Tutti gli articoli relativi a: economia

“La sfida di Letta al Cavaliere”, di Ninni Andriolo

Una proposta politica: «prendere o lasciare» per un patto di governo che «non venga rimesso in discussione dopo il voto di fiducia». Né per la decadenza di Berlusconi dal Senato, che la giunta voterà nelle prima decade di ottobre, né per un nuovo eventuale problema giudiziario che possa investire il Cavaliere. Letta va all’attacco: «Non tiro a campare». E sulla stessa linea si schierano il Pd e i ministri democratici che si riuniscono per chiedere «un chiarimento totale e definitivo» con il Pdl. In attesa di questo salta il decreto per congelare l’aumento dell’Iva. «Inutile con la crisi incombente aumentare le tasse – spiega Letta ai ministri – Non è possibile esaminare alcun provvedimento economico senza un preventivo chiarimento politico». E Berlusconi si assume così anche la responsabilità di bloccare misure per non far lievitare il debito pubblico oltre la soglia del 3% e di lasciare senza risposte emergenze come l’Ilva, Telecom e Alitalia. Berlusconi incita i parlamentari a dimettersi? Cerca di determinare la paralisi del Parlamento? Gioca con il Paese facendo credere che la …

“La riscoperta del pubblico”, di Patrizio Bianchi

È esploso il caso Telecom Italia e d’improvviso un paese, che per anni ha nascosto le proprie responsabilità nei confronti del proprio sviluppo, scopre quanto rilevante sia disporre di grandi reti, di grandi imprese e progetti industriali. Nessuno sembrava voler porre il problema quando il gruppo Agnelli pretese di governare l’allora privatizzata Telecom con quote marginali. O quando oscuri imprenditori bresciani dettero l’assalto al cielo della grande finanza, o quando Pirelli si impossessò dei grandi asset, anche immobiliari, del campione delle telecomunicazioni. Le grandi privatizzazioni degli anni novanta, che portarono alla chiusura dell’Iri, vennero realizzate- sia pur sotto forte pressione europea – con un chiaro disegno strategico; bisognava disporre di grandi gruppi privati ma regolati pubblicamente, da lanciare sul nuovo mercato europeo che si stava creando con l’euro. Le privatizzazioni dei grandi servizi pubblici dovevano permettere del resto una liberalizzazione dei servizi, con l’accesso di nuovi operatori, così da far aumentare la concorrenza ed aumentare i vantaggi per i consumatori. Ma i consumatori sono anche cittadini ed aldilà di più o meno consistenti vantaggi di …

“La Norimberga del capitalismo”, di Alessandro Penati

La prima pagina della sezione economica di Repubblica di ieri: “Telecom in mano agli spagnoli”; seconda: ”Trattativa con Air France … Alitalia in picchiata”; terza: ”Ansaldo, baluardo Cdp contro coreani e giapponesi”. Titoli analoghi, negli ultimi tempi, a proposito della vendita di Bulgari, Loro Piana, Parmalat, Avio. Ma chi pensasse che il vero problema dell’Italia oggi sia la colonizzazione delle nostre grandi aziende, si sbaglierebbe due volte. Gli stranieri comprano, e a prezzo di saldo, perché le nostre aziende valgono poco; e valgono poco perché sono state gestite male per troppo tempo dagli italiani, e non reggono più la concorrenza in un mondo sempre più aperto. Il problema dunque è tutto nostro. Lo abbiamo creato con la nostra incapacità. Lo straniero alle porte è la conseguenza, non la causa. Le nostre aziende riescono a essere competitive finché dominano una nicchia, troppo piccola per essere aggredita dai grandi gruppi internazionali. Ma la dimensione della nicchia finisce per limitare quella delle imprese. I tentativi di espansione fuori dai confini, spesso finisce con una Caporetto (Rcs, Fininvest, Enel, …

“Quote rosa, tre mesi per adeguarsi ma le aziende sono ancora lontane”, di Manuela Messina

Per adeguarsi alle quote rosa nei Consigli di Amministrazione restano solo tre mesi. In caso contrario, le aziende riceveranno multe dai centomila al milione di euro per i CdA e dai ventimila ai 200 mila euro per i collegi sindacali. Non bastassero i richiami, la pena prevista è l’annullamento degli organismi di controllo. L’entrata in vigore, nell’agosto 2012, della legge n.120 del 12 luglio 2011, promotrici le parlamentari Lella Golfo (Pdl) e Alessia Mosca (Pd), che introduce le quote di genere nella composizione degli organi sociali delle società quotate e di quelle a controllo pubblico, ha iniziato a dare i primi frutti. Il numero di donne che siedono negli organi di amministrazione delle società italiane quotate è cresciuto, con poltrone “rosa” che oggi sono (dati Consob) il 17,2 per cento del totale. “Un record – spiega Alessia Mosca al La Stampa.it – visto che a fine 2011 le donne erano solo il 7,4 per cento” . La legge in effetti parla chiaro. Entro la fine del 2013, tutti i CdA e le spa quotate dovranno …

“Un decreto per congelare l’Iva”, di Roberto Giovannini

Si avvicina un decreto legge per risolvere il pasticcio dell’Iva. Potrebbe essere varato già venerdì in una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri, ed avere molto probabilmente come coperture finanziarie degli interventi per complessivi 3 miliardi di euro dei brutali «tagli lineari» alla spesa alla Giulio Tremonti. Premono i partiti della «strana maggioranza», premono sindacati e imprenditori. E il governo ha davvero pochi margini di manovra per cercare di evitare che sull’Iva o sullo sforamento del deficit crolli tutto il castello dell’Esecutivo guidato da Enrico Letta. Ieri, al coro di dichiarazioni e di richieste dei politici si sono uniti i leader delle parti sociali. E si fa strada la possibilità che in una riunione ad hoc del Consiglio dei ministri il governo decida di ricorrere allo strumento del decreto legge per risolvere alla bell’e meglio il garbuglio che si è creato in questi giorni. Il decreto legge di cui parlano i bene informati dovrebbe contenere sostanzialmente una manovra straordinaria per 3 miliardi di euro. La metà di questi soldi, ovvero 1,6 miliardi, servirà per tappare …

“Perchè l’austerità è stata un suicidio”, di Carlo Buttaroni

Uno studio dal titolo emblematico “Moltiplicatori fiscali ed errori nelle previsioni di crescita”, firmato da due economisti del Fondo Monetario internazionale, Daniel Leigh e Olivier Blancherd, ha messo nero su bianco quello che da tempo sosteniamo: la politica del rigore è stata un suicidio. Analizzando i casi di Spagna, Portogallo e Grecia, i due studiosi hanno dimostrato, dati alla mano, che la premessa alla base delle politiche “lacrime e sangue” è completamente sbagliata. E dalle conseguenze devastanti. Il principio attivo della cura- austerity messo a punto nei laboratori di Bruxelles, infatti, si basava sulla convinzione che per ogni euro tagliato ci sarebbe stata una contrazione dell’economia pari a 0,50 euro. I dati hanno dimostrato, invece, che la contrazione reale è stata di 1 euro e mezzo. Quindi, tre volte tanto. In un altro rapporto interno del Fondo monetario internazionale, pubblicato il 17 settembre, si legge che l’austerity deve avere un “limite di velocità” e che alcune delle politiche imposte hanno presentato rischi di “autodistruzione” per l’economia locale. Il mea culpa del FMI arriva ben dopo …

“Per Fmi e Confindustria sempre più disoccupati”, di Marco Ventimiglia

La disoccupazione è cresciuta nel passato, sta continuando a farlo adesso, ed il suo incremento non conoscerà sosta pure nel prossimo futuro. Un’affermazione drammatica, che rappresenta la sommatoria dei dati forniti ieri dal Fondo Monetario Internazionale e da Confindustria. Drammatica ma per nulla sorprendente, perché gli ultimi numeri in fatto di senza lavoro non fanno altro che ribadire quanto emerso da plurime rilevazioni precedenti, sia in ambito globale che restringendo l’analisi allo specifico italiano. Semmai, nel nostro Paese suonano come un nuovo campanello d’allarme nel momento in cui si comincia a parlare di ripresa finalmente in atto. ANNO DISASTROSO Cominciamo dall’Fmi, del quale sono state diffuse le linee guida del suo “World Economic Outlook”. Ebbene, in un contesto internazionale che continua a rappresentare molti elementi di criticità, «la disoccupazione resterà a un livello inaccettabilmente elevato in molte economie avanzate così come in vari paesi emergenti». Il passaggio riservato al nostro Paese, poi, è di quelli da brivido. Per il Fondo Monetario, infatti, «in Italia i senza lavoro saliranno dal 10,7% del 2012 al 12,6% nel …