Tutti gli articoli relativi a: economia

"La crisi strangola i consumi -2,1%, il peggior calo di sempre", di Luigi Grassia

Speriamo che in questo 2014 le cose vadano meglio ma di certo il 2013 dell’economia in Italia è stato brutto e lo conferma il crollo dei consumi, l’indicatore più sicuro del malessere delle famiglie: il -2,1% rispetto a un anno prima è il dato peggiore dal 1990 cioè da sempre visto che la serie storica è cominciata allora. In parole povere era da almeno 24 anni, ma in realtà potrebbero essere molti di più, che i commercianti non si trovavano di fronte a cifre simili. Fra l’altro, il 2013 è stato l’ultimo di diversi anni di consumi in calo, quindi quel -2,1% è rispetto a dati già bassi in maniera patologica. È da un quadriennio che per colpa della crisi le famiglie sono costrette a stringere la cinghia, se si esclude la piccola eccezione del 2010, quando sembrò profilarsi una ripresa (ma a ben guardare anche quell’eccezione evaporerebbe facendo i calcoli in termini reali, ovvero al netto dell’inflazione). Fra i numeri dell’Istituto nazionale di statistica colpiscono soprattutto quelli del comparto alimentare. Nel 2013 gli italiani, …

"Italia, crescita troppo lenta. Ma per i conti c’è più respiro", di Marco Mongiello

Quest’anno l’eurozona crescerà un po’ più velocemente del previsto e l’Italia un po’ più lentamente. E alla fine a dare un po’ di respiro ai conti pubblici italiani non sarà la «clausola di flessibilità» delle regole di bilancio europee, ma la rinnovata fiducia dei mercati internazionali che ha fatto abbassare il co- sto degli interessi sul debito. È quanto emerge dalle nuove previsioni economiche, presentate ieri all’Europarlamento di Strasburgo dal commissario Ue per gli affari economici e monetari Olli Rehn. La cifra più attesa era quella sul deficit, dopo che l’anno scorso l’Italia è riuscita per un pelo a non oltrepassare la fatidica soglia del 3%. Nel 2012 e nel 2013 la differenza tra entrate e uscite è rimasta inchiodata al 3% esatto, ma è stato sufficiente per convincere Bruxelles a farci uscire dalla procedura di in- frazione per deficit eccessivo. La Commissione stima che quest’anno il rapporto deficit/Pil sarà del 2,6%, cioè un po’ più basso del 2,7% previsto a novembre, anche se più del 2,5% indicato dal precedente governo. «Le finanze pubbliche – …

"Italiani sempre più poveri il 52% si sente ormai parte della classe medio-bassa", di Vladimiro Polchi

Una nebbia densa grava sul Paese. È la «grande incertezza ». Il 73% degli italiani trema per la crisi economica. La disoccupazione angoscia quasi la metà dei nostri concittadini. E la criminalità? Fa paura, ma non più come un tempo. Il nemico più temibile oggi è il politico: è lui lo «straniero più ostico». A mappare le nostre ansie è il settimo rapporto dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza, realizzato da Demos&Pi e Osservatorio di Pavia per Fondazione Unipolis. La “graduatoria delle paure” conferma l’intreccio tra insicurezza economica e politica. Il 68% degli italiani afferma di sentirsi frequentemente preoccupato per “l’instabilità della politica”. Appena il 13% ripone fiducia nello Stato (il valore più basso tra Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Italia). I temi economici rimangono nelle prime posizioni. Fra tutti, è la perdita del lavoro a occupare la vetta (49%), secriminalità. guita dalla paura di perdere la pensione (44%). Complessivamente l’insicurezza economica riguarda il 73% degli intervistati: sei punti meno dello scorso anno, ma quindici più del 2009. «Più che di un cambio di tendenza — …

"Industria, fatturato in calo. Nel 2013 scende dello 0,6 per cento", da lastampa.it

Il nuovo dato reso noto dall’Istat cancella il segno positivo registrato nel mese di novembre dopo 22 mesi di decrescita; A dicembre ordinativi diminuiti del 4,9%. L’industria chiude il 2013 in rosso anche sul fronte del fatturato. Dopo avere certificato le perdite sulla produzione l’Istat archivia anche i conti sulle vendite. E il risultato è ancora peggiore: se in volumi, ovvero in quantità, l’Italia cede il 3%, la contrazione del giro d’affari è del 3,8%. Ecco un primo effetto negativo del raffreddamento dei listini: alle casse delle imprese è venuta a mancare pure la leva dei prezzi, con l’inflazione in caduta libera e le quotazioni alla produzione finite addirittura sotto lo zero. Non solo, anche gli ordini ricevuti scarseggiano, diminuendo dell’1,3%. Un’eredità che peserà anche sui mesi seguenti, visto che le commesse danno la misura di quanto l’economia tiri. A non spingere è il mercato interno, che anzi fa da zavorra. Basti pensare che al netto del dato nazionale sarebbero positivi sia i ricavi che gli ordinativi. Come al solito l’export ha controbilanciato la cattiva …

"3% Quel numero-feticcio che governa le nostre vite", di Federico Rampini

Siamo vittime del feticismo dei numeri e non ne conosciamo la ragione. Chi sa dire perché siamo soggetti all’implacabile vincolo del 3%, soglia massima nel rapporto deficit/ Pil? L’Italia con Matteo Renzi a Palazzo Chigi vorrà sondare i margini di flessibilità concessi da Bruxelles, rispetto a quel numero magico e crudele. Ma la validità originaria del 3% viene raramente rimessa in discussione. In Europa, s’intende: perché negli Stati Uniti la “dottrina 3%” è stata ignorata da Barack Obama, poi pubblicamente ripudiata perfino dal Fondo monetario internazionale. La storia di quel numero “scolpito nella pietra” è complicata, opaca e misteriosa. Risale al 1991, quando viene firmato nella città olandese di Maastricht l’omonimo Trattato, fondamento per l’unione monetaria da realizzarsi nel 1999. Economisti e giuristi che lavorano a quei testi, sotto l’autorevole influenza di Tommaso Padoa Schioppa, esplorano le condizioni per “un’area monetaria ottimale”. In cerca di criteri di stabilità, finiscono per accordarsi sui seguenti parametri per l’accesso all’euro: inflazione non più alta di 1,5 punti rispetto ai tre paesi con il tasso d’inflazione più basso; deficit …

Artigiani e commercianti «Spremuti come limoni»,di Andrea Bonzi

Ci sono i commercianti veneziani che sono arrivati indossando cappellini con orecchie d’asino, perché «Siamo stanchi di fare i muli». Ci sono i loro colleghi padovani, che sfilano compatti al grido di «Basta tasse» in un corteo aperto dallo striscione «Indignados», con in mano cartelli del tipo «Banche, ci avete rotto il tasso» e «Siamo alla derIva». E ancora, gli artigiani con al collo un grido d’aiuto scritto a pennarello («Sono qui per non chiudere») e i piccoli imprenditori modenesi, che sottolineano: «Il terremoto non ha fermato l’Emilia, la burocrazia sì». UNA PIAZZA INEDITA Sono solo alcuni tra le decine di migliaia di volti che ieri hanno invaso pacificamente piazza del Popolo a Ro- ma, per la prima grande manifestazione dei Rete Imprese Italia, l’associazione che riunisce Casa Artigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti. «Siamo più di sessantamila», esultano gli organizzatori. Un conteggio sicuramente non distante dalla realtà: la piazza e le vie adiacenti sono totalmente coperte da bandiere bianche, blu e verdi, appartenenti alle varie sigle. Fischietti, trombette da stadio e tamburi improvvisati su …

"Le vere priorità per l’economia", di Massimo D'Antoni

Quali dovrebbero essere le priorità del governo Renzi? In questi giorni è un fiorire di indicazioni e suggerimenti. Il premier incaricato dovrebbe però temere l’entusiasmo e le aspettative che ha suscitato più delle critiche. In parte questo entusiasmo proviene infatti da chi si aspetta che il nuovo governo porti fino in fondo le scelte dell’agenda Monti. Ovvero: riforma delle regole del mercato del lavoro e tagli consistenti alla spesa pubblica. A questa prima categoria di entusiasti sfugge che il segretario-premier ha conquistato il cuore degli elettori del Pd con una promessa di rinnovamento e di riscatto, ma non è affatto ovvio che questa adesione si spinga fino ad un sostegno a quelle politiche di impronta liberale che lo stesso Renzi si è ben guardato dal riproporre apertamente dopo la sconfitta alle primarie del 2012. C’è poi una seconda categoria di entusiasti, per lui non meno pericolosi: coloro che pensano che la soluzione dei problemi del Paese sia semplice e ovvia, e a far difetto in passato sia stata la volontà politica o la determinazione. Non …