Tutti gli articoli relativi a: economia

"Intervento pubblico essenziale per l'equilibrio", di Daniele Checchi

Il mondo sviluppato sembra accorgersi con sorpresa che lo sviluppo turbolento del ventennio precedente la crisi del 2007 ha allargato i divari di reddito all’interno dei paesi: basti ricordare che la quota di reddito guadagnata dall’1% più ricco è cresciuta sistematicamente in tutti i paesi dell’area sviluppata (in Italia dal 6% del 1984 al 9% del 2004, negli Stati Uniti dal 9% al 16% nello stesso periodo). La ricerca accademica (ivi compreso il progetto Gini) si è pertanto interrogata sulle cause di questo aumento della diseguaglianza e delle connessioni col funzionamento delle dinamiche sociali e politiche all’interno dei diversi paesi. Tra le cause l’attenzione si è focalizzata sulla formazione scolastica da un lato e sul funzionamento del mercato del lavoro dall’altro. Il generalizzato conseguimento di istruzione secondaria, accompagnato dall’innalzamento della frequenza universitaria, ha prodotto una riduzione della diseguaglianza misurata in termini di credenziali educative, cui però non si è accompagnato un parallelo declino della diseguaglianza misurato in termini di qualità della formazione ottenuta. Paesi caratterizzati da sistemi scolastici poco omogenei (sia territorialmente sia curricularmente, come …

"L'economia ferma dei troppo ricchi e troppo poveri", di Carlo Buttaroni*

Per il premio Nobel Joseph Stiglitz, quando le disuguaglianze sociali crescono, s’innesca una spirale negativa. Nei Paesi dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri il prodotto interno lordo tende a decrescere. Quando si afferma una grande «classe media», invece, la prosperità si diffonde. Stiglitz, analizzando il caso degli Stati Uniti, rileva come nei due periodi storici in cui l’1% dei ricchi è arrivato a concentrare nelle proprie mani il 25% della ricchezza complessiva è poi scoppiata una terribile recessione. È quanto accaduto sia nel ’29 che nella crisi esplosa nel 2008. Due crisi, diverse nelle origini e negli effetti, ma unite significativamente dal fatto che, alla vigilia di entrambe, la polarizzazione della ricchezza aveva raggiunto quella che sembra sempre più una soglia che diventa molto pericoloso oltrepassare. Ancora, nel corso del 2010, quando l’intera nazione americana era nel pieno della battaglia contro la crisi, la piccolissima percentuale di popolazione super-ricca continuava a guadagnare il 93% del reddito aggiuntivo creato nel frattempo dalla fragile ripresa (da questa spaventosa disuguaglianza nasce …

"Che cosa va chiesto a Palazzo Chigi", di Luciano Gallino

Vedere una piazza piena di lavoratori appartenenti alle maggiori confederazioni sindacali che manifestano il loro scontento per lo stato in cui versano l’occupazione e l’economia, mentre i segretari si alternano sul palco per chiedere che il governo assuma finalmente qualche iniziativa seria in tema di politiche del lavoro, è un buon segno per l’intera società – con una nube residua all’orizzonte che speriamo arrivi a dissiparsi. La marcia in ordine sparso dei sindacati italiani, durata un decennio, è costata cara ai lavoratori e all’intera economia. Lo attestano sia i dati sia molte diagnosi sugli effetti della crisi nel nostro Paese. Fra il 1990 e il 2009 la quota salari sul Pil si è ridotta di quasi il 7 per cento in Italia, ma solo del 5 in Germania, del 4 nel Regno Unito, e meno del 3 in Francia. I sette punti in meno andati al lavoro, che in moneta corrente valgono oltre 110 miliardi, sono andati ai profitti e alle rendite. Ma non si sono affatto trasformati in investimenti produttivi. Per quasi tutto il …

"Se la vera priorità è la disoccupazione", di Paul Krugman

La settimana scorsa il Fondo monetario internazionale, che di solito ha il ruolo di intransigente disciplinatore di governi spendaccioni, ha dato agli Stati Uniti un consiglio alquanto insolito. “Tiratevi su!” ha detto il Fondo. “Godetevi la vita! Cogliete l’attimo!”. È vero, i dirigenti del Fmi non hanno utilizzato esattamente queste espressioni, ma ci sono andati abbastanza vicini, con un articolo pubblicato sulla rivista “IMF Survey” intitolato “Ease Off Spending Cuts to Boost U. S. Recovery” (Allentate un po’ i tagli alla spesa per dare un forte slancio alla ripresa degli Usa). Nella sua comunicazione più formale, in sostanza il Fondo afferma che la confisca e altre forme di contrazione fiscale taglieranno il tasso di crescita statunitense di quest’anno quasi della metà, compromettendo quella che diversamente potrebbe essere una ripresa abbastanza vigorosa. Per di più, questi tagli alla spesa sono poco ragionevoli e poco efficaci. Purtroppo, da quanto sembra il Fondo non è riuscito a farla finita una volta per tutte con il principio dell’austerità, considerato una sorta di contrassegno di serietà nel mondo politico. Pur …

"La macchia umana sull’Europa", di Barbara Spinelli

Se almeno avessero le loro divinità antiche: forse i Greci capirebbero meglio quel che vivono, l’ingiustizia che subiscono, l’abulica leggerezza di un’Europa che li aiuta umiliandoli da anni, che dice di non volerli espellere e nell’animo già li ha espulsi. Le divinità d’un tempo, si sapeva bene che erano capricciose, illogiche, si innamoravano e disamoravano presto. Su tutte regnava Ananke: l’inalterabile Necessità, ovvero il fato. A Corinto, Ananke condivideva un tempio con Bia, la Violenza. L’Europa ha per gli Ateniesi i tratti di questa Necessità. Forse capirebbero, i Greci, come mai a Roma s’è riunito venerdì un vertice di ministri dell’Economia e del Lavoro, tra Italia, Spagna, Francia, Germania, per discutere il lavoro fattosi d’un colpo cruciale, e nessuno di essi ha pensato di convocare la più impoverita delle nazioni: 27 per cento di disoccupazione, più del 62 per cento giovani. Sono i tassi più alti d’Europa. Forse avevano qualcosa da dire, i Greci, sui disastri della guerra che le istituzioni comuni continuano a infliggere con inerte incaponimento, e senza frutti, al paese reo di …

"Il made in Italy torna a crescere", di Luca Orlando

Il rimbalzo è minimo, ma di questi tempi è già un successo. Dopo due mesi consecutivi in rosso le esportazioni italiane invertono il trend e tornano a crescere, grazie in particolare alla “novità” della mini-ripresa degli acquisti dall’Europa. Il bilancio globale del mese, aiutato dalla presenza di una giornata lavorativa in più, vede una crescita tendenziale del 4,4%, mentre rispetto al mese precedente il bilancio è in pareggio. La crescita annua è il risultato di un aumento di oltre sei punti nei paesi extraeuropei e di un guadagno del 3,1% in Europa, crescita che interrompe nella Ue i dati fortemente negativi di febbraio e marzo e che viene corroborata dal dato Eurostat che indica un significativo +4% per le spedizioni intra-europee. Determinante per il dato del Vecchio Continente è il segno più dei nostri primi due partner commerciali, Germania e Francia, ma il dato forse più inatteso è il recupero della Spagna, con un aumento del 3,9% che inverte per la prima volta un trend negativo ininterrotto dal secondo trimestre del 2011. Il risultato di …

"Quando le banche prestano a se stesse", di Tito Boeri

I sempre più numerosi italiani che, in quanto capifamiglia o imprenditori, si sono visti recentemente negare un prestito dalla loro banca, speriamo saltino a piè pari in questi giorni le pagine di economia dei giornali. leggerle con cura rischierebbero un travaso di bile. Gli articoli che costeggiano le quotazioni di Borsa narrano tre vicende apparentemente slegate tra di loro, ma che hanno un comune denominatore: in barba al conclamato merito di credito e al forte incremento delle sofferenze bancarie, le nostre maggiori banche continuano a finanziare chi ha ampiamente dimostrato di saper unicamente accumulare debiti su debiti non mettendoci nulla o quasi di tasca sua. E se trascuriamo l’incompetenza dei nostri banchieri e le loro ambizioni politiche, l’unica spiegazione che è possibile dare per questo comportamento è che le nostre banche prestano solo alle società di cui sono azioniste. La prima vicenda è quella che vede Banca Intesa e Unicredit offrire il loro sostegno a Marco Tronchetti Provera nella sua contesa per mantenere il controllo di Pirelli, società di cui è attualmente il monarca assoluto …