Tutti gli articoli relativi a: cultura

"Senza prove. E non dice perché rifiuta la sperimentazione", di Pietro Greco

La vicenda Stamina ha molte facce. Tra queste ve ne sono tre – una giudiziaria, una sanitaria e l’altra scientifica – che riguardano direttamente Davide Vannoni, il fondatore di Stamina. Non affrontiamo la dimensione giudiziaria ma solo quella scientifica e sanitaria. La prima si fonda su due affermazioni di Vannoni, una laurea in lettere e filosofia e nessuna esperienza di ricerca in medicina o biologia. Primo: è possibile trasformare cellule staminali mesenchimali in neuroni mediante una tecnica precisa, basata sull’esposizione ad acido retinoico. Secondo: le cellule staminali mesenchimali così trattate possono curare gravi malattie neurodegenerative, come l’atrofia muscolare spinale, la distrofia muscolare o il Parkinson. Ebbene, la dimensione scientifica della vicenda stamina si consuma tutta qui. Vannoni non ha fornito alcuna prova che queste affermazioni siano vere e verificabili. Non ha scritto alcun articolo scientifico sull’argomento. Non ha superato alcuna prova per brevettare la sua tecnica. Non ha fornito mai ad alcuno un qualche tipo di dimostrazione. Continua a trincerarsi dietro la necessità del segreto. Se divulgo la mia tecnica, dice, se ne approprierebbero gli …

"Dai campi di grano e i papaveri rossi alle sfide del nostro tempo: anche l'America si preoccupa dei paralleli con 100 anni fa", di Mario Platero

Foto tratta da “The New York Times” Cominciate con il guardare questa foto con cui il New York Times celebra la Prima Guerra Mondiale. Papaveri rossi in un campo di grano. Sembra l’illustrazione della “Guerra di Piero” di Fabrizio de Andre’. Sono i campi dove ci fu la grande battaglia della Marna: in questi campi bellissimi e struggenti furono uccisi 300.000 uomini. Campi e morti celebrati, ci ricorda il New York Times, anche dal poeta canadese John McCrae, ufficiale medico durante la Grande Guerra in un rapido verso che divenne simbolico, lui parlava di papaveri al vento e croci per soldati. In questi giorni, un secolo dopo l’assassinio dell’Arciduca Ferdinando a Sarajevo il 28 di giugno del 1914, quando si gettarono i semi della Prima Guerra Mondiale, i media americani rievocano battaglie epiche e intrighi politici, pubblicano articoli di Margaret McMillan grande storica, autore del libro guida :”La guerra che pose fine alla pace”. Oggi ne parlero’ anche nel mio programma America 24 su Radio 24. Molti si chiedono se ci sono dei paralleli fra …

"Costruire un’Europa più solidale ispirandosi alla «teoria dei giochi»", di Mauro Magatti

Dopo giorni di trattative convulse, l’esito del vertice europeo è lontano dalle aspettative dei giorni scorsi: la sostanza del patto di stabilità non cambia, l’apertura di una fase più centrata sulla crescita genericamente affermata. Nemmeno sulla questione migratoria il vertice ha segnato un significativo cambiamento di agenda. L’impressione è che, scampato il pericolo delle recenti elezioni — dove i partiti antieuropeisti non hanno fatto saltare il banco — i decisori politici non siano riusciti a cambiare la logica che li ha guidati negli ultimi anni. Il problema sappiamo qual è: l’Unione Europea è e rimane una forma istituzionale di secondo livello. Il che comporta che il legame esistente tra il cittadino e i suoi rappresentanti — già molto usurato sul piano nazionale — finisce per diventare sottilissimo. Condizione che si coglie plasticamente guardando la trattative di questi giorni: dove, con un Parlamento appena eletto su base universalistica, i veri attori in campo restano i primi ministri dei governi nazionali. In questa cornice istituzionale, la ratio dell’azione politica è chiara: si affrontano le questioni europee pensando …

"Sarajevo crocevia di sangue tra due guerre", di Francesco Benigno

QUELLO CHE UNISCE GLI EVENTI È L’IDEA CHE AD UNO STATO NAZIONALE DEBBA CORRISPONDERE UN SOLO POPOLO Per due volte nel corso del Novecento, Sarajevo, questa grande città bosniaca un tempo elegante e multietnica, è stata al centro della storia europea. La prima volta, il 14 giugno del 1914, giusto un secolo fa, vi moriva in un attentato il principe ereditario dell’impero asburgico Francesco Ferdinando e la moglie Sofia. Questo atto gravissimo spingeva l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe a dichiarare guerra alla Serbia, scatenando così la cosiddetta Grande Guerra, il primo conflitto mondiale (1914-1918). Ma Sarajevo è poi tornata alla ribalta una seconda volta, quando il 5 aprile del 1992 le forze serbo-bosniache iniziarono il più lungo assedio della storia bellica moderna, stringendo la città in un cerchio di fuoco destinato a durare anni, sino alla fine del 1995. Due vicende fra loro lontane, apparentemente distinte e distanti, convergono dunque a Sarajevo, un vero e proprio crogiuolo di culture e di religioni diverse, in cui per secoli croati serbi e bosniacimaanche musulmani, cristiani (cattolici ed ortodossi) …

"Il maestro Eggers insegna a raccontare", di Elena Stancanelli

Lo scrittore ha avviato un esperimento nelle scuole americane ora esportato in Italia: “Proviamo ad appassionare i giovani alle storie” «SE mi limitassi a scrivere», dice Dave Eggers, «non mi sentirei a mio agio. Tutto quel tempo da solo, a pensare al modo migliore per esprimere le mie emozioni… Non crede che scrivere romanzi sia, almeno in parte, un esercizio di egoismo?». Lo dice senza alcuna arroganza, come se non volesse offendere nessuno. È il suo modo: gentile, disarmato, attento agli altri. È arrivato a Firenze per il premio Von Rezzori. Il suo ultimo romanzo, Ologramma per un re, era entrato nella cinquina. Siamo su un pullman, abbiamo appena visitato una piccola scuola di Campi Bisenzio (periferia fiorentina), il Porto delle Storie. Un circolo di scrittura nascosto in un bar, inventato da Leonardo Sacchetti, insieme alla Cooperativa Macramè. Un progetto che si ispira a quello di Dave Eggers, 826 Valencia. Per questo lo scrittore americano si è offerto di andarli a trovare. Per tutta la mattina ha ascoltato i racconti ispirati alle copertine dei suoi …

"Il rapporto di Federculture. In cultura si spende sempre di meno", di Antonello Cherchi

Resistere per andare avanti. È la parola d’ordine che Roberto Grossi ha lanciato ieri a Roma nel corso della presentazione del 10° rapporto di Federculture, l’associazione delle aziende pubbliche culturali di cui è presidente. Stiamo vivendo un periodo di «nuove passioni, ma anche di grande incertezza», un momento di transizione che – ha affermato Grossi – ha bisogno di «una rivoluzione, un nuovo progetto per il Paese, che solo la cultura può guidare». La prospettiva di rinascita deve prender atto della sconfortante situazione in cui si trova il Paese. Quest’anno lo Stato ha destinato alla tutela del patrimonio solo 87 milioni di euro e all’intero settore culturale 1.595 milioni, ovvero lo 0,19 della spesa pubblica. Risorse che negli ultimi dieci anni si sono ridotte del 27%. È la conseguenza, ha commentato Grossi, «di un’indifferenza verso questo settore pulsante del Paese e di un’arrogante ignoranza che la storia giudicherà». La crisi economica ha sicuramente contribuito. Si è fatta sentire sulla spesa delle famiglie in cultura e ricreazione, che ha continuato a puntare verso il basso: già …

Quei medici volontari della pillola del giorno dopo “Così evitiamo gli aborti”, di Maria Novella De Luca

«Perchè lo facciamo? Perché altrimenti tutti questi “errori” diventeranno aborti, e spesso di ragazze giovanissime. E io non voglio più vedere quindicenni spaventate che vengono in ospedale per interrompere una gravidanza». Lisa Canitano, ginecologa, una vita “di frontiera” tra consultori, ambulatori e reparti della legge 194, dice con amarezza che oggi è più difficile che mai: «Avere la ricetta della pillola del giorno dopo è diventato un vero e proprio calvario». Anzi il paradosso tutto italiano di un farmaco legale che nessuno vuole prescrivere. Una silenziosa e nascosta obiezione di coscienza. Illegale però. E così per averlo le donne e soprattutto le ragazze, devono tortuosamente cercare vie alternative. Racconta Caterina, 16 anni, di Catania: «Ci è successo di notte, si è rotto il preservativo, era sabato sera. Con il mio ragazzo abbiamo vagato come fantasmi per ore. Nessuno voleva farci la ricetta. Ci trattavano come delinquenti…». Il telefono della dottoressa Canitano, presidente dell’associazione “Vita di donna” squilla in continuazione: «Ciao, come possiamo aiutarti?». «I farmacisti la negano, i consultori chiudono alle due del pomeriggio, i …