Tutti gli articoli relativi a: lavoro

"Il futuro. Seconde generazioni: Italiani, ma senza poterlo essere", di Francesca Paci

Si sentono chiamati in causa quando la disoccupazione under 24 sfiora il 37%, quando il presidente Napolitano esorta i giovani a scendere in campo, quando Montolivo sbaglia il rigore contro l’Inghilterra e soprattutto quando l’icona Balotelli castiga due volte la Germania (e pazienza per la coppa d’Europa mancata). Si sentono italiani dentro ma fuori così così. Sono le seconde generazioni d’immigrati, il Paese del futuro, oltre un milione di ragazzi e ragazze che in virtù dello ius sanguinis faticano a ottenere la cittadinanza pur essendo nati o cresciuti a Roma, Bologna, Vercelli, Lecce (in Italia, come in Grecia e parzialmente in Germania, la cittadinanza dipende dal fatto che almeno uno dei genitori ce l’abbia e non dall’essere nato sul territorio dello Stato come in Francia e negli Stati Uniti) . «Rispetto ai nostri padri abbiamo la consapevolezza di non essere più portatori di bisogni ma di diritti e doveri» spiega il responsabile dei nuovi italiani del Pd Khalid Chaouki al termine del sit-in organizzato ieri davanti a Montecitorio per chiedere la modifica della legge sulla …

"Lo spettro di una Fiat senza Mirafiori", di Gianni Del Vecchio

Tanti indizi portano a uno scenario molto temuto da torinesi e sindacati. «Torino sta diventando un teatro di posa di presentazioni di auto, che non vengono costruite qui». Lo sconsolato commento del responsabile nazionale auto della Fiom, Giorgio Airaudo, sintetizza bene il timore dei sindacati e dei politici torinesi sul futuro della Fiat e, in particolar modo, dello storico stabilimento di Mirafiori. Tanti indizi, infatti, portano a tratteggiare uno scenario che solo fino a qualche mese fa sembrava lunare, e cioè il Lingotto che lascia la sua fabbrica-simbolo. L’indizio più pesante è anche l’ultimo in ordine di tempo. Martedì sera l’ad del gruppo, Sergio Marchionne, ha detto chiaramente: «Se le attuali capacità di assorbimento in Europa resteranno uguali nei prossimi 24-36 mesi, c’è uno stabilimento di troppo in Italia». E dei quattro che attualmente lavorano, seppur a basso ritmo, quello che rischia di più è proprio Mirafiori. A Pomigliano infatti è appena partita la produzione della Panda, anche se in tono minore rispetto ai programmi iniziali; da Melfi esce fuori la Punto, spina dorsale delle …

""Generazione senza", viaggio tra i giovani del lavoro perduto", di Paolo Griseri e Sara Strippoli

Salteranno un giro. Al loro arrivo in stazione, il treno del lavoro non passa più: banchina deserta, sterpaglie tra i binari. Saranno giovani assistiti, ex precari, una generazione non arruolata, jobless, come dicono gli inglesi. Una generazione senza. Costretti a galleggiare tra una sovvenzione e l’aiuto di amici, genitori, parenti. I più fortunati a sperare nell’eredità. Con le mani in mano. Travolti da una catena. Qualche volta, per fortuna, salvati da un’imprevista rete di solidarietà. Perché le loro storie sono uno scandalo, gridano vendetta. Antonia, per esempio, si è salvata. Ma per miracolo. Trentenne, licenziata dal panificio industriale dove lavorava come operaia generica perché era rimasta a casa a curare la bambina malata di leucemia: quando il lavoro scarseggia sono lussi che nessuno si può permettere. A salvarla sono state le donne di Volvera, zona industriale di Torino, una della capitali della disoccupazione giovanile nell’ex ricco Nord. Hanno bloccato i carabinieri che stavano per sfrattarla. Quante Antonia ci sono nell’hinterland di Torino? Tante perché, dicono le cifre, Torino è la provincia del Nord dove il …

"Se la crisi cancella una generazione", di Mario Calabresi

Non solo siamo «un Paese vecchio, con idee vecchie», come ha detto Cesare Prandelli ieri mattina, ma siamo anche tanto affezionati al mondo che abbiamo dietro alle spalle da spendere la maggior parte del nostro tempo nel rimpianto invece che nella voglia di futuro e di cambiamento. Viviamo di nostalgia del passato, un passato spesso idealizzato e totalmente riscritto nella nostra memoria, mentre avremmo bisogno di un’operazione radicale che torni a inserire nelle nostre teste il sentimento opposto: la nostalgia del futuro, la fame di futuro. Viviamo in un mondo profondamente cambiato, ne conosciamo alla perfezione i limiti e stiamo provando sulla nostra pelle disagi e fatiche nuove, ma ormai ci concentriamo solo su queste rifiutandoci di vedere gli altri aspetti di quella rivoluzione globale che ci ha investiti. Perché esistono anche aspetti positivi, anche se dirlo appare ormai provocatorio, che vanno dal fatto che viviamo in un mondo con meno povertà (oltre un miliardo di persone sono uscite dalla fame negli ultimi trent’anni, un progresso che non ha precedenti nella storia), in cui si …

"Mercato del lavoro, ora le modifiche", di Cesare Damiano e Teresa Bellanova

Il Presidente del Consiglio, Mario Monti, non torna da Bruxelles a mani vuote. Noi abbiamo sperato in questo risultato e lo abbiamo voluto fortemente. La decisione europea di varare un piano per lo sviluppo e per l’occupazione, con uno stanziamento di 120 miliardi di euro, è un buon inizio. È quel segno di una inversione di marcia nelle politiche europee che auspicavamo e che abbiamo chiesto da tempo perché abbiamo sempre pensato che un rigore fine a se stesso non ci avrebbe fatti uscire dal baratro della recessione e della disoccupazione. Come Partito democratico, insieme agli altri gruppi che sostengono il governo, pensiamo di aver dato un importante contributo al raggiungimento di questo risultato, anche se la partita non è finita, come ha ricordato Bersani. L’obiettivo di avere la riforma del mercato del lavoro approvata prima del Consiglio europeo, come ci ha chiesto il premier per dare autorevolezza al ruolo dell’Italia, è andato in porto, nonostante le nostre riserve e le nostre critiche su una parte dei contenuti. Non a caso chiediamo importanti correzioni. Come …

"Sentenza Pomigliano? Folklore locale", di Paolo Griseri

La sentenza del tribunale di Roma che impone alla Fiat di assumere 145 cassintegrati della Fiom per sanare la discriminazione messa in atto dall’azienda a Pomigliano (nessun iscritto alla Cgil su oltre 2.000 assunti nella nuova fabbrica) «è folklore locale». Di più, è la dimostrazione «delle difficoltà che incontrano gli imprenditori a investire in Italia» perché «questa legge non esiste in nessuna parte del mondo. E’ un evento unico che interessa un particolare paese che ha regole particolari che sono folcloristicamente locali». Così un irritato Sergio Marchionne commenta, dopo giorni di silenzio, la sentenza su Pomigliano che conferma la discriminazione attuata dai dirigenti del Lingotto nei confronti della Cgil. L’ad del Lingotto parla dalla Cina, dove ieri ha inaugurato il nuovo stabilimento che produrrà la Viaggio, la nuova world car destinata a riportare a livelli accettabili la presenza dell’azienda di Torino nel paese. E’ sull’Italia che si concentra il fuoco della polemica. Il ministero dello Sviluppo convoca il 16 luglio azienda e sindacati sul dossier Terimini Imerese. Ma sono le parole di Marchionne su Pomigliano …

"Il momento della verità", di Guglielmo Epifani

I dati dell’ufficio studi di Confindustria offrono una fotografia davvero preoccupante: un Pil in calo di oltre il 2% per quest’anno, e in calo ancora per il 2013, un pareggio di bilancio che si allontana, una flessione degli investimenti, dei consumi e del potere di acquisto delle famiglie, un aumento costante della disoccupazione. Questo quadro, per quanto noto a chi conosce la realtà vera del Paese, rende però indifferibile una verifica onesta dei provvedimenti presi fino ad oggi dal governo e della loro efficacia, non tanto ai fini di una ritrovata credibilità internazionale, che fortunatamente è stata ristabilita, quanto dell’effettivo contrasto alla crisi. Da questo punto di vista il vertice dei capi di governo ha una responsabilità storica. Una parte dell’edificio europeo sta bruciando e il contagio sta crescendo, creando una trappola che mette in ginocchio cittadini e imprese, minando le fondamenta stesse della moneta unica e dei trattati. Ogni Paese arriva a Bruxelles con le proprie ragioni e i propri interessi ma la moneta unica esige un compromesso comune, in assenza del quale la …