Tutti gli articoli relativi a: economia

"Il peso delle riforme incompiute", di Vincenzo Visco

Alcuni studi hanno valutato che l’effetto della decisione del governo spagnolo di liquidare lo scorso anno circa 30 miliardi di crediti delle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni (circa 3 punti di Pil) è stato quello di rendere molto meno grave la recessione economica rispetto a quanto si sarebbe verificato in assenza dell’intervento. In Italia – come è noto – i debiti nei confronti dei fornitori raggiungono i 5-6 punti di Pil il che significa che il drenaggio di risorse operato nei confronti del sistema produttivo è stato enorme e con effetti devastanti, soprattutto in un periodo di forte restrizione creditizia come quello attuale, contribuendo in modo rilevante alla crisi attuale. Quindi l’approvazione del decreto legge che sblocca e rende possibili pagamenti di debiti pregressi per 40 miliardi è un fatto positivo, da tempo dovuto, e da altrettanto tempo rinviato, e la cui formulazione finale riflette anche un contrasto interno molto forte tra Tesoro e Sviluppo economico, risoltosi alla fine (forse per la prima volta) a favore di quest’ultimo. L’intervento tuttavia è limitato a meno …

"Stiglitz: più coraggio o il baratro", di La Repubblica

«L´Italia è vittima di un fallimento dell´austerity europea, state pagando un prezzo più elevato della Grande Depressione, le vostre imprese sono penalizzate a tutto vantaggio di quelle tedesche. Non accusate Beppe Grillo di populismo: i temi che solleva sono legittimi, compresa l´opzione estrema di un´uscita dall´euro. Niente governissimo Pd-Pdl, per salvarsi l´Italia deve tagliare i ponti con la corruzione dell´èra Berlusconi». Joseph Stiglitz, premio Nobel dell´economia, parla nel suo “tempio”, alla Columbia University di New York. L´occasione è una conferenza molto dotta, patrocinata dalla Italian Academy e dal nostro Istituto di cultura. Il tema è impegnativo e attuale: Stiglitz smonta uno per uno tutti i dogmi del pensiero economico neoclassico, o delle sue versioni neoliberiste. Se c´è uno che ha le carte in regola per istruire questo processo, è lui. Già consigliere di Bill Clinton alla Casa Bianca, iniziò a contestare il pensiero unico sulla globalizzazione negli anni Novanta; fu licenziato da vicepresidente della Banca mondiale per le sue critiche all´istituzione; più di recente fu uno dei primi a solidarizzare con gli “indignados” spagnoli e …

"La grande alleanza europea anti evasori", di Roberto Bagnoli

Per contrastare l’evasione fiscale che ogni anno costa all’Europa oltre mille miliardi di euro, i cinque Paesi più importanti di eurolandia (Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna e Spagna) stanno lavorando a un progetto pilota per stanare i furbi rafforzando lo scambio di informazioni. Se ne parlava nei giorni scorsi quando il portavoce della Commissione Olivier Bailly aveva invitato gli stati membri ad affrontare la questione soprattutto dopo la scandalo-inchiesta sui paradisi fiscali fatta da The international consortium of investigative journalists. Ora è ufficiale: i cinque ministri dell’Economia dei rispettivi Paesi hanno inviato una lettera alla Commissione per illustrare il progetto. Se avrà successo potrà costituire una boccata d’ossigeno ai malandati conti pubblici europei. Oggi, tra l’altro, il Consiglio dei ministri italiano affronterà la definizione del Def (Documento di economia e finanza) che potrebbe certificare un debito pubblico al 130% dopo l’operazione sblocca debiti, mentre il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo ammonisce che un’eventuale abolizione della Tares costerebbe 1 miliardo di euro di minori entrate. Le proposte dei cinque Paesi sul fisco si basano sulla «trasparenza» in …

Povera una famiglia su sei, serve subito un piano straordinario

Sulla povertà non si scherza. In Italia una famiglia su sei è povera e la soglia di povertà è di circa 8.500 euro. E’ quanto emerge dall’indagine della BCE sui bilanci delle famiglie nell’aerea dell’euro. La soglia di povertà nazionale è al 16,5% contro il 13% dell’area euro. Mentre se si considera la soglia di povertà unica ( che tiene conto dei diversi livelli di prezzi e tratta tutte le nazioni come unico paese), la percentuale dell’Italia sale al 20% e per l’area euro al 14,6%. Allarmanti anche i dati che ci arrivano dall’Istat. Crolla il potere d’acquisto, crolla anche il reddito ma soprattutto naufraga la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici, pari all’8,2% nel 2012: è il livello annuo più basso da quando è disponibile il dato, cioè dal 1990. “La fotografia scattata dall’Istat è impressionante – ha commentato il deputato del Pd Francesco Boccia – e racconta il paese reale che non è quello oggi rappresentato da chi scimmiotta la prima repubblica e annuncia folkloristiche occupazioni delle istituzioni democratiche”. Duri i commenti dei …

"L'ultimatum dell'Emilia Romagna", di Ilaria Vesentini

I dati congiunturali sul manifatturiero della via Emilia presentati ieri a Bologna gettano benzina sul fuoco acceso cinque giorni fa dal grido d’allarme di Confindustria Emilia-Romagna, che per la prima volta in 40 anni di vita dell’associazione ha chiamato a raccolta i presidenti di tutte le territoriali e di categoria per lanciare un ultimatum alla politica romana. Un’esasperazione di fronte all’inerzia del Governo acuita dal graduale peggioramento delle performance 2012 delle piccole (che soffrono di più) e grandi industrie regionali: -4,3% produzione e fatturato su base annua e -4,8% gli ordini, segnale non rincuorante sulle prospettive a breve. Con l’aggravante di un gap sempre più ampio tra le attese delle imprese e il reale andamento di produzione e domanda. «Il 2013 doveva essere l’anno in cui si concretizzavano i segnali di risveglio che si respirano in Europa e che altri Paesi competitor stanno già cogliendo. Noi ci confidavamo e parlavamo di recupero per questo avvio d’anno, invece la recessione continua a non dare tregua e rischia di intaccare i fattori portanti della nostra struttura produttiva, …

"Aumenta da nord a sud il rischio di evasione", di Cristiano Dell'Oste e Giovanni Parente

Il divario tra redditi e consumi si allarga negli anni della crisi. Ogni 100 euro dichiarati al fisco, nel 2011 gli italiani ne hanno spesi in media 121,4. Due anni prima, invece, erano poco meno di 118. La domanda, allora, viene spontanea: da dove arrivano i 21 euro in più? Dalle rendite finanziarie che non entrano nella dichiarazione dei redditi, sicuramente. Dall’erosione dei risparmi accumulati negli anni, in secondo luogo. E dall’indebitamento delle famiglie, che secondo la Banca d’Italia è in crescita. Ma anche dall’evasione fiscale, che genera un flusso di ricavi invisibile per l’agenzia delle Entrate e allo stesso tempo concretamente misurabile in termini di consumi. La misura del rischio La differenza tra spese e redditi non è una prova certa di evasione, ma costituisce senz’altro un indicatore significativo del rischio. Per capirlo, basta leggere i numeri in valore assoluto e in prospettiva storica. Dal 2003 al 2011 – ultimo anno per cui sono disponibili i dati – il divario non è mai stato inferiore ai 146 miliardi di euro, con punte di 176 …

"Servono scelte non convenzionali", di Laura Pennacchi

Le due commissioni di esperti nominate dal Presidente Napolitano dovrebbero assumere come problema fondamentale dell’Italia l’avvitamento recessivo provocato dalle politiche di austerità imposte all’Europa dall’ortodossia rigorista tedesca. Si tratta di prendere atto che la «mainstream economics » di cui la Merkel è paladina ha fallito nel prevedere prima la profondità della crisi più grave dal dopoguerra e ora la durata della recessione che ne è seguita. In Italia con un impatto occupazionale eccezionalmente negativo di cui il dato del governo sul milione di licenziamenti nel 2012 non è che l’ultimo preoccupante segnale. Entrati nel sesto anno della crisi globale «bisogna pensare creativamente e superare i tabù», osa affermare Adair Turner già presidente della inglese Financial Services Authority. Per esempio «il tabù che vieta di stampare moneta per finanziare il deficit pubblico». Il ragionamento di Turner è il seguente. Occorre partire da una consapevolezza non ancora pienamente raggiunta e cioè che la crisi globale è stata causata da un enorme incremento non del debito pubblico ma dell’indebitamento privato (sia del sistema finanziario sia dell’economia reale) ed …