Tutti gli articoli relativi a: economia

"Investimenti per 1,4 mld e 25mila posti di lavoro", di Luigina Venturelli

La politica industriale, o meglio, l’assenza di una politica industriale degna di questo nome, è stata in questi anni una costante fonte di conflitto tra i sindacati e Palazzo Chigi, chiunque ne fosse l’inquilino. E certo non ha fatto eccezione l’esecutivo guidato da Matteo Renzi, a cui le organizzazioni confederali non hanno risparmiato critiche per la scarsa incisività degli interventi finora adottati in tema di lavoro. Ma i ventiquattro contratti di sviluppo firmati ieri dal presidente del Consiglio – per un valore complessivo di 1,4 miliardi di investimenti, di cui 700 milioni provenienti dalle casse pubbliche attraverso fondi Ue, in grado di salvaguardare o creare 25mila posti di lavoro, l’80% dei quali al Sud – hanno modalità e finalità concrete e ben definite, che raramente si riscontrano in provvedi- menti politici. I PROGETTI CO-FINANZIATI Nei contratti di sviluppo finora siglati, 12 già stipulati nei mesi scorsi e 24 autorizzati ieri, ci sono infatti interventi di sostegno a progetti strategici nei settori industriale, agro-alimentare, turistico e della tutela ambientale. Con nome e cognome. Ci sono 71 …

“Crac comunali colpa dei tagli 17 miliardi nel giro di sei anni”, di Federico Fubini

Forse nemmeno lui aveva mai fatto esattamente i conti. Ma Piero Fassino, sindaco di Torino (eletto per il Pd) e presidente dell’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni, non è sorpreso dalla constatazione che le città paralizzate dai debiti in Italia sono circa 180. «Per molte amministrazioni la situazione finanziaria è estremamente precaria — concede — ma pochi si rendono conto che i Comuni in questi anni hanno affrontato sacrifici maggiori dello Stato centrale o delle Regioni». Insomma i dissesti sono dovuti ai tagli, non all’eccesso di spesa o alla contabilità creativa dei sindaci? «Basta guardare alle cifre. Tra il 2008 e il 2013 i comuni hanno avuto una riduzione di risorse per 17 miliardi di euro. Una metà dovuti a minori trasferimenti dello Stato centrale, un’altra metà come contributi al patto di stabilità interno sotto forma di versamenti o di tagli. Mi pare una somma rilevante e questo ha messo in difficoltà tutti i Comuni». Vuole dire che i Comuni contribuiscono alla riduzione di spesa più degli altri rami dell’amministrazione? «I dati Istat dimostrano che nel …

"Il Bollettino di Banca d’Italia e i margini dell’ottimismo", di Angelo De Mattia

Il rafforzamento della domanda interna è cruciale. A esso, e al sotegno della fiducia delle famiglie e delle imprese, dovrebbe mirare, innanzitutto, l’azione della politica economica, utilizzando le leve interne ed europee. Laconferma viene dal Bollettino economico della Banca d’Italia relativo al 2° trimestre 2014 secondo cui, rivedendo le precedenti previsioni di crescita, il Pil aumenterà, nell’anno in corso, dello 0,2% con in più rischi al ribasso (1,3 nel 2015), mentre l’inflazione sarebbe pari allo 0,4% (0,8 l’anno prossimo). A dimostrazione della pesantezza della crisi, si rileva che il Pil, alla fine del primo trimestre, è di 9 punti inferiore a quello del 2007. È vero: non tutto è negativo. I consumi delle famiglie sono cresciuti per la prima volta dal 2011; sono aumentati anche gli investimenti in macchinari e attrezzature e migliorano i relativi piani, in particolare nell’industria; crescono le esportazioni e proseguono gli afflussi di capitali verso l’Italia (tra gennaio e maggiosono stati effettuati,dainvestitori esteri, acquisti netti di titoli di Stato per 75 miliardi, a fronte dei 13 miliardi registrati in tutto il …

"Come paghiamo cara la politica dell’austerità", di Carlo Buttaroni

Due anni fa (proprio da queste colonne) iniziammo a denunciare le politiche del rigore evidenziandone gli effetti negativi sull’economia nazionale: prolungamento della fase recessiva, disoccupazione, povertà, aumento del debito, crescita delle disuguaglianze. Era l’epoca dei «professori», dei «sacrifici necessari », dell’«austerità espansiva». In Italia, la nostra fu una voce a lungo quasi solitaria, mentre il mantra prevalente era quello dei due tempi: prima i sacrifici, poi la crescita. Il tutto sostenuto da previsioni economiche dei governi e degli organismi «ufficiali» che definire «bizzarre» è persino un eufemismo. Secondo queste «previsioni», la ripresa, vista comela «luce in fondo al tunnel» avrebbe dovuto iniziare già da qualche tempo, rivelandosi invece un’illusione economica e uno strabismo politico culminato nel «pareggio di bilancio» in costituzione.Nonunadelle previsioni dei fautori del rigore si è realizzata: non la crescita del Pil,non la diminuzione del debito,non la ripresa dell’occupazione, mentre grandi masse di ricchezza sono passate dalle fasce medie e medio-basse a quelle più ricche. Quello che si annunciava come il sogno di un nuovo eldorado si sta rivelando un disastro per l’Italia …

"I Comuni verso la bancarotta più di 180 a rischio chiusura", di Federico Fubini

Nel 2010 solo otto municipi avevano i bilanci in dissesto. E sale la protesta per le agevolazioni concesse a Roma e Napoli Renato Natale, sindaco di Casal di Principe da un mese, sa che la sua è una città unica in Europa a causa dei camorristi. Ma da quando è entrato in ufficio ha subito trovato qualcosa che lo accomuna a centinaia di primi cittadini in ogni parte d’Italia. Ha il bilancio in dissesto. Gli enti in crisi, circa 180, sono ormai una nuova categoria sociale del Paese: hanno persino le proprie proteste e rivendicazioni, perché si sentono trattati peggio dei grandi debitori seriali come le amministrazioni di Roma o di Napoli. In gioco non c’è solo la contabilità, perché a Casal di Principe il dissesto è un problema pratico. Debiti per 16 milioni in una città di 20 mila abitanti costringono l’amministrazione a comportarsi come un’impresa in procedura fallimentare. Deve tagliare le spese all’osso, alzare le entrate e vendere i beni in fretta per liquidare i creditori a una frazione del valore teorico dei …

«Ideal Standard, così può rinascere una fabbrica», di Andrea Bonzi

«Metteremo Ideal Standard davanti alle proprie responsabilità. Siamo determinati e abbiamo le professionalità perpartire».A parlare è Gian Mario Petozzi, presidente della neonata cooperativa «Ceramiche Ideal Scala». Da questa società – a cui hanno aderito 18 soci – i lavoratori dello stabilimento di Orcenico (in provincia di Pordenone) intendono ripartire, rilevando un ramo d’azienda del colosso ceramico che, pochi giorni fa, ha confermato la chiusura e la relativa messa in mobilità di 399 dipendenti. MARTEDÌ INCONTRO DECISIVO Il progetto è ambizioso, e non sarà facile portarlo a termine: il primo passo, infatti, è che domani mattina, quando si terrà l’incontro alMinistero dello Sviluppo Economico sulla vertenza, ci sia la concessione della cassa integrazione speciale fino a fine anno e Ideal Standard non metta il bastone fra le ruote ai lavoratori. «A quel punto, la responsabilità del mancato accordo sarà tutta sua – osserva Petozzi -, credo che abbia l’obbligo morale di accettare l’allungamento degli ammortizzatori». Questa la cronaca finora. Ma vale la pena raccontare come sia nato questo nuovo tentativo di workers’ buyout, ovvero quelle cooperative …

"Lavoro, rinvii e distrazioni", di Maurizio Ferrara

L’Italia sta chiedendo più flessibilità all’Europa sulle regole di bilancio e in cambio promette incisive riforme economiche. La partita è delicata, ma non potrà iniziare sul serio se il governo Renzi non dà prima qualche segnale immediato sulle riforme. Il fronte su cui, giustamente, vi sono le maggiori aspettative è il mercato del lavoro, che funziona malissimo e ostacola la crescita. I dati parlano chiaro. Su cento italiani fra 20 e 64 anni, meno di 60 hanno un’occupazione. In Germania sono 77, nel Regno Unito 75, in Francia 70. Anche negli altri Paesi c’è stata la crisi, perciò non si può dar la colpa solo a questo. La distanza rispetto ai valori dell’area euro era già molto alta prima del 2008. Nello scorso maggio si sono creati 50 mila nuovi posti di lavoro. È una buona notizia, ma nello stesso mese la Germania ne ha creati (fatte le debite proporzioni) quattro volte di più. Dobbiamo cambiare passo, e alla svelta. I problemi «strutturali» del mercato del lavoro italiano sono noti. I servizi per l’impiego sono …