Tutti gli articoli relativi a: economia

"Come creare posti di lavoro", di Tito Boeri

Come ci ha spiegato Dale Mortensen, Nobel per l’economia scomparso ieri dopo una malattia che ce lo ha portato via in pochi mesi, i posti di lavoro, i jobs, vengono creati dalle imprese ma non vengono riempiti immediatamente. Ci vuole del tempo per l’incontro fra domanda e offerta e più segmentato è il mercato, più lungo il tempo che passerà prima che il posto di lavoro vacante si traduca in impiego effettivo, dando un lavoro a chi lo cerca. Questo aumenta la disoccupazione e ne allunga la durata. L’incontro fra lavoratore e impresa può migliorare nei benefici che arreca ad entrambi, ma può anche peggiorare nel corso del tempo, spingendo l’uno o l’altra a porre fine al rapporto di lavoro. Quando questa separazione avviene, ci sono costi sociali che vanno al di là di quelli sostenuti dal datore di lavoro e dal lavoratore. Bisogna pagare un sussidio di disoccupazione a chi è stato licenziato e questa persona si troverà a competere con altri disoccupati nella ricerca di un impiego. Meglio perciò non porre limiti a …

Ricerca e innovazione le chiavi di volta per vedere la crescita", di Ilaria Vesentini

Una metafora e tre storie intrecciate raccontano i dodici faticosi mesi appena chiusi dall’economia emiliano-romagnola, con un Pil sceso dell’1,4% (meglio comunque del -1,8 in Italia, secondo Prometeia e Unioncamere regionale), un valore aggiunto manifatturiero arretrato di 2,2 punti, investimenti calati del 5,3%, altre 6mila aziende perse in un anno e un tasso di disoccupazione record (per la virtuosa Emilia) all’8,6%. Una caduta rallentata, rispetto all’anno prima, ma pur sempre una caduta, non compensata da un export salito di un paio di punti, unico segno più nel panorama produttivo tra Piacenza e Rimini. La metafora è quella delle città invisibili di Italo Calvino, del disordinato e stratificato disegno architettonico di Zenobia, cui ricorre il direttore del centro studi camerale, Guido Caselli, per paragonare il modello di sviluppo economico-sociale della regione, oggi al bivio. «Come gli abitanti di Zenobia ci siamo così adattati al nostro vivere che fatichiamo a immaginare un modello di sviluppo differente. Non solo ancora brancoliamo nel tunnel in cui correttamente un anno fa scorgevamo una luce all’uscita, ma abbiamo smarrito il senso …

"L’immaginazione al potere", di Laura Pennacchi

Per tradurre in opportunità rivitalizzanti i gravi problemi che il 2014 porterà con sé, la politica ha bisogno di darsi grandi «missioni» per identificare le quali sono fondamentali pensiero e idee ma anche lo slancio dell’immaginazione. Nell’anno in cui ricorre il centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale ciò è vero sia per l’Italia sia per l’Europa, entrambe attese, se non vogliono diventare preda di spinte populistiche rancorose, alla sfida di un profondo rinnovamento ideale. Ne è un segnale la gamma di problematiche per le quali si chiede una rottura delle «convenzioni» e delle prescrizioni standard che ci hanno guidato fin qui e si invoca la «non convenzionalità» delle politiche: dalla urgenza di uscire dalla recessione economi- ca, alla opportunità di dare soluzioni innovative alle crisi industriali e bancarie, alla necessità di generare lavoro per giovani e donne in quantità inusitata e in forme creative. L’«immaginazione al potere» può tornare ad essere uno slogan trascinante, grazie al quale mobili- tare le risorse per dare vita a un nuovo «progressismo» e a un nuovo «umanesimo» di …

"Tre condizioni per la crescita", di Paolo Guerrieri

Invocare la necessità di un ritorno alla crescita per il nostro Paese è divenuta quasi una ovvietà. Ma quando si passa alle terapie ci si continua a dividere tra chi vede nelle riforme interne la sola via d’uscita dalla crisi e chi ripone le possibilità di ripresa solo in una netta inversione di tendenza delle politiche di austerità dell’eurozona. Un po’ come avvenuto più di recente in occasione della discesa dello spread al di sotto dei 200 punti base, con la divisione tra chi ha attribuito il calo alla rete protettiva stesa lo scorso anno dalla Bce e da Mario Draghi e coloro che hanno sottolineato la rinnovata stabilità politica ed economica dell’Italia quale fattore determinante. È una contrapposizione sterile, in realtà. Perché sono vere tutte e due le tesi. Si dovrebbe in realtà ormai prendere atto dei destini come dire incrociati che legano da qualche tempo l’area dell’Euro e l’Italia. È vero che non ci sarà futuro per la nostra economia al di fuori del rilancio della crescita europea, ma è altrettanto vero che …

Renzi: il Pd non può permettersi che il governo stia fermo", di Vladimiro Fruletti

Noi siamo il Pd, tre milioni di persone non ci hanno assegnato una responsabilità di governo, ci hanno detto che questa è l’ultima occasione per cambiare davvero. Se c’è bisogno di discutere, di trovare una sintesi, va bene. Ok. Ma se l’obiettivo è di perdere tempo si sappia che noi non ci stiamo». Matteo Renzi non toglie il piede dall’acceleratore. Dopo la lunghissima riunione fiorentina della sua segreteria, quasi sei ore di discussione compresa una pausa panini acquistati dal dirimpettaio Eataly («il conto? 17 euro a testa» precisa), il segretario-sindaco fa capire che l’azione del Pd non è destinata a rallentare. Anzi. Sia sulla riforma elettorale che sul patto di governo l’intenzione è di affondare ancora di più, visto che il contropiede del 2 gennaio è fin qui ampiamente riuscito. «Sulla legge elettorale in tre giorni si sono fatti passi in avanti che non si erano fatti in tre anni» annota annunciando che entro la prossima settimana si potrà «da tirare la rete». Per poi avviare il percorso formale da concludere al massimo entro marzo. …

«Lavoro? Marchionne dovrebbe triplicare la produzione», di Massimo Franchi

«Solo per riportare al lavoro tutti gli operai ora in cassa integrazione Marchionne dovrebbe triplicare la produzione di vetture in Italia. Se lo farà sarò il primo a lodarlo, ma faccio molta fatica ad immaginare come: rilanciare Alfa Romeo non basterà». Il sociologo Luciano Gallino non minimizza «l’importanza» dell’acquisizione della Chrysler da parte di Fiat, ma avverte: «In questo modo si è portata a termine la ritirata produttiva cominciata dalla famiglia Agnelli 20 anni fa». Professor Gallino, è Fiat ad aver comprato tutta Chrysler o è vero esattamente il contrario? «La proprietà è indubbiamente del Lingotto. Però cervello e muscoli sono negli Stati Uniti, il baricentro è spostato tutto al di là dell’oceano. Basta osservare la sproporzione nei livelli di produzione: il gruppo nel 2013 ha prodotto 5 milioni di auto, di cui 3,5 milioni Chrysler e solo 1,5 milioni Fiat. Di queste solo 370mila in Italia. E cioé meno che in Paesi come la Slovacchia o il piccolo Belgio. Se pensiamo che nel 1993 nel nostro Paese si produce- vano due milioni di auto …

"Ripartire dal coraggio dell'industria che innova", di Marco Fortis

Tra i temi economici toccati dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel tradizionale discorso di fine anno agli italiani spicca il suo autorevole riconoscimento alla vitalità con cui molti settori produttivi della nostra industria hanno saputo reagire alla crisi con l’innovazione e l’export. Un processo che parte da lontano, già dagli inizi degli anni Duemila, quando l’Italia ha dovuto rapidamente cambiare la sua specializzazione dovendo fare i conti col mutato scenario competitivo imposto dall’avvio dell’euro e dalla fine delle svalutazioni competitive, dalla globalizzazione e dalla prepotente ascesa dei Paesi emergenti in diversi settori di base. Un processo che da allora è proseguito costantemente e non si è interrotto nemmeno durante l’attuale recessione. Il peso dei settori tradizionali dei beni per la persona e la casa nell’export italiano, pur restando importantissimo (così come il ruolo di tali settori nelle fasce di più alto valore aggiunto in cui restiamo leader) è diminuito in termini relativi, mentre è straordinariamente aumentato quello di altri comparti che ci hanno resi più moderni e vincenti. I settori manifatturieri italiani che negli …