Tutti gli articoli relativi a: economia

"Un Paese lasciato in retromarcia", di Carlo Carboni

Con l’avvento della crisi, le lancette dell’orologio si sono fermate per l’economia e la società italiana. Anzi, redditi e consumi si sono rincorsi all’indietro, come i ricordi, fino ai primi anni del nuovo secolo. L’occupazione giovanile, a dispetto dei progressi tecnologici, ha conosciuto una spettacolare disfatta ed è tornata in retromarcia a livelli peggiori anche di trent’anni fa, come se il passato si fosse mangiato presente e futuro. Anche se ricordiamo con angoscia le terribili follie del 2011, con il Paese sulla graticola dei mercati finanziari, la caduta delle quantità economiche non spiega del tutto la grave battuta d’arresto del paese. Abbiamo attraversato una delle crisi politiche e morali peggiori conosciute in età repubblicana. È mancata una guida, una bussola e il policentrismo è riemerso, accentuando diversità e distanze socioeconomiche tra i localismi urbani. Nel microcosmo italiano, tra ritardi ed eccellenze, è sempre difficile fare un ragionamento d’assieme, ma in questo periodo buio almeno gli indicatori parlano chiaro. Ad esempio, la dinamica negativa di occupazione e consumi riguarda in maniera più marcata l’Italia ricca di …

"Andate e ritorno della crisi economica", di Mario Pirani

Nelle ultime settimane le cose sembravano aggiustarsi e la crisi dava segni di remissione. Poi, quasi all’improvviso, l’andamento congiunturale si è rovesciato. Il possibile crac di una piccola banca portoghese, l’Espirito Santo, ha diffuso nelle banche e nelle borse il timore di una nuova scossa tellurica. Contemporaneamente la caduta subitanea della produzione in Italia e Francia ha riproposto la sfiducia in una ripresa dell’economia reale. Eppure la paura di una nuova eurocrisi non è per ora esplosa. Seguita invece a stupire per contro il grado di resilienza (e cioè la capacità di far fronte in modo positivo ad eventi traumatici) dell’Unione europea. Lo abbiamo toccato in questi giorni in Italia e in Portogallo. Anche con le elezioni il movimento anti euro è rimasto nell’ambito di un fuoco di paglia e le stesse elezioni europee — malgrado l’astensionismo e la forza dimostrata da alcuni movimenti populisti — non hanno visto nessuno sfondamento significativo della compagine europeista. Eppure è chiaro che tutti i pericoli seguitano a bruciare sotto la cenere. L’economista Lawrence Ball della Harvard University ha …

"Equitalia si arrende dai grandi evasori solo 10 miliardi su 300", di Fabio Tonacci

Appena il 3% delle richieste oltre 500 mila euro ha successo Ecco perché il governo vuole un cambio di strategia L’esecutivo starebbe elaborando un progetto per scorporare Equitalia dal controllo al 51% dell’Agenzia delle entrate: il nuovo esattore sarebbe autonomo e indipendente I grandi evasori fiscali italiani dormono sereni tra due cuscini. Hanno sul groppone qualcosa come 300 miliardi di euro di tasse non pagate, eppure l’incubo del pignoramento, delle ganasce fiscali, delle ipoteche sui beni, non li riguarda. Vivono molto più tranquilli di chi, per caso o per crisi, ha dimenticato una multa da trenta euro. Perché Equitalia, a loro, non ci arriva. Non può, non ha i mezzi. E anche quando li sfiora, è troppo tardi: il capitale da aggredire per recuperare il credito dello Stato quasi sempre si è già volatilizzato. Sono centomila i maxi evasori che hanno accumulato col Fisco un debito, secondo una recente stima documentata, superiore a 500mila euro: sono banche, società di assicurazioni, grandi e medie imprese, privati con fortune a 8 zeri che non hanno versato le …

"L’ultima sconfitta dell’industria", di Rinaldo Gianola

Il ritratto di Aristide Merloni domina ancora il Palazzo del Comune di Fabriano, che s’affaccia sulla bella fontana Sturinalto. Il fondatore di una delle più grandi e fortunate dinastie imprenditoriali italiane probabilmente non avrebbe mai immaginato di veder la sua creatura industriale nelle mani degli americani. Non perché nella lunga stagione del boom e dell’industrializzazione, dei consumi di massa e delle auto e delle lavatrici per tutti, non fosse possibile pensare di espandersi, di andare all’estero, di cambiare. Anzi. Ma perché c’era in quei capitani d’impresa, che avevano vissuto le distruzioni della guerra e poi la faticosa ricostruzione del Paese, il senso profondo dell’impegno, del dovere, del rispetto della comunità in cui si opera, della necessità di agire nell’azienda e nella politica, anzi di poter usare l’una e l’altra, e nessuno denunciava il conflitto d’interessi, al servizio della collettività. Aristide Merloni, con la sua famiglia e poi i suoi tre figli tutti imprenditori con alterne fortune, fu sindaco, parlamenta- re per la Democrazia Cristiana e industriale, fu soprattutto un protagonista di quella linea della responsabilità …

"Investimenti pubblici Ue e riforme made in Italy", di Fabrizio Forquet

Il rallentamento della produzione che colpisce tutti i maggiori Paesi europei non è per l’Italia un mal comune mezzo gaudio. Ma una mezza opportunità forse sì. Purché si sappia cogliere quel segnale e farne il giusto uso nell’ambito della strategia del semestre europeo a guida italiana. È fin troppo evidente che una nuova gelata che coinvolga i nostri principali partner Ue, a cominciare dalla Germania, indebolirebbe ulteriormente il già asfittico Pil italiano. E tuttavia la condivisione, nell’ambito dell’eurozona, dei rischi di una mancata ripresa può aiutare a sensibilizzare anche i più diffidenti sulla necessità di una politica comune per la crescita. Ed è questo che oggi serve all’Italia. Una politica comune per il rilancio economico dell’area euro che sia davvero tale. Non, quindi, una malposta questione di flessibilità per l’Italia in riferimento all’odioso parametro del 3 per cento. Piuttosto uno sforzo unitario, fatto di risorse e regole comuni, tale da costituire una massa d’urto sufficiente a far ripartire l’Italia insieme all’Europa. Intestardirsi in un corpo a corpo per ottenere il superamento della soglia del 3% …

"Lo spread tra speranza e realtà", di Federico Fubini

Chi sostiene che con la grande recessione nulla tornerà come prima, forse non si occupa di bricolage. È l’unico settore nel quale la propensione all’acquisto sia risalita ai livelli del 2009. E continuano a calare le spese al ristorante, ma i supermarket registrano consumi crescenti di prodotti di qualità adatti alle cene fatte in famiglia. Gli italiani non aspettano più la fine ufficiale della crisi, hanno deciso di fare da sé. È come se avessero preso atto dello spread che esiste fra le loro speranze, con il ritorno di un po’ di fiducia nella politica, e la dura realtà dell’economia. Questo spread è ovunque, al punto da diventare il filo sottotraccia che dà un senso all’ambivalenza di questi mesi. C’è un premier nuovo, il più giovane della storia repubblicana, il cui gradimento tocca il 72% subito dopo che gli occupati sono scesi (in aprile) di 87 mila unità. C’è la produzione industriale che in maggio strappa al ribasso dell’1,2% — terzo calo in cinque mesi, in rosso anche per il 2014 — dopo che in …

"Il coraggio della verità", di Roberto Napoletano

La fiducia si costruisce con il coraggio della verità, i tempi e le modalità di questa lunga crisi non sono uguali per tutti. Prima la frenata delle previsioni del pil italiano, ora il dato della produzione industriale di maggio (-1,8% sul 2013) che supera le più negative aspettative e sembra spegnere i segnali, cautamente positivi, che pure si percepivano. Il tasso di disoccupazione giovanile ha superato da tempo la soglia della sostenibilità, il divario tra le due Italie ha assunto dimensioni strutturali mai raggiunte in passato. Il peso della tassazione su imprese e banche, frutto di un’eredità abnorme, e il peso, altrettanto abnorme, di una burocrazia ossessiva, chiudono spazi vitali di crescita, in casa, sia per le forze sane della produzione (ci sono e lottano nel mondo) sia per quelle giovanili di talento (ci sono e si affermano nel mondo). Questa è la realtà italiana. Figlia di colpe nostre, evidenti, e di colpe europee, che hanno la loro origine in un eccesso di rigore. Se anche la Germania è costretta a chiudere un trimestre con …