Questo testo è lungo. Decisamente lungo, ma vorrei provare a spiegare, per bene, il lavoro che quotidianamente svolgo insieme agli altri 629 colleghi e colleghe.
Non è facile descrivere in cosa consista il lavoro di Deputata. O meglio, cosa significhi per me. Come ogni impresa umana, il “contenuto” di questo lavoro dipende:
- dall’interpretazione che ne dà ciascuno di noi
- dall’esperienza: 10 anni di permanenza alla Camera hanno modificato il mio modo di affrontare i problemi e le questioni!
- dai diversi ruoli ricoperti in questo tempo
Qualche esempio?
Essere capogruppo di Commissione, come lo sono stata dal 2006 al 2012, impone di sovrintendere politicamente ad ogni questione affrontata, a svantaggio dell’approfondimento tecnico di temi dei quali, da semplice deputato, si può diventare invece un punto di riferimento.
Anche il ruolo di presidente della Commissione Istruzione da maggio 2012 a febbraio 2013, e di vice-presidente da maggio 2013 ad agosto 2014, quando mi sono dimessa volontariamente dalla carica, interviene sulle modalità e sull’interpretazione del proprio impegno, poiché si tratta di ruoli di “garanzia” e di rappresentanza.
Comunque sia, provo ugualmente a spiegare cosa fa un deputato, tenendo conto delle articolazioni in cui è organizzato l’impegno parlamentare, a partire dalla prima, grande, suddivisione:
- il lavoro alla Camera
- il lavoro fuori la Camera
Il lavoro alla Camera
Sul sito della Camera trovate traccia del lavoro di ciascun deputato. Ecco la mia attività.
Un’avvertenza!
Qui trovate in particolare l’esito finale di un lungo lavoro “dietro le quinte”, che qui non viene descritto o raccontato. Provo a descriverlo in questo articolo.
Proposte di legge
In primo piano ci sono i progetti di legge che ho presentato come prima firmataria, vale a dire come promotrice, in questa legislatura iniziata nel 2013. Ciascuno di essi ha una storia propria, perché diverse sono le ragioni che mi hanno spinto ad occuparmi di uno specifico problema.
- A volte si tratta di questioni che mi accompagnano da anni e che maturano nelle esperienze che hanno preceduto l’ingresso in Parlamento, come quella di assessore alla Cultura e alla Memoria nel Comune di Carpi: tra queste, la proposta sull’ex campo di Fossoli, un luogo che la Storia assegna alla “memoria nazionale” ma che lo Stato, ad oggi, ancora non riconosce come tale. La proposta non è mai stata discussa per diverse ragioni, ma non è stato inutile presentarla, anzi: nell’ultimo anno il Governo, ha sostenuto il campo con un finanziamento nell’ambito del 70° della Liberazione e poi con l’annuncio dell’ingresso del Ministero per i beni culturali nella Fondazione ex Campo di Fossoli.
Insomma, una proposta può avere effetti positivi anche se non diventa legge!
- Sempre dalla mia esperienza di assessore viene anche il progetto di legge sulla statizzazione degli ex istituti musicali pareggiati, che a Carpi e Modena hanno una prestigiosa rappresentanza nell’Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi-Tonelli. È questione che si sta provando ad affrontare dal 2011, ma che dall’avvio della legislatura è ancora all’esame della VII Commissione del Senato.
E dopo la proposta?
Una volta presentata, bisogna fare in modo che la proposta venga calendarizzata in commissione per poterla esaminare e, poi, che sia portata in Aula per l’approvazione, che sarà definitiva solo dopo analogo iter anche nell’altro ramo del Parlamento.
E come si fa per fare avviare questo iter e portarlo a termine? Molte le variabili che influiscono:
- la capacità del deputato di convincere l’ufficio di presidenza della commissione della bontà e della opportunità di discutere la proposta
- i rapporti con l’altro ramo del Parlamento
- la sensibilità all’argomento delle forze di maggioranza
- l’eventuale costo finanziario
- le pressioni eserciate dal dibattito pubblico, così come dai “corpi intermedi”: pensate, ad esempio, alle proposte sulle unioni civili, che sono giunte alla discussione in aula grazie anche alle sollecitazioni e al sostegno della “società civile”
In questo percorso lungo sono pochi i progetti che in una legislatura riescono a tagliare il traguardo. È oggetto di dibattito pubblico la sempre minore approvazione di leggi di iniziativa parlamentare rispetto a quelle governative: la riforma costituzionale e quella elettorale dovrebbero riequilibrare quella che è una oggettiva alterazione del bilanciamento tra i poteri legislativo ed esecutivo.
La discussione
Non sempre si arriva all’approvazione senza intralci. Nelle leggi da me promosse, è capitato in due occasioni.
- È accaduto con l’Istituzione dell’Unione nazionale dei gruppi sportivi scolastici: una piccola iniziativa che a mio avviso – e ad avviso del gruppo di docenti di educazione fisica che ne sono stati gli ispiratori – avrebbe qualificato in generale l’attività sportiva nelle scuole, in particolare a vantaggio dei ragazzi che non possono permettersi di frequentare corsi specifici fuori dal percorso di istruzione.
- Più complesso, controverso e frustrante l’iter della proposta di legge per risolvere la questione nota come “quota96 Scuola”. Questa proposta è nata per modificare la Riforma Fornero delle pensioni che ha penalizzato parte del personale scolastico attraverso il decreto legge Milleproroghe del 2012. Con l’avvio della nuova legislatura, la Commissione Lavoro ha avviato l’iter della mia proposta di legge nel giugno 2013: un esame puntiglioso, protrattosi fino a gennaio 2014 con la modifica del testo. Poi la doccia gelata e – di fatto lo stop definitivo alla proposta – dopo che la norma era stata approvata alla Camera, ma poi “drammaticamente” stralciata al Senato. Una sconfitta per il diritto, per i lavoratori coinvolti, per tutti i parlamentari – me compresa – che avevano lavorato pazientemente e costantemente per conseguire un risultato ben diverso. Una sconfitta, ritengo, anche per il Governo.
Chi si prende la responsabilità di una grande sfida, come quella di governare un Paese complesso come il nostro, ha ovviamente maggiori occasioni di sbagliare, e questa, di Quota96 Scuola, è stato un clamoroso errore.
Gli interventi
Nella pagina sulla mia attività potete leggere anche i miei interventi in Assemblea: sono stenografati, quindi li trovate nella loro interezza, e il sommario di quelli pronunciati durante le sedute nelle Commissioni, dove si svolge la gran parte della mia attività.
Perchè sono preponderanti gli interventi in commissione rispetto a quelli in Aula?
La ragione sta nel fatto che si “parla” molto in Aula quando si è all’opposizione e non in maggioranza, come sono ora. Infatti, dai banchi dell’opposizione si deve ritardare l’approvazione di norme proposte dal governo e della maggioranza, dilazionando quanto più possibile i tempi; dai banchi della maggioranza l’obiettivo principale invece, è di approvare il più velocemente possibile i provvedimenti!
Essere relatori di una legge
C’è poi una attività molto importante per un parlamentare, quella di “relatore”, cioè di accompagnatore della legge nel suo iter, dall’avvio della discussione all’approvazione. È un ruolo importante e delicato, poiché sta al relatore:
- fare sintesi tra Governo e parlamentari
- trovare l’intesa tra i gruppi di maggioranza e di opposizione
- conseguire la soluzione migliore nella stesura del testo quando la situazione pare bloccata: un ruolo di responsabilità.
Dall’avvio della legislatura ho avuto l’onore di essere relatrice di alcuni provvedimenti, ed è sempre una appassionate esperienza!
Per sapere per quali provvedimenti ho ricoperto questo ruolo, andate alle pagine degli interventi in Assemblea e in Commissione: lì compare la dicitura Relatore.
Gli emendamenti
Non solo gli interventi pronunciati in Commissione o in Aula raccontano dell’attività di un parlamentare: anzi, penso che più delle parole, il lavoro di un deputato sia testimoniato dai propri “atti”, importanti tanto quanto i progetti di legge.
Tra questi atti ci sono gli emendamenti presentati a progetti di legge di iniziativa del Governo o parlamentare.
Il sito della Camera offre uno strumento che vi restituisce tutti gli emendamenti da me promossi o che ho sottoscritto, se presentati da altri colleghi. Potete cercarli:
- rispetto all’esito, vale a dire se approvati, respinti o inammissibili
- se presentati durante la discussione in Commissione
- se presentati in Assemblea
La difficoltà non è tanto la scrittura dell’emendamento – a volte si tratta di modificare una sola parola, mentre in altre occasioni il testo è molto articolato – ma nell’esame puntuale del provvedimento in relazione al risultato che si vuole ottenere e, poi, nell’azione di accompagnamento per poterlo fare approvare.
Non sempre è un’impresa facile! Facile invece è fare una ricerca sul data base per parole chiave, come sisma, ricercatore, università, solo per citare le più importanti.
Ordini del giorno
Secondo il regolamento della Camera, al termine dell’esame di un progetto di legge, si possono presentare Ordini del Giorno che, se accolti dal Governo, ne impegnano l’attività futura a determinati obiettivi. In sintesi, sono atti di indirizzo per il Governo promossi dal deputato.
Qui trovate quelli che ho presentato fino ad ora nel corso della legislatura: sono disposti su due pagine, per scorrerli tutti cliccate sul numero di pagina. Spesso si tratta di dare esecuzione a questioni che nel provvedimento non sono stati adeguatamente affrontati.
- Ad esempio, in sede di approvazione della legge di stabilità, è stato accolto un mio OdG per intervenire sugli assegnisti di ricerca affinché possano partecipare ai concorsi da ricercatori universitari. Nel DL Milleproroghe, successivo di un mese, la norma è stata approvata.
Le risoluzioni e le mozioni
Sempre nell’ambito di atti che indirizzano l’azione dell’Esecutivo, rivestono molta importanza le risoluzioni, che sono discusse in Commissione, e le mozioni, che invece si affrontano in Aula.
Solitamente sono promosse da un singolo deputato, ma è politicamente significativo se alla conclusione della discussione si arriva ad un testo condiviso tra i gruppi parlamentari, così che diventa più cogente la pressione sul Governo per dare attuazione agli impegni espressi nell’atto di indirizzo.
Due esempi
- la risoluzione che ho presentato sulla riforma dell’abilitazione scientifica nazionale e che ha trovato successiva attuazione nel Decreto legge 90 del 2014, con l’approvazione di un mio emendamento
- Attualmente in Commissione Istruzione è in discussione un’altra mia risoluzione sulla revisione delle soglie ISEE per la concessione di borse di studio universitarie
Interpellanze ed interrogazioni
Diversa funzione hanno invece le interpellanze, che si presentano per ottenere risposta in Assemblea. E le interrogazioni che possono avere risposta scritta oppure orale in Commissione: si tratta di atti che hanno una funzione di controllo e verifica rispetto all’attività dell’Esecutivo o su questioni che comunque rilevano con l’azione di Governo.
Se avrete voglia e pazienza di leggerle, vedrete che riguardano ambiti diversi, magari scaturite dal dibattito pubblico o da esigenze del territorio.
Sull’attività parlamentare Openpolis fornisce degli indicatori quantitativi, al fine di stilare delle graduatorie sulla base dell’indice di produttività. Qui trovate il mio indice. Naturalmente la qualità del lavoro non trova spazio in questa pur meritevole iniziativa.
Il lavoro fuori dalla Camera
La parola “territorio” mi porta a descrivere brevemente l’attività che non si svolge in Parlamento, ma che spesso è funzionale a quella. Sono molti gli incontri pubblici e privati che svolgo nel modenese, la provincia che per 3 volte mi ha eletta alla Camera e ai quali dedico le giornate che non richiedono la presenza a Roma.
Quale l’oggetto di questi incontri?
- questioni tipicamente territoriali, come quelle connesse alla difficile ricostruzione post-sisma 2012 o all’alluvione del gennaio 2014
- temi che investono la disciplina amministrativa degli enti territoriali
- incontri che attengono alla scuola, all’università, ai beni culturali, tutte le materie sulle quali ho acquisito specifica competenza in questi anni e che mi portano ad incontrare tanti cittadini, cittadine, elettori e simpatizzanti in Emilia-Romagna e fuori regione.
Ognuno di essi necessita di un adeguato approfondimento dei contenuti e va calibrato rispetto all’interlocutore o al pubblico presente. Insomma, così come accade per i progetti di legge, gli interventi in Aula, gli emendamenti, le risoluzioni, gli OdG e le interrogazioni, bisogna studiare e prepararsi!
E alla fine, lo scambio di opinioni e idee che scaturisce da questi incontri, anche se emergono critiche e valutazioni negative, è sempre molto proficuo, per migliorare il proprio lavoro e per onorare al meglio il proprio mandato.