Tutti gli articoli relativi a: lavoro

"Gli statali vengono già licenziati. Le norme ci sono" di Massimo Franchi

Licenziare i dipendenti pubblici, naturalmente fannulloni, era il sogno di Renato Brunetta. Passato Berlusconi, giovedì il fuoco alla miccia l’ha riacceso il ministro sbagliato, Elsa Fornero, colei che non ha competenze sui lavoratori della Pubblica amministrazione. Ma sia Brunetta che Fornero non sanno, o fanno finta di ignorare, che licenziare dipendenti pubblici assunti a tempo indeterminato in Italia è possibile. Di più. Accade a centinaia di persone. Stime precise sono quasi impossibili. I più esperti in materia parlano di circa duecento licenziamenti negli ultimi cinque anni. Persone che hanno perso cause giudiziarie, spesso come tali diventate eclatanti. L’unico dato preciso e certificato è fornito direttamente dalla Ragioneria generale dello Stato. E riguarda i cosiddetti “cessati”, lavoratori che hanno lasciato la Pubblica amministrazione, al netto di chi si è dimesso. Ebbene, il Conto annuale del 2010 alla voce “Altre cause” ne conta ben 39.458 nell’intero settore pubblico (scuola, università, forze armate ed enti di ricerca inclusi) di cui 16.811 nella Pubblica amministrazione strettamente intesa. Si tratta dunque della cosiddetta mobilità in uscita. Quella che smentisce la …

La confraternita dei "qualcosisti" di Alberto Statera

La scapigliatura di Luca Montezemolo, il leggiadro ondivagare senza una rotta di Emma Marcegaglia, attratta a fasi alterne dalle menzognere sirene berlusconiane, e ieri ancora l´ennesimo stanco rito d´insediamento “qualcosista” del nuovo presidente della Confindustria Giorgio Squinzi. Il quale promette che, dopo una battaglia epica con il suo avversario Alberto Bombassei, egli è animato soltanto dalla “missione”, parafrasando, forse senza avvedersene, i vecchi leader democristiani che si appellavano allo “spirito di servizio”. E negando l´assioma di Gianni Agnelli, secondo il quale in quella poltrona si alternano ormai soltanto “professionisti confindustriali”. Non bastano le vaghe evocazioni schumpeteriane del neo eletto bulgaro («il cambiamento per noi imprenditori è un modo di essere») a dare nerbo a una cerimonia già vista un´infinità di volte, che quasi sempre, come ha notato non uno qualunque ma Giorgio Fossa, uno degli ex presidenti, si trasforma in «un oceano di chiacchiere generiche». «Così come è questa Confindustria non serve proprio a nulla», ci soffia all´orecchio uno degli imprenditori che siede sbadigliante nelle prime file e paga un bel pacco di contributi associativi: …

"Figli ancora casa a 34 anni. Pochi matrimoni, più divorzi", di Lorenzo Salvia

È la molla che spinge i genitori a far studiare i figli, lo stimolo che porta ragazzi e ragazze a cercare un lavoro migliore. Fino agli anni Settanta ha funzionato, consentendo alle famiglie di salire qualche gradino, generazione dopo generazione. Adesso l’ascensore sociale si è bloccato. Anzi, va in direzione opposta, dall’alto verso il basso. Dice il rapporto Istat 2012 che se la «mobilità ascendente si è ridotta» è invece «aumentata la probabilità di sperimentare una mobilità discendente». Specie per i figli della «classe media impiegatizia e della borghesia». E non è certo l’unica notizia negativa che arriva dalle 300 pagine del lavoro presentato ieri dall’Istituto nazionale di statistica. Figli a casa Aumenta ancora il numero dei giovani che restano a vivere con i genitori: sono il 41,9% nella fascia che va dai 25 ai 34 anni, contro il 33,2% del 1993. Non chiamiamoli bamboccioni, però. La metà di loro, il 45%, resta da mamma e papà non per scelta ma perché non ha un lavoro e non può mantenersi, figuriamoci pagare un affitto. Aumentano …

"Italia più povera. Salari fermi risparmi in calo", di Roberto Giovannini

Un baratro tra Nord e Sud, tra classi sociali, tra chi ha un posto fisso e chi è precario, tra uomini e donne, tra chi studia e chi a malapena riesce a completare la scuola dell’obbligo. La fotografia che l’Istat scatta dell’Italia nel suo rapporto 2012 è quella di un paese spaccato da tante disuguaglianze. Diseguaglianze differenti, che percorrono trasversalmente il paese, aprendo la strada a scenari davvero preoccupanti. Nel corso dell’ultimo anno, spiega il presidente dell’Istituto di Statistica Enrico Giovannini, l’Italia ha scoperto di essere «più vulnerabile di quanto pensava». Una presa di coscienza che è servita a «mettere mano» su «numerose questioni irrisolte», ma comunque anche il 2012 è destinato ad essere «ricordato come un anno molto difficile». Un anno in cui in pratica l’Italia ha finito di «mangiarsi» l’intero dividendo dell’euro, pure conquistato con tanti sacrifici. Un tratto unificante del Paese, se vogliamo, è quello del ritorno evidente della separatezza tra le classi sociali. Tra i trentenni, solo il 20,3% dei figli degli operai è riuscito ad arrivare all’università, contro il 61,9% …

"Quella ferita nella terra dei distretti", di Raffaella Cascioli

Hanno inseguito la crescita. Trasformandosi, mettendosi in gioco, rischiando in proprio, mantenendo alto il nome e la qualità del made in Italy nel mondo. Ora rischiano di essere fermate non dal terremoto finanziario che ha messo in ginocchio l’economia mondiale, ma dal terremoto naturale, da un sisma che ha tolto la terra da sotto i piedi e fatto crollare chiese, edifici storici, capannoni industriali e fattorie. A due giorni dal sisma le piccole e medie imprese, il motore produttivo dell’Emilia Romagna, iniziano a quantificare i danni. Nella regione per eccellenza dei distretti, là dove le piccole e medie imprese, ossatura del sistema produttivo italiano, rappresentano il cuore pulsante dell’Italia che produce, il sisma di due giorni fa si aggiunge ad una crisi che ha già provato questo territorio. Oggi il consiglio dei ministri formalizzerà lo stato di emergenza e ieri il sottosegretario alla presidenza del consiglio Antonio Catricalà ha assicurato che il governo non abbandonerà le zone colpite dal terremoto e che ci sarà «una copertura finanziaria per il soccorso e l’assistenza a persone e …

"Quei dannati inghiottiti dalle loro fabbriche", di Michele Smargiassi

Leonardo, Gerardo e gli altri i dannati del turno di notte inghiottiti dalle loro fabbriche. Quattro operai morti. “Nicola era libero, poi un collega si è ammalato”. “A mio marito non pesava, pensava che poi di giorno poteva portare in piscina i ragazzi” “Dopo la prima scossa siamo corsi fuori. Tarik è voluto rientrare per chiudere la valvola del gas: non è più tornato” “Mio figlio non doveva essere lì, l´altra sera, ma gli hanno chiesto di sostituire un altro che stava male: è destino”. Ha dell´incredibile che quattro delle sette vittime del terremoto d´Emilia siano operai del turno di notte, di tre stabilimenti diversi. Nicola, Leonardo, Gherardo, Tarik sono stati sepolti nella stessa manciata di secondi in questo villaggio industriale disseminato fra i campi che è la pianura tra Modena, Ferrara e Bologna, nella notte paradossale e feroce in cui il terremoto ha scelto di far crollare le fabbriche e non le case; e non è una fortuna perché le fabbriche, oggi, sono abitate anche di notte, come le case. Così il terremoto si …

"Giovani e futuro. Un esperimento sulla pelle dei ragazzi ", di Maurizio Ricci

Fra il 2008 e il 2010, mentre il paese si baloccava con l´articolo 18, il 30 per cento dei giovani precari dell´industria è stato licenziato e lasciato senza nessuna tutela. Già nel 2009, secondo la Banca d´Italia, 480mila famiglie avevanoun figlio disoccupato in casa. E intanto In Italia il welfare è in via di lenta estinzione. Un´inversione di marcia per le nuove generazioni: dal lavoro nero subito dopo la guerra al lavoro regolare dopo il boom, siamo tornati al lavoro nero dagli anni Novanta. Bamboccioni, sfigati, infingardi. Poche generazioni sono state apertamente insultate come quella dei nati fra gli anni Settanta e Novanta, fra la fine dell´autunno caldo e la fine della Prima Repubblica, neanche la craxiana “Milano da bere” e l´esplosione del debito pubblico fossero loro colpe infantili. E insultati non dal politicante qualunque, ma da compatrioti illustri, fra le rare eccellenze intellettuali e accademiche del paese: Padoa Schioppa, Monti, Fornero. Ma la realtà è che, a fare una pessima figura, sono state proprio quelle eccellenze, dimostrando quanto siano lontane dalla realtà quotidiana del …