Tutti gli articoli relativi a: economia

"Le armi della Bce contro lo spettro della deflazione", di Carlo Buttaroni

Con la febbre a 39, il medico coscienzioso prescrive un farmaco per abbassarla e una terapia idonea a sconfiggere, non tanto la febbre che è un sintomo, ma la malattia che ne è la causa. Ma se, anziché alta, la temperatura del corpo fosse troppo bassa (34 gradi o addirittura meno), la questione sarebbe molto più preoccupante e, dopo le opportune verifiche su un eventuale malfunzionamento del termometro, il medico avvertirebbe immediatamente il pronto intervento, raccomandando una squadra di rianimazione pronta a tenere in vita il malcapitato. Infatti, poiché siamo animali a sangue caldo, l’ipotermia, cioè la temperatura corporea eccessivamente bassa, è un sintomo assai più pericoloso dell’ipertermia, cioè la temperatura più alta del normale. Le economie in generale, e quelle occidentali in particolare, sono sistemi «a sangue caldo», che per stare bene hanno bisogno di avere la temperatura sopra un certo livello. La temperatura dei sistemi economici si chiama inflazione. Quando l’inflazione si aggira intorno al 2%, vuol dire che non c’è febbre. Ci possono naturalmente essere altri generi di problematiche, ma la temperatura …

"Quanto costa uscire dall’euro", di Tito Boeri

Saranno pure semi-vuoti i teatri della tournée siciliana di Beppe Grillo. Ma le urne degli euroscettici erano piene in Francia e in Ungheria. Vediamo le ultime proiezioni sul primo vero voto europeo. ccreditano gli euroscettici di circa 150 seggi sui 751 nel nuovo Parlamento europeo, decisivi nello spostare la maggioranza a favore dei socialdemocratici o dei popolari. Nei paesi del Sud gli euroscettici sostengono la causa dell’opposizione all’austerità imposta dalla Germania, mentre al Nord prendono di mira gli immigrati che provengono dai paesi del Sud-Europa, compresi bulgari e romeni che fuggono dalla crisi in Spagna e in Italia. Il collante del populismo continentale è il rigetto della moneta comune. È un euroscetticismo con il simbolo dell’Euro al posto della “e”. Gli argomenti utilizzati da chi propugna l’uscita unilaterale dell’Italia dall’Euro si giovano del fatto che non ci sono precedenti storici. Si può dire tutto e il contrario di tutto senza timore che qualcuno dal pubblico alzi la mano contraddicendo chi parla coi propri ricordi. Ma alcuni argomenti ricorrenti degli anti-euro nostrani sono talmente sconclusionati che …

Il fisco divide il paese in otto zone: "ma Nord e Sud sono uguali", di Valentina Conte

C’è L‘Italia disoccupata, povera. Basso Pil, poche imprese, poco Internet. Strade e treni malmessi. E scarsa consuetudine con il pagamento delle tasse. Ma c’è anche l’Italia che corre, dinamica, scarsi reati, alta velocità, aziende leader, redditi alti e dichiarati. Tra le due, altre Italie, più sfumate. Otto in tutto ne ha rintracciate l’Agenzia delle entrate che ha potenziato DbGeo, un enorme database, integrato con dati di Istat, Banca d’Italia e Catasto. Mappando, per la prima volta in modo così compiuto, lo Stivale secondo zone omogenee per caratteristiche non solo fiscali, economiche e industriali. Ma anche sociali. Tenendo conto del disagio, della criminalità, dell’importo medio della pensione, dei senza lavoro e degli occupati. Con l’obiettivo di stanare chi non paga le tasse, certo. Ma calibrando gli interventi, anche in base ad un lettura del contesto. Forte con i forti, più vicina ai deboli. Almeno nelle intenzioni. Pronta forse a superare il record del 2013: 13,1 miliardi di somme recuperate, sui 90 di tax gap( differenza tra imposta dovuta e versata). «La condizione socio-economica è un fattore …

"La scure sui dirigenti e l’incognita bonus", di Claudio Tito

La crescita del debito pubblico e altre risorse per finanziare il taglio del cuneo fiscale. Sono queste le due spine che il governo dovrà estrarre prima che la manovra economica messa in campo venga effettivamente varata. Martedì prossimo, infatti, il consiglio dei ministri darà il via libera al Def, il Documento di economia e finanza. La settimana successiva, probabilmente il 16, sarà la volta del decreto per ridurre l’Irpef a chi guadagna meno di 28 mila euro l’anno. Ma appunto, in vista di questi due appuntamenti, Tesoro e palazzo Chigi devono mettere mano a questi due nodi. Soprattutto per quanto riguarda il debito, infatti, il Def potrebbe essere accompagnato per la prima volta — dopo l’approvazione del cosiddetto Fiscal compact — da una relazione da trasmettere alla Commissione europea. In cui si spiega perché lo stock del debito potrebbe non scendere — come fissato dai trattati — di un 1/20 nella parte eccedente il 60%. A Via XX Settembre, dunque, stanno prendendo in esame un problema che fino ad ora era rimasto “in sonno”. Sono …

"Coperture incerte per gli sconti fiscali deficit al 3% a rischio", di Federico Fubini

Proprio oggi i tecnici del Tesoro e di Palazzo Chigi sono al lavoro per stringere i bulloni, martellare le escrescenze, coprire le crepe: martedì prossimo il governo presenta il Documento di economia e finanza. E c’è ancora molto da fare. Perchè da ciò che è dato sapere dalle slide di Matteo Renzi, i conti faticano a tornare. In totale le misure che sono state promesse aprono un buco per 18 miliardi di euro, ma molte delle coperture si presentano incerte: le una tantum o le misure friabili pesano per più di 10 dei 18 miliardi da trovare. Quasi due terzi della manovra. Da Palazzo Chigi al ministero dell’Economia, tutti hanno presenti i problemi. Che per ora non presentano sintomi, è vero. L’onda lunga dei capitali internazionali a caccia di rendimenti è arrivata anche in Italia, in uno degli ultimi party prima che la Federal Reserve fra un anno chiuda il bar del denaro facile. Ma nel frattempo il deficit e il debito minacciano di salire: mentre si lavora al Def, nel governo cresce la convinzione …

"Lo spettro che si aggira sulla ripresa", di Carlo Bastasin

Con un’inflazione vicina a zero, in Italia è ora allo 0,4%, e una crescita potenziale a livelli simili, adempiere agli impegni di riduzione del debito pubblico italiano non è possibile. Nei primi due anni, per esempio, sarebbero necessari surplus primari pari a un totale del 5% del Pil in più del previsto. L’esperienza del 2011-2012 in Grecia e in Italia ha dimostrato che correzioni di bilancio molto rapide e di dimensioni superiori al 4% hanno effetti controproducenti. A seguito dell’aumento delle tasse e dei tagli alle spese, il Pil scende e il debito aumenta ulteriormente e tutto ricomincia da capo in condizioni peggiori. Quando questo avviene, gli inasprimenti fiscali vengono percepiti come permanenti e non più come transitori, così imprese e famiglie riducono investimenti e consumi, aggravando ancora la recessione. Nemmeno le riforme strutturali funzionano bene in tali circostanze, perché il quadro macroeconomico ha un effetto non trascurabile sulla loro riuscita. Si può per esempio facilitare in varie forme l’impiego di nuovi lavoratori, ma non è detto che ci sia qualcuno che voglia assumere quando …

"La guerra energetica di ieri e di oggi", di Mario Pirani

È iniziata una nuova grande guerra energetica, diversa dalle precedenti, ma, pur sempre segnata da strategie più o meno mascherate di attacco e difesa. Come per il passato finiranno per determinare i grandi equilibri della politica interna. Ma sarà proprio così o, secondo la tradizione, le battaglie di oggi avranno contenuti assai diversi da quelli di ieri? È probabile che il copione odierno sia destinato ad essere molto diverso da quelli degli scontri passati. Negli anni 70-90 lo scontro vedeva da un lato i socialisti e dall’altro i dc; le poste in gioco erano costituite dai permessi di costruzione di nuove grandi centrali energetiche, del controllo sulle grandi vie di comunicazione petrolifera, dalla creazione di nuovi multi centri petrolchimici, ecc. Questo fiorire di nuova industrializzazione s’incrociava coi poteri attribuiti alla Programmazione e alle Regioni, col fiorire di nuove aziende tessili, rifornite da materie prime di ultima generazione petrolifera, ecc. La politica e i nuovi capitani d’industria s’incrociavano in duelli all’ultimo sangue: Rovelli contro Ursini, Cefis contro Ruffolo e soprattutto socialisti contro tutti. Alla fine i …