Tutti gli articoli relativi a: lavoro

"Diseguaglianze il vero male", di Nicola Cacace

Dopo Davos che ha riscoperto il disvalore economico delle diseguaglianze, dopo i Nobel Stiglitz e Krugman, dopo il Fondo monetario internazionale è la volta di Bankitalia a ricordarci con lo «Studio sulla ricchezza delle famiglie», che l’Italia è al vertice delle classifiche mondiali per ineguale distribuzione della ricchezza. La Banca d’Italia ci dice che il nostro è un Paese ricco, anzi che gli italiani sono un popolo ricco con quasi 9mila miliardi di ricchezza, più di 6 volte il Pil, ma che questa ricchezza è altamente concentrata, essendo il 47% nelle mani di poco più di 2 milioni di famiglie su 24 milioni, mentre la metà del popolo, 12 milioni di famiglie ha meno del 10% della ricchezza totale e vive con redditi inferiori a 2mila euro al mese. Non sono dati nuovi, sono dati ignorati dai politici, che peggiorano dopo anni di crisi dura, con redditi personali calati di 7 punti solo negli ultimi tre anni, dati che non ve- do alla ribalta del dibattito politico, Jobs act incluso. Le diseguaglianze, da anni attaccate …

"Sempre più poveri uno su sei vive con meno di 640 euro", di Elena Polidori

L’indagine biennale della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane nel 2012 contiene almeno tre notizie preoccupanti. La prima dice che i ricchi sono sempre più ricchi e che il 10% possiede il 46,6% del patrimonio totale. La seconda notizia è un allarme povert à: la metà delle famiglie vive con circa 2.000 euro al mese. La terza: c’è un «sorpasso» del reddito degli anziani su quello dei giovani, sceso negli ultimi vent’anni di 15 punti. L’indagine, che è parte di un più ampio progetto Ue, è svolta su un campione di 8 mila famiglie, cioè circa 22 mila individui, intervistati durante i primi sei mesi del 2013, quando la congiuntura era davvero brutta. I suoi autori precisano quindi che risente del «clima» che si respirava in quel periodo. E tuttavia, i dati di fondo confermano che la crisi picchia e ha picchiato duro. In sintesi: tra il 2010 e il 2012 il reddito familiare medio in termini nominali è diminuito del 7,3%, mentre la ricchezza media del 6,9%. La «soglia di povertà» è calcolata …

"Né studio né lavoro", di Carlo Buttaroni

Giovani e giovanissimi che non lavorano, non studiano, non si formano. In Italia sono 3,8 milioni. Un esercito di cui fanno parte 400mila laureati e 1,8milioni di diplomati. Il titolo di studio è un «pezzo di carta» che non gli ha aperto le porte del mercato del lavoro, né quelle della vita. Non che non avessero progetti, tutt’altro. Ma i sogni sono materia fragile quando ci si sente dire «lei è troppo qualificato per questo lavoro». Gli era stato detto che lo studio li avrebbe resi competitivi. Una promessa che è stata mantenuta sì, ma solo fuori dai nostri confini. In Italia, infatti, gli occupati con diploma o laurea, tra il 2004 e il 2013, sono diminuiti del 20%. E, nel frattempo, i neet con analoga scolarizzazione sono aumentati del 65%. I migliori, e quelli che possono, emigrano verso altri Paesi. Esportiamo talenti. O cervelli, come si dice oggi. Il 28% dei nostri laureati lascia l’Italia appena conclusi gli studi, più del doppio di dieci anni fa, quando i laureati emigranti erano il 12% del …

Il «salario minimo» fa bene al lavoro, di Fabrizio Galimberti

Bisognerebbe pagare a chi lavora almeno un salario minimo? Ci dovrebbe essere una cifra – che so, 5 euro all’ora – al di sotto della quale sarebbe illegale pagare un lavoratore? Suppongo che voi, pensando al vostro futuro di lavoratori, non avreste dubbi a dire di sì: non vogliamo essere sfruttati, ci dovrebbero dare almeno x euro… Ed è giusto che lo Stato, in una situazione in cui il potere negoziale dei datori di lavoro è superiore a quello dei lavoratori (vista la crisi che c’è in giro), si preoccupi di piantare un paletto per stabilire un livello di compenso al di sotto del quale non è giusto andare. Sì, ma… Gli economisti, come il Grillo parlante, hanno l’abitudine di fare obiezioni anche a cose che sembrano giuste. E la prima obiezione che farebbero è questa: se si introduce un salario minimo si perdono posti di lavoro. Perché si perdono? Basta tornare alla legge della domanda e dell’offerta. Supponiamo che voi abbiate una bancarella al mercato e vogliate vender patate. Se mettete un cartellino di …

"Finti poveri e invalidi Stato truffato per 5 mld", di Giulia Pilla

Peculato, malversazione, abuso d’ufficio, concussione, corruzione. E poi sprechi e truffe firmate da falsi invalidi e fin- ti poveri. Tutto a danno della pubblica amministrazione, che poi è la collettività, per un ammontare di 5 miliardi l’anno. Solo un paio di giorni fa le immagini degli italiani in coda per pagare il saldo di tasse nella confusione generata dal ritocco delle aliquote tutte rialzate nella necessità di rimpinguare le casse statali e far fronte alla spesa pubblica. Da quelle stesse casse una parte d’Italia attinge in modo improprio. In pratica ruba. La Guardia di Finanza ha segnalato 19mila responsabili, smascherato oltre 3.400 finti poveri e 389 falsi invalidi nell’ambito «dell’azione a tutela dell’economia e dei cittadini onesti» che, precisa, non è fatta soltanto di lotta all’evasione fiscale – altro diffusissima piaga – ma anche contrastando gli illeciti «che minaccia- no l’integrità delle risorse pubbliche». Di qui l’intervento delle Fiamme Gialle per reprimere le frodi e la cattiva gestione delle «uscite» dal bilancio nazionale, da quelli locali e anche da quelli comunitari. Episodi indigesti per chi …

"Il gran menu della camorra e gli occhi chiusi dello Stato", di Roberto Saviano

Immaginate di essere turisti a Roma, di andare in un bel ristorante, magari da ‘Zio Ciro’, vicino piazza Navona. Un ristorante che ha una buona presentazione sul web e una buona reputazione culinaria. E poi immaginate nel pomeriggio di entrare in una gelateria, magari proprio da ‘Ciucculà’, vicino al Pantheon. E infine, di andare a riposare prendendo in affitto una camera a Piazza di Spagna, nel cuore più prestigioso della capitale. Immaginate di andare proprio lì, al numero 33, e di usufruire dei servizi dalla società ‘Spagna Suite’ (poi ceduta). Ecco, in ogni vostro singolo passaggio, avreste avuto a che fare con capitali di camorra. Non ve ne sareste accorti, perché le persone che avrete incontrato in tutte queste attività sono lavoratori perbene, e loro stessi (in molti casi) non immaginano chi siano i loro superiori. Oppure il vostro percorso avrebbe potuto essere diverso. Potreste aver scelto una pizzeria, sempre della catena Zio Ciro, ma questa volta a Sant’Apollinare, magari proprio dopo aver visitato la chiesa. Oppure una vecchia osteria, «L’Osteria della vite» o il …

"Industria in crisi, a rischio 18 mila posti di lavoro", di Paolo Baroni

Non passa settimana che via Molise sia transennata. Un presidio, un corteo non mancano mai nella strada che costeggia il possente palazzo Piacentini, nato nel ’32 al tempo delle Corporazioni che oggi ospita il ministero dello Sviluppo economico. E’ così per tutte o quasi le settimane dell’anno, che piova a dirotto come la scorsa settimana o che il termometro segni 40 gradi. Del resto al ministero, negli ultimi due anni, hanno dovuto aprire ben 159 i tavoli “di crisi”, tavoli che interessano imprese grandi e meno grandi, singoli stabilimenti e multinazionali estere, tutti chiamate a rapporto da governo per evitare il peggio: licenziamenti, ristrutturazioni, chiusure. Sessanta intese Fino ad oggi sono sessantadue gli accordi siglati d’intesa con le parti sociali e gli enti locali, che corrispondono a circa 12 mila posti messi «in salvo». Allo Sviluppo snocciolano con soddisfazione l’elenco: 1600 alla Micron di Avezzano, 1500 alla Natuzzi, 2000 alla Berco, 1400 alla Indesit, 800 alla Novelli, 500 a Porto Torres, 450 alla Sigma Tau e poi Richard Ginori, Sixty, Plasmon, Valtur e via discorrendo. …