Tutti gli articoli relativi a: economia

"La crisi presenta il conto anche a Emilia e Veneto", di Francesca Barbieri

Nel pantano della crisi ci sono Regioni che sprofondano e altre che riescono a galleggiare. Altre ancora si trovano a metà del guado, bilanciando forti perdite e buone performance. E non mancano le sorprese. A braccetto con il Sud (esclusa la Puglia) e l’Umbria vanno Emilia Romagna e Veneto, lungo la linea rossa che collega i territori dove il campanello di allarme ha suonato più forte dal 2008 a oggi. Nella classifica del disagio economico – realizzata dal Centro studi Sintesi per Il Sole 24 Ore – oltre la metà delle Regioni ha perso più terreno rispetto alla media nazionale, mentre le performance meno disastrose si registrano in Trentino Alto Adige, seguito a larga distanza da Liguria e Marche. Nel mix di 10 indicatori – dal tasso disoccupazione ai fallimenti, dai consumi alle sofferenze, tutti considerati non in valore assoluto ma mettendo sotto la lente il trend dal 2008 al 2012 – ad essere più colpite sono Umbria, Calabria e Sardegna. Nella prima pesa l’aumento dei disoccupati (+5%) e delle imprese protestate (+31%). Le ore …

"I dati del Paese che non può più aspettare", di Fabrizio Forquet

La distinzione tra Paese reale e Paese legale appartiene al dna dell’Italia. Stato unitario nato tardi, con istituzioni deboli, minoritarie, lontane dai cittadini. Ma in giornate come quella di ieri la distanza si allarga fino a diventare una voragine. Un buco nero che rischia di inghiottire il futuro stesso del Paese. Al Senato e alla Camera la macchina della politica ha girato a vuoto, tra votazioni senza possibili esiti positivi e, soprattutto, nessuna ipotesi di accordo tra forze politiche divise da un’incomunicabilità e un rancore senza precedenti. Fuori, nel Paese, nelle stesse ore 3.749 lavoratori venivano messi in esubero temporaneo all’Ilva, gli esercenti denunciavano un crollo del 50% nelle nuove aperture di attività commerciali, si assisteva all’ennesima revisione al ribasso delle previsioni del Pil. Mai come in queste settimane è stata forte la percezione del rischio di una caduta senza ritorno dell’economia italiana. Lo dicono i dati della produzione industriale, che è tornata a diminuire a febbraio, con una contrazione record del 25,1% rispetto ai picchi pre-crisi. Le immatricolazioni di auto sono cadute ai livelli …

Europa divisa sull’austerità «Rischio di rivolta sociale», di Marco Mongiello

Per far ripartire l’economia l’Unione europea deve autorizzare a calcolare fuori dai vincoli del Patto di Stabilità su deficit e debito gli investimenti produttivi e il saldo dei debiti della pubblica amministrazione con le imprese. È con questa richiesta che il premier Mario Monti, al suo ultimo vertice europeo, è arrivato ieri a Bruxelles per cercare di far breccia nel muro del rigore di bilancio, aiutato anche dal clima di protesta. Mentre nell’edificio del Consiglio i ventisette capi di Stato e di governo dell’Ue discutevano del pessimo stato dell’economia, fuori oltre 15 mila manifestanti convocati dalla Confederazione dei sindacati europei (Ces) gridavano slogan contro l’austerità. Un centinaio ha anche occupato un edificio del dipartimento economico della Commissione ed è dovuta intervenire la polizia per convincerli ad uscire. C’è il rischio di una «rivolta sociale», ha ammonito il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker. ALLARME PIAZZE E URNE Più della piazza però ad allarmare i leader europei sono le urne. Al vertice dei conservatori, che ha preceduto il summit, Monti ha raccontato la debacle della campagna elettorale italiana. …

"I comuni in piazza: sbloccare i fondi o moriamo", di Bianca Di Giovanni

Nove miliardi da sbloccare subito, altrimenti si autorizzeranno tutti i pagamenti rimasti in sospeso. Con uno sforamento senza precedenti del Patto di stabilità interno. È questa in soldoni la richiesta dell’Anci, che ha indetto per il 21 una manifestazione di protesta a Roma. La questione è quella dell’ormai insostenibile rinvio dei pagamenti per lavori già fatti, che non si possono onorare per non sforare i parametri di bilancio, anche nel caso in cui si abbiano le casse piene. Tutti i tentativi per aggredire la montagna di debiti accumulati dalle pubbliche amministrazioni (si parla di circa 40 miliardi complessivi per i soli Comuni) finora sono falliti miseramente. Il sistema dello sconto dei debiti attraverso le banche ha risolto esposizioni per appena 3 milioni: nulla. Intanto le aziende chiudono, i lavoratori perdono il posto, la questione sociale irrompe su una scena già drammatica. E le amministrazioni locali sono in prima linea, come testimoniano gli ultimi episodi di Perugia e di Bari. I sindaci si riuniranno il 21 al cinema Capranica di Roma. «Abbiamo chiesto e ottenuto – …

"Perché le agenzie di rating sono come le logge", di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

È incredibile assistere ancora una volta all’immediata genuflessione dell’intero mondo politico, economico e massmediatico del paese dinanzi alle “sentenze” delle agenzie di rating. Questa volta è avvenuto dopo che la Fitch, la più piccola delle “tre sorelle”, ha declassato l’Italia da A- a BBB+. Appena tre tacche sopra il livello di “spazzatura”! Perché il messaggio fosse chiaro e subito recepito, Fitch ha aggiunto anche un “outlook negativo”, cioè una prospettiva di futuro peggioramento. Le motivazioni del declassamento non ci sembrano davvero profonde. Sono le seguenti: «Il risultato inconcludente delle elezioni rende improbabile che l’Italia possa avere un governo stabile nelle prossime settimane. La crescente incertezza politica e il rallentamento delle riforme strutturali costituiscono un ulteriore choc negativo per l’economia reale nel mezzo di una profonda recessione». Si prevede una probabile contrazione di 1,8% del Pil e l’aumento del debito pubblico al 130% nel 2013. Fitch afferma che «un governo debole sarebbe più lento e meno capace di rispondere a choc economici interni ed esterni». Le considerazioni di Fitch sono purtroppo quelle che un qualsiasi cittadino …

Istat-Cnel: italiani meno soddisfatti della loro vita

Italiani piu’ incerti e tristi a causa della crisi: fino al 2011 quasi la meta’ della popolazione di 14 anni e piu’ dichiarava elevati livelli di soddisfazione per la propria vita nel complesso, indicando punteggi compresi tra 8 e 10 (su una scala da 0 a 10). Ma nel 2012 la quota dei soddisfatti e’ scesa dal 45,8% dell’anno prima al 35,2%. Lo certificano l’Istat e il Cnel nel “Primo rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia”. Aumentano anche i divari territoriali e sociali nella diffusione del benessere soggettivo e se ne creano di nuovi. La soddisfazione per la propria vita decresce in misura maggiore nel Sud, attestandosi al 29,5% (contro il 40,6% del Nord), e tra le persone con titolo di studio piu’ basso e peggiori condizioni occupazionali. Nonostante il contesto non facile, nel 2012 una prospettiva di miglioramento per il futuro viene indicata da un quarto della popolazione di 14 anni e piu’. Una dimensione fondamentale della qualita’ della vita, quella del tempo libero, pur essendo ritenuta molto soddisfacente da una quota …

"Start up, la creatività non basta cresciute del 20% le aziende che emigrano all’estero", di Federico Rampini

Anche le start-up emigrano. Sempre più spesso le neonate imprese innovative scelgono la strada dell’estero. Di preferenza spiccano il volo verso la Silicon Valley. E questo nuovo tipo di “fuga” — che con le imprese trasporta all’estero cervelli, idee, brevetti — ha avuto una brusca accelerazione proprio nell’ultimo anno. È il risultato di un’indagine presentata ieri nella Silicon Valley in occasione dell’Italian Innovation Day. La ricerca rivela un balzo del 20% in un solo anno, nel numero di neoimprese che hanno abbandonato l’Italia per costituire la sede sociale altrove. Nel 2012 sono state ben l’11% del totale, quelle che hanno deciso di abbandonare il nostro paese, la maggioranza ha scelto di venire negli Stati Uniti. Corporate drain è il neologismo coniato per designare questo fenomeno che si accentua e fa da moltiplicatore rispetto ad altri drain, flussi in arrivo di talenti, risorse umane, brevetti e idee, tutti fattori riuniti dentro le start-up. Altra rivelazione importante di questa inchiesta: non è tanto la mancanza di finanziamenti a far fuggire i giovani inventori-imprenditori dall’Italia. Certo la Silicon …