Tutti gli articoli relativi a: economia

"Passaggio alla Legge Fornero. Migliaia di precari senza tutele", di Bianca Di Giovanni

Sospendere la riforma del lavoro, elaborare correzioni e poi tornare a votarla. Questa la posizione della Cgil sul testo Fornero, dopo un primo monitoraggio dei «guasti» che la legge sta provocando. «È la prima volta che una legge così importante è stata votata con 4 fiducie – dichiara Serena Sorrentino, segretario confederale a Corso d’Italia – Tutte le forze politiche hanno espresso perplessità, denunciando lo stato di necessità in cui è stata votata. Oggi forse è il caso di riflettere». Elsa Fornero non è dello stesso parere. La ministra propone invece un monitoraggio di un anno e poi in caso le eventuali modifiche. «E nel frattempo cosa diciamo a chi perde lavoro o addirittura l’indennità di disoccupazione?», chiede Sorrentino. In effetti ad essere colpiti già in queste settimane sono proprio quegli atipici e discontinui a cui la ministra intendeva offrire il suo nuovo modello di welfare. È un paradosso, ma è così. In questi giorni di «interregno» tra nuove e vecchie norme si stanno producendo danni al loro reddito, e anche alle loro prospettive di …

"Unione politica il traguardo e non l'alibi per stare fermi", di Giuliano Amato

Bando, allora, alle ubbie federaliste, alle visioni che non risolvono i problemi immediati e, in nomine Draghi, immergiamoci a testa bassa nelle cose che già stiamo facendo, alla maniera di Gurdulù, il mitico personaggio del «Cavaliere inesistente» di Calvino! Se è questo il succo che ricaviamo dall’articolo pubblicato questa settimana su Die Zeit da Mario Draghi, temo che andiamo ben oltre ciò che è giusto e utile ricavarne. È vero, nell’articolo ci sono, sul tema dell’unione politica, due passaggi che colpiscono: il primo è che dobbiamo sottrarci ad una rigida scelta binaria fra il ritorno al passato e gli Stati Uniti d’Europa. Il secondo è che non è il caso di mettere l’asticella troppo alta ed è meglio perciò lavorare su obiettivi più modesti. È una critica a chi, come me, è venuto predicando la necessità degli Stati Uniti d’Europa? Forse, ma se leggo i due passaggi nel discorso complessivo di Draghi e penso alle sue preoccupazioni, arrivo io stesso a concludere che nei suoi panni proporrei più o meno le stesse priorità. La prima …

"Unione politica il traguardo e non l'alibi per stare fermi", di Giuliano Amato

Bando, allora, alle ubbie federaliste, alle visioni che non risolvono i problemi immediati e, in nomine Draghi, immergiamoci a testa bassa nelle cose che già stiamo facendo, alla maniera di Gurdulù, il mitico personaggio del «Cavaliere inesistente» di Calvino! Se è questo il succo che ricaviamo dall’articolo pubblicato questa settimana su Die Zeit da Mario Draghi, temo che andiamo ben oltre ciò che è giusto e utile ricavarne. È vero, nell’articolo ci sono, sul tema dell’unione politica, due passaggi che colpiscono: il primo è che dobbiamo sottrarci ad una rigida scelta binaria fra il ritorno al passato e gli Stati Uniti d’Europa. Il secondo è che non è il caso di mettere l’asticella troppo alta ed è meglio perciò lavorare su obiettivi più modesti. È una critica a chi, come me, è venuto predicando la necessità degli Stati Uniti d’Europa? Forse, ma se leggo i due passaggi nel discorso complessivo di Draghi e penso alle sue preoccupazioni, arrivo io stesso a concludere che nei suoi panni proporrei più o meno le stesse priorità. La prima …

"Così l'industria sarda ha smarrito il suo orizzonte", di Giacomo Mameli

In tour elettorale per le regionali Silvio Berlusconi lascia Palazzo Chigi e piomba nel Sud dell’isola che ribolle di rabbia. Il polo metallurgico di Portovesme è in agonia, Iglesias non sa più che cosa sia il lavoro produttivo, Carbonia è in apnea. Buio pesto per Ila e Rockwall, Alcoa in stand by, l’Eurallumina passata ai russi della Rusal sta per chiudere i cancelli. Agli operai B. promette il “massimo impegno” perché “chiamo subito il mio amico Putin e la fabbrica incrementerà i volumi di produzione e avrete il lavoro”. I sardi credono alla patacca. Ricompensano B. dandogli un carrettata di voti. Ma da Mosca arriva un niet grande quanto gli Urali. Oggi, dopo quattro anni di governo di centrodestra sostenuto da sedicenti sardisti, la Sardegna è in coma. Ha perso 42 mila posti di lavoro, “18mila nella sola industria”, come rimarca il leader della Cgil Enzo Costa. Dal Golfo degli Angeli all’Asinara si assiste sgomenti alla necrosi del tessuto produttivo, quello che aveva fatto uscire la Sardegna dal Medioevo. E si mette una pietra tombale …

"Così l'industria sarda ha smarrito il suo orizzonte", di Giacomo Mameli

In tour elettorale per le regionali Silvio Berlusconi lascia Palazzo Chigi e piomba nel Sud dell’isola che ribolle di rabbia. Il polo metallurgico di Portovesme è in agonia, Iglesias non sa più che cosa sia il lavoro produttivo, Carbonia è in apnea. Buio pesto per Ila e Rockwall, Alcoa in stand by, l’Eurallumina passata ai russi della Rusal sta per chiudere i cancelli. Agli operai B. promette il “massimo impegno” perché “chiamo subito il mio amico Putin e la fabbrica incrementerà i volumi di produzione e avrete il lavoro”. I sardi credono alla patacca. Ricompensano B. dandogli un carrettata di voti. Ma da Mosca arriva un niet grande quanto gli Urali. Oggi, dopo quattro anni di governo di centrodestra sostenuto da sedicenti sardisti, la Sardegna è in coma. Ha perso 42 mila posti di lavoro, “18mila nella sola industria”, come rimarca il leader della Cgil Enzo Costa. Dal Golfo degli Angeli all’Asinara si assiste sgomenti alla necrosi del tessuto produttivo, quello che aveva fatto uscire la Sardegna dal Medioevo. E si mette una pietra tombale …

"Mali antichi insidiano il nostro fragile paese", di Eugenio Scalfari

Ho ancora nel mio cuore e nei miei pensieri l’immagine di Carlo Maria Martini mentre il popolo sfila davanti al suo feretro e gremisce il Duomo e la grande piazza di Milano dove per tanti anni esercitò la sua missione di Vescovo. Se n’è andato un padre che poteva anche essere un Papa alla guida della Chiesa in tempi così procellosi? No, non poteva essere un Papa e non era un padre. È stata una presenza ancora più toccante e inquietante: è stato un riformatore che si era posto il problema dell’incontro tra la Chiesa e la modernità, tra il dogma e la libertà, tra la fede e la conoscenza. «Non sono i peccatori che debbono riaccostarsi alla Chiesa ma è il pastore che deve cercare e ritrovare la pecora smarrita». Così diceva e così faceva. È morto nel pomeriggio di venerdì, i medici l’avevano già sedato, ma la mattina di giovedì aveva ancora celebrato la messa e mormorato dentro di sé il Vangelo perché la voce era del tutto scomparsa, le mani non reggevano …

"Mali antichi insidiano il nostro fragile paese", di Eugenio Scalfari

Ho ancora nel mio cuore e nei miei pensieri l’immagine di Carlo Maria Martini mentre il popolo sfila davanti al suo feretro e gremisce il Duomo e la grande piazza di Milano dove per tanti anni esercitò la sua missione di Vescovo. Se n’è andato un padre che poteva anche essere un Papa alla guida della Chiesa in tempi così procellosi? No, non poteva essere un Papa e non era un padre. È stata una presenza ancora più toccante e inquietante: è stato un riformatore che si era posto il problema dell’incontro tra la Chiesa e la modernità, tra il dogma e la libertà, tra la fede e la conoscenza. «Non sono i peccatori che debbono riaccostarsi alla Chiesa ma è il pastore che deve cercare e ritrovare la pecora smarrita». Così diceva e così faceva. È morto nel pomeriggio di venerdì, i medici l’avevano già sedato, ma la mattina di giovedì aveva ancora celebrato la messa e mormorato dentro di sé il Vangelo perché la voce era del tutto scomparsa, le mani non reggevano …