Tutti gli articoli relativi a: lavoro

Da settembre scuola e lavoro più vicini – Manuela Ghizzoni

Fare e imparare o imparare facendo. E’ il senso della norma già approvata nel decreto Carrozza (ar. 8 bis) nell’ottobre 2013 e diventata operativa con l’approvazione del recente decreto interministeriale per essere introdotta nel nuovo anno scolastico. Come spiega l’articolo in calce tratto dal Sole 24 Ore, le aziende potranno assumere con un contratto di apprendistato studenti dell’ultimo biennio delle superiori, un’età in cui l’obiettivo lavoro è già presente nei progetti dei ragazzi. E’ un’ iterazione scuola – lavoro che dà una svolta al percorso formativo orientandolo all’ esperienza aziendale, ma cambia anche il concetto di “apprendistato”: non più un metodo per ridurre i costi del lavoro, ma un reale investimento per l’azienda sulla “costruzione” di risorse di qualità. Comincerà l’Enel, già in parte ispiratrice del progetto, che assumerà 15 studenti apprendisti. L’unico neo della proposta è che non sono previste risorse aggiuntive per le scuole e in particolare per i docenti (a questo proposito il governo approvò un mio OdG), che dovranno impegnarsi in attività di programmazione e tutoraggio. Così come le aziende dovranno …

"Né congedi né aiuti ecco perché l’Italia non è un paese per mamme precarie", di Maria Novella De Luca da La Repubblica del 13.08.14

Siamo un paese ostile alla maternità e sempre più refrattario ai bambini. Le desolanti statistiche dell’Istat lo testimoniano ad ogni rapporto annuale, fotografando la nostra progressiva discesa agli ultimi posti nella classifica demografica mondiale. Puntualmente ogni volta ci chiediamo perché. Eppure basta leggere la lettera pubblicata ieri su “Repubblica”, per rendersi contro di quanto l’Italia sia diventata ormai un luogo inospitale per chiunque decida di rischiare l’avventura della famiglia. Soprattutto se si è una lavoratrice precaria, ma che nonostante tutto si “azzarda” a mettere al mondo dei figli, ben tre in questo caso. Perché non solo il nostro non è un paese per mamme, ma in particolare non è un paese per mamme “atipiche”, quelle cioè che in assenza di un contratto di lavoro definito, non hanno diritto praticamente a nulla. Né prima della nascita, né dopo. Un’incredibile mancanza di tutele e di sostegni che Belinda Malfetti, giornalista freelance, ben descrive nella sua lettera “La mia odissea di mamma precaria alla ricerca del sussidio negato”. In Italia infatti le leggi ci sono, ma valgono soltanto …

Una buona notizia per la ricerca, ma in ritardo di due anni – Manuela Ghizzoni

In calce trovate l’articolo di Matteo Prioschi che dà conto – finalmente – della emanazione del decreto attuativo per l’erogazione del cosiddetto “bonus ricercatori”, cioè un credito di imposta alle imprese che hanno assunto un cervello non in fuga. Ottima cosa: peccato che la norma che ha previsto questo beneficio risalga al lontano giugno 2012! Oltre due anni per rendere operativa una buona disposizione a vantaggio dei giovani altamente qualificati, che sempre più numerosi emigrano all’estero per veder valorizzati i proprio talenti e le proprie competenze, e delle imprese che investono nell’innovazione per la propria crescita. Un lasso di tempo che lascia basiti (e che fa passar la voglia di complimentarsi con chi ha finalmente portato a termine tutto l’iter attuativo) e rafforza la consapevolezza che l’Italia non può affrontare la sfida dell’innovazione – che corre nelle due dimensioni della velocità d’azione e della internazionalizzazione – con una burocrazia barocca che, al massimo, può generare inerzia e non sviluppo. Prima si correrà concretamente ai ripari e meglio sarà per il Paese (e per tutti noi). …

"Quando la documentazione è inesistente", di Andrea Cammelli

Luigi Einaudi, nel volume Prediche inutili del 1956, scriveva “Conoscere per deliberare”. Oltre quattrocento anni prima, Galileo Galilei invitava inutilmente i Cardinali dell’Inquisizione a guardare dentro il cannocchiale: senza successo! Più tardi, nel 1937, J. M. Keynes scrisse nel The Times “Non c’è nulla che un governo odii di più dell’essere ben informato; poiché ciò rende molto più complicato e difficile il processo che conduce alle decisioni”. La sensazione è che gli articoli comparsi in questi giorni sui quotidiani nazionali sui finanziamenti alle università italiane non tengano conto di diversi aspetti che possono aiutare a comprendere anche la scarsa capacità di valorizzazione del capitale umano palesata dal nostro Paese. Si tratta di aspetti e questioni che stanno condizionando la capacità di ripresa della nostra economia e le sue prospettive di crescita a lungo termine Facendo pari a 100 la spesa per ogni laureato italiano, la Francia spende 175; la Spagna 180; la Germania 207; la Svezia 225 (fonte OECD, 2013; la spesa è in dollari a parità di potere d’acquisto). La spesa pubblica e privata …

"Radiografia di un declino", di Federico Fubini

FORSE il problema non è tanto l’ennesima recessione, ma il fatto che tutto ritorni così simile a se stesso in questo Paese. Nel giugno del ‘44, già pensando al dopoguerra, Luigi Einaudi scrisse al direttore dell’ Economist una supplica agli alleati di non forzare l’Italia a diventare un’economia moderna. Non perché le riforme non fossero necessarie, spiegò, ma per non creare una reazione di rigetto in un’Italia dove il fascismo era morto, ma lo sciovinismo restava vivo e vegeto. «I NOSTRI rappresentanti verrebbero banditi come traditori e agenti dei poteri finanziari plutocratici stranieri», scrisse Einaudi. Questa sembra di averla già sentita, più di recente. Altrettanto familiare suona anche la previsione formulata allora dal futuro presidente e i successivi esiti. Einaudi promise agli angloamericani che gli italiani sarebbero stati felici di fare le riforme da sé, se solo fosse stata lasciata loro la sovranità (oggi diremmo: niente troika). Non successe. Lo Stato corporativo cambiò nome o bandiere ma non la sua struttura, che ancora oggi si perpetua. L’Iri sopravvisse e oggi il virus dell’invadenza della politica …

Alla Festa di Bosco Albergati, per parlare di scuola e lavoro

Secondo i dati presentati da Istat e Cnel nel secondo “Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile” dall’inizio della crisi in Italia si è registrato un preoccupante incremento della cosiddetta generazione “neet”, ossia giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano. Nel 2013 hanno raggiunto il 26%, più di 6 punti percentuali al di sopra del periodo pre-crisi. Un tema questo del quale si discuterà nel corso dell’incontro dal titolo “Fuori dalla scuola e fuori dal mondo del lavoro. Quali prospettive per le giovani generazioni?” in programma domenica 3 agosto alla Festa Pd di Bosco Albergati. A confrontarsi sul palco saranno la deputata modenese del Pd Manuela Ghizzoni, vice-presidente della Commissione Cultura della Camera, e il presidente del Coordinamento genitori di Modena Beppe Stefani. L’appuntamento è fissato per le ore 21.00 presso la sala conferenze.

"Più occupati ma non tra i giovani", di Laura Cavestri

Che sia la “molla” del lavoro stagionale (spiagge, hotel e locali che assumono solo per l’estate) o quella di “Garanzia giovani” che fa calare gli scoraggiati e allarga la platea dei ragazzi in cerca di lavoro, ieri l’Istat ha nuovamente certificato la dicotomia del mercato italiano, con la disoccupazione globale in flessione ma sempre in crescita tra i giovani. Secondo i dati diffusi, a giugno, il tasso di disoccupazione è sceso al 12,3%, rispetto al 12,6% di maggio (-0,3% congiunturale ma +0,1% in un anno). In assoluto gli occupati sono aumentati di 50mila unità (+0,2%) a quota 22 milioni 398mila. Il tasso di occupazione – al 55,7% – cresce dello 0,2% congiunturale e dello 0,1% sul 2013. La situazione resta però drammatica nella fascia 15-24 anni: il 43,7% è senza lavoro (+0,6% rispetto a maggio e ben +4,3% rispetto a giugno 2013). In pratica, rispetto a maggio, tra i giovani, si contano 31mila occupati in meno e da giugno 2013, 96mila in meno. «L’aumento di 50mila occupati a giugno – ha affermato il ministro del …