Tutti gli articoli relativi a: economia

Fitoussi: «Crescita, dovete fare molto di più», di Umberto De Giovannangeli

«Oggi è ancora possibile progettare il futuro. Ma solo se questo futuro è declinato in chiave europea. E il futuro da realizzare è quello che punta decisa- mente sugli investimenti per la crescita. Condivido in proposito quanto affermato dal premier italiano. L’unico consiglio che mi sento di dare a Enrico Letta è quello di andare fino in fondo nel mettere in pratica le sue convinzioni in materia di crescita, facendo seguire alla parole i fatti». A sostenerlo è Jean-Paul Fitoussi, Professore emerito all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi e alla Luiss di Roma. È attualmente direttore di ricerca all’Observatoire Francais del Conjonctures Economiques, istituto di ricerca economica e previsione. «L’Europa – rimarca ancora Fitoussi – ha un futuro se si libera dall’ossessione del deficit pubblico». Professor Fitoussi, la Germania va per la sua strada. No agli Eurobond e al fondo di riscatto. Anche il futuro governo di grande coalizione tedesco, Cdu-Spd, non prevederebbe, secondo indiscrezioni, per il futuro dell’eurozona alcuna condivisione del debito. «Fa bene ad usare il condizionale e di sottolineare che si tratta di …

“Le risorse per la crescita”, di Silvano Andriani

In un paio di settimane siamo passati dall’annuncio di una ripresa economica imminente in Europa al crescente timore di una deflazione, e poichè la crescita dei prezzi nell’area euro, e specie nei Paesi del sud Europa, è risultata prossima allo zero, segnale di stagnazione, la Bce ha portato i tassi di interesse ufficiali prossimi allo zero con la solita opposizione dei rappresentanti te- deschi. D’altro canto si dice che le risorse sono scarse e che perciò bisogna accontentarsi, per la crescita, di decimali. Ma il discorso delle risorse può essere affrontato da un punto di vista assai diverso, quello tipico dell’approccio riformista: poiché vi sono in Italia quattro milioni di disoccupati ed una gran parte di capacità produttiva inutilizzata che rischia di essere distrutta, vuol dire che esistono grandi risorse per rilancia- re l’economia: compito della politica economica dovrebbe essere non di distruggere quelle risorse, come si sta facendo con le politiche di austerità, ma di mobilitarle ed indurre il sistema economico ad utilizzarle. La politica monetaria può essere un gran- de strumento per quella …

“L’Istat fotografa le diseguaglianze della previdenza”, di Marco Ventimiglia

In questi giorni si fa un gran parlare di interventi sul sistema previdenziale nell’ambito della legge di Stabilità, per cercare di dare sollievo economico agli anziani con i trattamenti più bassi e gravare di un contributo fiscale le cosiddette pensioni d’oro. Naturalmente esiste il rischio che alla fine la montagna partorisca il classico topolino, quel che invece appare certo è che, così com’è, il sistema è fortemente squilibrato. A ribadirlo sono le cifre diffuse ieri dall’Istat, che analizzano il funzionamento della previdenza italiana nel- lo specifico territoriale. Un’indagine reativa al 2011, e quindi precedente alla discussa riforma Fornero, ma comunque capace di fotografare con efficacia le principali dinamiche previdenziale. AUMENTO SUL 2010 Nel 2011 la spesa per prestazioni pensionistiche è stata pari a 265.976 milioni di euro. In quest’ambito la quota di spesa più elevata (30,1%) è stata eroga- ta nel Nord-Ovest, mentre valori abba- stanza simili e prossimi al 20% si sono registrati nel Sud (18,6%), nel Centro (21,4%) e nel Nord-Est (20,3%). Ed ancora, il 9,1% dei trattamenti è stato corrisposto ai pensionati …

“Ora tocca alle banche dare una mano a imprese e famiglie”, di Angelo De Mattia

Molti non avevano previsto la decisione adottata ieri con la quale il Consiglio direttivo della BCE, con una forte maggioranza, ha stabilito di portare i tassi ufficiali di riferimento allo 0,25%. A maggioranza, non perché vi sia stato dissenso sul “ se” ridurre il costo del denaro, ma sul ”quando” ridurlo, sulla più opportuna tempistica da scegliere, ed è opportunamente prevalsa l’opzione dell’immediatezza. Le motivazioni alla base di delibere del genere, in applicazione dei criteri seguiti dal banchiere centrale, ricorrono pienamente: inflazione molto discosta dal 2%, euro forte, crescita moderata, sussistenza di differenziazioni nei mercati della zona-euro in tema di tassi e di finanziamento del debito sovrano. Il costo ufficiale del denaro ha così raggiunto il minimo storico. Per quanto si tratti di una eccellente delibera, che qualcuno ha definito storica, non è pensabile che essa sia la panacea. Incoraggia la crescita, ha detto Letta. Ma vale, oltreché per le quantità, per l’effetto – annuncio che la decisione provoca integrato dalla dichiarazione di Mario Draghi secondo la quale la Bce è pronta ad usare tutti …

“Europa, sinistra batti un colpo”, di Laura Pennacchi

Le dure critiche in materia di politica economica che l’amministrazione Obama fa alla Germania della Merkel non sono estemporanee. Non a caso è più forte la denuncia secondo cui le elevate esportazioni tedesche, combinate con gli effetti ultra restrittivi dell’austerità, aggravano le difficoltà nel rilanciare la crescita in tutti i Paesi europei. Questa denuncia viene fatta da tempo dagli economisti eterodossi rispetto alla linea dominante in Europa. Se mai stupisce che la sinistra europea, e italiana, non faccia proprie a gran voce tali critiche rilanciando la propria immagine «progressista» dell’Europa, con il rischio di lasciare in campo, come dice Andriani, solo due posizioni di destra, l’una per l’appunto votata all’austerità, l’altra coltivante populismo antieuro e nazionalismo (nella quale confluiscono sia gli anatemi alla Berlusconi sia quelli alla Grillo). Eppure, l’associazione imposta dalla Germania tra «austerità» restrittiva e «riforme strutturali» si fonda su una visione mercantilistica che va attentamente soppesata, risalendo alle origini degli squilibri presenti nel continente europeo già agli inizi degli anni 90, quando venne tracciato il percorso che avrebbe dato vita all’euro. Il …

“O la banca o la vita”, di Federico Fubini

Quando è arrivato Hibernia Atlantic, era da oltre dieci anni che non si osava prendere un’iniziativa del genere. Da quando la bolla della new economy era scoppiata al giro di boa del millennio, nessuno aveva più posato un cavo a fibre ottiche sul fondo dell’Atlantico. Poi nel 2011 è stato fatto, qualcuno ha depositato “ventimila leghe sotto i mari” Hibernia Atlantic: ma non era un cavo come gli altri, quelli percorribili da centinaia di milioni di persone che hanno qualcosa da comunicare da una sponda all’altra dell’oceano. No, quella era un’infrastruttura per pochi: per gli operatori del cosiddetto “high frequency trading”, gli scambi “ad alta frequenza” che puntano a registrare guadagni sul mercato azionario o sui cambi grazie alla rapidità delle operazioni misurata in millisecondi. Sono operazioni dietro le quali non c’è alcun calcolo razionale sulla qualità di una certa azienda, sui tassi d’interesse o la forza di un’economia o sul modo migliore di allocare il capitale in modo che sia più produttivo, crei più posti di lavoro, porti crescita per tutti. La sola cosa …

“Nuovi imprenditori per il rilancio del Sud”, di Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini

Il Mezzogiorno sta affondando: è questo il grido di dolore del Rapporto Svimez 2013. I numeri sono agghiaccianti: dal 2007 al 2012, il settore manifatturiero ha ridotto la produzione del 25%, i posti di lavoro del 24% e gli investimenti addirittura del 45%. La disoccupazione, che è continuata ad aumentare inesorabilmente arrivando a circa il 30% della forza lavoro, ha fatto impennare l’emigrazione: negli ultimi venti anni 2,7 milioni di persone hanno abbandonato il territorio meridionale. Si tratta principalmente di giovani, il cui esodo sta provocando un fatale scadimento della qualità della forza lavoro e un drastico innalzamento dell’età media della popolazione residente. Questa catastrofe va ricondotta alla totale scomparsa di politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno e ha riportato le regioni del Sud nella situazione precedente al periodo dell’ “intervento straordinario”. In quella fase, compresa tra il dopoguerra e i primi anni ’60, l’equilibrio tra la domanda e l’offerta di lavoro era assicurato attraverso massicci fenomeni migratori dei meridionali, originariamente verso l’estero e più tardi verso le regioni del Nord. Ci sono diversi fattori …