Tutti gli articoli relativi a: economia

“50 misure per risolvere i problemi di chi vuole investire”, da www.partitodemocratico.it

Il Piano Destinazione Italia è un “modo per agevolare e semplificare” gli investimenti stranieri nel nostro Paese e prevede “50 misure” molto “secche e semplici” per “risolvere i problemi più grossi che le imprese” incontrano venendo in Italia. Così il premier Enrico Letta, durante la conferenza stampa a palazzo Chigi di illustrazione del piano. Gran parte degli interventi, ha aggiunto, riguardano la “burocrazia, i problemi del fisco e le questioni infrastrutturali”, come “il piano per gli aeroporti e le questioni delle bonifiche”, ha aggiunto. “Il nostro Paese ha un drammatico bisogno di investimenti esteri” che al momento hanno “cifre troppo basse”. ”Cominceremo immediatamente una consultazione pubblica con i soggetti istituzionali e pubblici”. La consultazione durerà 2-3 settimane, ”il tempo necessario perché tutti i soggetti, pubblici e privati, che vogliono dare un contributo possano farlo”. L’adozione definitiva arriverà quindi i primi di ottobre. Il testo esaminato oggi in Cdm è dunque ”una versione 0.5”, ha proseguito, cui si potranno aggiungere contributi. ”E’ un testo carico di cose già fatte, penso alla riforma della giustizia civile, con …

“La strada stretta, tra vincoli europei e venti di crisi”, di Massimo D’Antoni

Difficile immaginare un modo peggiore, dal punto di vista politico, per affrontare i prossimi appuntamenti di finanza pubblica. Il centrodestra sembra aver assunto ormai un assetto da campagna elettorale, puntando su quello che da sempre è il proprio punto di forza: la propaganda. Del resto, sostenere posizioni sfacciatamente irrealistiche in tema fiscale, così da sottrarsi di fronte agli elettori alla responsabilità che comporta la permanenza nel governo, è una posizione che ha pagato anche nel passato recente. Lo schema è stato giocato con successo non più di un anno fa nei confronti del governo Monti, quando il Pd fu lasciato per così dire con il cerino in mano mentre Berlusconi affrontava la campagna elettorale promettendo l’abolizione dell’Imu e cavalcando il sentimento antieuropeo. Anche senza arrivare ad esiti estremi per le sorti del governo, che non convengono nemmeno al Cavaliere, è evidente il vantaggio di tenere l’esecutivo sulla graticola, osteggiando questo o quel provvedimento fiscale senza porsi, e anzi evitando abilmente, il problema della coerenza complessiva in termini di finanza pubblica. È dunque comprensibile quanto sia …

“La badante di Bruxelles”, di Alberto Bisin

Il tema dei conti pubblici italiani e di conseguenza il nostro rapporto con l’Unione Europea si sta facendo sempre più delicato. L’Europa sembra sempre meno disposta ad accettare uno sforamento del nostro deficit pubblico e minaccia l’introduzione della procedura di deficit eccessivo. Il governo in realtà è sostanzialmente immobile, sia per ovvie ragioni politiche (l’affaire Berlusconi), ma anche perché non sembra sapere come trovare risorse per finanziare la cancellazione dell’Imu e la rinuncia all’aumento dell’Iva. Dovrebbe essere chiaro a tutti ormai che risorse, nel contenitore in cui il governo le sta cercando, non ve ne sono. A meno di un altro di quei giochi di prestigio in cui la politica italiana eccelle e di cui è meglio fare a meno: un aumento di una qualche altra tasse più o meno nascosta, un trasferimento fuori bilancio di una qualche spesa o una vendita fasulla di proprietà statali (alla Cassa Depositi e Prestiti di solito). È il contenitore ad essere sbagliato: risorse disponibili attraverso inasprimenti fiscali o tagli lineari alla spesa pubblica non ve ne sono più. …

Rehn all’Italia “Sbagliato abolire l’Imu così rischiate”, di Luisa Grion

Il commissario Ue in Parlamento L’Iva verso l’aumento a ottobre I dati sulla nostra economia sono «deludenti», l’incertezza politica frena la ripresa e le iniziative che abbiamo assunto sull’Imu hanno creato grandi perplessità in Europa. Tanto più che l’uscita dalla crisi è una speranza, non ancora una certezza: sarà meglio renderci conto che, questa volta, il talento non basterà a salvarci e che senza una profonda «revisione del motore» resteremo fermi al box. Ecco le considerazioni sull’Italia che Olli Rehn, vicepresidente della Commissione Ue, ha snocciolato ieri durante una audizione alla Commissione Bilancio della Camera, utilizzando una metafora automobilistica che non è bastata a contenere l’effetto doccia fredda. L’analisi del Commissario agli Affari economici ha fatto capire che – usciti dalla procedura d’infrazione – l’Europa non è convita della nostra capacità di rispettare gli impegni presi. Nonostante le rassicurazioni fornite del governo, che anche ieri, con il ministro dell’Economia Saccomanni, ha di nuovo ribadito l’impegno a contenere il deficit nel limite del 3 per cento del Pil. Alcuni dei segnali offerti, non sono andati giù …

“Riva non paga i fornitori, la crisi sociale si aggrava”, di Massimo Franchi

Se lunedì era stata la giornata delle« pressioni del governo sulla Riva Acciaio, ieri è stato il giorno dei contatti fra azienda, garante e Procura di Taranto. Contatti che però non hanno portato ad uno sblocco della situazione, che rimane sempre intricata con tempi che si allungano. Con conseguenze che si allargano ora dopo ora. E che ieri hanno colpito i fornitori del gruppo. TELEFONATE ED INCONTRI Dopo l’incontro Zanonato-Ferrante (a cui ha partecipato anche l’amministratore unico Cesare Riva, unico esponente della famiglia non sottoposto a provvedimenti cautelaci) di lunedì sera, ieri il ministro dello Sviluppo e il presidente del gruppo hanno contattato in momenti diversi il custode dei beni cautelari, Mario Tagarelli. La speranza che potesse dare risposte positive sull’uso dei conti correnti e sulla ripresa dell’attività aziendale (possibile sia per la Procura che per il governo) è presto svanita. È stato proprio il commercialista nominato dalla Procura ad informarli dei ritardi. Il verbale di immissione in possesso dei beni sequestrati non gli è ancora stato notificato. I militari della Guardia di Finanza sono …

“L’Italia non può permettersi un’altra cura da cavallo”, di Emilio Barucci

Alla vigilia delle elezioni tedesche proviamo a fare il punto sul cammino da fare per uscire da una crisi economica che oramai ha raggiunto dimensioni ben superiori rispetto a quella del ‘29. Secondo gli ultimi dati, l’area euro sarebbe fuori dalla recessione mentre l’Italia, pur segnando un rallentamento significativo della dinamica negativa, chiuderà l’anno con un dato del PIL che sta tra il -1.5% e il -1.8%. La ripresa ci sarà nel 2014 ma con ogni probabilità sarà modesta. Quello che emerge è che l’Italia è fanalino di coda in fase di uscita: siamo stati tra i peggiori negli anni bui della crisi e adesso stentiamo a riprendere a crescere. L’appuntamento appare importante, da quando è scoppiata la crisi dell’Euro si continua a ripetere che le elezioni in Germania potrebbero segnare il punto di svolta. Il refrain è più o meno questo: senza il pressing del confronto elettorale, la Merkel potrà finalmente allargare i cordoni della borsa a Bruxelles, salvare l’Euro e dare ossigeno ai paesi periferici in difficoltà. Sarebbero i tedeschi a non volere …

“Perché da noi la crisi è più nera e la ripresa tarda”, di Carlo Buttaroni

Tra le grandi economie, l’Italia è l’unico Paese che quest’anno sarà ancora in recessione, con una riduzione del Pil dell’1,8%. Secondo le stime dell’Ocse, la Gran Bretagna, alla fine dell’anno, registrerà una crescita dell’1,5% (con un +3,7% nel terzo trimestre e +3,2% nel quarto), gli Usa dell’1,7% (+2,5% e +2,7%), la Germania dello 0,7% (+2,3% e +2,4%) e la Francia dello 0,3% (+1,4% e +1,6%). Anche se gli indicatori preannunciano che l’Italia sta lentamente uscendo dalla crisi, il vicecapo economista dell’Ocse, Jorgen Elm, ha voluto precisare che «ci sono una serie di cose che potrebbero succedere», difficili da prevedere e di cui non si può rendere conto nelle stime. Come, ad esempio, «il rischio politico» legato all’instabilità. E per quanto riguarda il nostro Paese, questa può essere considerata una constatazione più che una previsione. Un’instabilità che l’Italia rischia di pagare a caro prezzo. Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha parlato di 1,5 miliardi da qui alla fine anno, per il possibile aumento dei tassi d’interesse causato dalla crisi politica. Una cifra che rap- presenta, …