Tutti gli articoli relativi a: economia

"Semestre italiano ed errori europei", di Leonardo Becchetti

Il semestre italiano è un’occasione da non perdere dove possiamo giocare un ruolo da protagonisti. Per tentare di raddrizzare la situazione economica del Paese e dell’Unione Europea. La crisi finanziaria è nata negli Usa. Ma da allora in poi gli americani hanno fatto molto per uscirne in fretta mentre l’Ue che non ne era l’epicentro ne rima- ne ancora oggi investita in pieno. Nel 2009 gli Stati Uniti avevano un tasso di disoccupazione attorno al 9% contro il 7% dell’Italia. Oggi loro sono scesi al 6% mentre noi viaggiamo verso il 13%. Il con- fronto in termini di tassi di crescita cu- mulati dal 2009 ad oggi tra Ue, Stati Uni- ti e Giappone è altrettanto impietoso e, all’interno dell’Ue, le diseguaglianze tra area Nord e area Sud dell’Euro sono esplose. Per usare una metafora è come se in una gara di Coppa America l’equipaggio Usa abbia preso un lato della re- gata e quello nostro l’altro lato. Il primo ha cominciato a correre, mentre il secondo si è impallato e adesso insegue a di- …

"Debito, crescita e occupazione: il flop dell’austerity", di Carlo Buttaroni

In un saggio del 2002, «Globalization and Its Discontents», l’economista e premio Nobel Joseph Stiglitz analizza le crisi finanziarie degli anni Novanta, mettendo in luce come le ricette imposte ai Paesi in crisi dalle istituzioni economiche internazionali (in particolare il Fondo Monetario Internazionale), fossero sempre basate sulla riduzione della spesa pubblica e su una politica monetaria deflazionista. Ricette che, peraltro, in tutti i casi si sono rivelate inefficaci o, addirittura, dannose per il superamento della recessione. Quello che sembra sempre più un «dibattito proibito», per riprendere il titolo di un felice libro di Jean-Paul Fitoussi, si rivela quindi non così nuovo, ed evidenzia come l’austerità messa a punto dai tecnocrati di Bruxelles sia un principio attivo del qua le era stata già ampiamente dimostrata la tossicità per le economie nazionali. Ma tutte le critiche alle politiche economiche basate sull’austerità sono sempre state avvolte da una cortina di silenzio che ha visto complice la politica. Anche in Italia gli esempi sono innumerevoli e vanno dal «fiscal compact» alla follia del «pareggio di bilancio» in Costituzione. Esempi …

"Napolitano: «Italia finita se giovani senza lavoro»", di Marcella Ciarnelli

Il Capo dello Stato a Monfalcone per l’anniversario della Grande guerra. Il pensiero all’Europa di oggi e il ricordo di come quel conflitto partì, cento anni fa da «nazionalismi aggressivi e bellicosi» È alla «grande guerra» che gli italiani stanno vivendo da alcuni anni contro una crisi economica senza precedenti che il presidente della Repubblica ha dedicato le parole più forti della suo primo giorno di visita nei luoghi in cui, cento anni fa, cominciò un conflitto segnato da «nazionalismi aggressivi e bellicosi», il primo di un secolo che poi visse un’altra guerra solo pochi decenni dopo. «Se i giovani non trovano lavoro l’Italia è finita» ha detto Giorgio Napolitano mentre tutta Monfalcone gli si stringeva attorno nel primo giorno della visita in Friuli del Capo dello Stato, l’occasione di un incontro a Cormons con i presidenti di Austria, Slovenia e Croazia. La preoccupazione di Napolitano è quella dei tanti che gli si stringono attorno. Padri, madri, anche molti ragazzi. Lo spaccato di un Paese che chiede di avere diritto ad una speranza. E una …

"Assunzioni ancora ferme ma le aziende non usano neanche i fondi stanziati", di Roberto Giovannini

Procedure complicate e timidezza delle imprese: poche migliaia di contratti Lo scenario, direbbe un economista keynesiano, è quello di un equilibrio stabile di sottoccupazione. L’economia italiana mostra qualche segno di ripresa, ma certamente non sul versante della crescita del Pil, non su quello dell’occupazione, non su quello dei consumi e neppure su quello della domanda aggregata. Seguendo gli insegnamenti di John Maynard Keynes, per sbloccare lo stallo servirebbe spesa pubblica aggiuntiva in grado di rilanciare i consumi e gli investimenti; ma lo stato dei conti pubblici e le regole che ci siamo dati a livello europeo non lo permettono. E la qualità della spesa pubblica italiana, come sappiamo, è quello che è. La conseguenza diretta è che sul versante del lavoro i dati sono (a seconda delle interpretazioni) da brutti a pessimi. E che a meno di qualche miracolo – per ora non all’orizzonte – non si può prevedere un aumento dell’occupazione in grado di alleviare questa piaga. Soprattutto per quanto riguarda le aree sociali più a rischio, ovvero gli ultracinquantenni e (soprattutto) i giovani …

"Fondi europei il grande spreco da 7 miliardi", di Valentina Conte

In 5 anni sono stati messi in campo 504 mila progetti di formazione, per una spesa di quasi 7 miliardi e mezzo di euro. Con quali benefici? La risposta dello studio degli economisti Roberto Perotti e Filippo Teoldi è tranciante: i benefici sono ignoti. Dei progetti finanziati con fondi strutturali europei nessuno è in grado di valutare gli effetti. Sul tema dell’occupazione è intervenuto anche il Capo dello Stato in Friuli Venezia Giulia per commemorare i caduti della Grande guerra: «Italia finita se non dà lavoro ai giovani». Una montagna di miliardi, sfuggita di mano. Ogni anno l’Italia spende cifre impressionanti in progetti finanziati con fondi strutturali europei, eppure nessuno è in grado di valutarne gli effetti. Se ad esempio favoriscono davvero l’inclusione sociale, se creano nuova occupazione e se questa è strutturale e come viene retribuita. Anzi, va persino peggio. Non solo non conosciamo l’efficacia della spesa, ma ogni euro di fondi ricevuti ce ne costa due in tasse: uno da versare all’Europa come membri dell’Unione e un altro come cofinanziamento, obbligatorio per utilizzare …

"Sui festivi è dibattito fra sindacati e imprese" di A. Bo.

Sembrano aver colpito nel segno le parole di Papa Francesco sul rispetto del riposo domenicale. Diverse le reazioni che hanno animato la giornata di ieri: la liberalizzazione dei festivi è un argomento che continua a dividere, come più volte hanno sottolineato i sindacati e le associazioni di categoria. Il primo a intervenire è il segretario generale della Cisl, Raffale Bonanni, che elogia le parole del pontefice sulla necessità di conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia e di garantire la domenica libera dal lavoro. Ai microfoni di RadioVaticana, il leader sindacale ha concordato sul fatto che in Italia si è spinto troppo sul lavoro domenicale, soprattutto di fronte a un netto calo dei consumi. «Si è andati molto oltre per conformismo. Il Papa giustamente ha detto: oltre i lavori indispensabili, come quelli degli ospedali – e come quelli della ristorazione, aggiungo io, nei posti di turismo più importanti e altre situazioni particolari – non credo che ci sia bisogno di lavorare anche nel giorno del riposo», osserva Bonanni. Anche il segretario generale …

"Senza debiti dove saremmo?", di Guido Carandini

APPRENDIAMO da Manfred Weber, la nuova guida tedesca del Partito popolare europeo, che Renzi interpretando il ben noto Patto europeo di stabilità e crescita nel senso di accettare la stabilità per promuovere la crescita, rappresenta per l’Europa un pericoloso esempio di dissolutezza economica. Perché l’imprenditore democristiano bavarese è nemico giurato di chi come il capo del governo italiano propugna riforme che potrebbero implicare per l’Europa un maggior indebitamento. «Non vogliamo che si facciano nuovi debiti in cambio delle riforme », ha dichiarato Weber a muso duro. Certo ha fatto benissimo Renzi a replicare che è inaccettabile quell’atteggiamento di predica morale a lui indirizzata perché sospettato di coltivare un vizio del suo paese auspicando delle riforme che in Europa potrebbero provocare una crescita dell’indebitamento pubblico. Ed è inaccettabile, mi sembra, per almeno due ragioni. La prima: ché la crescita di quel debito in Italia è stata malefica in passato perché sganciata da vere politiche riformatrici (Berlusconi docet). La seconda: che una politica austera “in assoluto” cioè in ogni situazione come quella che piace al bravo bavarese, …