Tutti gli articoli relativi a: economia

"La ricostruzione oltre Monti", di Alfredo Reichlin

Chi governerà tra pochi mesi l’Italia? La risposta non è così facile. Essa non sta più tutta dentro i vecchi schemi del gioco politico parlamentare e comporta il disperato bisogno di forze dirigenti nuove, capaci di misurarsi con gli sconvolgimenti che vediamo. Dunque chi governerà, e in nome di quale visione delle cose che ci sovrastano? E quindi con quale proposta politica, intendendo per proposta politica il tipo di problema che si pose Alcide De Gasperi alla cui «proposta politica» (un centro che guarda a sinistra) si richiama oggi un nuovo fermento cattolico moderato. E che si pose in modi diversi Palmiro Togliatti con la sua proposta di «democrazia progressiva». So bene che l’Italia di allora era molto diversa, ma come allora anche oggi la nostra patria sembra sospesa tra la dissoluzione del vecchio Stato e la ricostruzione di una nuova Repubblica. È con questo animo che io ho letto la Carta d’intenti presentata da Pier Luigi Bersani. C’è in essa un forte senso di verità soprattutto nella sua analisi, ed è da qui che …

"Ferragosto una malattia italiana", di Francesco Manacorda

Quale legame c’è fra i trecentomila passeggeri lasciati a terra da WindJet e i settemila lavoratori dell’Ilva che rischiano di rimanere a casa se l’impianto di Taranto, come ha deciso il Gip, dovrà bloccare la produzione? Sono due facce dello stesso male italiano. Un male che nasce dalla mancanza di qualsiasi prevenzione, si alimenta di continui rinvii e rimpalli che rappresentano la negazione delle responsabilità amministrative e di governo, esplode infine nell’emergenza. Anzi, nell’emergenza di Ferragosto: una forma tipica e cronica della nostra patologia nazionale che ha la caratteristica di essere di solito prevedibilissima, ma che nonostante questo, anno dopo anno, allarme dopo allarme, si ripete come se fosse inevitabile. Così è difficile stabilire adesso di chi sia esattamente la colpa dei passeggeri rimasti a terra negli aeroporti, sebbene avessero un biglietto pagato regolarmente e spesso anzi con mesi di anticipo. Si può attribuire la responsabilità, o parte di essa, alla stessa WindJet, che già dal 2009 chiudeva i bilanci in rosso, all’Enac che sovrintende a tutta l’aviazione civile e non ha vigilato a sufficienza, …

"La trappola del falso dilemma", di Michela Marzano

Fino a quando si continuerà a contrapporre il diritto al lavoro al diritto alla sopravvivenza, e quindi il salario alla salute, non si troverà alcuna via d’uscita al problema dell’Ilva. Perché messo in questi termini, più che di un problema si tratta di un dilemma morale. E come sappiamo tutti, un dilemma etico non ha, per definizione, alcuna soluzione. I dilemmi sono drammatici, disperati, senza sbocco. Perché si sbaglia sempre e comunque. Perché quale che sia la decisione che si prenda, si finisce poi sempre col rimpiangere quello che si è detto o fatto. Come il celebre “dilemma di Sophie”, raccontato nel romanzo di William Styron, che racconta di come una giovane ebrea polacca deportata ad Auschwitz con i figli fosse stata perversamente costretta a scegliere dai nazisti quale dei due far morire. Se Sophie non sceglie, moriranno tutti e due. Se invece ne sceglie uno solo, l’altro avrà la vita salva. Da un punto di vista strettamente utilitaristico e matematico, Sophie dovrebbe salvarne almeno uno. Ma come può una madre scegliere quale figlio merita …

"Europa, questione di democrazia", di Michele Ciliberto

Le dichiarazioni di Monti allo Spiegel, e le polemiche che ne sono conseguite sono molto utili. Esse, infatti, consentono di sollevarsi dalla dimensione feriale e quotidiana e di porsi domande di fondo, a cominciare da quella fondamentale: qual è l’idea di Europa per la quale ci battiamo e stiamo facendo i durissimi sacrifici che la crisi internazionale ha imposto a tutti i popoli europei, compreso il nostro? La gravità della crisi di questi drammatici mesi ci ha distolto dalle questioni, e dalle interrogazioni, di ordine generale. D’altro canto, come dicevano gli antichi: primum vivere, deinde philosophari. Ma la discussione di ordine generale è importante e vale perciò la pena di chiarire alcuni punti essenziali. L’Europa è il nostro comune destino, l’avvenire di tutti i popoli europei: se restasse chiusa nelle sue vecchie articolazioni statali, da un lato precipiterebbe in modo ineluttabile verso nuove forme di nazionalismo (come la storia recente ci ha mostrato ad abundantiam); dall’altro, si avvierebbe verso un sicuro declino, in un mondo che comincia ad essere dominato dalle grandi potenze asiatiche e …

"Quando l’imprenditore si sente classe operaia", di Ilvo Diamanti

Il volto sociale della crisi è descritto da molti indicatori. Per primo, il tasso di disoccupazione, che tende a crescere, rapidamente. Poi, il calo dei consumi. Che si riflette, fra l’altro, nel minor numero di persone partite per le ferie. Ancora: la repentina riduzione del risparmio privato. Punto di forza del nostro sistema bancario. L’aspetto, forse, più significativo della “crisi sociale” italiana, però, riguarda l’impresa. In particolare, di piccola dimensione. Visto che, in Italia, le piccole imprese hanno un’incidenza molto ampia. Sono, infatti, circa 60 ogni 1000 abitanti, mentre la media europea è intorno a 40 (Istat su dati della Commissione Europea 2009). Gli italiani. Un popolo di santi, poeti e navigatori. Ma anche di imprenditori. Soprattutto dopo il declino della grande impresa metropolitana del Nord-Ovest, sostenuta dallo Stato. Identificata dalla Fiat. Negli ultimi trent’anni, invece, lo sviluppo è stato trainato dalla piccola impresa, diffusa nel Nord-Est e nelle regioni dell’Italia Centrale ma anche del Centro-Sud adriatico. Un fenomeno socioeconomico che ha improntato l’identità nazionale. Dentro e fuori i confini. L’imprenditore, dagli anni Ottanta, ha …

"Wall Street e City unite dai peccati", di Francesco Guerrera

Voi Americani del cavolo! Ma chi vi credete di essere per poterci dire di non trattare con l’Iran?». Queste parole di fuoco, urlate, secondo le autorità americane, da un dirigente della Standard Chartered – la banca inglese indagata per riciclaggio del denaro iraniano -, hanno innescato la miccia nella relazione-dinamite tra New York e Londra. Le capitali del capitale sono ai ferri corti. Wall Street e la City – accomunate dalla passione per il denaro dei loro abitanti, ma sempre in lotta per diventare il centro internazionale della finanza – sono in rotta di collisione. Il «casus belli» è inconsueto. Un’inchiesta a sorpresa di Ben Lawsky, un giovane procuratore di New York che questa settimana ha accusato Standard Chartered di aver «lavato» 200 miliardi di dollari iraniani in contravvenzione delle sanzioni Usa contro il regime di Teheran. La Standard Chartered nega tutto, ma la notizia ha scatenato un putiferio transatlantico. Boris Johnson, il popolarissimo sindaco di Londra, si è assentato dalle Olimpiadi per attaccare il «protezionismo finanziario» degli Usa. Alla sinistra di Boris, il parlamentare …

"Cina, il collo di bottiglia della crescita", di Franco Bruni

In questa fase difficile per l’economia del mondo, è cruciale l’andamento della congiuntura in Cina. Ieri hanno preoccupato dati e stime che mostrano debolezza sia nelle esportazioni che nelle importazioni cinesi. Meno export è un brutto segno per l’Europa e gli Usa: è un riflesso della loro crisi, che li fa comprare meno, anche dai cinesi. Meno import ricorda il pericolo che il quadro globale si aggravi perché si inceppa il motore dei Paesi emergenti e, in particolare, dell’estremo oriente. Le debolezze dei due opposti flussi commerciali cinesi ci ricordano quanta interdipendenza ci sia nell’economia mondiale e come sarebbe bene riprendere gli sforzi per governarla insieme. Dopo la crisi del 2008-2009 si era avviata una fase promettente di cooperazione globale, molta attività del G20 e di un tentativo di G3 informale, per rafforzare i rapporti fra Cina, Ue e Usa. Ma quella fase si è interrotta: le regioni e le nazioni si sono ripiegate su se stesse, chiuse in difesa. E’ cresciuto dappertutto il protezionismo, più o meno esplicito; la Cina lo ha subito e …