Tutti gli articoli relativi a: economia

“La barzelletta del lampione spiega la crisi”, di Jean-Paul Fitoussi

Viviamo in tempi irragionevoli, nei quali la più grande miseria vive accanto alla più grande ricchezza e ciascun Paese è un modello in scala del mondo, diviso in diversi livelli di povertà. Una parte della popolazione dei Paesi sviluppati, ancora piccola ma crescente, è in pericolo. Trova difficile accedere alla sanità e dipende dalla carità altrui per nutrirsi, vestirsi o dormire. Il numero di lavoratori poveri continua ad aumentare: vivono in auto, oppure occupano alloggi malsani. Significa che i nostri sistemi non sono più in grado di garantire la sopravvivenza di tutta la popolazione? […] È dunque tutto irragionevole quel che accade al mondo oggi: il livello di disuguaglianza e quello di disoccupazione, la massa delle carriere interrotte, il numero incredibile di persone che non riescono nemmeno ad avviarne una o di quanti si arenano a qualche anno dalla pensione, l’enormità delle fortune accumulate, l’oscenità di alcune remunerazioni, l’insicurezza generalizzata che regna nei Paesi ricchi. Siamo diventati più egoisti, o ci siamo abituati a questa evoluzione del nostro ambiente avendo perso la speranza di poterlo …

“Il male italiano: la disoccupazione di lunga durata”, di Carlo Buttaroni

Dall’inizio della crisi finanziaria, solo la Germania, tra le grandi economie europee, è riuscita a recuperare il ritardo accumulato nelle fasi peggiori della recessione. Per l’Italia, la variazione cumulata del Pil è particolarmente negativa (tre volte peggiore della media europea) e la ripresa che si preannuncia con il miglioramento di alcuni parametri appare troppo debole per far sperare in un recupero, in tempi brevi, dei livelli economici precedenti alla crisi. È come se la recessione avesse fatto fare al nostro Paese un salto indietro di dieci anni e servirebbe una dinamicità che, al momento, non abbiamo per tornare ai livelli pre-crisi. Nonostante il forte impatto sull’economia reale e le scarse capacità di recupero nelle fasi successive ai picchi recessivi, gli effetti dei cicli economici sui livelli occupazionali sono stati più contenuti rispetto a quanto fosse lecito attendersi, soprattutto nella prima fase della crisi. Se il ciclo dell’occupazione, infatti, avesse seguito le variazioni del PIL, tra il 2009 e il 2010 avremmo avuto uno shock negativo peggiore, con una perdita tre volte superiore a quella che …

“I mercati scelgono il Pil, ora tocca al Governo”, di Fabrizio Forquet

La migliore notizia è la reazione positiva dei mercati. L’abolizione dell’Imu è solo parziale, per la seconda rata se ne riparlerà, ma intanto chi acquista o vende titoli nelle sale operative di tutto il mondo ieri ha comprato. I valori di Borsa sono saliti, lo spread con i Bund si è ridotto, le aste dei BTp a cinque e dieci anni sono andate in porto. Non grandi spostamenti, ma quello che conta è il segnale. I mercati hanno ribadito, innanzitutto, il loro apprezzamento per tutto ciò che va nella direzione della stabilità del Governo. Lunedì scorso, dopo i tam tam del weekend sulla crisi, avevano punito Piazza Affari con un meno 2,1% (e il titolo Mediaset con un meno 6%); ieri, dopo che Letta ha potuto affermare che il suo Esecutivo «non ha più scadenza», hanno risposto premiando il Mib con un +1% (e Mediaset con un +4,8). Indicazioni chiare, di cui lo stesso Berlusconi non può che tener conto. Ma c’è anche un altro segnale che va colto in quei «più» negli indici. In …

“Indesit, Mirafiori e Ilva: niente soluzioni senza governo”, di Massimo Franchi

Sono i primi ad attendersi risposte. E sarebbero i primi a pagare a caro prezzo una crisi di governo. Sono le centinaia di migliaia di lavoratori coinvolti in una crisi aziendale. L’elenco è lungo una quaresima e, accanto ai nomi noti, conta di centinaia di piccole fabbriche di provincia che non fanno notizia. Al ministero dello Sviluppo economico ogni giorno ci sono tavoli (spesso più di uno al giorno) per cercare di risolvere le centinaia di crisi aperte, per evitare licenziamenti, delocalizzazioni, mobilità e assicurare continuità alle produzioni e ammortizzatori sociali ai lavoratori. Se il governo dovesse cadere, come già successo quando si dimise il governo Monti a fine 2012, il potere di pressione del ministero sulle aziende calerebbe immediatamente e a pagare sarebbero i lavoratori. Alla riapertura di settembre la prima patata bollente per il dicastero di via Molise è certamente quella dell’Indesit. La multinazionale dell’elettrodomestico di proprietà della famiglia Merloni e sede a Fabriano il 4 giugno ha presentato un piano industriale che prevedeva 1.435 esuberi (un altro migliaio colpirebbero l’indotto), la chiusura …

“Economia ed etica. La corruzione fa male due volte”, di Carlo Buttaroni

Si stima che, nel mondo, ogni anno siano pagati più di 1000 miliardi di dollari sotto forma di tangenti. Una cifra che corrisponde circa al 3% del Pil mondiale. In Italia, la Corte dei Conti ha quantificato i costi della corruzione in 60 miliardi di euro. Una stima che rappresenta solo un’approssimazione perché, come ha spiegato il presidente Luigi Giampaolino, i reati di corruzione sono caratterizzati da una rilevante difficoltà di emersione ed esiste una scarsa propensione alla denuncia. Non solo perché si tratta di comportamenti che nascono da un accordo fra corruttore e corrotto ma anche perché, nell’ambiente in cui sorgono, le persone, anche quelle estranee al fatto ma partecipi all’organizzazione, non dimostrano disponibilità a denunciare i fenomeni corruttivi. Tanto che la corruzione è considerata una tassa occulta, un elemento assodato quanto impalpabile del sistema, come fosse un’atmosfera dalla quale è impossibile tirarsi fuori. Che incide, però, negli andamenti economici generali. E non solo in termini di risorse sottratte alla comunità. Il peggioramento della percezione della corruzione ha, infatti, un impatto rilevante su misure …

“Con la crisi spread presto a quota 300 già da oggi i mercati possono punire l’Italia”, di Eugenio Occorsio

«Si sta rompendo a causa di Berlusconi il patto non ufficiale, una sorta di gentlemen agreement che doveva evitare qualsiasi sconvolgimento politico prima delle elezioni tedesche. Viviamo in una fase di “volatilità controllata”: ma se la situazione si avvita, come ormai sembra tutt’altro che impossibile, le conseguenze potrebbero essere molto pesanti per l’Italia». Questa volta Nouriel Roubini non vorrebbe abbandonarsi al pessimismo, ma poi analizzando le ipotesi possibili le speranze di una schiarita si dimostrano davvero poche. Sono ore febbrili negli uffici del centro studi Rge, che Roubini ha fondato a pochi isolati dalla New York University dove insegna. Da qui il professore segue minuto per minuto la partita- Italia con l’assistenza di Brunello Rosa, l’economista della London School of Economics che è direttore delle macro- strategie del think-tank. «La situazione — dice Roubini — potrebbe precipitare già domani alla riapertura (oggi per chi legge, ndr)». Così presto? «E’ una giornata in cui potrebbero accavallarsi diversi fenomeni negativi: le contrattazioni sono limitate perché è periodo di ferie, anche in America dove l’attività riprenderà a pieno …

“L’industria senza politica”, di Massimo Mucchetti

L’Italia della politica si scervella sul destino di Silvio Berlusconi. L’economia passa in secondo piano. E, nel recinto dell’economia, scompare la politica industriale. Doveva essere, la politica industriale, un segno distintivo del governo Letta.Non se ne avverte ancora traccia sia nella definizione dei soggetti deputati a darle impulso, per esempio nella definizione della missione della Cassa depositi e prestiti, sia nell’assunzione di un ruolo di regia discreta nelle grandi ristrutturazioni in corso. Sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico si accavallano decine, se non centinaia, di crisi aziendali. Ma dov’è la nuova politica di ampio respiro per rilanciare la grande impresa italiana che non si può fare solo nel dicastero di via Veneto ma richiede anche l’impegno convergente dei ministeri dell’ Economia, delle Infrastrutture, dell’Ambiente e della stessa presidenza del Consiglio? Automobile, trasporto aereo e ferroviario, telecomunicazioni, impiantistica per l’energia, distribuzione organizzata, televisione, il sistema residuo della grande impresa è variamente in difficoltà. Ma non se ne parla. O meglio si evoca la grande impresa come ideale astratto solo per dire che la piccola e …