Tutti gli articoli relativi a: economia

Bersani: "Fedeli all'Europa del rigore, industria fra le politiche prioritarie", di Fabrizio Forquet

«La prima cosa che intendo dire all’Italia e all’Europa è che noi siamo quelli dell’euro, siamo quelli dei governi Prodi, Amato, D’Alema che fecero fede in condizioni difficili a tutti i patti internazionali, europei e occidentali, che siamo quelli di Ciampi e Padoa Schioppa». Pierluigi Bersani sa che la sfida più grande per lui è ormai arrivata. Mancano sette-otto mesi alla chiusura della legislatura, ma ormai la corsa in vista delle elezioni è partita. Chi vuole avere chance per andare al governo deve mettere sul tavolo le carte migliori che ha a sua disposizione. Bersani è tra i più accreditati. Lui lo sa. E ha scelto il Sole 24 Ore per provare a spiegare agli elettori italiani, all’Europa e ai mercati perché devono fidarsi del centro-sinistra dopo i buoni risultati del governo Monti. Bersani, per cominciare, non c’è il rischio che i prossimi mesi siano occupati dalla campagna elettorale, proprio mentre il Paese è ancora chiamato a scelte difficili? «E’ intanto utile, in questi mesi che ci avvicinano fisiologicamente ad un appuntamento elettorale, come avviene …

"Pagamenti bloccati per 75 miliardi così le nostre aziende soffocano", di Luisa Grion

Le imprese italiane vanno avanti con difficoltà, con un sistema del credito che ha stretto i cordoni, le commesse che mancano e i clienti vittime della crisi, sempre più spesso non riescono a tener dietro i pagamenti. Le insolvenze a giugno, secondo Banca d’Italia ammontavamo a 75 miliardi. E il fenomeno si allarga. Non riuscire a restituire i capitali ricevuti in prestito, non essere in grado di pagarci gli interessi, non farcela: è questo il “rischio insolvenza” – in tempi di crisi – incubo di molte imprese e di tante famiglie. Per la Banca centrale europea il pericolo di non onorare i propri debiti, in Italia, è più alto che altrove: il Bollettino d’agosto lo dice in termini molto chiari. In tutta la zona euro «c’è un netto deterioramento della valutazione del rischio di credito delle imprese », ma «l’incremento è stato particolarmente pronunciato per le imprese italiane e piuttosto moderato per quelle olandesi e tedesche». Amsterdam e Berlino non hanno molto da temere, dunque, Roma sì. Il tasso d’insolvenza – ovvero la percentuale di …

"Il garante dell'Europa", di Gian Enrico Rusconi

Il Mario Monti «tedesco» è ridiventato «italiano». Era da qualche settimana che i commenti dei giornali tedeschi avevano abbandonato i toni benevoli verso il nostro premier. In sintonia con le crescenti insofferenze di molti uomini politici, avevano aggiustato il tiro contro l’attivismo «europeista» del presidente del Consiglio. Affiancandolo naturalmente all’altro Mario «italiano», il Draghi presidente della Bce. Ma è stata la maldestra affermazione di Monti nella intervista a «Der Spiegel» («ogni governo ha il dovere di guidare il proprio Parlamento») a offrire ai politici tedeschi l’occasione di presentarsi come una compatta classe politica che difende la sovranità del Parlamento in una democrazia funzionante. Una lezione di democrazia parlamentare impartita al premier italiano e agli italiani in generale. Gettare sulle proposte economico-finanziarie di Monti l’ombra di un comportamento che delegittima la democrazia parlamentare è l’arma più insidiosa contro di lui. Rilancia l’antica diffidenza tedesca verso l’Italia come perenne anomalia politica. Non a caso qualcuno ha aggiunto che si sente ancora l’eredità del berlusconismo. Per contrasto la posizione tedesca sull’intera questione del sostegno dell’euro viene presentata come …

"Gli alti spread e il Terzo reich", di Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini

Un forte pregiudizio grava sul debito e fa apparire i debitori come dei viziosi e i creditori come dei virtuosi. La verità è che la responsabilità del debito deve essere ripartita in modo equivalente tra debitori e creditori poiché il debito non è stato imposto ai creditori; anzi, questi ultimi hanno spesso alimentato l’indebitamento per lucrare sui prestiti. Lo stesso John Maynard Keynes a Bretton Woods aveva proposto che ci fosse pari responsabilità tra debitori e creditori per contrastare gli squilibri finanziari con un impegno comune e con delle soluzioni solidali. Occorre perciò rovesciare una mentalità che ci sta facendo regredire verso una situazione precapitalistica in cui il debitore insolvente subiva torture e vessazioni oppure diventava schiavo del creditore. Nell’antichità il modo autoritario e violento di regolare i rapporti interpersonali comportava la paralisi dell’attività economica, non diversamente da quanto sta accadendo oggi tra gli Stati europei. La punizione dei Paesi debitori si è rivelata una strategia fallimentare che sta pregiudicando la ripresa dell’economia del Vecchio Continente. La riduzione degli squilibri non può essere affrontata senza …

"Non è un derby Italia-Germania", di Antonio Silvano Andriani

Il futuro dell’euro non può essere trattato come una gara fra italiani e tedeschi. Ed è un errore prendersela con i tedeschi per l’eccesso di spirito etico che determinerebbe le loro valutazioni. Se la mettiamo sul piano dei comportamenti l’eccesso di propensione all’evasione fiscale e alla corruzione, la preferenza per i rapporti particolari piuttosto che per il merito e, più in generale, la scarsa tendenza a rispettare le regole dell’italiano medio non sono uno stereotipo inventato dai tedeschi, ma sono una realtà certificata da classifiche di agenzie internazionali e da sondaggi di opinione. Ridurre queste attitudini sarebbe la vera riforma strutturale che comporterebbe una rivoluzione culturale. Ciò detto, il problema del futuro dell’euro non dipende da questo e non riguarda solo italiani e tedeschi. Riguarda due visioni opposte dell’economia, dei meccanismi che generano la crescita e del ruolo della politica economica. Nella fase di accelerazione della globalizzazione che ebbe inizio nelle seconda metà dell’Ottocento tutti i Paesi industrializzati seguirono strategie mercantiliste. Tutti tennero fermi i salari mentre aumentava fortemente la produzione e si impegnarono ad …

"Il professore parla ai mercati non ai politici", di Marcello Sorgi

All’inizio dell’agosto più temuto degli ultimi anni, per i frequenti rovesci dell’Italia sui mercati, un caso politico come quello che s’è aperto ieri tra Monti e il centrodestra non era proprio da augurarsi. L’intervista in cui il premier ha detto tra l’altro che, senza il passaggio di discontinuità tra il suo governo e quello precedente, lo spread sarebbe arrivato a quota 1200, ha provocato reazioni di protesta del Pdl, che al Senato ha fatto mancare il suo appoggio. E ha reso necessaria una telefonata di chiarimento tra lo stesso premier e Berlusconi, preceduta da una nota in cui Palazzo Chigi spiegava che non c’era alcuna intenzione di attaccare il Cavaliere. Ma al di là del nervosismo, sempre presente, nella base parlamentare e in parte del gruppo dirigente del Pdl nei confronti del Pr ofessore, un interrogativo ieri è rimasto a lungo sospeso. Nel clima rarefatto della conclusione dei lavori parlamentari e nell’attesa di una pausa feriale che praticamente non ci sarà, la domanda è cosa ha spinto Monti, nel giro di pochi giorni, a rendere …

"La verità tedesca sull'Europa di domani", di Eugenio Scalfari

Molti politici tedeschi, a cominciare dal presidente del Bundestag, dal leader bavarese del Csu, dal ministro liberale del Tesoro, si sono fortemente adontati della rivendicazione di Mario Monti (intervista al prestigioso “Spiegel”) del ruolo decisivo dei governi rispetto a quello dei Parlamenti. La Germania – hanno detto – non rinuncerà mai alla democrazia parlamentare, la sua stessa storia (Hitler) le impone una tale irrinunciabilità. Questa è stata la reazione della classe dirigente tedesca, socialdemocratici compresi. E questa è stata anche la reazione delle opposizioni populiste italiane (Grillo, Di Pietro, Lega) ed anche d’una parte consistente dei “berluscones”, ulteriormente irritati a causa della successiva intervista di Monti al “Wall Street Journal” nella quale il Presidente del Consiglio ha ripetuto giudizi del tutto ingiustificati sulla concertazione con i sindacati ed ha pesantemente criticato l’affidabilità del precedente governo salvo scusarsene subito dopo con lo stesso Berlusconi. Dopo queste svariate e forse troppo numerose esternazioni Monti ha comunque incassato l’ennesima fiducia sulla revisione della spesa: un altro compito a casa portato a buon fine. Ma c’è un’altra dichiarazione, non …