Tutti gli articoli relativi a: lavoro

«L'Emilia sia da esempio per il Paese», di Ilaria Vesentini

Una palestra che sembra un covone di fieno e diventa faro che illumina la notte nella campagna ferrarese. Residenze protette nel Modenese che con i loro muri bianchi a gelosia richiamano i fienili archetipo dei film di Don Camillo e Peppone. Una casa della musica nel Bolognese che ricorda un alveare in cui nove bolle-favo in legno diventano salette acustiche per i bambini delle scuole. Sono sti tre progetti-plastici presentati ieri in viale dell’Astronomia a Roma che entro il prossimo anno diventeranno cinque innovative opere architettoniche a disposizione delle comunità emiliane terremotate, grazie ai 7,766 milioni di euro raccolti dal fondo di solidarietà interconfederale di Confindustria, Cgil, Cisl, Uil e Confservizi per aiutare la ricostruzione post sisma. «Un fondo partito il 30 maggio 2012, il giorno dopo la seconda scossa, e chiuso a metà 2013 che ha raccolto una cifra andata ben oltre le nostre aspettative – dice il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi – e che conferma la solidarietà e la comunanza di intenti tra imprese e lavoratori in questo Paese. Un’unitarietà, una coesione …

"Prezzi e redditi ancora in picchiata in Europa è l’Italia a rischiare di più", di Federico Fubini

Certi scorci del panorama urbano a volte possono lasciare una sensazione di déjà vu che gela il sangue. L’altro giorno un bar della Garbatella, a Roma, ha messo fuori un cartello: abbonamenti da 15 euro per dieci cappuccini e cornetti. Prezzi quasi dimezzati per una colazione. Nel 1934, anche Mussolini annunciò una decisione che oggi suona curiosamente simile: decretò che i commercianti che non avessero ridotto i prezzi sarebbero stati espulsi dal partito fascista. Quando la grande depressione iniziò a mordere in Italia nel 1930, il duce impose un taglio ai salari del 12% lasciando sperare che sarebbe stato l’ultimo. Nel gennaio del ‘32 i disoccupati erano 640 mila, un anno dopo erano raddoppiati. Nel ‘34 il fascismo impose una nuova riduzione di tutte le remunerazioni, quando ormai il prezzo dell’abbigliamento o della spesa al mercato erano dimezzati o quasi. Prezzi e redditi si stavano avvitando, gli uni all’inseguimento circolare degli altri. Solo i debiti continuavano a salire per effetto dei tassi d’interesse, fino a quando il regime decise ciò che allora fu definito «ammortamento» …

"La scommessa sull’economia", di Stefano Lepri

Tra gli incubi dei tedeschi sull’Europa, una crisi della Francia era il peggiore. Sarebbe stata brusca, con effetto di valanga, e nemmeno la Germania avrebbe avuto le forze per frenarla. Solo il solido legame politico tra i due Paesi, che regalava a Parigi una fiducia salda dei mercati, ha concesso alla sinistra francese questo lungo anno e mezzo di tempo, dopo il ritorno al potere, per chiarirsi le idee su come governare. Non a caso ieri François Hollande, nell’annunciare (senza riconoscerla nei termini) la svolta liberale del suo socialismo, ha anche puntato tutte le sue carte sull’intesa con Berlino. C’è ora un motivo sostanziale per riavvicinare le due economie principali dell’euro: una maggiore omogeneità di politiche interne, la Germania un po’ spostata a sinistra dalla grande coalizione, la Francia convintasi a lasciare illusioni annose di rilancio fatto in casa. La novità pesa anche da noi. Non solo a sinistra molti hanno finora sostenuto che avremmo dovuto fare come la Francia, ossia forzare la mano al massimo per allentare le regole di bilancio europee, usare la …

"Un Jobs Act per le donne", di Lucina Di Meco

Negli ultimi mesi di attivismo politico per il Partito Democratico a New York, ho capito tre cose. La prima: l’unico modo per non sbagliare e non essere criticati è non fare nulla, possibilmente non uscendo di casa e sconnettendosi dal computer. La seconda: la politica è una cosa meravigliosa perché ti permette di avvicinarti ai cuori delle persone, capire i loro sogni, ricaricarsi delle loro energie per tracciare la roadmap di come l’Italia potrebbe diventare non più solo il Paese più bello del mondo, ma anche il più vivibile. La terza: le donne hanno moltissimo da apportare, ma per farlo devono saper puntare i piedi, sedersi al tavolo delle negoziazioni e pretendere di essere ascoltate, non solo in quanto brave e capaci, ma anche in quanto rappresentanti di interessi, necessità e risorse che non possono essere intesi come di nicchia, perché riguardano metà della popolazione. Come donna e attivista politica di sinistra credo quindi che il Job Act di Matteo Renzi abbia un ottime potenzialità, perché punta su trasparenza, riduzione della burocrazia e rinnovamento e …

"Se un giovane su quattro decide di assumersi da solo", di Dario Di Vico

La parola chiave è autoimpiego e dovremo imparare a farci i conti. L’alfabeto della ricerca di lavoro cambia anche se il dibattito politico sull’occupazione, seppur vivace, continua a restare concentrato sui temi del lavoro dipendente. Ma tra i ragazzi che escono dalle superiori o dall’università molte cose stanno cambiando e i dati di flusso lo dimostrano. Nei primi nove mesi del 2013 il 34% delle imprese aperte ha un titolare under 35 e la stima dell’Unioncamere ci dice che un giovane su 4, terminati gli studi, si rivolge verso l’autoimpiego. Sono ragazzi che hanno perso le aspettative di un tempo e hanno maturato una consapevolezza diversa. Vogliono evitare la via crucis dei contratti a tempo determinato e degli stage senza speranze e preferiscono misurarsi direttamente con il mercato. Anche se non lo chiamano così e sono totalmente aideologici, riconoscono che la meritocrazia si sposa meglio con una propria iniziativa piuttosto che con una scrivania in un ufficio pubblico. Lo stock di imprese con un titolare sotto i 35 anni ammonta a 675 mila unità e …

"E i democratici convergono sulla proposta del leader", di Vladimiro Fruletti

Questa volta si sta guardando più alla luna che non al dito». Matteo Renzi con i suoi collaboratori si mostra soddisfatto delle reazioni suscitata dal suo Jobs Act. Soprattutto da quelle che stanno arrivandogli da dentro il Pd. Del resto lo stesso Renzi ha costruito, assieme a Marianna Madia e Filippo Taddei, un documento che non mette in primo piano il «dito» della possibile discordia. L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non viene mai citato. E tutta la questione sulle nuove regole contrattuali è messa in coda preceduta da indicazioni su come creare posti di lavoro. Insomma si notano più capitoli per un piano di politica industriale che non indirizzi giuslavoristici. Così in vista della direzione del 16 gennaio in cui la bozza, apparsa mercoledì sera nella sua e-news sotto forma di titoli e intenzioni anche un po’ generiche, diventerà un vero e proprio piano, il segretario democratico può rilanciare via twitter la richiesta di suggerimenti e anche critiche alla sua email (matteo@matteorenzi.it). Proprio perché, eccezion fatta per le parti più estreme della sinistra (da …

"Come creare posti di lavoro", di Tito Boeri

Come ci ha spiegato Dale Mortensen, Nobel per l’economia scomparso ieri dopo una malattia che ce lo ha portato via in pochi mesi, i posti di lavoro, i jobs, vengono creati dalle imprese ma non vengono riempiti immediatamente. Ci vuole del tempo per l’incontro fra domanda e offerta e più segmentato è il mercato, più lungo il tempo che passerà prima che il posto di lavoro vacante si traduca in impiego effettivo, dando un lavoro a chi lo cerca. Questo aumenta la disoccupazione e ne allunga la durata. L’incontro fra lavoratore e impresa può migliorare nei benefici che arreca ad entrambi, ma può anche peggiorare nel corso del tempo, spingendo l’uno o l’altra a porre fine al rapporto di lavoro. Quando questa separazione avviene, ci sono costi sociali che vanno al di là di quelli sostenuti dal datore di lavoro e dal lavoratore. Bisogna pagare un sussidio di disoccupazione a chi è stato licenziato e questa persona si troverà a competere con altri disoccupati nella ricerca di un impiego. Meglio perciò non porre limiti a …