana editori (Aie) per il 2015 e il 2016 è innovativa perché affida un ruolo da protagonista a chi legge e — qui sta la vera scommessa — a chi non legge. Un viaggio che avrà nel prossimo 23 aprile, Giornata Mondiale del Libro, una tappa importante: l’obiettivo per allora sarà tuffarsi tra le pagine scritte e convincere altre a fare lo stesso.
I lettori «in sonno»
«Passione» (per i libri) e «collaborazione» (tra editori, librai, biblioteche, lettori…) sono stati questi i vocaboli più ricorrenti negli interventi. Marco Polillo, presidente di Aie, ha ricordato da un lato l’unicità della proposta («senza precedenti, per noi, su scala nazionale») e non ha nascosto i motivi della sfida: «nel 2014 il popolo dei lettori si è assottigliato di 820 mila unità, persone che sono diventate non lettori, lettori assopiti». O meglio, lettori da risvegliare. Fatale è spesso il passaggio che avviene con l’uscita dalla scuola.
I Messaggeri dei libri
Prima tappa è formare la squadra dei Messaggeri. A loro — lettori fidati e appassionati — spetta il compito di far conoscere i ventiquattro romanzi prescelti: promuoverli, consigliarli e affidarli materialmente a potenziali nuovi lettori. A beneficiare del «dono» di un libro da parte dei Messaggeri possono essere parenti, amici, colleghi ma pure sconosciuti. I romanzi, scelti dal catalogo di editori associati ad Aie, saranno stampati — in diecimila copie ciascuno — in un’edizione speciale ad hoc per l’iniziativa e disponibili gratis per gli aspiranti Messaggeri nelle librerie.
I testimonial
Chi sono i Messaggeri? «Tutti quelli che vogliono esserlo. Lettori, librai, bibliotecari, addetti ai mestieri e non» ha precisato Marco Zapparoli, fondatore di Marcos y Marcos, delegato Aie per la Lombardia. Tra i testimonial che hanno accettato la «carica» figurano lo chef Carlo Cracco, il deejay Linus, il conduttore Marco Presta, il musicista Saturnino, il geologo Mario Tozzi, il volto di «Striscia la notizia» Vittorio Brumotti; Arturo Brachetti, Neri Marcorè, Lella Costa, Dario Vergassola, Geppi Cucciari. Come si diventa Messaggeri? Per gli over 18 basta andare su www.ioleggoperché.it e iscriversi — anche ad una animata community.
Treni e piazze
La missione di promuovere i libri si affida a mezzi nuovi e metodi antichi, passa attraverso il tamtam della Rete — dove i Messaggeri saranno coinvolti da esperti di gaming in attività e prove — e il vecchio passaparola. «#ioleggoperché è un modo originale e innovativo di unire l’Italia dei lettori e dei non lettori» ha ricordato Laura Donnini, ad di Rcs Libri e vicepresidente Aie, mettendo l’accento sull’aspetto collaborativo dell’iniziativa (tra i media partner «Corriere della Sera», Rai, Mondadori e «la Repubblica»; tra gli sponsor Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Tim e 3M )
Il 23 aprile prossimo i libri saranno protagonisti fra treni e piazze. Cinquecento treni regionali e Frecce accoglieranno i Messaggeri mentre scrittori animeranno vagoni ristoranti. Flash mob e happening si svolgeranno nelle piazze di molte città italiane: Torino, Vicenza, Roma, Cosenza, Sassari e altre che vorranno aderire. E a proposito di piazze, la sera del 23 aprile a Milano, Capitale del Libro 2015, si svolgerà uno spettacolo all’aperto trasmesso in diretta su Rai3 in prima serata. «Una grande festa — ha anticipato il direttore della rete Andrea Vianello — durante la quale prenderà corpo una vera biblioteca dei sogni».
Librerie e biblioteche
A fianco delle piazze, reali e virtuali, fondamentali saranno le oltre 1.100 librerie (realtà indipendenti, catene e negozi online) e le 1.000 biblioteche che daranno attenzione e visibilità all’evento oltre ad essere uno snodo fondamentale perché a partire da fine marzo riceveranno i pacchi con i libri da smistare ai Messaggeri.
Importante il ruolo delle scuole. In testa università, luoghi principe del reclutamento dei Messaggeri: 94 quelle che hanno dato adesione. L’iniziativa ha il patrocinio della Conferenza dei Rettori e del ministero dei Beni e delle Attività culturali. Nelle aule di istituti e scuole superiori gli studenti saranno protagonisti di «Crossa un libro» ovvero giochi di e con i libri: scambi di romanzi o condivisione di citazioni scritte su post-it che saranno appese su totem collocati come alberi del sapere nelle piazze.

“Da “Duce mia Luce” all’odio antisemita la marcia su Facebook dei 150mila fascisti”, di Carmine Saviano – La Repubblica 09.02.15

Commento di Manuela:
La questione è proprio quella che si pone il giornalista: si può invocare il diritto alla libertà di espressione per tutelare l’incitamento al razzismo, alla discriminazione, all’odio? Penso proprio di no. E concordo con quanto stabilito dalla legge Mancino, nata per contrastare i crimini  di discriminazione, d’odio e violenzaper motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Nella primavera scorsa la Lega promosse la raccolta firme per abrogata. Teniamolo a mente

La Repubblica 09.02.15

Da “Duce mia Luce” all’odio antisemita, la marcia su Facebook dei 150mila fascisti

di Carmine Saviano
Sono da poco passate le 16 del 31 gennaio scorso. Sotto il cielo grigio di Roma un corteo di automobili di Stato si appresta a entrare nel mausoleo che celebra i martiri della Fosse Ardeatine. Da una delle vetture scende Sergio Mattarella, eletto da poche ore dodicesimo presidente della Repubblica. Inizia il suo settennato così: ricordando chi è stato trucidato a sangue freddo dal nazismo e dal fascismo. Negli stessi istanti, sul web, va in scena una sfilata virtuale di insulti rivolti al nuovo Capo dello Stato, reo di iniziare il suo mandato dalla Resistenza: «È un partigiano, ho detto tutto», «ecco un altro mafioso ebreo». Gran parte di quelle offese provengono da una pagina Facebook, quella dei Giovani Fascisti Italiani. Sono in 134mila e si auto definiscono “Gruppo Fascista per la rinascita d’Italia”. La loro linea politica è sintetizzata da una citazione di Benito Mussolini, le parole d’ordine sono le solite: duce, rigore, potenza e così via sin dove quel vocabolario può giungere. Sono nati nel 2010, nel 2013 erano 60 mila e da subito non hanno coltivato solo nostalgia. Qui “guardano al futuro”, è un messianismo deformato e allucinato dove non si aspetta altro che «un nuovo capo», un «uomo forte», colui che sappia «restituirci l’onore»: «Dux Mea Lux, quando tornerai?».E non sono i soli. La tana nera della rete è profonda. I social network ne sono solo l’ingresso, la punta visibile, quella più pervasiva. Per farsi un’idea basta cercare anche solo tra le “pagine amiche” che i Giovani Fascisti Italiani suggeriscono. Si va dai Camerati Italiani ai Fascisti del Terzo Millennio, dalla Falange Nera al Socialismo Mussoliniano. Poi il Movimento Fascismo e Libertà e il gruppo Dio, Patria, Famiglia. Ancora: Fiamma Nera, Orgoglio Fascista, Noi Fedelissimi dell’Italia e del Duce. Serbatoi di odio e rancore.Perché Facebook consente la pubblicazione di questi contenuti che potrebbero prefigurare l’apologia di fascismo? «Siamo impegnati a mantenere il giusto equilibrio tra libertà di espressione e tutela della sicurezza e dei diritti delle persone. Non consentiamo, infatti, la pubblicazione di contenuti violenti, che incitano all’odio o comunque contrari agli standard della nostra community», risponde un portavoce di Facebook Italia. Resta da capire come sia possibile non considerare incitamento all’odio frasi come «gli zingari devono essere integrati nel cemento».Ma quanto è estesa questa Rete Nera? Gli ultimi censimenti — come quello contenuto in Web Nero, ricerca di Manuela Caiani e Linda Parenti edita da Il Mulino nel 2013 — quantificano in circa cento i principali siti attivi in Italia. E qui si esce fuori dal virtuale: perché si tratta di associazioni, riviste, piccole case editrici, nuclei di skinheads che declinano la loro ideologia in quei territori dove il disagio sociale è assoluto. Se ci si sposta sul terreno dei blog, dei forum, dei negozi online nei quali è possibile acquistare ogni tipo di feticcio fascista, il numero diventa vago ma sale in maniera esponenziale. Tutto “liquido”, naturalmente, con pagine e contenuti che appaiono e scompaiono. La Federazione delle Associazioni dei Partigiani d’Italia ne ha contati circa un migliaio. Ma era il 2002. Oggi un numero certo non c’è.C’è di sicuro un enorme spazio virtuale in cui i simboli della storia del fascismo e del nazionalsocialismo vengono utilizzati come carte d’identità: immagini attraverso cui si da una precisa raffigurazione politica di se stessi, forme e colori intorno a cui ci si riconosce. La Croce Celtica, le teste rasate, il doppio 8 che simboleggia le due H dell’Hail Hitler. La tigre di Evola, le parole di Pound e innumerevoli rivoli del fiume sotterraneo dell’antisemitismo.In definitiva la questione diventa se la libertà d’espressione possa essere invocata per tutelare l’incitamento all’odio e alla discriminazione. Una questione essenziale per la giurisprudenza al tempo di internet. Ci si muove su un terreno scivoloso «quando ci si trova al confine tra il libero pensiero e parole che possono diventare armi pericolose», dice Carlo Blengino, avvocato ed esperto proprio nel campo della connessione tra diritto e internet. Il punto è il grado di pericolosità delle parole e delle immagini che vengono diffuse: quel confine appare spesso ampiamente superato e quei comportamenti prefigurano l’apologia di fascismo, un reato previsto dal nostro ordinamento. E se è sotto gli occhi di tutti, visto il carattere della rete, che «possiamo trovare siti di frustrati che inneggiano al fascismo», continua Blengino, e che non vanno oltre il loro status di attivisti da tastiera, è altrettanto innegabile che simili comportamenti, «un domani possono tornare a essere realmente pericolosi».

Anche le ragazze possono (diventare scienziate), di Elena Comelli – il Sole 24 Ore – 08.02.15

La bambina maneggia il trapano con destrezza per costruire un modellino di razzo insieme a suo fratello, che la aiuta tenendolo fermo. Ma il padre interviene subito, dicendole di stare attenta a non farsi male e di passare il trapano al fratello. La bambina poi diventa grande e passa davanti all’annuncio di una “Science Fair” appeso in bacheca a scuola. Lo guarda distrattamente, specchiandosi nel vetro della bacheca per passarsi un filo di rossetto sulle labbra.

Bambine così ne esistono milioni. Il video, messo in rete da Verizon con il tag #InspireHerMind, è diventato virale e si conclude così: il 66% delle bambine in quarta elementare dicono di amare la matematica e le scienze, ma solo il 18% delle lauree in ingegneria vanno alle ragazze. Questi sono numeri americani. In Italia la situazione è molto peggiore. Nel 2014, fra i 59 laureati in ingegneria elettronica al Politecnico di Milano, solo cinque erano donne, mentre a ingegneria spaziale le ragazze erano 8 su 67 e a ingegneria gestionale 108 su 292.

Da qui, le innumerevoli iniziative per aprire anche alle ragazze i percorsi di studio tipici dei maschi. Particolarmente attive le facoltà di ingegneria elettronica, con programmi come Girs Who Code, un’iniziativa di tutoring attiva in tutte le grandi città americane. In Europa, la Commissione si è mossa con la campagna Science: It’s a Girl Thing, che organizza dei “Girl’s Day” per pubblicizzare lo studio delle materie tecnico-scientifiche nei diversi Paesi d’Europa. Nel sito omonimo si possono vedere una serie di video di ragazze che studiano materie tecnico-scientifiche e di scienziate già note, come Ilaria Capua per l’Italia, e si può partecipare a un concorso fotografico.

Ma anche in Italia “Le ragazze possono”. Per sfatare i pregiudizi, il Politecnico di Milano, con Fondazione Politecnico e Aidia (Associazione Nazionale Donne Ingegneri e Architetti), ha organizzato una campagna con questo nome nelle scuole superiori e nelle università, per incoraggiare e sostenere le più giovani nella scelta di percorsi di formazione Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), incrementando così la consapevolezza delle possibilità di carriera legate al mondo tecnico-scientifico. Oltre a una forte campagna di comunicazione, è previsto un ciclo d’incontri, “breakfast @polimi” al Campus Bicocca, dove alcune ex allieve sono invitate a raccontare la loro esperienza (vincente) in grandi realtà professionali. Il progetto, già partito a fine 2014, durerà sei mesi e fa parte anche dell’iniziativa regionale Progettare la parità in Lombardia, cui collaborano Freedata Labs, Ingegneria senza frontiere-Milano e l’associazione Donne e Tecnologie.

L’obiettivo è proporre modelli positivi per chi è in gamba e vuole farcela, occasioni che dovrebbero fornire stimoli e strumenti per valutare le possibili alternative di carriera e il ruolo che le donne hanno nelle aziende e delle istituzioni. Perché le ragazze possono, ma spesso non lo sanno.