Tutti gli articoli relativi a: economia

"Carburanti, si muova il governo", di Antonio Lirosi

Sugli aumenti improvvisi del prezzo dei carburanti, spesso nei periodi d’esodo, cade il sospetto di speculazioni dal quale i petrolieri si difendono prontamente richiamandosi alle leggi della domanda e dell’offerta e alle quotazioni internazionali. Va detto che, da fine luglio a oggi, la crescita dei prezzi è certamente dipesa da fattori esterni al mercato italiano: i carburanti non potevano che diventare più cari, considerato il deprezzamento dell’euro e l’incremento delle quotazioni del greggio pagato in dollari. Tuttavia il problema principale non sorge oggi, con le nuove condizioni che hanno portato la benzina a superare la barriera dei 2 euro al litro. Occorre mettere a fuoco quello che è successo negli ultimi due anni. Ricercando i fattori principali che hanno portato i prezzi alla pompa a un livello ben superiore di quello del luglio 2008 (più o meno 1,4 euro al litro) quando il petrolio mise a segno il record storico di 145 dollari al barile (molto distante dai circa 115 dollari della quotazione attuale). Oltre alla debolezza dell’euro, ci sono altre tre componenti che hanno …

"Alcoa verso la chiusura, riesplode la rabbia", di Giuseppe Vespo

La rabbia degli operai dell’Alcoa, gigante dell’alluminio con una sede a Portovesme in Sardegna, è riesplosa ieri con il blocco del traffico di circa due ore all’ingresso dell’aeroporto di Cagliari. Molti dei cinquecento dipendenti della multinazionale hanno partecipato alla manifestazione, l’ultima di una serie inaugurata ormai due anni fa. Alcoa vuole lasciare la Sardegna, la deadline il termine ultimo è fissata per il 31 agosto, quando l’azienda avvierà la chiusura. Secondo l’ultimo accordo ministeriale, Alcoa si impegnerà a mantenere i livelli occupazionali fino al 31 dicembre e lo stabilimento pronto a ripartire per un anno, nell’ipotesi che arrivi un nuovo investitore. Ieri i sindacati hanno rivolto l’ennesimo appello al governo affinché si faccia carico della questione. La Cgil chiede che non venga permesso «l’avvio del programma di spegnimento almeno fino al prossimo incontro del 5 settembre al ministero dello Sviluppo, e chiediamo al governo di garantire il futuro produttivo». Dice la segretaria Elena Lattuada: «Solo facendo ripartire il motore industriale del Paese è possibile immaginare l’uscita dal tunnel della crisi». La vertenza dell’Alcoa è tornata …

Fassina: «L`industria da riconvertire non va lasciata solo al mercato», di Massimo Franchi

«Non è la via maestra, ma è uno strumento che fa parte della cassetta degli attrezzi della politica industriale e va usato nell`ottica di un Green New Deal, un piano europeo di riconversione industriale». Stefano Fassina, responsabile economico del Pd «condivide il sasso lanciato da Susanna Camusso» riguardo all`intervento statale per salvare settori e aziende in crisi e «apprezza» il dibattito aperto da l`Unità sull`intervento dello Stato nell`industria. Fassina, in molti hanno gridato alla nazionalizzazione. Non la trova una proposta sorpassata? Da socialismo reale? «Se fino a qualche anno fa il tema dell`intervento statale in economia era, specie in Italia, bandito, negli ultimi tempi abbiamo assistito alla nazionalizzazione delle banche in Inghilterra, patria del liberismo, ad Obama che ha salvato il settore automobilistico. Dunque è un tema attualissimo che è giusto affrontare proprio quando le politiche liberiste stanno dimostrando la loro dannosità e stiamo attraversando una lunga transizione da cui dovremo uscire con un nuovo modello di sviluppo. E la domanda che dobbiamo porre è: quale posizione deve avere l`Italia e l`Europa, ormai un unicum, …

"Se cade l'euro, Unione europea al collasso", di Nouriel Roubini*, Nicolas Berggruen*, Mohamad A. El-Erian*

In teoria, i più concordano che il progetto d’integrazione della zona euro valga la pena di essere salvaguardato. Eppure, negli ultimi due anni in occasione di ogni decisione importante durante l’euro-crisi l’impegno dei politici è apparso troppo parziale e troppo condizionato. Più a lungo la zona euro rimane in una terra di nessuno con la periferia che accumula ulteriore debito a tassi di interesse elevati solo per guadagnare tempo, più costosi e dolorosi saranno i futuri aggiustamenti e maggiori i rischi di crollo. Questo è ormai così evidente che alcune voci rispettabili all’interno dell’opinione maggioritaria stanno ormai giungendo alla conclusione che, già ora, la zona euro potrebbe non essere più sostenibile e, quindi, sarebbe meglio dividersi adesso invece che più tardi, quando i costi potrebbero essere molto più alti. Ma questo punto di vista si spinge troppo oltre. Cerchiamo di non lasciare dubbi: se la zona euro va a pezzi cade anche l’Europa e possono crollare anche il mercato unico e l’Unione europea. Quindi, se si crede nella sostenibilità della zona euro, non c’è assolutamente …

"Ambiente e beni comuni le frontiere da esplorare", di Stefano Manzocchi

L’era della Grande Bolla del debito che si è esaurita nel 2007 ci porta in eredità, oltre che la stagnazione delle economie avanzate in conseguenza delle crisi debitorie pubbliche e private e della maggior avversione al rischio degli investitori, un paradosso del lavoro. Il ciclo di crescita globale alimentato dal debito – a partire dal 1995 – ha contribuito per più di un decennio a sostenere l’occupazione negli Stati Uniti ed in Europa, ma nel contempo ha consolidato la svalutazione in termini sociali del lavoro. Gli studi di Thomas Piketty della Paris School of Economics mostrano come l’eredità ha spesso contato più del merito e dell’impegno nel determinare gli esiti della competizione economica tra individui nel mondo occidentale degli ultimi decenni. Non si tratta di una esperienza inedita: già nel XIX secolo la fine dell’egemonia britannica coincise con la prevalenza di un modello sociale fondato sulla rendita più che sul lavoro (o sull’impresa). Il paradosso consiste nel fatto che lo scoppio della Grande Bolla ci ha rapidamente condotti in una condizione di scarsità di impieghi …

"Decrescita, un'illusione romantica", di Irene Tinagli

Molti governi europei oggi cercano ricette per stimolare la crescita: ma è davvero necessario tornare a crescere? Secondo alcuni no. Le teorie anti-crescita, che affondano le loro radici nei movimenti anti-industriali dell’Ottocento e che sono state riportate in auge dall’economista francese Serge Latouche, stanno ispirando molte persone ad invocare una sana decrescita. I sostenitori di queste tesi affermano che ripensando il nostro sistema dei consumi sia possibile vivere felici senza che aumenti il Pil. Quello che dovremmo fare, come ci ricorda anche Guido Ceronetti nel suo articolo su La Stampa di domenica scorsa, è separare i bisogni essenziali da quelli che non lo sono e i beni prodotti per soddisfare bisogni reali da quelli fatti solo per generare profitto, ovvero i «commerci». Se le persone, per esempio, anziché produrre beni inutili volti al commercio e al profitto fine a se stesso, producessero semplicemente quello che serve loro per sostentarsi, sarebbero meno dipendenti dai cicli economici, dai debiti e dall’ansia di accumulare ricchezza. E i Paesi starebbero in piedi senza bisogno di far crescere il Pil …

"Sotto le Due Torri in 17mila rischiano di perdere il posto", di Giulia Gentile

Oltre 17mila dipendenti di diversi comparti, dal tessile al metalmeccanico, al commercio, fino all’agroalimentare e alla comunicazione, tartassati sotto le due Torri da una situazione di grave incertezza lavorativa, perché impiegati in aziende in cassa integrazione ordinaria o straordinaria, in mobilità, o che hanno ridotto i propri orari di produzione. E decine e decine di imprese che, se a settembre, riusciranno a riaprire i battenti dopo la pausa estiva, si troveranno comunque nella condizione di non essersi ancora rialzati dalla crisi, ma di non poter più accedere agli ammortizzatori sociali perché già utilizzati al massimo. Per il segretario cittadino della Cgil Danilo Gruppi è ancora «sconfortantissimo» il quadro del lavoro bolognese, all’indomani del decesso a Roma di Angelo Di Carlo, forlivese d’adozione che dopo settimane senza un impiego si era dato fuoco davanti a Montecitorio, la notte fra l’11 e il 12 agosto. Il 5 settembre, alla Camera del lavoro di via Marconi arriverà il segretario Susanna Camusso. E all’assemblea dei delegati di tutte le categorie, la Cgil deciderà «le strategie di lotta per l’autunno». …