Tutti gli articoli relativi a: economia

“Un taglio alle tasse per l’occupazione”, di Tito Boeri

Un governo più stabile si avvia a varare la sua prima legge di stabilità. Ha solo questa cartuccia se vuole contribuire a far ripartire l’economia italiana nei 15 mesi che lo separano dalla fine del suo mandato. Gli spazi di manovra sono minimi. Il che impone di concentrarsi sulle priorità. Sin qui, l’unica conclamata è quella legata alla disoccupazione, soprattutto giovanile. È la priorità giusta perché questo mercato del lavoro penalizza i consumi e spreca il capitale umano di cui disponiamo. Dopo le parole e le misure cosmetiche come il bonus giovani, è tempo di passare ai fatti. Un taglio di 2 miliardi del cuneo fiscale è inutile. Solo una riduzione di almeno due punti e mezzo della pressione fiscale sul lavoro può avere effetti significativi sull’occupazione. Vale un punto di Pil. Vediamo prima perché e poi come attuarlo e finanziarlo. La priorità oggi non può che essere il lavoro. Sono circa sette milioni le persone disoccupate, sottoccupate o inattive solo perché scoraggiate dopo aver a lungo cercato un lavoro. Quasi la metà di queste …

“Italia paese del terziario arretrato più lavoro solo per colf e badanti così ci condanniamo alla decrescita”, di Roberto Mania

Siamo il Paese delle colf e delle badanti, candidato alla decrescita più che ad agganciare la ripresa. Benvenuti! Sì, è vero, l’Italia industriale declina ma resiste, siamo pur sempre la seconda economia manifatturiera dell’Europa dopo la grande Germania. Ma avanza silenzioso il nuovo operaio- massa, quello dei servizi alle famiglie, del lavoro domestico, dell’assistenza agli anziani, composto soprattutto da donne straniere. Quello del terziario arretrato in un Paese che invecchia e continua a perdere colpi rispetto al club delle economie dell’Ocse. Accade nelle province del nord postindustriale, come in quelle del sud proto-industriale, senza significative distinzioni. È la nostra metamorfosi del lavoro. È la via tutta italiana alla mini-crescita o alla stagnazione permanente. Dove le imprese hanno ormai deciso di abbassare del 15-20%, e anche più, il proprio potenziale produttivo, e dove aumenta la quota di lavoratori a bassa professionalità a scapito del lavoro intellettuale ad alta intensità di conoscenze e di innovazione. Una anomalia in Europa, che non fa vedere la luce in fondo al nostro tunnel. Perché la direzione intrapresa dai nostri partner …

«Dopo la fiducia all’Italia servono scelte radicali», di Bianca DI Giovanni

Con la fiducia al governo Letta è stato fatto un passo «ovviamente positivo». Ma non è affatto detto che sia sufficiente. «Per tornare a crescere servono scelte radicali: o Letta e Alfano riusciranno a farle, o sarà difficile per l’Italia uscire dalla crisi». Lucrezia Reichlin, docente alla London business school, ha osservato da lontano le ore più lunghe delle larghe intese italiane. Avrebbe dovuto parlare con l’Unità il giorno prima del voto di fiducia: quando tutto sembrava perduto. Poi il rinvio per un impegno e oggi, scenario molto diverso. Rassicurante, sì, ma anche impegnativo. O la politica esce fuori dal ritornello sulle tasse che l’ha ossessionata finora, e cambia agenda, oppure sarà difficile uscire dalla crisi italiana, argomenta l’economista. Ma per fare il salto serve una politi- ca forte, un nuovo «compromesso» con i cittadini: e non è affatto detto che ci sia. Come giudica questo passaggio? «Naturalmente è stato positivo. Minore incertezza politica costituisce una rassicurazione per i mercati e per chiunque non voglia ostacolare la ripresa. Tutta- via se non si fanno cose …

“Troppo vecchi troppo giovani, quarantenni in troppola”, di Roberto Mania

Sono “vecchi”, considerati poco produttivi, spesso troppo preparati per le mansioni che vengono richieste. Ma sono anche troppo giovani per andare in pensione. Sono in una trappola. Ormai oltre il 60 per cento dei disoccupati in aumento tra un trimestre e l’altro, per colpa di una interminabile recessione, fa parte della categoria di chi ha superato i 35 anni di età. Più della metà dei nuovi disoccupati tra il 2011 e il 2012 aveva tra i 30 e i 49 anni. La disoccupazione ha i capelli grigi. E poca rappresentanza, perché una volta usciti dal circuito lavoro-cassa integrazione- mobilità anche il sindacato non si vede più. Vivono in silenzio, tra rancori, risentimenti, vergogna. Vivono nell’ombra. Vivono di lavoretti, ripiegano aprendo una partita Iva: lavoro autonomo o indipendente. Sulla carta. Diventano soci lavoratori di cooperative fittizie. Un circuito infernale dal quale pochi riescono ad uscire: dal 2008, anno di inizio di questa Grande Crisi, al 2011 le persone in cerca di occupazione da più di dodici mesi sono cresciute di quasi 700 mila, raggiungendo il 53 …

“La debolezza dei poteri forti”, di Massimo Mucchetti

Alitalia al collasso, Telecom Italia a rischio di spoliazione, Finmeccanica e Ansaldo che faticano ad arrivare a un divorzio consensuale, le banche divenute scalabili dalle consorelle estere che hanno avuto uno Stato amico. E ancora: la Fiat che sta subendo la (comprensibile) resistenza dei sindacati americani in Chrysler e fa i conti con le sue finanze scarse. La Cassa depositi e prestiti invocata su tutti i fronti e dunque bisognosa di ripensare la propria funzione o di sottrarsi una volta per tutte a questi appelli. Il vento freddo della crisi di governo, aperta virtualmente da Silvio Berlusconi, congela la difesa della base industriale e dello scheletro finanziario del Paese e apre spazi fino a ieri chiusi ai poteri forti. Che non sono più italiani ma internazionali: francesi, spagnoli, americani, mediorientali, cinesi. Poteri forti è un’espressione suggestiva coniata dai giornalisti e dai politici, spesso a corto di fantasia, per indicare alcune società private – Fiat, Pirelli, Ri- va, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mediobanca, Generali e poco altro – e alcune società pubbliche – Eni, Enel, Finmeccanica – …

Giovani disoccupati oltre il 40% Ue e Ocse: “L’instabilità italiana rischia di contagiare l’Europa”, di Elena Polidori

L’instabilità politica spaventa la Ue e l’Ocse che avvertono: «La crisi italiana minaccia l’Europa e la sua fragile ripresa». La Confindustria fa anche una stima: se continuasse questa incertezza, il Pil nazionale avrebbe il segno meno per tutto il 2014. L’Italia va al voto di fiducia portandosi appresso dati allarmanti sulla disoccupazione giunta al 12,2%, il top dal 1977; per i giovani questa percentuale sale al 40,1%, un record storico. Così, mentre i mercati scommettono sulla sopravvivenza del governo Letta, l’Istat diffonde i dati allarmanti sul lavoro, «la realtà cruda del paese», come la chiama il leader Cisl Bonanni, la «conferma della stagnazione», come la definisce il ministro Giovannini. Il Cnel aggiunge un particolare al quadro già drammatico dei giovani: uno su quattro non solo non lavora ma non studia neppure; i precari sono 3 milioni. Sono dati che farebbero soffrire qualunque paese, ancor più se si trova in una situazione politica delicata, incerta. Ed è su questo che basa le sue stime la Confindustria: Pil negativo e pure un esercito di posti di lavoro …

“Il fantasma degli aiuti Ue”, di Federico Fubini

Il disgelo rischia di morire sul nascere. Gli investitori esteri avevano ripreso a puntare sui titoli del Tesoro, le banche italiane erano tornate a piazzare i loro bond sui mercati globali. GIÀ da qualche giorno però tutto si era bloccato con il crescendo del ricatto sul governo. Non è questa però la sola conseguenza del terremoto politico in corso. C’è altro, perché a chi vuole staccare la spina al governo dev’essere sfuggita la svolta contenuta nell’ultimo rapporto del Fondo monetario sull’Italia: per la prima volta si descrive uno scenario in cui il Paese chiede aiuto all’Europa. È una “raccomandazione” sepolta ad arte in una scheda tecnica, quasi ad attutirne l’impatto. Ma il senso è chiaro, perché un prestito come quello evocato dall’Fmi implica conseguenze che per le élite del Paese sarebbero drammatiche: un programma di riforme pilotato da Bruxelles, Berlino o Francoforte, dunque una messa sotto tutela internazionale. Stefano Fassina, viceministro dell’Economia del Pd, ha subito riassunto il quadro senza giri di parole: «Così sarà la Troika a scrivere la prossima Legge di stabilità». È …