Tutti gli articoli relativi a: interventi

«Presidente si ricorda la promessa?», di Bob Geldolf

Presidente Berlusconi, durante il nostro incontro a Palazzo Chigi nel luglio scorso Lei mi disse che si scusava per aver realizzato solo il 3 per cento degli aiuti che Lei stesso promise ai Paesi africani nel 2005. Affermò di essere un uomo politico che mantiene sempre la parola data. E che avrebbe agito di conseguenza per riportare a livello l’aiuto pubblico allo sviluppo dell’Italia. Presidente, sono passati due mesi dal G8 dell’Aquila, e stiamo ancora aspettando conferme sul Suo essere un uomo di parola. La Finanziaria 2010 è stata approvata da parte del governo da Lei presieduto, e purtroppo non contiene nulla che vada nel senso delle promesse che Lei stesso ha formulato. Presidente, per portare la Sua credibilità dal 3 al 100 per cento Lei deve rispettare la parola data, a partire da questa Finanziaria. Al fine di raggiungere l’impegno solenne preso in occasione del nostro incontro del 4 luglio, di portare l’aiuto pubblico allo sviluppo allo 0,51 percento del Pil entro il 2013, è necessario che vi sia un aumento di almeno 1 …

«Una guerra che va ripensata», di Barbara Spinelli

E’ stato detto, subito dopo l’attentato a Kabul che ha ucciso sei soldati italiani, che quando si vivono lutti così grandi non son decenti le polemiche e neppure le analisi politiche. Invece è proprio nell’ora del lutto e della pietà che urge il pensiero profondo, come è nelle tenebre che più si aspira alla luce. Neanche la polemica è fuor di posto, non fosse altro perché la guerra stessa è pólemos, controversia, e sulle controversie si dibatte, specie se sanguinose. Parlarne non è offendere i morti ma onorare una missione su cui certamente anch’essi si sono interrogati. Molte guerre, a cominciare dal ‘14-18, avrebbero evitato il decadere in inutili stragi, se fossero state ridiscusse nel momento in cui cominciavano a divenire non solo sanguinarie – ogni guerra lo è – ma assurde e addirittura, come disse Benedetto XV nel 1917, inutili. Iniziata nel 2001 come offensiva contro lo Stato talebano che ospitava Bin Laden, la guerra in Afghanistan è giunta a questa temperatura critica, dopo 8 anni. È una temperatura che non migliora estendendo la …

«Terzo millennio. Ha ancora più senso nel mondo in crisi parlare di destra e sinistra», di Nadia Urbinati

L’esplosione della crisi finanziaria ha fatto emergere concezioni razziste. Bobbio aveva con grande acume intravisto i sintomi di questa rinascita antidemocratica. Il «come» si risponde all’immigrazione è la misura della moderna democrazia «Destra e sinistra», il classico di Norberto Bobbio Quando uscì questo libro, le categorie di “destra” e “sinistra” sembravano anacronistiche. Norberto Bobbio lo scrisse per contestare questa opinione e dimostrare, col suo inconfondibile metodo che combinava esame analitico dei concetti e riferimenti storici, che quella distinzione era invece non solo pertinente ma anche irrinunciabile, soprattutto nelle società democratiche. Di anacronistico c’era semmai l’abitudine a identificare quelle categorie con le ideologie emerse durante la guerra fredda, quando autorevoli studiosi liberali avevano attribuito a destra e sinistra una identica, seppure opposta nei fini, propensione illiberale e totalitaria: nell’un caso per realizzare l’utopia della perfetta libertà e nell’altro per resistere a quell’utopia con determinazione e anche violenza. Bobbio dimostrava con forti e chiari argomenti che anche quando ne fossero state spuntate le ali estreme e radicali, destra e sinistra restavano comunque distinte, significando anzi «contrapposti programmi …

«I sicari della libertà», di Giorgio Bocca

Che cosa è la libertà di stampa? Per stare al presente e al concreto è qualcosa che l´attuale capo del governo non ha mai apprezzato né coltivato. Guglielmo Zucconi e il sottoscritto, chiamati nel 1983 come esperti d´informazione a preparare il telegiornale di Canale 5, la sua televisione, ci trovammo di fronte a questa sorpresa (nostra non sua): che a lui l´informazione importava solo in quanto pubblicità e potere. E che, avendo già l´una e l´altra con la struttura di Publitalia e con l´alleanza con Craxi, del telegiornale avrebbe fatto volentieri a meno. Infatti lo ritardò per anni. La libertà di stampa per Silvio è un lusso, una stranezza, uno snobismo che viene dopo la pubblicità e «il fare», inteso come buon affare. Che cosa è la libertà di stampa? Per stare al presente e al concreto è un bene di cui l´uomo moderno non può fare a meno e che rimpiange se ne è privato. Generazioni di uomini sono vissute senza democrazia e senza libertà d´informazione nei secoli passati. Oggi, dopo la Riforma, le …

«Quando manca il luogo del confronto», di Mario Calabresi

Il flop di ascolti toccato alla puntata speciale di Porta a Porta dedicata alla consegna delle prime case ai terremotati di Onna è inatteso ma a ben pensarci perfettamente comprensibile. Inatteso perché, per dare maggior risalto al ritorno del presidente del Consiglio su Raiuno dopo un’estate di polemiche roventi, era stata fatta piazza pulita di ogni altro programma che potesse interferire. L’intero palinsesto televisivo era stato accuratamente studiato per concentrare l’attenzione su Silvio Berlusconi che decretava il ritorno – a tempo record – di alcuni sfollati ad una vita più decente. Ma ciò non è accaduto. Solo poco più del 13 per cento degli ascoltatori (3 milioni e 200 mila persone) si sono sintonizzati con il programma di Bruno Vespa, la cui media, quando va in prima serata, è del 19 per cento con 4,4 milioni di telespettatori. Quelli che mancano all’appello con la rete ammiraglia della Rai o hanno cambiato canale, decretando incredibilmente il successo per la prima serata di una fiction trasmessa su Canale 5, oppure hanno tenuto la televisione spenta. Ma se …

“Una certa idea del Paese”, di Arrigo Levi

Un recente sondaggio sui rapporti fra America ed Europa, ha confermato quanto drasticamente sia mutata in meglio, col cambio di presidenza, l’immagine che gli europei avevano non tanto del governo di Washington e della sua politica, ma dell’America. Nel corso della mia vita, altrettanto subitanei e radicali sono stati i cambiamenti dell’immagine dell’Italia nel mondo. E tuttavia, una certa idea dell’Italia, anche negli anni più bui (e penso alla presa del potere e al totalitarismo fascista, culminato con l’alleanza hitleriana, con la guerra alle democrazie e con l’eccidio degli ebrei), rimase viva, anche fra gli antifascisti e i perseguitati, la convinzione che l’Italia vera non fosse quella del Duce, ma un’altra Italia, non dimentica della sua storia gloriosa, memore della sua grande civiltà umanistica. Caduto il fascismo, gli ebrei emigrati ritornarono in Italia nella convinzione che non l’Italia ma il fascismo aveva dato loro una caccia mortale, consapevoli che gli italiani avevano con innumerevoli atti di coraggio protetto e salvato migliaia e migliaia di perseguitati. No, quella fascista non era stata «la vera Italia». Così …

“Il dominio di uno e l’esercito dei vassalli”, di Debora Serracchiani

Avrei voluto cominciare dicendo “ora basta”, ma ho capito che non potevo. E non tanto perché l’hanno già detto un po’ tutti, da Gianfranco Fini al Manifesto, ma perché mi sono convinta che sarebbe stato come fare la faccia feroce. Una smorfia che non serve a niente. Il fatto è che non abbiamo idea di quanto sia lungo il buio tunnel della democrazia in cui ci stiamo muovendo, né di quali degenerazioni dello scontro politico ancora ci attendano. In realtà, credo siamo ben oltre i limiti della politica e delle sue contrapposizioni: penso sia più corretto parlare dell’arroccamento temibile di un sistema di potere, che non esita ad adoperare tutti gli strumenti, e verrebbe da dire proprio tutti, per sgombrare il campo da ogni eventuale ostacolo o resistenza. L’Italia, sottoposta a una sapiente mitridatizzazione, si sta abituando a una spirale di arroganza che sembra avere per confine soltanto il dominio assoluto di un individuo, assistito dai servigi di volenterosi vassalli. Tutto ciò ha un nome, che mi astengo dal pronunciare per il pudore che in …