Tutti gli articoli relativi a: memoria

"Napolitano: «Italia finita se giovani senza lavoro»", di Marcella Ciarnelli

Il Capo dello Stato a Monfalcone per l’anniversario della Grande guerra. Il pensiero all’Europa di oggi e il ricordo di come quel conflitto partì, cento anni fa da «nazionalismi aggressivi e bellicosi» È alla «grande guerra» che gli italiani stanno vivendo da alcuni anni contro una crisi economica senza precedenti che il presidente della Repubblica ha dedicato le parole più forti della suo primo giorno di visita nei luoghi in cui, cento anni fa, cominciò un conflitto segnato da «nazionalismi aggressivi e bellicosi», il primo di un secolo che poi visse un’altra guerra solo pochi decenni dopo. «Se i giovani non trovano lavoro l’Italia è finita» ha detto Giorgio Napolitano mentre tutta Monfalcone gli si stringeva attorno nel primo giorno della visita in Friuli del Capo dello Stato, l’occasione di un incontro a Cormons con i presidenti di Austria, Slovenia e Croazia. La preoccupazione di Napolitano è quella dei tanti che gli si stringono attorno. Padri, madri, anche molti ragazzi. Lo spaccato di un Paese che chiede di avere diritto ad una speranza. E una …

“La Grande Guerra 100 anni dopo. L’Europa deve evitare il riprodursi di antiche polemiche nazionaliste”, di Giorgio Napolitano

Pubblichiamo un ampio stralcio dell’intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla Mostra sulla Grande Guerra allestita a Monfalcone (Gorizia). […] A cento anni dallo scoppio della Grande Guerra, siamo chiamati come europei e come italiani a un esercizio di memoria collettiva, di condivisione umana, di riflessione storica sulle vicende del nostro paese e dei nostri paesi, sulle vicende del nostro continente del secolo scorso, sulle ragioni e sul percorso del nostro impegno per la pace. E non attendiamo, qui in Italia, il centenario del nostro intervento nel conflitto, perché sentiamo di dover innanzitutto contribuire, e vogliamo contribuire, a una celebrazione d’insieme, di respiro europeo, che si articoli naturalmente in analisi aderenti alle diverse esperienze nazionali ma non si risolva in una frammentazione asfittica e divisiva. Le istituzioni europee, e la cultura europea, dovrebbero, tanto per cominciare, evitare un anacronistico riprodursi di antiche polemiche sulle responsabilità cui far risalire lo scatenarsi di quell’immane, sanguinosissimo e distruttivo scontro. Il punto di partenza di una nostra rinnovata riflessione e analisi critica, dev’essere piuttosto il quadro degli opposti …

La beffa a Goebbels “Io, icona degli ariani ero una bambina ebrea”, di Andrea Tarquini

Nelle immagini diffuse ovunque dal ministero della Propaganda di Joseph Goebbels, lei fotografata a sei mesi era la bimba ariana modello. Sonne ins Haus , il rotocalco nazista per famiglie del Terzo Reich, dedicò al suo volto paffuto e dolce la sua cover story più famosa. L’immagine fu distribuita al fronte a ogni soldato come simbolo della purezza da imporre al mondo col sangue. E invece no: la piccola era ebrea, ma il regime non se n’era accorto. Questa è la storia di Hessy Levinson, oggi Hessy Taft, ieri bimba della buona borghesia ebrea e mitteleuropea, costretta a fuggire da Berlino, oggi vivace ottantenne docente di medicina a New York. «Oggi ci rido sopra, ma se i nazisti avessero scoperto allora chi veramente ero io, bimba perfetta di sei mesi ma ebrea e non già ariana, oggi non sarei viva, non sarei qui a raccontarvi la mia storia », dice Hessy alla Bild Zeitung che l’ha trovata negli Stati Uniti. A volte, non solo la crudeltà delle dittature più spietate, anche la loro stupidità miope …

"Sarajevo crocevia di sangue tra due guerre", di Francesco Benigno

QUELLO CHE UNISCE GLI EVENTI È L’IDEA CHE AD UNO STATO NAZIONALE DEBBA CORRISPONDERE UN SOLO POPOLO Per due volte nel corso del Novecento, Sarajevo, questa grande città bosniaca un tempo elegante e multietnica, è stata al centro della storia europea. La prima volta, il 14 giugno del 1914, giusto un secolo fa, vi moriva in un attentato il principe ereditario dell’impero asburgico Francesco Ferdinando e la moglie Sofia. Questo atto gravissimo spingeva l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe a dichiarare guerra alla Serbia, scatenando così la cosiddetta Grande Guerra, il primo conflitto mondiale (1914-1918). Ma Sarajevo è poi tornata alla ribalta una seconda volta, quando il 5 aprile del 1992 le forze serbo-bosniache iniziarono il più lungo assedio della storia bellica moderna, stringendo la città in un cerchio di fuoco destinato a durare anni, sino alla fine del 1995. Due vicende fra loro lontane, apparentemente distinte e distanti, convergono dunque a Sarajevo, un vero e proprio crogiuolo di culture e di religioni diverse, in cui per secoli croati serbi e bosniacimaanche musulmani, cristiani (cattolici ed ortodossi) …

"Dalla verità su Ustica nasca una nuova politica estera", di Daria Bonfietti *

Nel XXXIV anniversario della strage di Ustica il nostro pensiero deve andare ainnanzitutto alle 81 vittime innocenti e nello stesso tempo affermare con determinazione che c’è ancora bisogno di verità. C’è bisogno di scrivere l’ultima pagina, la definitiva.
Per questo sento di rivolgermi direttamente al presidente del Consiglio perché l’impegno per la verità su Ustica diventi un tema dominante della politica estera e perché proprio nel semestre di presidenza Italiana, che sta per cominciare, l’Europa, nel suo complesso e nelle sue istituzioni, comprenda che il confine italiano è il confine dell’intera comunità e che quindi, quella notte, sono stati lesi i diritti di tutti i cittadini europei. Ustica è la storia di una verità immediatamente comprensibile già dai tracciati radar di Ciampino e dalle telefonate nei siti militari di quella stessa notte, ma fatta scomparire, inabissata come il relitto, sottratta, prima con la grande menzogna di un cedimento strutturale in un cielo che si afferma completamento sgombro, poi con una vergognosa catena di falsità, soppressione di prove, depistaggi, false informazioni, occultamenti e distruzioni di documenti. Dopo …

Memoria Vent’anni fa si aprì «l’armadio della vergogna», di Luca Baiada

Siamo in uno strano anniversario. Vent’anni fa, nel 1994, venne aperto un archivio negli uffici centrali della giustizia militare, nel palazzo Cesi a Roma. Conteneva 695 fascicoli sulle stragi nazifasciste in Italia. Crimini atroci, dal 1943 al 1945, per almeno quindicimila morti. Anche donne, anche bambini piccolissimi. «E come potevamo noi cantare, con il piede straniero sopra il cuore», scrisse Quasimodo in Alle fronde dei salici, e va letto accanto ai versi di Yitzhak Katzenelson, nel Canto del popolo ebraico massacrato. Dire l’orrore è impossibile, eppure è necessario. Il deposito era stato formato per fasi successive, accumulando dal dopoguerra i risultati di indagini britanniche, statunitensi e italiane. Erano ben fatte, alcune pronte per i processi, ma furono archiviate nel 1960, con una decisione firmata dal procuratore generale militare Enrico Santacroce, uguale per tutti. Tre righe, «non si sono avute notizie utili», su un mezzo foglio. Sant’Anna di Stazzema, Vallucciole, Fucecchio e tanto altro. Con un foglio di carta, tagliandolo a metà archiviarono due fascicoli. Una strage di italiani non meritava un foglio intero. Era un …

"Berlinguer oltre il compromesso storico", di Piero Folena

Il trentennale della morte è già stato un’occasione molto importante per meditare sull’opera di Enrico Berlinguer. A Walter Veltroni occorre riconoscere il merito di aver costruito, col film di cui è stato regista e col libro che ha seguito quella produzione, un evento popolare, di memoria collettiva. Tuttavia Veltroni, in compagnia di molti altri, compie un’operazione revisionistica a senso unico, dando quasi l’impressione di voler iscrivere Enrico Berlinguer al Partito Democratico, venticinque anni prima della sua fondazione; identificando il leader del Pci col solo compromesso storico, e dipingendo la sua ultima stagione -salvo che per la questione morale- come un ripiega mento settario. Proprio sulla questione morale -nelle ore degli scandali del Mose e dell’Expo, e del coinvolgimento di settori dello stesso Pd in questi scandali- occorrerebbe prima di tutto riflettere: e domandarsi quanto la personalizzazione estrema della politica del tempo presente (coi costi che comporta) e il venir meno di un’etica condivisa abbiano aperto la strada ad una nuova tragica degenerazione della politica. Chissà che parole avrebbe usato Berlinguer a fronte di scandali come …