Tutti gli articoli relativi a: lavoro

"Metti a Taranto Erin Bronckovich", di Nadia Urbinati

Erin Brockovich, l’eroina della class action immortalata da Julia Roberts, era una segretaria precaria (e madre sola di tre bambini) di un piccolo studio legale quando cominciò a indagare sulla Pacific Gas and Electric Company, il colosso americano produttore di energia che da anni contaminava le falde acquifere di un paesino californiano provocando tumori e gravissime malattie ai residenti, infine inquinando prove e cercando, trovandole, sponde solide tra funzionari pubblici compiacenti. L’azione legale di gruppo che quell’indagine produsse fu memorabile. Per la prima volta l’accusa di malgoverno di un’azienda privata comportò il riconoscimento di responsabilità con un indennizzo miliardario alle vittime (circa settecento persone). Un esito che fece giustizia senza provocare la chiusura dell’impianto, come la direzione aveva paventato. La mole di documenti portati dalla Brockovich davanti al giudice non riuscirono a provare con certezza scientifica l’esistenza di una relazione causale diretta tra inquinamento e malattie. Ma la ricorrenza dei tumori e la sola vista di quel villaggio insalubre (dove i dirigenti della PG&E dissero che non avrebbero mai voluto vivere) furono sufficienti agli occhi …

"Né studio né lavoro, la «costosa» esclusione dei giovani", di Sergio Rizzo

Si fa presto a dire «spread». Perché se fa male ogni volta che il differenziale fra i tassi di rendimento dei nostri Btp e dei bund tedeschi va in orbita, non va certamente meglio con altri confronti. Il più doloroso di tutti, quello che riguarda l’occupazione giovanile. In Germania gli under 30 che lavorano sono 8 milioni 135 mila; in Italia, appena 3 milioni 202 mila. Quasi cinque milioni di meno. Il tasso di occupazione, cioè il rapporto fra i giovani che lavorano e il totale delle persone in quella fascia d’età, è da noi risultato pari, nel primo trimestre dell’anno, al 33,2%, contro il 57,1% dei tedeschi. E’ un dato che forse meglio di qualunque altro spiega l’abisso che separa i nostri due Paesi. Il primo, la Germania, dove i giovani inattivi sono il 36,7%, e il secondo, l’Italia, nel quale sono addirittura il 57,6%: 21 punti in più. Si potrà pensare che un tasso di inattività così elevato sia collegato a una maggiore propensione all’istruzione. Purtroppo però, spiega una recente e ancora inedita …

"I doveri della legge", di Gianluigi Pellegrino

Dire che è assurdo dover scegliere tra salute e lavoro è senz’altro un bel dire, ineccepibile in astratto. Ma se andiamo al concreto della vicenda Ilva la petizione astratta rischia di mostrare la corda. Rischia di portarci su un binario morto dove la purezza dei principi si infrange sul sangue vivo delle scelte da compiere. Da parte di tutti gli attori coinvolti, governo, amministrazioni locali, giudici. Il punto è che mai come in questo caso la strada maestra deve essere quella della mediazione, anche tra valori e principi che sembrano irrinunciabili e incomprimibili. Il che ci consegna due risposte. La prima è che se si ha il dovere di mediare, la decisione finale non potrà essere dettata esclusivamente dalla tutela del lavoro (infischiandose della salute) né esclusivamente dalla tutela della salute (infischiandosene del lavoro), per difficile che sia anche solo pronunciarlo. La seconda risposta è che il potere più adeguato a svolgere questa difficile ma necessaria mediazione può essere solo quello legislativo. Sta qui, a ben vedere, la soluzione dello straniamento che tutti noi avvertiamo …

"Risanare senza spegnere", di Vittorio Emiliani

Se il destino del maggior centro siderurgico di un Paese che concorre al 18 % della produzione europea di acciaio può venire deciso dalla sentenza di un magistrato, davvero una politica industriale degna di questo nome non esiste più. Che il colosso di Taranto – insediato quasi dentro la città per favorire i proprietari di terreni – inquinasse in modo micidiale lo si sapeva da anni e anni. Ma poco o nulla hanno fatto – tutti quanti i soggetti in campo – per «mettere in sicurezza» gradualmente lo stabilimento tarantino.Una fabbrica che oggi dà lavoro e reddito (diretto o indiretto) a circa 18mila persone. Cessare ogni produzione nelle aree «a caldo», come impone la sentenza del Gip Patrizia Todisco, vuol dire erigere un monumento alla politica ambientale. Ma al tempo stesso erigere un monumento funebre alla politica e all’occupazione industriale in quella siderurgia in cui Italia e altri Paesi sviluppati (non solo Cina o India) hanno peso e ruolo. Prima di scatenare, anche in piazza, una sorta di «guerra di religione» a sostegno di questo …

"La trappola del falso dilemma", di Michela Marzano

Fino a quando si continuerà a contrapporre il diritto al lavoro al diritto alla sopravvivenza, e quindi il salario alla salute, non si troverà alcuna via d’uscita al problema dell’Ilva. Perché messo in questi termini, più che di un problema si tratta di un dilemma morale. E come sappiamo tutti, un dilemma etico non ha, per definizione, alcuna soluzione. I dilemmi sono drammatici, disperati, senza sbocco. Perché si sbaglia sempre e comunque. Perché quale che sia la decisione che si prenda, si finisce poi sempre col rimpiangere quello che si è detto o fatto. Come il celebre “dilemma di Sophie”, raccontato nel romanzo di William Styron, che racconta di come una giovane ebrea polacca deportata ad Auschwitz con i figli fosse stata perversamente costretta a scegliere dai nazisti quale dei due far morire. Se Sophie non sceglie, moriranno tutti e due. Se invece ne sceglie uno solo, l’altro avrà la vita salva. Da un punto di vista strettamente utilitaristico e matematico, Sophie dovrebbe salvarne almeno uno. Ma come può una madre scegliere quale figlio merita …

Ilva, Fassina: «La produzione può continuare con i controlli decisi», di Massimo Franchi

«La produzione non va fermata: l`azienda ha preso impegni chiari che possono essere monitorati. La vicenda dell`Ilva di Taranto però deve segnare una svolta per ritornare a politiche industriali che scongiurino lo scontro fra ambiente e lavoro». Stefano Fassina, responsabile economia del Pd, non commenta le decisioni della magistratura, ma «non prende nemmeno in considerazione la chiusura della fabbrica». Fassina, lei sabato ha definito «irrituale e preoccupante» il provvedimento del giudice Patrizia Todisco. Oggi lo stesso Gip ha tolto al presidente Ferrante il ruolo di custode delle aree sequestrate. «Noi non attacchiamo la magistratura: per noi diritto alla salute e diritto al lavoro sono entrambi irrinunciabili. Abbiamo espresso preoccupazione e chiesto chiarezza su una situazione che obiettivamente si sta complicando. Ora bisogna attendere le motivazioni del Tribunale del riesame di cui è noto solo il dispositivo. Dobbiamo fare ordine, provare a diradare la confusione. A nostro avviso la produzione non va fermata perché ci sono tutte le condizioni tecniche e di volontà dell`azienda per dare compatibilità ad ambiente, salute e lavoro. Dopo l`intervento della magistratura …

"Quando l’imprenditore si sente classe operaia", di Ilvo Diamanti

Il volto sociale della crisi è descritto da molti indicatori. Per primo, il tasso di disoccupazione, che tende a crescere, rapidamente. Poi, il calo dei consumi. Che si riflette, fra l’altro, nel minor numero di persone partite per le ferie. Ancora: la repentina riduzione del risparmio privato. Punto di forza del nostro sistema bancario. L’aspetto, forse, più significativo della “crisi sociale” italiana, però, riguarda l’impresa. In particolare, di piccola dimensione. Visto che, in Italia, le piccole imprese hanno un’incidenza molto ampia. Sono, infatti, circa 60 ogni 1000 abitanti, mentre la media europea è intorno a 40 (Istat su dati della Commissione Europea 2009). Gli italiani. Un popolo di santi, poeti e navigatori. Ma anche di imprenditori. Soprattutto dopo il declino della grande impresa metropolitana del Nord-Ovest, sostenuta dallo Stato. Identificata dalla Fiat. Negli ultimi trent’anni, invece, lo sviluppo è stato trainato dalla piccola impresa, diffusa nel Nord-Est e nelle regioni dell’Italia Centrale ma anche del Centro-Sud adriatico. Un fenomeno socioeconomico che ha improntato l’identità nazionale. Dentro e fuori i confini. L’imprenditore, dagli anni Ottanta, ha …