Tutti gli articoli relativi a: lavoro

“L’intervento dello Stato per il bene comune” di Laura Pennacchi

Il rilancio della riflessione su un nuovo intervento pubblico in economia è di portata enorme: Esso va collocato dentro quella «strong battle» tra settore pubblico e privato riproposta dalla crisi globale, lungo il cui asse torna a scorrere una forte discriminante destra-sinistra. Chi aveva sostenuto che stato-mercato fosse divenuto un dilemma irrilevante ha materia per ricredersi. Il paradosso da spiegare, semmai, è un altro: l’intervento pubblico è stato invocato quando si trattava di salvare banche e intermediari finanziari (trasformando immensi debiti privati in immensi debiti pubblici) e ora che bisognerebbe sostenere i redditi dei lavoratori, rilanciare la «piena e buona occupazione», dare vita a un nuovo modello di sviluppo, se ne pratica un drastico ridimensionamento sotto forma di tagli vertiginosi alla spesa pubblica. L’austerità ha anche questa faccia: ripropone il motto «meno regole, meno Stato, più mercato» con cui il trentennio neoliberista ha incubato la crisi economico-finanziaria più grave dopo il 1929 e alimentato la pulsione verso lo «starving the beast» («affamare la bestia», e la bestia sono gli Stati e i governi). Eppure la …

"La nube mediatica sul disastro dell'Ilva", di Giovanni Valentini

La violazione delle norme antinquinamento, l’utilizzo senza regole di ogni risorsa, hanno fatto parte, come i bassi salari dei lavoratori, di una sorta di dumping ecologico con cui i capitalisti si son fatti competizione sleale a danno di tutti. (da “Elogio della radicalità” di Piero Bevilacqua – Laterza, 2012 – pag. 39). Ora che il “caso Ilva” sembra avviato finalmente a una soluzione ragionevole e proficua, in modo da conciliare il fondamentale diritto alla salute con quello al lavoro, si può provare a riflettere sulla nube mediatica, cioè sulla doppia mistificazione messa in atto intorno al disastro ambientale e sanitario che ha investito la città di Taranto. Magari per trarne anche qualche utile lezione per il futuro. Se non fosse stato per il decisivo intervento della magistratura, impropriamente definito «esagerato», «sproporzionato» o addirittura «abnorme» da una pericolosa assuefazione all’illegalità e alla corruzione, questo scandalo non sarebbe mai esploso a livello nazionale. E se non fosse stato per la radicalità di un certo impegno civile, ispirato da un ambientalismo rigoroso e coerente, forse non sarebbe neppure …

"Dalla siderurgia alla chimica la nuova mappa della crisi", di Luciano Costantini

Mario Monti vede la luce in fondo al tunnel, il sindacato neppure uno spiraglio. La Cgil pronostica un «autunno caldissimo». Insomma, sensazioni. Perché i dati oggettivi non sono certo incoraggianti: in tre anni la crisi ha bruciato 450.000 posti di lavoro e altri 500.000 rischiano di essere cancellati nei prossimi mesi. Dal 2009 oltre 30.000 imprese hanno dovuto chiudere i cancelli, al ministero dello Sviluppo sono aperte attualmente 131 vertenze (erano 109 lo scorso gennaio) che vengono discusse con maggiore frequenza perché rappresentano le situazioni più acute. Sono interessati 163.000 dipendenti. Ma in effetti le aziende in crescenti difficoltà sono oltre trecento, i lavoratori coinvolti più di 450.000 con grandi possibilità di arrivare al mezzo milione. Così la cassa integrazione che oggi copre 500.000 persone potrebbe trasformarsi in una perdita secca di altrettanti posti di lavoro. Un rapido conto: in poco meno di quattro anni – dal 2009 a fine 2012 – il Paese potrebbe conteggiare quasi un milione di disoccupati in più, tra dipendenti espulsi dalle fabbriche, dalle attività commerciali, dagli uffici. Ballano 10.000 …

"Senza rinvio fiscale, in Emilia tagli alle paghe", di Claudio Visani

Il Consiglio dei ministri dovrebbe decidere oggi il rinvio al 30 novembre del pagamento delle tasse per tutti i residenti nei Comuni colpiti dal terremoto del 20 e 29 maggio scorsi. E dovrebbe, soprattutto, varare un nuovo decreto per consentire la sospensione fino al 30 giugno 2013 di tutti gli adempimenti fiscali, tributari, contributivi e amministrativi per le imprese e per i cittadini che hanno subito danni dal sisma e hanno ancora la casa o lo stabilimento inagibile. Dopo il no alla proroga comunicato il giorno dopo Ferragosto dall’Agenzia delle entrate (ministero dell’Economia e delle Finanze), dal cratere si è levato un coro di proteste da parte di sindaci, sindacati e categorie economiche. Il commissario delegato alla ricostruzione, Vasco Errani, presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza dei presidenti delle Regioni, è tornato alla carica con una lettera al premier Mario Monti e al ministro Vittorio Grilli firmata anche dai governatori di Lombardia e Veneto. «Non chiediamo assistenza – ha ripetuto ieri Errani a Uno Mattina – ma chi ha la casa inagibile non può pagare l’Imu …

"Alcoa verso la chiusura, riesplode la rabbia", di Giuseppe Vespo

La rabbia degli operai dell’Alcoa, gigante dell’alluminio con una sede a Portovesme in Sardegna, è riesplosa ieri con il blocco del traffico di circa due ore all’ingresso dell’aeroporto di Cagliari. Molti dei cinquecento dipendenti della multinazionale hanno partecipato alla manifestazione, l’ultima di una serie inaugurata ormai due anni fa. Alcoa vuole lasciare la Sardegna, la deadline il termine ultimo è fissata per il 31 agosto, quando l’azienda avvierà la chiusura. Secondo l’ultimo accordo ministeriale, Alcoa si impegnerà a mantenere i livelli occupazionali fino al 31 dicembre e lo stabilimento pronto a ripartire per un anno, nell’ipotesi che arrivi un nuovo investitore. Ieri i sindacati hanno rivolto l’ennesimo appello al governo affinché si faccia carico della questione. La Cgil chiede che non venga permesso «l’avvio del programma di spegnimento almeno fino al prossimo incontro del 5 settembre al ministero dello Sviluppo, e chiediamo al governo di garantire il futuro produttivo». Dice la segretaria Elena Lattuada: «Solo facendo ripartire il motore industriale del Paese è possibile immaginare l’uscita dal tunnel della crisi». La vertenza dell’Alcoa è tornata …

Fassina: «L`industria da riconvertire non va lasciata solo al mercato», di Massimo Franchi

«Non è la via maestra, ma è uno strumento che fa parte della cassetta degli attrezzi della politica industriale e va usato nell`ottica di un Green New Deal, un piano europeo di riconversione industriale». Stefano Fassina, responsabile economico del Pd «condivide il sasso lanciato da Susanna Camusso» riguardo all`intervento statale per salvare settori e aziende in crisi e «apprezza» il dibattito aperto da l`Unità sull`intervento dello Stato nell`industria. Fassina, in molti hanno gridato alla nazionalizzazione. Non la trova una proposta sorpassata? Da socialismo reale? «Se fino a qualche anno fa il tema dell`intervento statale in economia era, specie in Italia, bandito, negli ultimi tempi abbiamo assistito alla nazionalizzazione delle banche in Inghilterra, patria del liberismo, ad Obama che ha salvato il settore automobilistico. Dunque è un tema attualissimo che è giusto affrontare proprio quando le politiche liberiste stanno dimostrando la loro dannosità e stiamo attraversando una lunga transizione da cui dovremo uscire con un nuovo modello di sviluppo. E la domanda che dobbiamo porre è: quale posizione deve avere l`Italia e l`Europa, ormai un unicum, …

"Se cade l'euro, Unione europea al collasso", di Nouriel Roubini*, Nicolas Berggruen*, Mohamad A. El-Erian*

In teoria, i più concordano che il progetto d’integrazione della zona euro valga la pena di essere salvaguardato. Eppure, negli ultimi due anni in occasione di ogni decisione importante durante l’euro-crisi l’impegno dei politici è apparso troppo parziale e troppo condizionato. Più a lungo la zona euro rimane in una terra di nessuno con la periferia che accumula ulteriore debito a tassi di interesse elevati solo per guadagnare tempo, più costosi e dolorosi saranno i futuri aggiustamenti e maggiori i rischi di crollo. Questo è ormai così evidente che alcune voci rispettabili all’interno dell’opinione maggioritaria stanno ormai giungendo alla conclusione che, già ora, la zona euro potrebbe non essere più sostenibile e, quindi, sarebbe meglio dividersi adesso invece che più tardi, quando i costi potrebbero essere molto più alti. Ma questo punto di vista si spinge troppo oltre. Cerchiamo di non lasciare dubbi: se la zona euro va a pezzi cade anche l’Europa e possono crollare anche il mercato unico e l’Unione europea. Quindi, se si crede nella sostenibilità della zona euro, non c’è assolutamente …