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Modena – incontro Cgil su parità salariale e pensionistica

Venerdi 6 marzo alle 9 a Modena presso la Camera del Lavoro un’iniziativa “concreta” di Cgil e SPI Coordinamento Donne. In prossimità della Festa della Donna si parlerà di parità retributiva e pensionistica, una battaglia sempre aperta che penalizza, cifre alla mano, il lavoro femminile dai luoghi di produzione a quelli di cura. “Concreta” perché il divario salariale, oggi in Europa intorno al 16%, è l’indice più evidente di discriminazione e disuguaglianze. Anch’io lotto perché un bambino e una bambina che nascono oggi possano avere nel loro futuro le stesse aspettative e opportunità.

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Reggio Emilia – Chiamata alle Arti

Sabato 28 febbraio a Reggio Emilia, insieme ad autorevoli esponenti del mondo della danza, del teatro, della musica, risponderò anch’io alla “Chiamata alle Arti” dei musicisti di Prospettiva 21, che organizzano un incontro per fare il punto e accendere qualche riflettore su formazione e produzione artistica in Italia. Il punto di partenza sarà proprio il documento “Chiamata alle Arti” promosso dal “Cantiere AFAM” per conto del Miur, mentre dal dibattito dovranno scaturire proposte per investire fattivamente su un settore che rimane il nostro patrimonio più prezioso, non solo culturale, ma anche economico

http://www.afam.miur.it/media/34384/chiamata_alle_arti.pdf

Ghizzoni, Patriarca e Baruffi “Il Carpi Fc e Carpi meritano rispetto” – comunicato stampa – 13.02.15

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I deputati Pd di Carpi e delle Terre d’Argine Manuela Ghizzoni, Edoardo Patriarca e Davide Baruffi, pur impegnati nel delicatissimo confronto in Aula sulle riforme costituzionali, hanno deciso di presentare un’interrogazione al Governo per chiedere quali iniziative intenda assumere in merito alle affermazioni del consigliere federale Lotito sul Carpi Fc. “Sono affermazioni inquietanti – dicono gli on. Ghizzoni, Patriarca e Baruffi – soprattutto perché Lotito è sì presidente di un grande club, ma ricopre anche un ruolo di dirigente della Lega di serie A. Bisogna che sia garantita la massima trasparenza della gestione delle competizioni sportive”. Ecco la loro dichiarazione:

 

“Il Carpi Fc e la città di Carpi meritano rispetto. Non è accettabile che il consigliere federale Lotito, presidente di una grande squadra di calcio, si possa permettere atteggiamenti e dichiarazioni di assoluto disprezzo nei confronti delle formazioni che dalla provincia stanno scalando il campionato di serie B con fatica, abnegazione e per soli meriti sportivi. Il Carpi Fc ha inanellato sul campo la vittoria in quattro campionati su cinque stagioni, un palmarés invidiabile, prova del grande impegno di tutta la squadra che fa onore alla città e ai suoi tifosi. Le affermazioni del consigliere Lotito, proprio per il ruolo che lo stesso Lotito ricopre, non possono essere semplicemente derubricate al folclore che circonda il mondo del calcio. E’ per questo che, nonostante la delicatezza del passaggio in Aula delle riforme costituzionali nel quale siamo impegnati, abbiamo deciso di presentare una interrogazione al Governo per chiedere quali iniziative intenda assumere su questa questione, in modo da garantire, insieme agli organi di garanzia del mondo del calcio nazionale, la massima trasparenza nella gestione delle competizioni sportive. Lo sport non può essere ridotto a solo business e i suoi massimi dirigenti devono essere innanzitutto garanti dei valori che lo sport veicola, soprattutto nei confronti dei giovani che a questa disciplina si avvicinano con fiducia e passione”

 

“Il timore (inesistente) del tiranno”, di Sabino Cassese – Corriere della Sera 12.02.15

E siste — come è stato dichiarato nei giorni scorsi — una deriva autoritaria in Italia? Non credo che la democrazia sia in pericolo perché il presidente del Consiglio in carica non è parlamentare e perché il Parlamento è stato eletto con una legge successivamente dichiarata (parzialmente) illegittima costituzionalmente. Infatti, la Costituzione non richiede che i ministri e il loro presidente siano parlamentari e Renzi non è il primo presidente che non sia stato eletto nelle file dei deputati o dei senatori. Poi, la Corte costituzionale, nel dichiarare l’illegittimità di alcune norme della legge Calderoli, ha precisato che la sentenza «non tocca in alcun modo il Parlamento in carica», perché non ha «nessuna incidenza» su di esso.
Se non è questo che può preoccupare, c’è qualcosa di più profondo che possa far temere una svolta autoritaria ed evocare il «timore del tiranno» che percorre tutta la storia dell’Italia repubblicana? Per rispondere a questa domanda, bisogna valutare almeno tre elementi: c’è qualcuno che insidia la democrazia, prepara, politicamente e culturalmente, un governo autoritario? C’è, al contrario, un diffuso patriottismo costituzionale, una dichiarata e ampia lealtà alla Costituzione? Infine, ci sono i contropoteri, gli anticorpi, che potrebbero far fronte a tentazioni autoritarie?
Nei Paesi moderni come l’Italia non si può conquistare il potere con la Carboneria o con altri mezzi nascosti: occorre che qualcuno formuli un disegno politico, trovi un ideologo, faccia propaganda, cerchi di conquistare consensi intorno a un obiettivo che conduca a un potere autoritario.
Tutto questo non si vede. Non vi sono centrali, azioni, cospirazioni, che segnalino la presenza di questo pericolo.
Vedo, al contrario, anche presso quelli che ritengono modificabile la Costituzione, una fedeltà ai principi supremi costituzionali, una lealtà alle istituzioni e alle procedure da essa create, un desiderio di non mutare le linee portanti delle scelte del secondo dopoguerra, che fanno ben sperare nella lunga vita della parte essenziale della Costituzione. Certo, nel nostro Paese, fin dall’unificazione, vi sono state sacche di ribellismo. Come notava Piero Gobetti nel 1922, c’è «l’esplodere delle passioni, non l’organizzarsi delle iniziative». Prevale la «disgregazione operosa». Riusciamo a fare il patto del Nazareno (non scritto e appena rotto, dopo solo un anno), non «contratti di coalizione», di cui l’ultimo è lungo 185 pagine e scaricabile dal web, come quelli firmati dai cristianosociali e dai socialdemocratici che reggono il governo tedesco da dieci anni.
Veniamo agli anticorpi. Anche questi non mancano. Il potere è ampiamente distribuito, all’interno dello Stato, sul territorio. Vi sono poteri indipendenti, spesso tanto autonomi da voler dettare l’agenda politica (come la magistratura), talora in ritirata, perché soggetti a erosione di funzioni da parte della politica (come le autorità indipendenti). Le polizie sono ben cinque. C’è l’Unione Europea, che — a dispetto di quelli che piangono per le cessioni di sovranità — ci garantisce con il «vincolo esterno» voluto da Alcide De Gasperi e da Guido Carli.
Concludo: l’Italia è forse un Paese che vuole non farsi governare, diviso in fazioni, incapace di associarsi, coalizzarsi, trovare una armonia. Un Paese che ha avuto 63 governi dall’inizio della Repubblica, con 27 presidenti del Consiglio, contro i 23 governi e gli 8 cancellieri tedeschi. Ma la sua democrazia non corre pericoli .

“Quota 96, mille vanno in pensione ma per altri tremila è doccia fredda”, di Redazione scuola – Corriere.it 12.02.15

Chi sono

Con il termine «Quota 96» si indicano appunto 4.000 docenti che avevano maturato tutti i requisiti per andare in pensione prima che la riforma Fornero entrasse in vigore (1° gennaio 2012) . Requisiti che, stando alla legge 247/2007, si ottenevano sommando l’età anagrafica e l’anzianità contributiva: 60 anni di età e 36 di servizio o con 61 di età e 35 di servizio . I «Quota 96» rimasero intrappolati dalla legge del governo Monti perché quest’ultima indicava come limite tra i vecchi e i nuovi criteri pensionistici il 31 dicembre 2011 (fine dell’anno solare) e non il 31 agosto 2012 (fine dell’anno scolastico). Così quei docenti che avrebbero maturato i requisiti a fine anno, e che avevano già presentato domanda, sono rimasti bloccati in servizio.

Le priorità del governo

Ora, ha sottolineato Madia, «la politica del governo è prima di tutto incentrata sull’obiettivo di concentrare le risorse per favorire il lavoro di chi un lavoro non ce l’ha, in particolare dei giovani e di chi rischia di essere escluso dal mercato del lavoro». Per il ministro «importanti sono, ad esempio, gli sgravi contributivi per le nuove assunzioni approvati con la legge di Stabilità e che già stanno dando risultati incoraggianti. In questo quadro di priorità ci impegniamo – aggiunge – con un imminente provvedimento legislativo del governo a fare uscire dalla precarietà tanti insegnanti con contratti a termine», un riferimento alla prossima stabilizzazione di circa 150 mila docenti precari per la quale è già stato stanziato un miliardo nella legge di Stabilità. Dura la reazione di Sel. «Il governo Renzi non ha alcuna intenzione di risolvere la questione Quota 96 – ha detto il vicepresidente dei deputati di Sel Annalisa Pannarale – . Dopo la sorda e vacua risposta della ministra Madia al question time di oggi, questa è una rabbiosa certezza. Dopo una serie infinita di atti parlamentari, interrogazioni, risoluzioni, emendamenti, ordini del giorno, il governo ci dice che i diritti maturati da tempo da questi lavoratori e lavoratrici, e violati per un errore clamoroso del legislatore nella riforma Fornero, non sono una priorità».

Quota 96, per una battaglia persa non si lascia il campo, di Manuela Ghizzoni – 12.02.15

La collega Annalisa Pannarale di Sel ha avanzato mercoledi 11 febbraio un’interrogazione a risposta immediata alla ministra Madia ancora una volta sulla questione del personale “Quota 96”. E come è accaduto in precedenza, anche questa volta l’esito è negativo. Al di là dell’amarezza e della frustrazione, che condivido per aver anch’io in tanti modi sostenuto la vicenda, è importante comunque che se ne parli (in questo caso anche la stampa ha dato un utile rilievo alla notizia) e non si lasci cadere nel dimenticatoio il destino di coloro che continuano ad aspettare una soluzione “giusta ed equa”. E’ proprio a loro che penso quando rilevo nella risposta del Governo una frettolosa liquidazione di una vicenda umana che merita rispetto. “Ci stiamo occupando dei giovani”, si dice. Ma, allora, ribadisco quello che già espressi a suo tempo alla ministra: l’atteggiamento del governo è quantomeno contraddittorio, se da una parte annuncia il ricambio e il ringiovanimento del personale e dall’altra tiene incatenati lavoratori over 60 impedendo loro di godere di un legittimo diritto. Mi pervadono poi sentimenti contrastanti rispetto al fatto che un autorevole membro del Governo abbia finalmente definito la platea dei beneficiari dichiarando che, con la possibilità per mille lavoratori di uscire con la “finestra” della sesta salvaguardia (utilizzo della 104 nel 2011), stiamo effettivamente parlando di 3.000 persone. Avevamo quindi ragione: una platea tutto sommato piccola che potrebbe uscire da questa palude con uno stanziamento di 100 milioni annui. Ben lontani dall’enorme quantità di risorse paventata dalla Ragioneria per motivare lo stop avvenuto ad agosto, peraltro in mancanza di conteggi certi. Sempre più chiaramente, l’atteggiamento ostativo fin qui assunto dai diversi governi che si sono espressi su Quota96, dipende dalla volontà di non intervenire sulla riforma Fornero, nonostante le sue ingiustizie e contraddizioni.
Come sempre accade in queste occasioni, mi arrivano inviti a “vergognarmi”. Con la mia coscienza posso garantire di avere un rapporto dialettico e attivo: di certo, su Quota96 mi sono spesa tanto, in compagnia di Pannarale ed altri, prendendo spesso posizioni critiche nei confronti del governo. Ho mancato un risultato, è vero, ma una battaglia (per il momento) persa non può indurre a lasciare il campo.
Ecco il testo della risposta del ministro per la Pubblica Amministrazione Maria Anna Madia:
— MARIA ANNA MADIAMinistro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, sulla cosiddetta questione «quota 96», per diverse ragioni, anche rispetto a delle scelte complessive del Governo, non si sono verificate le condizioni per un intervento unico.
Si tratta – lei, onorevole, mi chiede i numeri – di circa quattromila docenti. Questi sono dati INPS aggiornati, confermati dal MIUR, ai quali però possiamo sottrarre circa mille insegnanti, che verranno tutelati dalla sesta salvaguardia e ai quali nei prossimi giorni arriverà dall’INPS la comunicazione del diritto a pensione, con la quale potranno presentare domanda di cessazione entro il 2 marzo.
Rimarrebbero quindi circa 3 mila insegnanti che, a seguito della riforma Fornero e per effetto, come ricordava, dei tempi di pensionamento dettati dall’articolazione dell’anno scolastico, hanno subito un aumento della loro permanenza al lavoro.
La politica del Governo è ora, prima di tutto, incentrata sull’obiettivo di concentrare le risorse per favorire il lavoro di chi un lavoro non ce l’ha, in particolare dei giovani, di chi è rimasto escluso o rischia di rimanere escluso dal mercato del lavoro, anche in conseguenza della crisi economica che dura da anni e per uscire dalla quale, come Governo, concentriamo ogni sforzo. Importanti ad esempio – con soddisfazione voglio sottolinearlo oggi – sono gli sgravi contributivi per le nuove assunzioni, che abbiamo approvato con la legge di stabilità per i prossimi tre anni e che già stanno dando risultati incoraggianti.
In questo quadro di priorità, ci impegniamo anche in un imminente provvedimento legislativo del Governo a far uscire dalla precarietà i tanti insegnanti con contratti a termine che lavorano nella scuola.

One billion raising, anche le Democratiche in Piazza Grande – Pd Modena – 12.02.15

Anche la Conferenza provinciale delle Donne Democratiche aderisce a “One billion raising”, la campagna internazionale contro la violenza sulle donne. “Sabato pomeriggio – conferma Caterina Liotti, coordinatrice della Conferenza provinciale delle Donne Democratiche – saremo in piazza per sostenere l’iniziativa promossa dalle donne delle associazioni e invitiamo tutti – donne e uomini – a partecipare, vestiti di rosso e di nero”.

 

 

Anche quest’anno, il 14 febbraio, in contemporanea con le analoghe manifestazioni che si svolgono in tutto il mondo, la Conferenza provinciale delle Donne Democratiche aderisce a “One billion raising”, la manifestazione internazionale contro la violenza sulle donne. “Saremo in piazza – conferma Caterina Liotti, coordinatrice della Conferenza delle Donne Democratiche –  per sostenere l’iniziativa promossa dalle donne delle associazioni e invitiamo tutti – donne e uomini – a partecipare, vestiti di rosso e di nero”. A Modena la manifestazione principale è organizzata in piazza Grande, a partire dalle 16.30, per danzare insieme sulle note di “Break the chain”, seguiranno esecuzioni dal vivo di brani musicali, letture e un flash mob conclusivo. “La violenza sulle donne non è una questione privata – conferma Caterina Liotti – La parola d’ordine dell’edizione 2015 della campagna One Billion Rising è “Revolution”. E, infatti, di una grande Rivoluzione abbiamo bisogno per cambiare pregiudizi e stereotipi che ancora sembrano accettare tutta questa violenza sulle donne come qualcosa di legato alla sfera privata delle persone e delle loro relazioni. In realtà – conclude Caterina Liotti –  la violenza sulle donne, oltre ad essere un dramma nella vita di milioni di donne e dei loro figli, è un dramma sociale con ripercussioni enormi anche di tipo economico, basta pensare ai costi sanitari e giudiziari che ogni anno la società affronta per riparare il danno causato da uomini violenti”.